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Separovic Zvonimir - 1 febbraio 1994
NESSUNO TOCCHI CAINO - 13 - I DIRITTI DELLE VITTIME

Zvonimir Separovic

rappresentante permanente alle Nazioni Unite della Società mondiale di vittimologia (Croazia)

SOMMARIO: La Croazia, la Slovenia e la Macedonia hanno abolito la pena di morte. Non l'hanno fatto invece la Serbia-Montenegro né la Bosnia-Erzegovina. "Io vengo da una parte del mondo in cui le persone si uccidono tra loro" afferma l'autore. Questa guerra "iniziata dalla Serbia che ha occupato un terzo della Croazia e due terzi della Bosnia-Erzegovina" ci sono stati più di 250.000 morti, numero superiore alle persone uccise in due secoli di sentenze capitali. Le vittime sono quasi tutte civili. Il Tribunale internazionale per i crimini di guerra è sovranazionale e non un'istituzione dei vincitori della guerra, come fu Norimberga. In più non prevede la pena di morte. Oltre a combattere per l'abolizione della pena di morte bisogna garantire una completa protezione dei diritti delle vittime.

("NESSUNO TOCCHI CAINO", 1 febbraio 1994)

Dopo le prime libere elezioni, la Croazia ha abolito la pena di morte. La stessa cosa è avvenuta in Slovenia e in Macedonia, ma non nella Serbia-Montenegro e nella Bosnia-Erzegovina.

Come vittimologo che afferma i diritti delle vittime mi occupo della pena di morte per due ragioni: la prima è che con la sua pratica abbiamo vittime uccise in base alla legge; la seconda è che essa aumenta la violenza nel mondo.

Dicendo: Nessuno tocchi Caino, non intendiamo dire: Nessuno tocchi i criminali.

Noi non ci limitiamo a difendere l'assassino dalla vendetta dello Stato, ma cerchiamo strumenti alternativi alla pena capitale: per esempio, l'ergastolo non lo è, perché presuppone che le persone non cambino mai.

Un mio collega magistrato esaminò un caso in cui il criminale aveva ucciso tre persone in tre diversi momenti. Egli pronunciò la sentenza di condanna a morte e, come presidente della Corte suprema, assistette all'esecuzione. Quella decisione modificò la sua vita fino a distruggerla; si diede all'alcool e in breve tempo morì.

Dove si pratica la pena di morte, il magistrato, il pubblico ministero, il plotone d'esecuzione e il boia sono messi in una posizione per la quale, in nome della società, diventano assassini di un altro essere umano.

Quando, in questo tempo storico e politico, si affronta il problema della pena di morte, uno strumento fondamentale ci appare la richiesta di moratoria immediata delle esecuzioni. Dobbiamo chiedere alle Nazioni Unite, alla CSCE, ai paesi europei, al Parlamento europeo e ai Parlamenti nazionali, di decidere e di suggerire di rinunciare alla pena di morte, sospendendo del tutto le esecuzioni.

Io vengo da una parte del mondo in cui le persone si uccidono tra loro. In questa guerra ci sono stati più di 250.000 morti: un numero superiore alle persone uccise in due secoli di sentenze capitali. Le vittime sono prevalentemente civili: giovani, bambini, donne e donne in gravidanza, minorati mentali e chiunque altro. Per questa guerra - iniziata dalla Serbia che ha occupato un terzo della Croazia e due terzi della Bosnia-Erzegovina - il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e la Comunità Internazionale hanno già proposto e organizzato un Tribunale internazionale per i crimini di guerra, che è stato costituito all'Aja.

Noi giudichiamo positivamente l'istituzione del Tribunale; intanto perché è sovranazionale e non è un'istituzione dei vincitori della guerra, come fu Norimberga; poi perché non prevede la pena di morte, in nessun caso.

Benché si tratti di un tribunale ad hoc, diventerà un Tribunale permanente per i crimini commessi non solo nell'ex-Jugoslavia, ma in ogni paese.

Se è vero che non dobbiamo credere che si possa rimediare al male che è stato fatto applicando la pena di morte, dobbiamo anche preoccuparci di un'adeguata protezione delle vittime, dei loro diritti. Le vittime hanno loro diritti, che non includono quello di punire il criminale, ma quello di essere informati e di essere parte di un processo che deciderà sui fatti accaduti.

Non dobbiamo combattere solo per l'abolizione della pena di morte, dobbiamo anche cercare assiduamente alternative e mezzi per assicurare una completa protezione dei diritti delle vittime.

 
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