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Bandinelli Angiolo - 5 marzo 1994
13 REFERENDUM, UN PROGRAMMA DI GOVERNO
a cura di Angiolo Bandinelli

Elettrice, elettore,

In questi giorni di campagna elettorale, tutti - da destra, dal centro, da sinistra - ti propongono mirabolanti programmi elettorali. A leggerli sono tutti molto belli, tutti promettono la soluzione di tutti i problemi che affliggono la società italiana: migliaia e migliaia di nuovi posti di lavoro, più equità fiscale e meno tasse, miglioramento dei servizi pubblici, lotta a sprechi e disfunzioni, salute garantita da perfetti servizi sanitari, e così via.

Peccato che questi programmi abbiano la consistenza di bolle di sapone. Per nessuno è indicato come e con chi, quando e con quali strumenti essi verranno realizzati. Sono insomma privi di credibilità.

Forse tu non lo sai [per forza, la RaiTV non te ne ha mai parlato!], ma sul tappeto vi è già un preciso programma di governo, perfettamente elaborato e incardinato, sul quale - addirittura! - tu sarai chiamato a votare - cioè, a decidere - entro pochissimi mesi, chiunque sia il vincitore delle elezioni del 27 marzo e chiunque sia al governo a quel momento.

Il programma è costituito dai 13 referendum, sui quali (forse anche con la tua firma) i radicali della Lista Pannella, assieme alla Lega Nord e a AD e con l'adesione di centinaia di personalità liberali e democratiche, hanno raccolto nelle settimane scorse oltre nove milioni di firme autenticate.

Se la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione non li scipperanno, tu sarai chiamato a votare su nuove leggi elettorali meno truffaldine di quelle volute dalla partitocrazia (dal PPI al PDS), sulla riforma fiscale, sulla sanità, sulle norme che regolano il commercio, e perfino sulla RaiTV, per trasformare questo carrozzone oggi al servizio del potere e dei partiti in un vero strumento di informazione al servizio della gente.

Questi referendum, dunque, non sono né chiacchiere né promesse: sono un vero e proprio programma di governo, per riformare l'Italia nei prossimi dieci anni.

Ancora una volta, Pannella e il suo movimento hanno mantenuto la parola, e hanno dato al paese e a te, elettrice ed elettore, uno strumento di democrazia, di efficace interento sui mali provocati dalla partitocrazia. Se potranno governare, essi daranno al Paese una decina di grandi riforme, da tempo attese e finora impossibili.

Certo, se la Lista Pannella e i suoi Riformatori non riuscissero ad entrare in Parlamento superando la soglia del 5% sarebbe un bel guaio. Chi difenderà questi referendum, queste possibili leggi di riforma, dalla prepotenza e dall'egoismo dei partiti?

Perciò, il 27 e 28 maggio, se almeno il 5% degli elettori non userà la sua scheda elettorale per stipulare con Marco Pannella ed il suo movimento una efficace polizza di assicurazione per il buongoerno, le riforme garantite dai referendum non saranno realizzate.

Ricordalo bene. Anche tu.

Marco Pannella

"Vi sono momenti in cui, per un nonviolento, occorre consapevolmente rischiare la vita contro la morte, dar corpo con integrità alla vita del diritto perchè il diritto alla vita di tutti non venga messo a morte, fare fiducia estrema al potere, incoraggiandolo ad operare secondo legge e giustizia.

Questo è sicuramente uno di quei momenti. Sul paese si rovescia un tragico baccanale di intolleranza, di fandonie, di protervia, a opera delle forze ancora intatte, e cresciute, fondamento e prodotto del regime partitocratico. L'informazione e le verità vengono sempre più negate, offese. E, in questa bufera, rischiano di smarrirsi elementari necessità, obblighi, leggi, diritti, opportunità.

Per questo, dalle ore 20 di questa sera, inizio uno sciopero totale della sete e della fame, in ordine ad una serie di problemi le cui soluzioni secondo legge, diritto e tolleranza, prudenza sono di vitale necessità:

a) il diritto assoluto dei cittadini italiani, e della persona, più in generale, di non esser discriminati, offesi, impediti nei loro diritti-doveri in base alla loro fede ed alle loro pratiche religiose garantite dallo Stato, non può esser nemmeno revocato in dubbio; e, comunque, ci si trova dinanzi alla massima inopportunità politica, civile, storica. I mass media hanno finora praticamente ignorato, nell'ambito di una frenetica, irrazionale, demagogica, campagna di regime questa realtà. Occorre opporre loro una diversa testimonianza di quel che è questo paese, e sono i suoi cittadini;

