Davor Ivankovic
Croazia
Vecernji List, 6 dicembre
SOMMARIO: La Croazia, dopo la guerra, mantiene le sue posizioni umanitarie e civili e ritiene di non avere il diritto di condannare a morte neanche i criminali colpevoli di stermini di massa. Non è facile.
("NESSUNO TOCCHI CAINO", 1 Febbraio 1994)
Alcuni mesi fa, durante la Conferenza dell'ONU sui diritti umani a Vienna, è stato presentato un appello alle Nazioni unite, firmato da 50.000 cittadini, premi Nobel, politici, scienziati, personalità culturali da tutto il mondo. I firmatari dell'appello ritengono che, all'alba del nuovo millennio, il diritto di non essere uccisi a seguito di una sentenza o misura giudiziaria deve essere confermato e introdotto nelle leggi di tutto il mondo e nei documenti fondamentali della Comunità internazionale.
La Croazia, dopo un'orribile guerra, il genocidio e innumerevoli crimini commessi contro i suoi cittadini, non ha abbandonato le sue posizioni umanitarie e civili. Lo Stato croato non ha il diritto di condannare a morte neanche i criminali colpevoli di stermini di massa. Questa è una delibera difficile per uno Stato come il nostro, ma dimostra ancora una volta la lealtà alle consuetudini dell'evo moderno e civilizzato e il rispetto dei diritti civili. Oggi, quando la Croazia viene accusata di violazione dei diritti civili fondamentali, va sostenuta fortemente quella deliberazione, che conferma proprio l'opposto.
... Si prevede che in tutta l'Europa entro il 1995/96 si potrà conquistare un obiettivo intermedio: la non applicazione della pena di morte. A tale fine bisognerà ottenere l'accordo dei Paesi baltici, della Russia e della Bulgaria.
Molto importante è anche la posizione del Vaticano, poiché nel Nuovo Catechismo ci sono tesi a favore della legittimità della pena di morte.