"Non milito nel partito del rinvio, Occhetto fomenta agitazioni e poi appoggia Ciampi"di Daniele Vimercati
SOMMARIO: Botta e risposta, nel corso della quale Pannella polemizza duramente con il PDS e Occhetto. Nega di volere il rinvio delle elezioni, e dichiara invece di puntare a "riportare al centro la politica, sgominando i poteri forti che la inquinano", con la costituzione di un governo "politico", che veda l'ingresso di due personaggi "di ampia rappresentatività politica", Mario Segni e lui stesso. Altrimenti, Ciampi resterebbe prigioniero del PDS e di Occhetto, come avviene oggi grazie ai suoi consiglieri, a partire da Andrea Manzella.
(IL GIORNALE, 28 dicembre 1993)
Marco Pannella scatenato contro il Pds. Il leader radicale si sente accerchiato e reagisce a modo suo, con una sortita in campo aperto contro il grande Nemico, Achille Occhetto e la sinistra multicolore, il caravanserraglio politico che "rappresenta il vero partito del rinvio", gioca su due tavoli, è "la cloaca in cui confluiscono le cose peggiori del vecchio regime".
Solo nel Transatlantico deserto, abbandonato da Bossi che vuole votare subito e "mandare a casa" Ciampi, scaricato dai democristiani che ormai temono l'aggregazione del centro più della vittoria di Occhetto, sbeffeggiato dai missini che definiscono "una farsa" la sua mozione di "sfiducia favorevole" al governo, Pannella cerca di fare chiarezza in un quadro politico che forse non è mai stato tanto confuso, ed è tutto dire. Comincia negando la militanza che gli hanno attribuito: il partito del rinvio.
D. - Che cosa vuole ottenere, se non un rinvio delle elezioni, con questa mozione di sfiducia votata dai parlamentari della maggioranza?
R. - "La data delle elezioni non viene influenzata dal voto sulla sfiducia. Si voterà entro la fine di aprile, forse prima, e io non mi oppongo di certo. Però faccio notare una cosa: se anche si votasse a metà aprile, tra la convocazione delle Camere, l'elezione dei nuovi presidenti e le consultazioni per il governo, si arriverebbe almeno a giugno. Questo vuol dire che l'attuale governo è destinato in carica per sei mesi".
D. - E allora?
R. - "E allora, io mi batto perché finisca questo equivoco del governo dei tecnici, voglio riportare al centro la politica sgominando i poteri forti che la inquinano".
D. - Come si traduce tutto questo nella strana storia della mozione di sfiducia presentata da chi, in fondo, pensa a un Ciampi-bis?
R. - "Noi vogliamo che questo governo e il suo presidente diventino maggiorenni".
D. - Vale a dire?
R. - "Si passi finalmente a un governo politico, con l'ingresso di due personaggi di ampia rappresentatività politica come Mario Segni, il sottoscritto e qualcun altro. Bisogna che si capisca bene chi sostiene questo governo e chi lo avversa, altrimenti si fa il gioco del Pds".
D. - Può spiegarsi meglio?
R. - "Semplice: oggi il Pds gioca su due tavoli, lascia che Ciampi governi definendolo un tecnico e poi gli scatena contro la piazza".
D. - Può darsi, ma la gente direbbe che il suo progetto fa risorgere la maggioranza di quadripartito, e allora sì che pioverebbero i voti sul Pds.
R. - "Ma no, ormai tutti hanno capito che il quadripartito non esiste più. Adesso dicono: sono tutti uguali, compresi la Lega e il Pds. E allora bisogna che i cittadini vedano bene come sono divise le forze in campo: da una parte coloro che, con il loro atteggiamento verso i governi Amato e Ciampi, hanno consentito la difesa dell'economia e un minimo di ordine legislativo, dall'altra i protagonisti dell'indegna e pericolosa politica del doppio binario: hanno fomentato le agitazioni popolari su scuola, sanità e pensioni, e poi, in Parlamento, hanno votato come noi".
D. - Non pensa tuttavia che solo dopo il voto potranno emergere i due schieramenti bipolari di cui tanto si parla?
R. - "Purtroppo no: con questa legge elettorale i vecchi partiti sono rimasti e in più si sono moltiplicate le etichette nuove. Insomma, resistono le vecchie botteghe e in prima linea c'è il Bottegone del Pds".
D. - Il quale però ha fretta di votare.
R. - "Certo che ha fretta: in realtà, vuole rinviare il chiarimento politico, vuole arrivare alle elezioni forte del suo blocco di potere e di sottopotere. E invece io dico che è il momento di una contrapposizione secca; da una altra parte l'alleanza del risanamento, dall'altra il papocchio dei poteri forti: giudiziari, giornalistici, sindacali, finanziari".
D. - Peccato che nel primo schieramento, oggi, si ritrovino la Dc, il Psi...
R. - "Ma no, queste etichette ormai significano ben poco. L'ultimo bastione della partitocrazia, quello rimasto in piedi, è solo il Pds".
D. - E Ciampi, in questo conflitto, gioco, che ruolo può avere?
R. - "L'occasione l'ha persa quando non si è dimesso, come ragioni di stile e di opportunità gli avrebbero imposto. Ha dato retta ai suoi consiglieri, nostalgici della solidarietà nazionale, a partire da Manzella, e oggi si ritrova schiavo del Pds. Noi invece gli diciamo: dimettiti, che riotterrai l'incarico".
D. - Non sta per caso facendo i conti senza l'oste, ossia senza Scalfaro?
R. - "Il comportamento del presidente fino ad oggi è stato ineccepibile. A chi potrebbe darlo se non a Ciampi, l'incarico per il governo delle elezioni?"