b) il diritto assoluto, costituzionale, garantito da una infinità di articoli anche di codici, di leggi, di norme con valore di legge, dei cittadini ad una informazione completa, imparziale, leale da parte del servizio pubblico della RAI-TV, viene sempre più protervamente negato ed offeso. In particolare è in corso, tuttora, con la quasi-certezza del compiersi del delitto, in smaccata flagranza di reati, l'ostracismo contro i tredici quesiti referendari, e ogni evento politico, sociale che li riguardi, sicchè i cittadini e gli utenti ancora oggi, tranne una molto relativa eccezione nel TG3, sono stati posti nella impossibilità di conoscere, di giudicare, di partecipare positivamente o negativamente, al progetto referendario che, malgrado questo, ha già avuto almeno quattro milioni di sottoscrizioni autenticate, sugli otto milioni necessari. Lo Stato, a tutti i suoi livelli, a cominciare dal Capo dello Stato - tutore e garante dei diritti costituzionali di tutti e di ciascuno - dall'Ordine giudiziario, che pe

rsiste in una azione omissiva illegale e penalmente anch'essa rilevante, non possono fingere di ignorare, o ignorare questa realtà. Illustri precedenti, d'altra parte, lo comprovano. Il Governo ha anch'esso possibilità di intervenire perchè non venga premiato il comportamento fazioso, illegale, contro gli interessi del paese, quali affermati e difesi dalla legge fondamentale e da molte altre;

c) le pressioni per impedire elezioni democratiche, cioè fondate sulla conoscenza, sull'informazione, sull'efficienza dell'amministrazione nell'assicurare il buon funzionamento delle elezioni stesse, sull'adeguamento delle forze politiche e degli elettori a norme finora totalmente sconosciute, senza corrispondenti in altre legislazioni, tendono a dare per scontate, ormai, irresponsabilità, frette incomprensibili, ignoranza dei problemi da risolvere preventivamente, date impossibili - come quella del 27 marzo, per la ragione suddetta - o quella del 20 marzo, che pone problemi di difficile attuazione all'Amministrazione e alle forze politiche non di regime; obiettivo dell'iniziativa nonviolenta, relativamente a questo punto, è quello di esser aiutato a comprendere quel che appare per ora incomprensibile, incurante dello sporco ricatto cui è stato sottoposto, in questi mesi, dalla cultura di regime, intollerante e incolta, della maggior parte dei mass media, chiunque abbia cercato di praticare prudenza, conosce

nza, responsabilità, spirito di pubblico servizio; [...]

Quanto mi costi

di Antonio Martino

...Nel 1992 il settore pubblico ha speso 15,2 milioni per ogni italiano, ben 60,8 per la famiglia media di quattro persone. Questi soldi, com'è ovvio, vengono prelevati dalle tasche dei contribuenti italiani. Come ha fatto il patrio governo a prelevare somme così ingenti dalle nostre tasche? La risposta è semplice: con la frode. [..]

... circa l'80% delle imposte in Italia sono invisibili, pagate cioè dai contribuenti inconsapevoli. Questo significa che per ogni milione di imposte pagate da un contribuente che se ne rende conto, lo Stato gliene ha portato via altri quattro senza che se ne accorgesse. Un sistema siffatto è, ovviamente, fraudolento e antidemocratico. Democrazia significa, fra l'altro, che il popolo controlla l'operato del proprio governo; ciò è impossibile quando il costo dell'attività del governo viene occultato agli occhi del contribuente. Chi crede nella democrazia non può rinunziare a questo, che è principio etico fondamentale: le imposte devono essere visibili.

Un primo passo verso una fiscalità più trasparente e consapevole potrebbe essere rappresentato dall'abolizione dei sostituti d'imposta: i datori di lavoro dovrebbero smettere di fungere da esattori di imposte (non pagati) e limitarsi a consegnare ai lavoratori le somme che attualmente versano per loro conto all'erario. Sarebbero poi i lavoratori a provvedere ad effettuare i versamenti dovuti. Un sistema siffatto sarebbe, sotto il profilo pecuniario, identico all'attuale, perché il costo del lavoro, la remunerazione netta ed il gettito per l'erario resterebbero invariati. Ma sarebbe enormemente più civile perché il contribuente finale avrebbe modo di rendersi conto dell'entità del carico fiscale gravante su di lui.

E' questa l'ispirazione di fondo del referendum che, con l'assistenza di Gianni Marongiu, l'amico Marco Pannella ed i radicali intendono promuovere... E' un'iniziativa lodevole: è arrivato, infatti, il momento di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla necessità di passare dall'attuale fiscalità occulta e fraudolenta ad una fiscalità trasparente e consapevole. E' una battaglia di civiltà liberale, non un mero fatto pecuniario.

