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Fornari Luigi - 5 gennaio 1994
Falce e Pannella, difficile mix
Dalla comune militanza goliardica all'assise radicale del'90

I vent'anni con Occhetto tra liti e alleanze

di Pier Luigi Fornari

SOMMARIO: Dall'intervento di Occhetto al Consiglio federale del Partito Radicale del 3 gennaio 1990 fino agli attacchi rivolti "negli ultimi giorni" dal segretario del PDS a Pannella, si rievoca la vicenda dei rapporti degli "ultimi vent'anni" tra il "leader radicale" e i "segretari comunisti di turno". La storia inizia "nelle file dell'unione goliardica": Pannella ha sempre cercato di "egemonizzare i comunisti sfidandoli sul terreno della rivendicazione libertaria", mentre Botteghe Oscure "tendeva a rivendicare il peso determinante dei suoi voti" per le battaglie condotte, dal divorzio all'aborto, sul quale però si aveva (secondo l'autore) "la sconfitta delle posizioni di Pannella". Sono menzionati gli onn. Bufalini e G. Tedesco, Giorgio Bocca, Giuseppe Fiori, ecc. Si ricorda anche l'intervento di Pannella al congresso del PCI del 1979 e l'accusa del PCI al PR, perché parlava dei terroristi brigatisti come di"compagni assassini".

(AVVENIRE, 5 gennaio 1994)

Roma. "Cari amici, cari compagni radicali e federalisti, ho voluto essere qui presente perché ritengo che questa fiducia nel futuro deve fare in modo che da questi mille fiumi che fanno il grande alveo della libertà e della società in campo non solo nazionale ma anche trasnazionale, deve avere un nuovo inizio e che a questo nuovo inizio tutti siamo chiamati a collaborare". Il 3 gennaio del 1990 Achille Occhetto concludeva con queste parole il suo intervento al consiglio federale del partito radicale. Pochi mesi prima, nel maggio dell'89 Stanzani e Occhetto al termine di un incontro affermavano di considerare "opportuno ed urgente accelerare attività di consultazioni" tra i due partiti ricercando anche occasioni di "importanti azioni comuni". Il grande ravvicinamento tra partito radicale ed ex comunisti sembrava dunque prossimo, anche perché erano caduti tutti gli ostacoli che parevano dividerli. Con il crollo del muro di Berlino diveniva improponibile per il Pci restare ancorato alla osservanza leninista, in

oltre il fallimento del compromesso storico ideato da Berlinguer comportava l'abbandono della linea prioritaria dell'incontro con i cattolici. Tant'è che molti politologi prevedevano la trasformazione del Pci in una sorta di partito radicale di massa. Ma archiviata la "questione cattolica", ritenuta l'unica pietra di inciampo nel loro dialogo, Pannella e Occhetto si sono trovati progressivamente in rotta di collisione, fino alle pesanti cannonate degli ultimi giorni. Occhetto che accusa Pannella di fare "discorsi inutili", D'Alema che lo incolpa di favorire "una ulteriore convulsione" politica, Macaluso che lo rimprovera di aver dimenticato le vecchie battaglie fatte con la sinistra.

Ma in realtà un lettore attento della storia degli ultimi vent'anni poteva rendersi conto che il leader radicale e i segretari comunisti di turno avevano recitato con molta più convinzione la parte dei litiganti piuttosto che quella dei compagni di lotta. E' una storia che si ripete fin quando in più tenera età politica Marco ed Achille si erano trovati a militare nelle file dell'unione goliardica. Il leader radicale ha sempre cercato di egemonizzare i comunisti sfidandoli sul terreno della rivendicazione libertaria nel quale si sentiva a suo agio. E Botteghe oscure, una volta costretta a mobilitare la macchina del partito per battaglie come quella del divorzio e dell'aborto con qualche resistenza per il timore di perdere il contatto con gli operai cattolici, immediatamente tendeva a rivendicare il peso determinante dei suoi voti per vantare una sorta di primato ideale in tutta l'operazione. E questa la lettura che ad esempio Bufalini e Giglia Tedesco daranno della vittoria del "no" nel referendum sul divorz

io. "Il nostro partito si trovò a combattere in sostanza alla testa di un ampio schieramento di forze democratiche" scriveva il vecchio dirigente del Pci. La Tedesco nella lotta a favore del divorzio vedeva "le donne in prima fila" piuttosto che Pannella.

Lo stesso copione si è ripetuto in parte per l'aborto. Berlinguer passò dal considerarlo una sorta di "male minore" a esaltare, dopo la vittoria nel referendum del 17 maggio dell'81, "il nuovo passo avanti" compiuto dalla "coscienza laica e moderna" del Paese che gettava le premesse per "ulteriori, possibili avanzate" verso "la piena laicità dello Stato".

Ma quella giornata referendaria, nella quale secondo Giorgio Bocca si era affermata "finalmente" anche in Italia una "solida mediocrità di massa", vedeva la sconfitta delle posizioni di Pannella che chiedeva una più completa liberalizzazione della interruzione della gravidanza durante i primi 90 giorni. Ecco la ricostruzione storica che dell'accaduto dà Giuseppe Fiori, biografo di Berlinguer. "Trascinati alle urne da Pannella per abrogare un bel po' di leggi - aborto, ergastolo, porto d'armi, ordine pubblico - domenica 17 maggio 1981 gli italiani abrogarono Pannella".

Ma gli anni della solidarietà nazionale e dintorni furono quelli più caldi nei rapporti tra Pannella ed il Pds. Il leader radicale sarà rimproverato da Chiaromonte di fungere da "esca, o da detonatore, per provocatori di ogni genere". Pannella, presentatosi a bella posta in un congresso del Pci dell'Eur con maglione e pantaloni neri ed un loden grigio, si vede apostrofare come "Nosferatu". Erano gli anni in cui Pannella aveva cominciato a controbattere la tesi che la violenza era solo di destra. Mentre i comunisti non gradivano che il leader radicale e gli "altri crociati della trattativa come le Br" accusassero il Pci di anteporre la ragion di stato alla vita umana. Quando nell'80 viene sequestrato a Roma il magistrato D'Urso, e i rapitori affidarono ai terroristi detenuti la decisione di scegliere le condizioni del rilascio, tra i tanti sostenitori della trattativa i radicali De Cataldo e Pannella incontrano a Palmi i "compagni assassini" provocando le ire del Pci.

 
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