Agenzia del Partito radicalePoche, pochissime righe, per introdurre e presentare Transnational, "Satya-graha, Agenzia del Partito radicale".
Satyaraha significa nonviolenza, ricerca del dialogo, affermazione con il dialogo della verità, del diritto, della ragione.
Questa Agenzia è un mezzo rapido ed agile per comunicare con tutti gli iscritti e simpatizzanti, uno strumento di informazione e lavoro sugli obiettivi individuati dalla mozione politica -vincolante per le attività intraprese dagli organi del partito- discussa e approvata dal Consiglio Generale, riunitosi a Sofia (Bulgaria) nel luglio 1993.
Transnational sarà tradotta e stampata in gran parte dalle sedi che vedete elencate qui a fianco, attraverso il contributo di molti militanti e grazie anche al determinante supporto offerto dal servizio telematico Agorà. I destinatari saranno oltre 6.000, le lingue tradotte 9, i paesi raggiunti 32.
Pochissime pagine, che tenteremo di inviare con periodicità frequente, due volte al mese.
Questa Agenzia sarà dunque un piccolo supporto alle campagne del Partito radicale sui temi del diritto internazionale, diritto che se non prende corpo in regole, norme, leggi, istituzioni non esiste, non vive, si riduce a vuota enunciazione.
Attraverso Transnational sarete informati sul procedere delle diverse campagne su cui siamo impegnati, su tutte le scadenze intermedie, speriamo con puntualità e precisione.
Abbiamo appena vissuto la vittoria della forza del dialogo nonviolento che, dopo tanti mesi di impegno e lavoro che di seguito riassumiamo, insieme alle Nazioni Unite, alla Quinta Commissione dell'Onu hanno portato alla definitiva attuazione del Tribunale internazionale sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia, la prima istituzione giurisdizionale sovranazionale grazie alla quale sarà possibile non lasciare impuniti crimini terribili, crimini di guerra. Ed evitarne, prevenirne altri.
Che una campagna tanto ambiziosa, quale quella che ci vede impegnati per l'istituzione del Tribunale internazionale permanente e per la moratoria delle esecuzioni capitali in funzione della abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000 abbia bisogno di un foglio di collegamento e informazione, è certo.
Che ciò possa avvenire dipende da tutti, come dipende da tutti la capacità del Partito radicale di affermare la necessità del diritto, delle regole, contro le esplosioni di guerra, contro i genocidi in atto.
Nella speranza che potremo, dopo questo numero zero, essere in grado di raggiungerti ogni quindici giorni e che questo strumento ti possa essere utile, laddove ti trovi, ad affermare e dare corpo alle ragioni del nostro stare insieme nel transpartito transnazionale che è il Partito radicale, tanti auguri di buon lavoro.
IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE SUI CRIMINI DI GUERRA
COMMESSI NELLA EX JUGOSLAVIA PUO' FINALMENTE OPERARE
Nel gennaio 1993 il Partito radicale sollecita il governo italiano a formare una commissione che si occupi di redigere e presentare all'Onu un progetto di statuto per un tribunale ad hoc sulla ex Jugoslavia.
Il 22 febbraio il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva la risoluzione 808 con la quale si istituisce il tribunale ad hoc e si dà mandato al Segretario Generale, Boutros Boutros Ghali, di formulare una proposta sulle modalità da seguire per la creazione della Corte.
Ad aprile il Partito radicale promuove una raccolta di firme ad un appello affinché il Consiglio di Sicurezza acceleri i tempi per l'istituzione formale del tribunale ad hoc.
Il 25 maggio il Consiglio di Sicurezza con la risoluzione 827 approva il rapporto del Segretario Generale sul tribunale; lo statuto esclude l'uso della pena capitale.
A settembre iniziano i lavori dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite; tra i punti all'ordine del giorno c'è l'elezione dei giudici e del pubblico ministero del tribunale ad hoc, ma c'è il rischio che ostacoli burocratici/diplomatici impediscano rapide decisioni in materia. Il Partito radicale lancia quindi un secondo appello affinché il Tribunale entri in funzione entro il dicembre '93.
Il 17 settembre l'Onu nomina gli undici giudici, alla fine di ottobre il pubblico ministero.
Il 2 novembre una delegazione guidata da Emma Bonino, segretario del Partito radicale, consegna a Boutros Ghali, a New York, le firme raccolte.
Il 17 novembre il tribunale s'inaugura solennemente all'Aja. Viene eletto presidente del tribunale il giudice italiano Antonio Cassese.