Finalmente un approdo liberaldemocratico ...

di Roberto Toniatti,

prof. assoc. di dir. costituz. compar. a Trento

...Una prospettiva interessante in direzione di un superamento non solo del personale politico ma anche e sopratutto dell'impianto di fondo del sistema viene ora aperta da una nuova proposta referendaria, per la quale è in corso la raccolta delle firme necessarie per la prosecuzione dell'iniziativa. Prescindiamo dall'identità dei promotori, del resto già noti o facilmente intuibili, non solo perché la proposta ha uno spessore culturale tale da appartenere idealmente a uno schieramento molto più vasto della società italiana (se c'è da credere alle tante professioni di liberaldemocrazia che si sentono in giro) ma anche perché il successo della raccolta delle firme ha una portata strategica ai fini della qualità della transizione e riguarda dunque in prima persona tutti gli italiani.

Il nuovo pacchetto referendario può infatti rappresentare la più significativa e penetrante occasione di aggregazione e contrapposizione di due schieramenti politici sulla base di precisi riferimenti di cultura politica e di ben definiti contenuti programmatici per il governo della Repubblica. Il successo della raccolta delle firme consentirebbe infatti che il parlamento che verrà eletto all'inizio del prossimo anno non possa esimersi, sotto lo stimolo delle richiesta referendaria, dall'affrontare la ridefinizione legislativa delle scelte di indirizzo con riguardo ad alcuni nodi essenziali delle politiche pubbliche: per esempio in materia di servizi [...] inducendo una domanda sociale di prestazioni molto più esigente e selettiva. Un'altra richiesta referendaria, che potrebbe apparire impopolare in questi tempi di crisi occupazionale ma che fa invece affidamento sulla stessa maturità e lungimiranza già dimostrata dagli elettori italiani con la bocciatura del referendum sulla scala mobile promosso dal Pci di

allora, riguarda l'eliminazione della cassa integrazione straordinaria, in vista della sua sostituzione con altri meccanismi di copertura provvisoria della disoccupazione ma estranei a logiche assistenziali...

Lo stesso ragionamento di fondo sarebbe da farsi anche a proposito degli altri quesiti referendari, che impongono tutti una opzione fra destatalizzazione e assistenzialismo, fra tutela della dignità del cittadino-contribuente-consumatore-utente e mantenimento dell'attuale parastatalismo (e collateralismo con il regime politico), fra transizione verso regole nuove e mero nuovismo all'interno della vecchia logica assistenzialista che ha generato corruzione e inefficienza.

La sfida, occorre inoltre notare, si rivolge non solo al "pubblico" ma anche al "privato", alla società civile e all'imprenditoria, che dopo decenni di collusione non sempre trasparente con il potere politico deve saper dimostrare sul campo le capacità di efficienza ed equità di cui ancora troppo astrattamente e benignamente gli si fa credito. Sulla base di questi contenuti (idonei a inaugurare anche in Italia la stagione della cultura politica liberale sin qui mancata) è auspicabile si vengano a profilare le future contrapposizioni partitiche dentro il prossimo parlamento e nella società italiana.

E con tali premesse, l'eliminazione del residuo di proporzionale, che ancora inquina in parte il sistema elettorale maggioritario uninominale e di cui pure si chiede l'abrogazione per via referendaria, dovrebbe completare il percorso della transizione e farne una vera rivoluzione costituzionale...

Francesco SPERONI, capogruppo della Lega al Senato. "Il referendum sulla sanità permetterà ai cittadini di scegliersi l'assistenza che vogliono. In sede di segreteria politica decideremo l'atteggiamento sugli altri quesiti che non ci trovano certamente ostili, riguardando materie delle quali anche noi ci siamo occupati".

Angelo PANEBIANCO, editorialista del "Corriere della Sera". "Condivido pienamente l'iniziativa dei referendum. Li considero antistatalisti e liberisti per liberare la società italiana da tanti lacci che da sempre la imprigionano".

ROBERTO MARONI, capogruppo della Lega alla Camera: "Questa esperienza referendaria è molto importante e interessante per la Lega. E' la prima volta che mettiamo a disposizione - per una decisiva battaglia - la nostra struttura, l'esercito della Lega. Quello che offriamo è un contributo decisivo. Tutto il movimento è stato coinvolto. Raccogliamo le firme sui 13 referendum anche se, come è noto, non tutti da noi condivisi. Ma vogliamo permettere ai cittadini di esprimersi. E' la prima volta che facciamo una iniziativa con un'altra forza politica, con i Club Pannella. E' qualcosa di simile alla fine di un tabù. Non è il tentativo di rompere l'accerchiamento. E' la strada normale che seguiamo quando si può prendere una iniziativa utile con forze non legate a tangentopoli e al vecchio sistema.

