Le accuse di PannellaSOMMARIO: Stralci delle lettere inviate da Marco Pannella, che è al primo giorno di digiuno della fame e della sete, a Ciampi e ai direttori dei giornali, in cui si ammonisce a non voler commettere l'"errore" di fissare per il 27 marzo la data delle elezioni. "Perché non votare il giorno della Pasqua cristiana, cattolica?... Perché non votare il 10 aprile?".
(LA STAMPA, 16 gennaio 1994)
Roma. Con lo sciopero della fame e della sete, Pannella ha già perso più di due chili, ma non la verve polemica. Ieri, dopo 24 ore di digiuno, ha scritto due lettere a Ciampi e ai direttori dei giornali, e ha annunciato una denuncia contro Antonino Caponnetto, che secondo il Tg3 avrebbe definito la sua iniziativa come "un digiuno alle brioches".
Nella lettera a Ciampi, Pannella ha ribadito le ragioni del suo digiuno, cioè il disaccordo sull'ipotesi di votare il 27 o il 20 marzo: "Lei sa che votare il giorno della Pasqua ebraica è peggio che un crimine, un errore. Una cultura, anche questa. Vile. E perché non votare, allora, il giorno della Pasqua cristiana, cattolica? Ci provi. Avete tentato di votare il 20 marzo. Ma la resistenza di una parte non impazzita dell'amministrazione non ve lo ha finora consentito. Vi state comportando come gente che ha paura, che non ha il coraggio di confessare, forse nemmeno a se stessa, la verità. Allora, io che fino ad oggi ho accusato i lanciatori di merda, i ricattatori, le opposizioni demagogiche, per l'opera incivile, sfascista, e ho difeso dalla politica del sospetto i Palazzi ed il Palazzo, contro coloro che ne sono stati i padroni, e ora i denigratori, le chiedo per l'ultima volta: perché? Perché non votare, come ragionevolezza e responsabilità consigliano, il 10 aprile?". Ai direttori dei giornali ha scritto:
"Sono tornato allo sciopero della sete, e lo devo anche a voi. Ho ripreso la lotta contro gli ostracismi, le discriminazioni, le menzogne. Al posto vostro. Quando la vostra generazione è 'arrivata', mi sono assunto la responsabilità di salutare il vostro arrivo come ragione di speranza e di rinnovamento. Ho sbagliato. La nonviolenza presuppone comunicazione, informazione, conoscenza. Voi siete dei violenti. Miti, dolci, ma violenti".
(r.i.)