Ma ancora la piena operatività del Tribunale è lontana: serve l'approvazione del bilancio da parte della Quinta Commissione dell'Assemblea Generale, nell'ambito della quale non mancano resistenze espresse da alcuni paesi. Il 12 marzo Olivier Dupuis, Presidente del Consiglio Generale del Partito radicale, inizia un digiuno di dialogo con i membri della Commissione, che durerà 28 giorni. Centinaia sono coloro che si uniscono al satyagraha, cittadini di 21 paesi, tra cui 20 parlamentari. Alla mobilitazione nonviolenta partecipano migliaia di persone, che inviano fax e telegrammi a New York, unendosi alla richiesta rivolta alla Commissione dell'ONU di approvare tempestivamente il bilancio del Tribunale, come capitolo di spesa del bilancio ordinario delle Nazioni Unite.
La campagna si conclude quindi con un successo, dopo i tanti mesi di lavoro. Per la prima volta il pianeta si dota di una istituzione giurisdizionale internazionale, sovranazionale: i criminali di guerra potranno essere assicurati alla giustizia. Il Diritto può dimostrare di poter contrastare la violenza.
La definitiva istituzione del tribunale ad hoc sui crimini nella ex Jugoslavia costituisce a sua volta il primo passo verso l'istituzione del Tribunale internazionale permanente sui crimini contro l'umanità. Per questo decine di migliaia di cittadini partecipano a Roma il 3 aprile alla Marcia di Pasqua, promossa dal Partito radicale, dai Sindaci di Sarajevo e di Roma, dalla Caritas Diocesana e da Nessuno Tocchi Caino, la campagna per l'abolizione della pena di morte entro l'anno 2000, che viene aperta proprio dal Sindaco della capitale bosniaca e dai gonfaloni delle decine e decine di città che si sono costituiti in Comitato "Non c'è pace senza Giustizia".
La Marcia di Pasqua apre e rafforza la campagna per l'istituzione del tribunale internazionale penale permanente, e quella per la moratoria delle esecuzioni capitali in funzione della totale abolizione della pena di morte nel mondo entro la ormai prossima fine del secolo.
Le campagne sono ora nelle mani di tutti, come nelle loro mani sono gli strumenti di iniziativa civile e parlamentare delle mozioni illustrate qui di seguito.
In una lettera inviata pochi giorni fa alla Segretaria del Partito radicale, Emma Bonino, il rappresentante permanente di Italia presso le Nazioni Unite, Ambasciatore Paolo Fulci, scrive tra l'altro: "... Il Presidente della V Commissione dell'Assemblea Generale mi parlava l'altro giorno dell'incredibile numero di fax ricevuto...".
PENA DI MORTE: LE MOZIONI
Proponiamo i testi di due strumenti di lavoro: due mozioni che i parlamentari possono presentare affinché con la loro approvazione possa sorgere una pressione nei confronti delle Nazioni Unite.
Strumenti di lavoro che ciascuno può presentare se è deputato, o fare in modo che si presenti, non solo nei parlamenti ma anche nei consigli comunali, provinciali, regionali; affinché anche nelle assemblee locali questi documenti possano prendere la forma di ordini del giorno e di decisioni politiche formali.
Inviaci notizia delle tue iniziative scrivendo a uno dei recapiti del partito indicati in prima pagina.
MOZIONE PARLAMENTARE SULLA MORATORIA DELLE ESECUZIONI CAPITALI PER L'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
La Camera/Il Parlamento ...