Giuseppe CALDERISI, radicale, risponde al Ministro GALLO e all'on. Visco, responsabile del PDS per l'economia

"Prendiamo atto che per Visco e Gallo la trasparenza fiscale è una scelta di eversione politica. Si tratta di una dichiarazione di estrema gravità.

Il referendum chiede infatti una sola cosa: che i lavoratori dipendenti ricevano l'intera retribuzione pagando le tasse con un bollettino di conto corrente inviatogli dal fisco ogni due o tre mesi, esattamente come quelli della Sip o dell'Enel (il referendum non tocca infatti la norma che obbliga i datori di lavoro a fornire tutti i dati all'amministrazione finanziaria).

Attribuire al referendum scopi o significati diversi dalla testualità del quesito è un'operazione truffaldina.

Il referendum non consente alcuna evasione fiscale, né mette in crisi l'assetto economico dello Stato. Al contrario, rendendo evidente la pressione fiscale, il referendum intende porre un freno alla sistematica elusione dell'articolo 81 della Costituzione che ha prodotto 2 milioni di miliardi di debito pubblico.

La prima Repubblica si è fondata su un regime di democrazia acquisitiva per cui erano visibili i benefici delle spese dello Stato e occultati i costi e la conseguente pressione fiscale. Se si vuole voltare pagina e se si vogliono davvero risanare i conti pubblici non si può rinunciare alla battaglia per un fisco più trasparente e più equo.

Unione dei democratici e dei socialisti e Movimento dei Club Pannella

"Questi referendum si collocano nella costruzione di una società più libera: perché libera dai condizionamenti di uno Stato pesante, dispersivo e parassitario che impone vincoli impropri ai cittadini e alle imprese; perché liberata dalla disinformazione di una televisione pubblica faziosa; perché consapevole della scelta del Governo e della maggioranza parlamentare, non più mediata dai compromessi di palazzo.

Non a caso si contrappongono a questa raccolta di firme le forze e i poteri che sostengono il sedicente blocco progressista organizzato dal Pds in funzione di un regime che si esprimerebbe attraverso un circuito politico - finanziario - editoriale - giudiziario, destinato ad occludere lo spazio di ogni dissenso, di ogni diversità."

Lino DE BENETTI, deputato verde: "I referendum sottolineano dei principi di libertà non solo in economia. Mi impegnerò in particolare su quelli che riguardano gli orari dei negozi e le licenze commerciali".

1 SOSTITUTO DI IMPOSTA IN CAMPO FISCALE

Questo referendum vuole rendere trasparente la pressione fiscale che grava su ciascun cittadino e quindi il costo, per il cittadino stesso, dello Stato: il suo obiettivo è dunque di combattere lo statalismo selvaggio e ridurre la spesa pubblica. Si tratta di uno dei referendum più incisivi, di portata quasi esplosiva sull'attuale sistema dei rapporti fra contribuente e fisco e fra cittadino e Stato: per questo incontra l'ostilità dei cosidetti "progressisti", che sulla spesa pubblica fanno scelte conservatrici e stataliste.

Il "sostituto d'imposta" è quel particolare meccanismo di pagamento delle imposte dirette sul reddito, per il quale è il datore di lavoro (nell'ipotesi del lavoro subordinato) a dover trattenere mensilmente una quota del salario o stipendio del lavoratore e a versarla allo Stato, a titolo di acconto delle imposte dovute. Ciascun lavoratore provvede poi, una o due volte all'anno, a versare allo Stato il saldo.

La richiesta referendaria riguarda proprio l'eliminazione del meccanismo di pagamento sostitutivo da parte del datore di lavoro. Due sono gli effetti immediati. Primo: ciascun cittadino-contribuente conoscerà esattamente quanto deve di imposte allo Stato e dovrà rispondere direttamente e personalmente dell'obbligo del loro versamento allo Stato. Secondo: il datore di lavoro sarà liberato di un obbligo per il cui assolvimento egli deve investire energie umane e finanziarie.

Insomma, se il referendum passerà ciascuno potrà direttamente valutare quale sia il carico fiscale che l'apparato pachidermico dello Stato assistenziale impone, in rapporto alla quantità e alla qualità dei servizi di cui i cittadini fruiscono. L'attuale "sostituto d'imposta", accanto ad altri prelievi fiscali poco chiaramente percettibili (come le imposte indirette, i contributi sociali obbligatori, gli oneri del debito pubblico), maschera e impedisce la consapevolezza del costo reale dello Stato assistenzial/burocratico voluto dalla partitocrazia romana.

