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Panebianco Angelo - 28 dicembre 1993
DUE SCOMMESSE PER LE ELEZIONI
Serve chiarezza in vista del voto

di Angelo Panebianco

SOMMARIO: Come nelle "congiunture diplomatico-militari", l'essenza del gioco della politica italiana sta oggi in due concetti, il bandwagoning e il balancing: o accodarsi al vincitore, o cercare di contrastarlo. Oggi c'è una coalizione ruotante attorno al PDS, giudicata come "probabile vincitrice" delle elezioni; ciò spiega una fortissima "corsa al PCI" (bandwagoning) da parte di moltissimi. Ma c'è anche un movimento contrario, di "balancing", già manifestatosi sia in seno alla società che ha respinto "l'ipotesi di un governo delle sinistre", sia anche nei tentativi pur "caotici" messi in atto per creare una "coalizione alternativa". Purtroppo, rispetto a quelle che non lo sono, vengono premiate le forze "organizzate e unite". Insomma, gli elettori che non sono "né ex- né post-" si stanno trovandoi "privi di punti di riferimento". In questa "partita a scacchi", quale governo dovrà gestire la fase elettorale? La maggioranza che controlla un governo elettorale gode di un forte "vantaggio strategico". E va dett

o che l'attuale governo Ciampi non è affatto un "governo dei tecnici"; la mozione presentata da Pannella tende a mettere in chiaro quale sia la maggioranza che lo sostiene.

(CORRIERE DELLA SERA, 28 dicembre 1993)

Per capire qual è l'essenza del gioco della politica italiana oggi può essere utile ricorrere ad alcuni concetti che si utilizzano per decifrare le congiunture diplomatico-militari. I concetti sono quelli di bandwagoning (saltare sul carro del possibile vincitore) e di balancing (contribuire a costruire una coalizione alternativa al possibile vincitore). Fondamentalmente, quando uno Stato diventa molto potente i numerosi Stati piccoli e deboli esistenti sono posti di fronte a un drammatico dilemma: allearsi allo Stato forte e apparentemente vincente (bandwagoning) oppure andare nella direzione contraria, entrare nella coalizione che, probabilmente, si formerà per "fermare" lo Stato forte, per "bilanciare" il suo crescente potere. Nel caso scelgano il bandwagoning gli Stati deboli avranno il vantaggio di ingraziarsi lo Stato potente e considerato probabile vincitore della guerra imminente, eviteranno, in caso di sua effettiva vittoria, la "punizione" che i vincitori riservano agli sconfitti, ma perderann

o probabilmente la loro indipendenza, diventeranno satelliti dello Stato forte.

Nel caso, invece, scelgano il balancing, correranno molti più rischi (la costruzione della coalizione alternativa è difficile e può fallire per l'incapacità dei numerosi potenziali partners di trovare un accordo operativo), si esporranno al rischio di ritorsioni terribili ma, nel caso in cui la coalizione alternativa si formi e vinca, conserveranno la loro libertà e parteciperanno ai "dividendi", alla ripartizione del bottino di guerra. E' facile scorgere le analogie con la situazione italiana in questo momento.

C'è una coalizione ruotante intorno al Pds, il cartello delle sinistre, che a torto o a ragione, viene giudicata da molti come probabile vincitrice della battaglia finale (le elezioni nazionali) e quindi della guerra, essendosi assicurata la vittoria in molte scaramucce preliminari (le recenti elezioni amministrative). Questo fatto è alla base di tutti i movimenti in atto nella politica italiana. C'è, da un lato, fortissimo, un movimento del tipo bandwagoning. C'è insomma una "corsa al Pds", già iniziata prima delle elezioni amministrative, che è però diventata una vera e propria valanga dopo. Se ve ne state comodamente seduti (come sto io) potete sentire l'aria fischiarvi intorno da tutte le parti, tanti sono quelli, nell'Italia di oggi, grandi e piccoli, potenti o deboli che siano, che disperatamente corrono per saltare in tempo sul carro ritenuto vincente. Accanto a questo movimento, ripeto potentissimo, ce n'è però, com'è naturale, anche un altro, di segno contrario, che va nella direzione del balancing.

