Di Pericle RossiSOMMARIO. Pannella ha assunto, nello scontro elettorale, un ruolo che gli ha fruttato una campagna di discredito, da parte dei progressisti, "seconda solo a quella che ha colpito Berlusconi". Egli ha messo in rilievo il "sostanziale conservatorismo" dei progressisti e le loro compromissioni col potere. Anche altri sinceri democratici hanno scisso le loro responsabilità dal Polo di Occhetto e Cossutta. A tutti questi, Pannella dà ora appuntamento per costituire uno "schieramento democratico" che riequilibri a sinistra il Polo della Libertà.
(L'OPINIONE, 9 aprile 1994)
IL RUOLO di Marco Pannella durante la campagna elettorale è sfuggito ai più, attratti dal meccanismo che imponeva scelte nette, o di qua o di là. Meno che ad altri, forse, è sfuggito al fronte progressista, che ha gratificato Pannella di una campagna di discredito seconda solo, per violenza, a quella che ha colpito Silvio Berlusconi. Le ragioni di tanto astio sono, ed erano già, evidenti. Schierandosi contro Occhetto Pannella dava voce a una sinistra liberale, democratica, riformista, o riformatrice come preferisce dire, che non si è riconosciuta, e continua a non riconoscersi, nel Pds e nei suoi alleati. Che ne ha messo in rilievo, anzi, il sostanziale conservatorismo, e le compromissioni col potere nei decenni passati. La documentazione fornita nel pieno della campagna elettorale sui comportamenti tenuti da Pci prima e Pds poi in Parlamento sulle leggi di spesa, e quindi sulle responsabilità della opposizione nel dissesto dei conti pubblici ha chiarito, più che mille discorsi teorici, il significato autent
ico della pratica che si è definita consociativa, con nome bruttissimo, pari solo alla sostanza che dietro di esso si è celata.
Pannella ha dunque avuto il torto, nella campagna elettorale e agli occhi dei progressisti, di rappresentare il bastone, o il sassolino, negli ingranaggi della "gioiosa macchina da guerra" del Pds. Ma gli uomini di cultura radicale non sono stati i soli a negare la pretesa di Occhetto, o di Cossutta, di rappresentare tutta la sinistra e l'opinione progressista di questo Paese. Lo hanno negato i candidati presentatisi nelle liste di Forza Italia come riformatori, ma lo hanno negato anche quei politici, e quegli intellettuali di sinistra e laici che hanno preso posizioni diverse, rifiutando tuttavia di intrupparsi con Occhetto.
Ci sono stati intellettuali di cultura socialista come Giuliano Amato, o Luciano Pellicani, o Luciano Cafagna, che hanno combattuto sotto le insegne del Patto di Segni, e altri socialisti che hanno rifiutato di farsi eleggere dell'elettorato pidiessino come ha fatto Del Turco. Ma anche liberal-democratici come Zanone e La Malfa che, attratti in un primo tempo da Alleanza democratica, se ne sono ritratti non appena hanno scoperto che si trattava solo di fare da specchietti per le allodole in una riedizione del vecchio Fronte popolare.
A tutti, Pannella ha dato appuntamento per domenica a Roma. L'ipotesi, e l'obiettivo, è quello di costituire (all'interno del "polo delle libertà", o autonomo rispetto ad esso) un schieramento democratico, di sinistra laica e liberale, tanto più necessario a giudizio di Pannella trattandosi di riequilibrare sulla sinistra il successo della destra di Alleanza nazionale. Un successo legittimo, ma che pone problemi politici allo schieramento democratico e riformatore.
Ma non si tratta solo di questo. Si tratta anche di dare voce a un elettorato che si è riconosciuto nel "polo delle libertà", e in particolare in Forza Italia, ma che non ha niente a che spartire con la destra classica. L'esame dei flussi elettorali è piuttosto complicato, ma alcune ipotesi si possono già azzardare. Sembra evidente che la sinistra egemonizzata dal vecchio Pci ha ripreso i suoi voti, che la Dc è uscita dimezzata, nella componente popolare e pattista, a vantaggio della Lega nelle zone "bianche" e del Msi al Sud, che ad essersi disperso in misura maggiore è stato proprio il voto degli ex partiti intermedi, il Psi, il Pri, i liberali, il Psdi, i soli ad essere scomparsi dalla scena politica. Ed è assai probabile che proprio in questo elettorato, che è laico, democratico, riformatore, abbia attinto gran parte dei consensi il "polo delle libertà", e il movimento di Berlusconi.
Il Cavaliere, con una delegazione di Forza Italia, dovrebbe essere presente a Roma alla Convention di Pannella, e se ne può capire la ragione. Non è soltanto il riconoscimento per una battaglia coraggiosa fatta dal leader radicale, a consigliare la mossa di Berlusconi, ma anche, verosimilmente, la volontà di accentuare la natura democratica, innovatrice e liberale del movimento uscito vittorioso dalle elezioni del 27 marzo.