Il referendum non cancella l'obbligo dei datori di lavoro di fornire i dati all'amministrazione finanziaria; quest'ultima, attraverso il codice fiscale, potrà effettuare le verifiche in modo automatico e (come oggi in Francia) indicare dettagliatamente e direttamente a ciascun contribuente l'importo da lui dovuto. In questo modo potremo superare l'unico inconveniente cui il referendum darebbe luogo, quello di accollare al contribuente quei fastidi che ora toccano al datore di lavoro. Il referendum, infine, include altri correttivi indiretti, per esempio riguardo alla lentezza delle restituzioni ai contribuenti che hanno pagato più del dovuto.

Occorre avvertire che la proposta è del tutto estranea a ogni ipotesi di ribellione fiscale, né si propone di realizzare una copertura per forme di evasione fiscale generalizzata. E proprio questa considerazione induce a ritenere che non si pongano quei problemi di ammissibilità costituzionale che i suoi avversari hanno denunciato per scoraggiare i firmatari del referendum: l'art. 75 della Costituzione esclude sì la proponibilità di referendum abrogativi di "leggi tributarie", ma il nostro referendum non vuole alterare il gettito fiscale complessivo, limitandosi a incidere sulle modalità di riscossione. Esso non tocca il tributo in sé ma le modalità della riscossione.

ESSO NON TOCCA IL TRIBUTO IN Sé MA LE MODALITA' DELLA RISCOSSIONE.

QUESTO REFERENDUM DA' L'AVVIO ALLA BATTAGLIA CIVILE PER UN FISCO PIU' EQUO E PER UNA RIFORMA COMPLESSIVA BASATA SUL FEDERALISMO FISCALE, SAREBBE PERCIO' PIACIUTO A LUIGI EINAUDI E A ERNESTO ROSSI.

2 FACOLTA' DI ISCRIZIONE AL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE O AD UNA ASSICURAZIONE PRIVATA

La proposta punta a introdurre la libertà per ciascuno di scegliere se iscriversi al Sistema Sanitario Nazionale oppure ad una assicurazione privata.

Il venir meno dell'obbligo generalizzato d'iscrizione al SSN non fa venir meno automaticamente l'erogazione del servizio pubblico: la logica della proposta è solo di creare le condizioni per un'effettiva competitività fra sanità pubblica e privata sul terreno dei costi e della qualità, nonché dell'equità, là dove il sistema pubblico si è rivelato fallimentare. Il quesito referendario è scritto in modo che il voto popolare possa abrogare l'obbligo dell'iscrizione al SSN ma non l'obbligo di un'assicurazione contro le malattie. Si consentirà invece al cittadino (a titolo individuale, ovvero in gruppi organizzati) di scegliere tra i due sistemi. La destinazione di maggiori risorse individuali al sistema assicurativo sanitario privato è intesa a generare anche in questo ambito una maggiore competitività nel rapporto costi-qualità e una conseguente riduzione dei costi nelle prestazioni mediche (in Italia molto più alti che negli altri paesi europei).

QUESTO REFERENDUM METTE COMUNQUE ALLA FRUSTA (COME SI DICE) LE BUROCRAZIE PARTITICHE E CORPORATIVE CHE SONO STATE TRA LE PRIME CAUSE DI MALASANITA', DEI SUOI SPRECHI, DELLA SUA INEFFICIENZA.

3 PER ABROGARE LA CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA

E' noto a tutti (anche se pochi ne parlano...) l'abuso della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) compiuto in sistematica violazione delle norme di legge, con l'impiego di migliaia di miliardi sottratti all'economia produttiva e destinati alla conservazione se non al "salvataggio" di imprese passive o decotte. Ad avvantaggiarsi del sistema attuale della Cassa Integrazione, naturalmente, sono le grandi imprese, quelle cioè che hanno un forte collegamento con determinate forze politiche. Questo rapporto distorce fortemente il mercato e la legge della concorrenza e della pari opportunità punendo le imprese giovani, più dinamiche e innovative (già peraltro penalizzate dall'ostilità delle banche a concedere loro crediti).

Gran parte delle enormi somme erogate attraverso la Cassa Integrazione viene insomma sottratta ad impieghi più sani e produttivi. La legge n. 223 del 1991 aveva ridotto la possibilità di ricorrere alla CIGS introducendo l'istituto della "mobilità". Ma questa legge è stata presto disapplicata, grazie alle numerose deroghe previste da nuovi provvedimenti legislativi. Di queste distorsioni sono complici, oltre alle aziende interessate, anche i sindacati, che tendono a proteggere anche i più parassitari degli interessi invece di farsi carico dell'economia del paese nel suo complesso.