Si è manifestato prima di tutto a livello di elettorato. Poichè è certo che quel quarantasette e passa per cento che ha votato per Fini a Roma non è composto, se non per una quota infima, trascurabile, da "fascisti", è chiaro che quel voto esprime il fortissimo rigetto di una parte molto ampia della società italiana di fronte all'ipotesi di un governo delle sinistre. E mostra che questa parte della società è pronta a usare qualunque strumento politico trovi a disposizione per contrastare quell'ipotesi. Il movimento nella direzione del balancing si manifesta poi a livello di èlites, nei tentativi (Berlusconi, Segni, eccetera) fino a ora ancora confusi, anzi caotici, di creare la "coalizione alternativa". Una specie di corsa contro il tempo. Quante più difficoltà incontra l'opera di balancing, quanto più stenta a decollare la coalizione alternativa al cartello delle sinistre, tanto più si ingrossa il movimento di bandwagoning (di corsa sotto le ali del cartello delle sinistre) e tanto meno probabile diventa a

lla fine la possibilità di vittoria della coalizione alternativa. Se c'è un caso in cui si manifesta con la massima evidenza ciò che i trattati politici chiamano "autonomia della politica" questo è proprio il caso italiano di oggi. E' certo (basta guardare con attenzione i numeri, i voti ottenuti dalle diverse liste alle recenti amministrative per saperlo) che se l'esito finale dipendesse soltanto dalla volontà della maggioranza degli elettori italiani il cartello delle sinistre verrebbe, alle prossime elezioni politiche, seccamente sconfitto. Ma l'autonomia della politica, in questo caso, opera premiando le forze organizzate e unite rispetto a quelle disorganizzate e disunite. La ragione per cui la coalizione di sinistra resta in pole position è data dal fatto che la sua spina dorsale è un partito nazionale bene organizzato, il Pds. Mentre la potenziale coalizione alternativa (centrista o liberaldemocratica o come la si voglia chiamare) non può contare su una analoga organizzazione. Da qui il rischio, allo

stato degli atti molto forte, che le elezioni nazionali rappresentino, soprattutto nel Centro e nel Sud, una replica, in grande, di ciò che è stato, in piccolo, il match Bassolino-Mussolini a Napoli, uno scontro tra post-comunisti e post-fascisti nel quale tutti quegli elettori (e sono, in questo Paese, la schiacciante maggioranza) che hanno la virtù, o il vizio?, di non essere, rispetto ai totalitarismi del secolo, nè ex nè post, si troveranno privi di punti di riferimento politici. E' in questa complicata partita che s'inserisce la questione del governo. Che può essere riassunta così: quale governo, e con quale maggioranza, deve gestire la fase pre-elettorale e immediatamente post-elettorale? Nella partita a scacchi in atto non è una questione secondaria perchè la maggioranza che controlla il governo in una fase elettorale possiede un vantaggio strategico rispetto ai concorrenti. Forse (spetta al processo stabilirlo) non è vero, come ha detto Craxi, che la tangente Enimont è una "maxi-balla" ma, di sicuro

(almeno), una maxi-balla in questo Paese è stata detta. E' quella secondo cui sarebbero possibili, concepibili, "governi dei tecnici". I governi dei tecnici non sono mai esistiti e non esisteranno mai. Esistono solo governi politici (con o senza bravi tecnici al loro interno). E tale è anche il governo Ciampi. E' per questo che è diventata improvvisamente un passaggio cruciale la mozione di sfiducia presentata da Pannella e da oltre 150 parlamentari della maggioranza e che dovrà essere discussa il 12 gennaio. La posta in gioco è quella di stabilire quale maggioranza dovrà esprimere e sostenere il governo nei delicatissimi mesi che seguiranno. Quale sia questa maggioranza, in questo momento, non è possibile dire. Sarebbe un contributo alla chiarezza se si andasse alle elezioni con una maggioranza che sostiene apertamente il governo e una opposizione. Perchè prefigurerebbe, già ora in Parlamento, dando un segnale chiaro al Paese, quella contrapposizione "bipolare" che si dovrà in un modo o nell'altro esprimere

alle elezioni. Balancing e bandwagoning: il futuro del Paese dipenderà dalla prevalenza dell'uno o dell'altro movimento. A ciascun "attore", sia egli un membro della classe dirigente o un semplice cittadino, spetta ora l'onere, cui sarà difficile sottrarsi, di calcolare rischi, costi, opportunità. E di scegliere di conseguenza.

 
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