rilevato che
- la pena di morte è oggi ancora prevista negli ordinamenti giudiziari di 132 Stati della comunità internazionale su 181 (116 per reati ordinari e 16 per reati eccezionali) e che è ancora applicata in 96 paesi, ivi inclusi alcuni di democrazia politica;
- numerosi paesi, anche a ordinamento democratico, applicano la pena di morte in circostanze escluse da convenzioni internazionali sui diritti umani (minore età o malattie mentali);
- in alcuni paesi e situazioni la pena di morte viene comminata in assenza di garanzie giuridiche e processuali, specialmente in caso di colpi di Stato e di guerre civili;
- la comunità internazionale è minacciata da violazioni delle più elementari norme del diritto internazionale umanitario, quali i crimini di guerra, le aggressioni territoriali, il terrorismo, il genocidio, i crimini contro l'umanità;
- la gravità di tali violazioni nel territorio della ex Jugoslavia, l'epurazione etnica, la violenza sistematica sulle donne, le stragi di civili sono realtà quotidiana;
ritenuto che
- occorre uno strumento di sanzione penale internazionale per punire i responsabili di tali atrocità, subordinando il principio di non ingerenza negli affari interni degli Stati al rispetto della dignità e dei diritti umani;
- il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria va affermato come fondamentale e inviolabile diritto della persona, in ogni ordinamento giuridico, con particolare riferimento a quegli Stati che abbiano in corso la revisione della loro Costituzione;
visti
- la Risoluzione del Parlamento Europeo del 12 marzo 1992, laddove afferma che nessuno Stato, e a maggior ragione nessuno Stato democratico, può disporre della vita dei propri cittadini prevedendo nel proprio ordinamento la pena di morte come conseguenza di reati, anche se gravissimi;
- lo Statuto del Tribunale Internazionale per i crimini commessi nella ex Jugoslavia istituito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il quale esclude in ogni caso la pena di morte;
considerato che
- è in corso una campagna internazionale denominata "Nessuno tocchi Caino", condotta da cittadini e da parlamentari per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000, a cui hanno aderito Premi Nobel, personalità della scienza, della cultura, numerose città, province e regioni italiane, e rappresentanti di tutte le religioni e di parlamenti di diversi paesi;
- una tappa di questa campagna è stata la Marcia di Pasqua che si è svolta a Roma, il 3 aprile scorso, che aveva per obiettivi la moratoria delle esecuzioni capitali e la costituzione del Tribunale penale internazionale per i crimini contro l'umanità;
- la prossima tappa, con gli stessi obiettivi, è riferita all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che si riunisce a New York da settembre a dicembre 1994, in occasione della quale si stanno preparando iniziative parlamentari e una mobilitazione internazionale;
impegna il Governo
- a porre all'ordine del giorno della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si riunisce a New York da settembre a dicembre 1994, la seguente proposta di Risoluzione sulla moratoria delle esecuzioni capitali:
"L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite
Considerato
che il diritto di ogni essere umano a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria, anche se emessa nel rispetto della legge e della procedura, va affermato come fondamentale e inviolabile diritto della persona in tutti gli ordinamenti giuridici nazionali e come diritto umano nell'ordinamento internazionale;
che è necessario stabilire subito una moratoria delle esecuzioni anche già decretate, affinchè il principio dell'indisponibilità allo Stato della vita di ogni uomo si affermi ovunque nel mondo entro l'anno 2000;
Chiede al Consiglio di Sicurezza
di imporre una moratoria delle esecuzioni da applicare a tutte le situazioni create da "colpi di Stato" o da guerre civili - che costituiscono una minaccia alla pace e alla sicurezza mondiale -, e di ricorrere, in caso di violazioni degli Stati, a tutte le sanzioni previste dalla Carta delle Nazioni Unite;
Stabilisce
che lo Statuto del Tribunale penale internazionale escluda la previsione della pena di morte per qualsiasi reato, così come sancito nello Statuto del Tribunale ad hoc sulla ex Jugoslavia;
Raccomanda agli Stati membri
di attuare una moratoria delle esecuzioni anche già decretate, e di impegnarsi a conseguire l'obiettivo dell'abolizione entro l'anno 2000;
di attivare la procedura di contenzioso internazionale, ex art. 41 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, nei confronti degli Stati contraenti che applicano la pena di morte in violazione dei limiti previsti dall'articolo 6 del Patto (estrema gravità del crimine commmesso, inapplicabilità nei confronti dei minori di diciotto anni e delle donne in stato di gravidanza);
di formulare sistematicamente obiezioni alle riserve che gli Stati, nel ratificare il Patto internazionale sui diritti civili e politici, oppongono alle limitazioni nell'uso della pena di morte previste dal Patto stesso, confermando con questa prassi l'evoluzione del diritto internazionale a sancire la nullità delle riserve agli accordi sui diritti umani."