Insomma, il modo come viene oggi erogata la CIGS rappresenta un tipico esempio di trasformazione di uno strumento utile, nato per la gestione di situazioni eccezionali e transitorie di crisi, in un meccanismo ordinario di governo dell'esubero di lavoratori, che è spesso (ad es. oggi) un problema strutturale. Alla Cassa Integrazione viene fatta svolgere una funzione di "foglia di fico" per coprire una sostanziale disoccupazione.

Nel breve periodo essa offre, è vero, una superficiale alternativa alla perdita di posti di lavoro e suscita anche aspettative illusorie di superamento della crisi evitando ripercussioni d'ordine politico generale (di cui i partiti hanno un sacrosanto terrore, perché l'avversione della gente si rivolgerebbe sopratutto contro di loro e la loro incapacità di governo). Ma nel periodo medio e lungo, e cioè nella più generale prospettiva degli interessi della gente e del paese, l'abuso di questo sistema, mascherando e impedendo di vedere l'entità della crisi occupazionale, impedisce di affrontarne responsabilmente le cause oggettive e profonde, e comunque sottrae risorse agli investimenti, che sono l'unica via seria per creare posti di lavoro.

L'abrogazione della Cassa Integrazione indurrà il parlamento a introdurre nuovi meccanismi di solidarietà sociale (per esempio l'assegno di disoccupazione) abolendo i vari istituti di tipo assistenziale e clientelare esistenti, ma soprattutto - ripetiamo - ad affrontare in modo strategico e strutturale i problemi del lavoro.

4 PER ABROGARE LE TRATTENUTE AUTOMATICHE SU RETRIBUZIONI E PENSIONI COME LE QUOTE D'ISCRIZIONE AI SINDACATI

Il referendum intende abolire "l'automatismo" nella iscrizione ai sindacati.

Le quote associative per l'iscrizione ai sindacati sono oggi trattenute automaticamente da retribuzioni, pensioni e integrazioni salariali. I sindacati hanno oggi il privilegio di percepire le quote di iscrizione dei lavoratori, direttamente dai datori di lavoro che le detraggono dal salario del lavoratore o dall'INPS per i pensionati.

Formalmente, questa contribuzione resta volontaria: il lavoratore potrebbe rifiutarsi di versare le trattenute. Ma è un inganno, se non una truffa. Molti lavoratori e pensionati non sanno nemmeno di star versando questi soldi o non ne ricordano più l'esistenza. Anni prima si sono iscritti una volta ad un sindacato e da allora continuano ogni mese a versargli la quota di iscrizione. Il lavoratore o il pensionato che voglia disattivare l'automaticità delle trattenute è costretto ad alcuni fastidiosi adempimenti burocratici, deve insomma darsi da fare per revocare l'iscrizione e disporre la cessazione delle trattenute.

Tutto ciò è ingiusto e immorale. Anche per il sindacato. Sarebbe assoai più corretto e moralmente valido se il sindacato chiedesse direttamente al lavoratore l'iscrizione, convincendolo sulla base di un programma discusso democraticamente e liberamente accettato e mantenendo poi con lui un colloquio e un confronto duretto e continuo.

L'ATTUALE AUTOMATISMO HA TRASFORMATO I SINDACATI IN STRUTTURE FEUDALI, RICCHE E PIGRE, DOVE I VERI PADRONI SONO NON I LAVORATORI MA I BUROCRATI.

Il quesito referendario non influisce invece sul diritto dei lavoratori di raccogliere contributi e di svolgere opera di proselitismo per le loro organizzazioni sindacali all'interno dei luoghi di lavoro. Il referendum non va visto perciò come antisindacale bensì, al contrario, come favorevole a una più solida e consensuale rappresentatività dei sindacati.

5 ABOLIZIONE DELLA PUBBLICITA' RAI.

Il referendum si propone l'abrogazione delle norme che consentono l'acquisizione e la diffusione della pubblicità sulle reti della RAI-TV. L'obiettivo è di creare il presupposto normativo necessario per ricondurre la concessionaria pubblica dell'informazione radiotelevisiva alle sue funzioni - delicatissime e primarie - di servizio pubblico. Si avrebbe così una netta distinzione fra televisione "di servizio", finanziata dal canone o direttamente dall'erario, e televisione commerciale.

Ma il referendum avrà come ulteriore conseguenza il riassetto di tutto il sistema televisivo, con il superamento dell'attuale duopolio di fatto tra RaiTV e Fininvest. Nel settore privato si creerebbero le condizioni per l'esistenza di più soggetti. Verrebbero rivitalizzate anche le TV locali, le radio e la carta stampata.

