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Sbailo' Ciro, Bonino Emma - 2 aprile 1994
Emma Bonino: "Usciamo dal provincialismo"
di Ciro Sbailò

SOMMARIO: »"E' straordinario come il nostro Paese negli ultimi anni si sia ripiegato su se stesso". Emma Bonino, segretario del partito radicale transnazionale e transpartito, non si stanca di denunciare il provincialismo politico "italiota". Ma come si fa in questa conferenza stampa a non parlare di politica interna? E dunque, Bonino dichiara all'"Opinione": "Questa legge elettorale è orrenda ma ora il governo deve governare (e poi c'è il referendum); no a governi istituzionali (la sinistra "sociologica" impari finalmente a fare opposizione); affrontare subito "l'emergenza giustizia"...

(L'OPINIONE, 2 aprile 1994)

D. - E Pannella ministro degli Esteri?

R. - La candidatura è posta - risponde il segretario del Pr -. E Pannella saprebbe fare, non solo agli Esteri ma in particolare agli Esteri, di più e meglio di chiunque altro: noi radicali abbiamo inventato un nuovo modo di concepire la cosiddetta politica estera.

D. - Onorevole Bonino, perché "cosiddetta"?

R. - Ma perché la "politica estera" non esiste. Esistono la politica economica, la politica ambientale, la politica dei diritti: e queste politiche, come noi facciamo, vanno viste e praticate in modo transnazionale.

D. - Come si colloca il Pr rispetto alle prossime elezioni europee?

R. - C'è questo abbinamento con le amministrative. Il dibattito rischia di concentrarsi su questioni meschine: l'ennesima occasione perduta per uscire dagli angusti limiti del nostro provincialismo...

D. - Ma i radicali saranno comunque presenti...

R. - Lo saranno con i loro candidati in vari partiti e in vari paesi. Ma, soprattutto, saranno presenti con i loro temi: dall'antiproibizionismo - sul quale, ad esempio, si sta sviluppando un grosso dibattito in Spagna - al diritto internazionale.

D. - Una domanda al deputato Emma Bonino: che cosa pensa di questi risultati elettorali italiani?

R. - E' stato battuto in modo netto lo schieramento che si definiva "progressista". Uno schieramento che, in questa campagna elettorale, ha dato il peggio di sé, tirando fuori la propria anima forcaiola, autoritaria e trasformista. Il clima di linciaggio nel quale noi libertari abbiamo vissuto questa campagna elettorale non ha precedenti. Noi - che abbiamo affrontato la galera per far valere le ragioni della vita e del diritto contro la cultura della morte e dell'intolleranza - noi siano stati definiti "di destra". Non che l'essere di destra non sia onorevole - tanti militanti della battaglia per l'abolizione della pena di morte sono esponenti storici della destra - ma collocare noi a destra significa compiere un atto di palese e violenta disinformazione.

D. - Il "risanamento" economico è al primo posto sull'agenda del prossimo governo. Non ci sono anche altre emergenze? Quella "legale" ad esempio...

R. - Spero che mentre i ministri economici affrontano il risanamento, il ministro di Grazia e giustizia non se ne vada in vacanza. Questo Paese, a lungo, è vissuto sui furti di giustizia oltre che sui furti di verità o di denaro. Da fare, in materia di giustizia, ce n'è, eccome...

D. - E la riforma della legge elettorale?

R. - Molti dei tanti padri di questa legge pasticciata e confusa stanno ora rinnegando la loro creatura: sembra quasi che questa legge sia nata da sola, di notte, per propria iniziativa. Ora, però, non ci pare che il problema prioritario sia quello di cambiare la legge. C'è il referendum promosso dalla Lista Pannella e dalla Lega: il popolo sovrano deciderà della sorte di questa legge elettorale.

D. - Qualcuno propone un governo istituzionale per cambiare la legge elettorale...

R. - In democrazia, chi vince governa e chi perde sta all'opposizione.

D. - L'opposizione, dicono a sinistra, sarà "durissima..."

R. - Spero che questa occasione gli serva per imparare, una buona volta, che cosa significa fare opposizione: un mestiere è sempre utile impararlo. Per cinquant'anni hanno fatto solo del consociativismo e della politica di regime.

 
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