MOZIONE PARLAMENTARE SULLA MORATORIA DELLE ESECUZIONI CAPITALI PER IL CONSIGLIO DI SICUREZZA
La Camera/Il Parlamento ...
considerato che
- malgrado la fine della guerra fredda, permangono in tutto il mondo focolai di tensione e conflitti nazionalistici e etnici;
- il passaggio "dall'equilibrio del terrore" al "terrore senza equilibrio" ha messo a nudo situazioni di difficile convivenza tra gruppi, etnie e nazioni;
- i colpi di Stato e le guerre civili spesso coinvolgono Stati limitrofi e si ripercuotono sul difficile equilibrio delle alleanze e dei sistemi di difesa a livello universale e regionale;
- le guerre civili rappresentano una minaccia alla sicurezza mondiale e rientrano nelle competenze del Consiglio di Sicurezza sulla base del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite;
- in simili occasioni, la protezione dei diritti umani, in particolare il diritto alla giustizia secondo le più elementari regole di procedura, viene esercitato in un contesto altamente "inquinato";
- l'odio e la paura per lo scampato pericolo, o al contrario "l'eccitazione" derivante dalla recente presa del potere, creano situazioni difficili per l'imparzialità del giudizio;
- qualora si tratti di processi contro tiranni o rivoluzionari sanguinari, l'applicazione della pena di morte appare la fulminea e più probabile conseguenza del processo, in quanto pena esemplare ed immediata;
- la "vendetta della giustizia" può assumere connotati di vero e proprio sterminio, poiché condanne a morte vengono eseguite nei confronti di individui rei di appartenere ad un medesimo gruppo, partito o fazione, o accusati solo di complicità morale;
- il Tribunale delle Nazioni Unite per i crimini commessi nella ex Jugoslavia esclude l'applicazione della pena di morte anche nei confronti degli autori dei più atroci delitti;
impegna il Governo
- a fare propria la Risoluzione del Parlamento Europeo del 12 marzo 1992, laddove afferma che nessuno Stato, e a maggior ragione nessuno Stato democratico, può disporre della vita dei propri cittadini prevedendo nel proprio ordinamento la pena di morte come conseguenza di reati, anche se gravissimi;
- a perseguire nell'immediato l'obiettivo giuridico, politico e morale della moratoria delle esecuzioni in caso di colpi di stato, di guerre civili o altre situazioni analoghe;
- ad adoperarsi affinché il Consiglio di Sicurezza in tali casi imponga la moratoria delle condanne a morte per un periodo prefissato o avochi a sé il potere di inchiesta, almeno fino a che non appaia da elementi certi che vi sia il rispetto delle più elementari caratteristiche di una "giustizia giusta";
- ad adoperarsi affinché il Consiglio di Sicurezza sancisca il principio del divieto dell'applicazione della pena di morte, in simili circostanze, in qualsiasi Paese.
IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE PERMANENTE
Dopo la Marcia di Pasqua la prossima scadenza della campagna per il Tribunale penale internazionale permanente è la riunione dell'International Law Committee. Durante questa sessione, che avrà luogo nei mesi di maggio e luglio, la Commissione dovrà ultimare la bozza di statuto del Tribunale permanente.
Se ciò non avvenisse, ovvero se la Commissione non ultimasse il proprio lavoro, non solo la questione sarebbe rimandata di un anno, impedendo dunque all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di pronunciarsi durante la sua seduta dell'autunno 1994, ma si perderebbe l'opportunità che il Tribunale permanente venga solennemente aperto nel 1995, in occasione del cinquantenario della fondazione delle Nazioni Unite.
Già sappiamo che l'argomento è tra i primi punti all'ordine del giorno.
Dobbiamo ora mobilitarci nei confronti dei membri dell'International Law Committee affinché rompano gli indugi e concludano nel maggio prossimo i loro lavori. Lo possiamo fare sin d'ora, portandoli a conoscenza del perché riteniamo di fondamentale importanza la creazione di questo primo segmento di diritto internazionale.
Ti invitiamo quindi a spedire al più presto un fax alla sede del Partito radicale di Roma, o a quella a te più vicina.
Ti forniamo qui un esempio di testo su cui raccogliere sottoscrizioni (corredate di indirizzo esatto e di tutti i dati anagrafici); provvederemo noi ad inviare tempestivamente tutti i fax raccolti ai membri dell'International Law Committee delle Nazioni Unite.
"Noi cittadini, Vi chiediamo di completare al più presto la redazione dello Statuto del Tribunale penale internazionale permanente affinché possa essere approvato dalla prossima sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Vi chiediamo inoltre di mantenere l'esclusione della pena di morte così come già previsto nello Statuto del Tribunale ad hoc per i crimini commessi nella ex Jugoslavia."
CONVENZIONI INTERNAZIONALI IN MATERIA DI DROGHE
Il Partito radicale sta organizzando un convegno sulla denuncia delle convenzioni internazionali in materia di droghe che si svolgerà a Roma il 27 e 28 maggio prossimi. Al convegno, promosso in collaborazione con la LIA-Lega Internazionale Antiproibizionista e con il CORA-Coordinamento Radicale Anti-proibizionista, parteciperanno esperti, giuristi e parlamentari provenienti dall'Europa e dall'Ame-rica.