Tutti abbiamo potuto constatare gli scandalosi abusi ai quali si è abbandonata la televisione pubblica, la RaiTV, nel settore nel quale essa avrebbe dovuto invece garantire - proprio perché servizio "pubblico" - il massimo di imparzialità, rigore, completezza ed obiettività, cioè l'informazione. Anche dopo la caduta del "pentapartito" e dei suoi tradizionali padrini politici, anche dopo l'arrivo del nuovo Consiglio di Amministrazione dei "professori" svincolati (si è detto) dalla soggezione ai partiti, nulla è cambiato se non il nome dei "padroni" politici: oggi tutti gli indici di ascolto e le analisi sui testi concordano nel dire che l'informazione favorisce in modo smaccato ed arrogante il PDS e il cosidetto "polo progressista", impedendo alle forze nuoe della politica e della società di avere un accesso adeguato all'informazione, persino in campagna elettorale. Per quante critiche si possano fare alle reti private e alla stessa Fininvest, è evidente che le maggiori responsabilità nella degenerazione dell

'informazione ricadono sulla RaiTV.

6 PER LA LIBERALIZZAZIONE DELLE AUTORIZZAZIONI AL COMMERCIO

Il referendum propone la liberalizzazione delle autorizzazioni al commercio, eliminando i limiti, le pastoie, i vincoli numerici previsti dai piani disposti dai Comuni e dalle organizzazioni corporative dei commercianti. Se esso avesse successo, ne conseguirebbero alcuni effetti importanti: dalla soddisfazione di serissime esigenze poste dalla larga maggioranza dei consumatori e dei cittadini ad un forte effetto di moralizzazione nei rapporti fra quei rami della pubblica amministrazione cui è affidato il compito di rilasciare o controllare le licenze e il mondo del commercio (rapporti dove vigono sovente prassi deteriori spesso definite come un vero e proprio "mercato delle licenze", retto da regole mafiose).

L'abrogazione dei vincoli restrittivi della vigente disciplina in tema di autorizzazioni al commercio si propone insomma di diminuire sensibilmente le tante gabbie burocratiche che inceppano lo sviluppo dell'imprenditorialità nel commercio e alimentano gli strumenti di autodifesa di interessi di tipo corporativo.

Oltre ad eliminare un veicolo di corruzione di massa, l'abrogazione della licenza commerciale (che non significa affatto abolizione dei vincoli urbanistici o ambientali) restituirà ossigeno ad un settore oggi largamente in crisi.

7 PER LA LIBERALIZZAZIONE DEGLI ORARI DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI

Il referendum intende abolire le disposizioni che impediscono l'apertura festiva, continuata o notturna dei negozi. Tutti sperimentiamo le difficoltà imposte alla cittadinanza da una normativa che vieta di offrire servizi indispensabili ai cittadini, specialmente delle grandi città, nei giorni festivi. Vediamo a Roma (dove è stato avviato un esperimento di apertura festiva) quanto sia difficile superare la barriera dei pregiudizi e delle ostilità. Da questo referendum ci si attende invece un forte impulso per lo sviluppo dell'attività commerciale, liberata da restrizioni inadeguate ai ritmi di vita di oggi e - soprattutto - un miglioramento del servizio reso ai consumatori e dunque della qualità della vita.

Gli orari di apertura e di chiusura sono oggi decisi dagli operatori commerciali all'interno di limiti giornalieri determinati dal Sindaco sulla base di criteri spesso astrusi, e quasi sempre in contrasto con gli interessi dei cittadini, oltre che dei commercianti più attivi. L'abrogazione consentirebbe ai commercianti anche l'apertura serale, oltreché domenicale e festiva in genere. Il nuovo e più liberale regime è decisamente favorevole a uno stile di vita e di comportamenti sociali più liberi.

8/9 Per l'elezione dei membri della Camera e del Senato con il sistema uninominale maggioritario ad un turno

Sono due referendum che mirano a modificare l'attuale legge elettorale, per far sì che tutti i deputati e senatori vengano eletti con il sistema uninominale maggioritario anglosassone, senza quota proporzionale.

L'obiettivo di questa proposta referendaria è l'eliminazione in blocco di quei correttivi di varia natura attraverso i quali i partiti della Prima Repubblica, dalla DC al PDS, nel momento stesso in cui sono stati costretti a modificare il vecchio sistema (il "proporzionale") bocciato dai referendum del 18 aprile 1993, hanno cercato di mantenere i propri privilegi. Il sistema con cui andremo a votare il 27/28 marzo per le due assemblee parlamentari, pur essendo prevalentemente "maggioritario uninominale", soprattutto per la Camera dei deputati risponde ancora a una logica di tipo proporzionalista, con tutti i difetti del vecchio sistema, quelli che avevano portato a Tangentopoli.

