Intervista di Riccardo De PaloSOMMARIO: Intervistato al 26· giorno di digiuno, Olivier Dupuis, presidente del Consiglio Generale del Partito Radicale, spiega le ragioni della sua iniziativa nonviolenta.
(IL MESSAGGERO, 7 aprile 1994)
Olivier Dupuis è alto, magrissimo, le guancie scavate come quei prigionieri di guerra bosniaci che il "suo" tribunale dell'ONU dovrebbe difendere. Olivier digiuna da 26 giorni. Tra una domanda e l'altra beve acqua da un bicchiere; deve recuperare liquidi, non vuole cedere. »Se mi controlla un medico? Non proprio, ma forse, se continuo, dovrò sottopormi a visite più spesso... .
Olivier non ha la vocazione al martirio, ma in nome di una causa, di una cosa in cui crede, si fa arrestare, non mangia, usa le armi della nonviolenza. Assieme a lui, 36enne belga, presidente del Consiglio Generale del Partito Radicale, altre 340 persone di 20 Paesi hanno smesso di toccar cibo.
Perché digiuna?
»Perché questo tribunale inaugurato il 17 novembre all'Aja diventi finalmente operativo, e venga risolta l'ultima questione pendente, quella del finanziamento. E' di competenza della quinta Commissione delle Nazioni Unite, la Commissione Bilancio...In febbraio aveva stanziato un anticipo di 5 milioni di dollari, ora deve autorizzare le spese, una somma complessiva di 33 milioni di dollari. Ci sono due alternative: l'iscrizione nel bilancio ordinario o in quello straordinario. Ovviamente noi siamo per la prima soluzione...
Perché?
»Un bilancio straordinario è un bilancio a cui si contribuisce su base volontaria. Sarebbero soprattutto gli Stati occidentali ad aderire e verrebbe meno una caratteristica che secondo noi è fondamentale: che si tratti a tutti gli effetti di un tribunale delle Nazioni Unite, finanziato con una ripartizione delle spese propria dell'Onu. In questo caso, sarebbero tutti a partecipare. Questo è importante, per la forza, la legittimità stessa del tribunale, e anche per la seconda tappa alla quale stiamo già lavorando: la creazione di un Tribunale Internazionale Penale e Permanente sui crimini contro l'umanità, non più limitato alla ex Yugoslavia .
A che punto è questa nuova iniziativa?
»La prossima tappa è per i mesi di maggio e giugno. Si riunisce L'International Law Committee delle Nazioni Unite, un comitato di esperti che dovrebbe ultimare lo statuto del tribunale. Poi questo rapporto dovrebbe andare all'Assemblea Generale, che si riunirà a settembre. Lo statuto dovrebbe essere approvato nel corso della sessione autunnale perché il tribunale possa essere inaugurato l'anno successivo. Se il calendario non venisse rispettato si perderebbe l'occasione di utilizzare il cinquantenario delle Nazioni Unite, che cade proprio nel '95, per lanciare questa rivoluzionaria iniziativa che darebbe per la prima volta all'Onu il potere di creare giustizia e diritto .
Il tribunale assicurerà qualche criminale alla giustizia?
»Io credo proprio di sì, perché potrà spiccare mandati di cattura internazionali. Da parte della Bosnia e della Croazia una collaborazione sarà possibile, ma, per come stanno le cose oggi, ottenerla dalla Serbia sarà difficile. Però i ricercati non potranno più uscire dalla Serbia-Montenegro. E se mettessero piede in Ungheria o in Italia, sarebbero catturati e deferiti alla Corte .
Cos'altro potrà fare il tribunale?
»C'è la possibilità per Stati, organizzazioni internazionali o cittadini, di costituirsi parte civile .
Olivier prende fiato, spiega come far pressione sull'Onu. Basta inviare un fax alla quinta Commissione dell'Onu (numero 001-12-963-3050) oppure al suo Presidente (001-21-759-9538), con un appello: »Approvate ora il finanziamento del tribunale sulla ex Yugoslavia nel quadro del bilancio ordinario delle Nazioni Unite .
Domani è il giorno della riunione decisiva al Palazzo di vetro. Olivier, fiducioso, continua a digiunare.