Il convegno rientra nelle iniziative decise dal Consiglio generale di Sofia in favore della revisione delle convenzioni internazionali che sono gli strumenti giuridici che vincolano i Paesi ad una politica proibizionista in materia di droghe.
Le strade possibili per una campagna internazionale in questo senso sono due, tra loro complementari: la denuncia delle convenzioni e il loro emendamento. Una tale campagna dovrà coinvolgere l'opinione pubblica perché i Parlamenti approvino mozioni che impegnino i rispettivi governi a depositare emendamenti alla convenzione unica del 1961 e a denunciare la convenzione di Vienna del 1988 in modo da avviare una procedura di revisione che porti ad un nuovo negoziato ONU.
Per testi e documentazione puoi contattare le sedi del Partito radicale.
Segreteria organizzativa del convegno:
Roma, tel ++39-6-689 791, fax ++39-6-689 79 324
Bruxelles, tel ++32-2-284 2579, fax ++32-2-230 3670
CAMPAGNA PER IL DIRITTO ALLA LINGUA INTERNAZIONALE
Il 3 maggio a Strasburgo, davanti al Parlamento Europeo, si terrà una manifestazione promossa dal Partito radicale e dall'Esperanto Radikala Asocio, in sostegno dei 14 emendamenti presentati da Marco Pannella al programma "Leonardo" (il nuovo programma comunitario per la formazione professionale). Tali emendamenti concentrano l'attenzione sul problema della comunicazione tra i lavoratori dei vari paesi cercando di risolverlo nel pieno rispetto di ogni diversità linguistica.
Rivolgiti alla sede del Partito radicale a te più vicina per comunicare la tua adesione alla manifestazione o per avere maggiori informazioni.
ANCHE PER L'AIDS UNA CAMPAGNA PER IL DIRITTO
Mai come adesso è apparso così ovvio che povertà e carenze sanitarie in un angolo del mondo possono avere conseguenze letali per chiunque si trovi anche dalla parte opposta del pianeta. Da un punto di vista microbico, il villaggio globale degli Anni 90 è davvero minuscolo!
In troppi Paesi l'AIDS è ancora considerato alla stregua di un problema sanitario e non come questione da affrontare anche dal punto di vista politico-istituzionale e dello sviluppo umano. Nonostante la natura globale della pandemia, allo stato attuale non esistono norme giuridiche internazionali relative all'AIDS e questo è emblematico della disomogeneità con cui è stata condotta finora la lotta nei suoi confronti. In definitiva, bisogna prendere atto che la risposta è stata finora inadeguata e poco realistica.
La sfida posta alla comunità internazionale richiede invece una cooperazione coordinata, sostenibile, transnazionale e complementare: il fatto che il virus ignori le frontiere rende essenziale stabilire regole comuni tra gli Stati. Il concetto dell'"ingerenza per ragioni umanitarie e sanitarie" non è inconcepibile in questo caso.
L'obiettivo principale della campagna radicale è quindi quello di colmare questo vuoto esistente nel quadro giuridico-istituzionale internazionale, individuando uno strumento che consenta alle Nazioni di reagire globalmente ed in maniera concertata alle pandemie, come nel caso dell'epidemia da HIV. Il Partito radicale indica tre ipotesi di strumenti sovranazionali: l'istituzione di una Convenzione ONU ad hoc, una modifica allo Statuto dell'Organiz-zazione Mondiale della Sanità, una Dichia-razione Universale. Le tre ipotesi non si escludono a vicenda.
Il legame tra individuo, la sua piccola o grande comunità, il suo Paese ed il mondo, deve essere ripensato. Per questo sono necessarie delle innovazioni politiche.
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ROMA Partito radicale
via di Torre Argentina, 76
00186 Roma (Italia)
tel. 39-6-689791 fax 39-6-68805396
ALMA-ATA Radikaljnaja Partija
c/o Elena Schejger-Mirkhanova
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480124 Almaty (Kazakhstan)
BAKU Radikal Partijasi
Rasul Rza 1/16 - 22
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tel/fax 7-8922-934592
BUCAREST Partidul radical
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Sect.1 Bucuresti (Romania)
tel/fax 40-1-3126364
BUDAPEST Radikalis Part
Dorottya u.3.III.em.6.
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fax 36-1-1187937
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KIEV Radykaljna Partija
Chervonoarmijska 114 - 20
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