Si propone pertanto l'abrogazione non solo delle norme che mantengono la quota proporzionale per le due Camere, ma anche di quelle che, per esempio, obbligano i candidati nei collegi uninominali per la Camera al collegamento con una lista di partito, impedendo che possano presentarsi candidati indipendenti; vengono colpite dal referendum, infine, anche le norme che prescrivono, in sede di ripartizione proporzionale, lo "scorporo" dei voti conseguiti dal candidato uninominale vincente, un imbroglio che penalizza fortemente il principio fondamentale del sistema maggioritario secondo il quale "chi vince, prende tutto", ecc...

Il sistema elettorale che risulterebbe dall' abrogazione referendaria è il maggioritario uninominale a un solo turno di tipo inglese e americano, il quale riduce al massimo la frammentazione della rappresentanza parlamentare e impone di conseguenza la più dirompente diversificazione, rispetto all'attuale sistema dei partiti, del modello di organizzazione politica, a tutto vantaggio delle libertà dei singoli e della società civile.

Tale sistema è finalizzato altresì allo stabilirsi di una forma di governo radicalmente diversa, meno condizionata dagli accordi stretti tra i partiti e più orientata a una legittimazione diretta e personale del capo del governo.

10 Per l'elezione ad un turno del Sindaco

Una logica di semplificazione analoga a quella che abbiamo visto con i due referendum elettorali per la Camera e il Senato si ritrova nella proposta di referendum relativa alla abrogazione di alcune parti della legge per l'elezione del sindaco; grazie a questo referendum risulterebbe applicabile anche nei Comuni con popolazione superiore ai 15 mila abitanti il sistema elettorale maggioritario attualmente previsto per i sindaci dei comuni con popolazione inferiore.

* * * * *

Le firme su questi dieci referendum promossi dalla lista Pannella sono stati raccolte insieme alla Lega Nord, che a sua volta ha promosso tre ulteriori referendum: abolizione del soggiorno cautelare, abolizione della "tesoreria unica" e abolizione delle norme che impediscono la privatizzazione della Rai.

11 PER L'ABROGAZIONE DEL SOGGIORNO CAUTELARE

Il quesito referendario concerne l'abrogazione della disposizione che prevede l'obbligo di soggiorno cautelare (per una durata non superiore a un anno, in una località indicata dal provvedimento applicativo) a carico di coloro che il procuratore nazionale antimafia ha motivo di ritenere si accingano a compiere un delitto di tipo mafioso. Questa misura di prevenzione era stata originariamente (nel '92) concepita come di applicazione eccezionale per un triennio, ma è poi divenuta permanente e ordinaria nel 1993. L'abrogazione referendaria avrebbe come effetto la decadenza dell'istituto e una valenza, pertanto, di tipo garantista.

In particolare si eliminerebbe un fattore di particolare ingiustizia, vale a dire l'indeterminatezza della località dove deve svolgersi il soggiorno: come è dunque evidente, il referendum, imponendo la ricerca di soluzioni più adeguate al gravissimo problema della lotta alla mafia, si innesta sulla problematica relativa alla diffusione della criminalità mafiosa in territori "vergini".

12 PER L'ABROGAZIONE DELLA "TESORERIA UNICA"

Si propone di abrogare la disciplina (risalente al 1984, poi modificata) che fa obbligo a tutti gli enti e organismi pubblici - comuni, province, regioni, università e altri - di depositare le rispettive disponibilità di risorse finanziarie liquide presso le sezioni di Tesoreria Provinciale dello Stato, in contabilità speciali che - a seconda della natura e della provenienza di quelle risorse - possono essere fruttifere o infruttifere. La disciplina di cui si chiede l'abrogazione è ispirata dall'intento di creare un sistema di tesoreria unica dello Stato che consenta a quest'ultimo non solo di incrementare la propria liquidità evitando il ricorso all'emissione di titoli del debito pubblico o al mercato finanziario, ma anche di introdurre forme di effettivo controllo burocratico sulla spesa degli enti pubblici.

L'abrogazione mira invece a valorizzare il sistema delle autonomie territoriali.

13 PER L'ABROGAZIONE DELLE NORME CHE IMPEDISCONO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA RAI-TV

Questo referendum si propone l'eliminazione delle norme che prevedono la concessione a una società per azioni a totale partecipazione pubblica del servizio pubblico radiotelevisivo e pertanto ostacolano la privatizzazione della Rai. Rimane non definita e rinviata alla futura attività legislativa e al confronto politico la questione dell'opportunità di mantenere in Italia un servizio radiotelevisivo pubblico accanto a quello privato e, in tal caso, di come strutturarlo.

L'abrogazione popolare verrebbe comunque a rivestire il significato politico di una netta indicazione della propensione dei cittadini verso un regime almeno prevalentemente privatistico.

 
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