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Partito radicale - 6 giugno 1994
Transnational/Satyagraha - numero 3 del 6 giugno 1994
Agenzia del Partito radicale

Proprio mentre si intensificano gli sforzi dei radicali per l'affermazione di un nuovo diritto internazionale, che sia effettivamente diritto, capace di affermarsi attraverso istituzioni che ne impongano il rispetto, sempre più evidente è il bisogno primario del pianeta: il bisogno di diritto, di regole, di autorità che lo affermino e lo facciano rispettare, come avviene in ogni comunità democraticamente retta.

La immane tragedia del Rwanda, che come quella della ex Jugoslavia ha palesato ulteriormente l'impotenza delle istituzioni internazionali di oggi, impone l'accelerazione dell'opera per dotare il mondo, intanto, almeno, di un tribunale permanente che giudichi i crimini contro l'umanità, dotato di poteri adeguati, tali da non ridurre questa istituzione a entità impotente e inutile, e capace di essere deterrente, perché non vi siano più Jugoslavia e Rwanda.

Il Partito radicale appare essere oggi - purtroppo - l'unica organizzazione politica impegnata ad affermare nel mondo la necessità di rendere il diritto, le regole di convivenza, adeguate alle altre attività umane, ormai totalmente interconnesse.

Sulla tragedia del Rwanda, di cui il mondo intero porta responsabilità dirette e gravissime, il Parlamento italiano ha preso posizione, soprattutto grazie all'impegno dei deputati iscritti al transpartito transnazionale che è il Partito radicale.

Intanto, Emma Bonino ha raggiunto New York, per partecipare alla riunione di Parliamentarians for Global Action, di cui presiede la Commissione che si occupa del Diritto internazionale. Ma Bonino, a New York, è stata soprattutto invitata, insieme a Marco Pannella, all'udienza per la redazione dell'agenda ONU per lo Sviluppo. Ne parliamo in questo numero dell'agenzia.

E' questo il fronte di iniziativa del Partito, il fronte di iniziativa nonviolenta, civile, democratica, come fissato, deciso al Congresso di Roma e al Consiglio generale di Sofia con la sua Mozione.

In questo ambito, è ormai partita l'iniziativa per la denuncia delle Convenzioni internazionali in materia di politica sulle droghe, dopo il seminario internazionale che alla fine di maggio ha fissato, riunendosi a Roma, gli obiettivi e i binari della nuova campagna antiproibizionista per la legalizzazione delle droghe, per sconfiggere i poteri criminali la cui massima fonte di ricchezza e potere è costituita dalle droghe e dalla loro proibizione.

Il Seminario di Roma, cui hanno preso parte moltissimi dei massimi esperti mondiali in materia, oltre che, come osservatori, numerosi diplomatici, ha proposto una Mozione parlamentare, un nuovo strumento di iniziativa. La pubblichiamo, affinché possa essere strumento di lavoro per tutti i radicali, parlamentari e non; perché divenga mozione nel massimo numero di Parlamenti, petizione popolare, e occasione di dialogo con le istituzioni governative dei vari paesi.

La mozione che pubblichiamo nelle pagine interne, si aggiunge alle mozioni che abbiamo pubblicato nei numeri precedenti, sulla pena di morte e sul tribunale internazionale permanente, e rafforza la strategia del Partito radicale per l'affermazione del nuovo diritto internazionale.

Continuano nel frattempo a giungere presso le sedi del Partito le adesioni alle iniziative parlamentari promosse nei mesi scorsi.

Va infine notato che da questo numero "Transnational" raggiungerà le redazioni di numerosi organi di stampa, e i loro Direttori, grazie all'opera delle varie sedi radicali, cui si deve non solo la distribuzione, ma anche, in parte determinante, la redazione di queste pagine. Nonostante "Transnational" non sia una agenzia di stampa, ma un bollettino di informazione sulle iniziative del Pr, riteniamo utile e necessario farlo pervenire ai media, anche per aprire un dialogo, e per dare ad esso continuità, certi dell'interesse dei tanti giornali, radio e TV cui perverrà puntualmente.

EDUARD SHEVARDNADZE: TRIBUNALE INTERNAZIONALE PERMANENTE SUBITO

Dopo un incontro a Tbilisi con Mamuka Tsagareli, vicepresidente del Consiglio generale del Partito radicale, il Presidente della Repubblica di Georgia Eduard Shevardnadze ha inviato la lettera che qui riportiamo ai membri della ILC.

Tbilisi, 2 giugno 1994

Sostengo la vostra volontà di istituire il Tribunale internazionale permanente.

Spero che nella prossima Sessione, le Nazioni Unite adotteranno il proposto Statuto per la creazione di questa istituzione.

Come in Jugoslavia e in altri punti caldi del pianeta in questo scorcio del ventesimo secolo, il popolo della Georgia ha subito i traumi connessi con il nazionalismo estremo, il radicale separatismo, la pulizia etnica e lo sterminio di centinaia di migliaia di persone disperse o rifugiate.

Noi crediamo che l'esistenza di una Corte internazionale assicurerà che ogni persona, o regimi colpevoli di tali crimini, si assuma le proprie responsabilità sia di fronte alle vittime che alla Comunità internazionale.

Quindi chiedo, con il massimo della forza, come elemento di rinnovamento del nostro impegno sugli ideali umanitari nel preparare il nuovo secolo, che sia evitata la pena capitale.

Eduard Shevardnadze

EMMA BONINO ALLE NAZIONI UNITE

LA RIUNIONE DI PGA SUL TRIBUNALE INTERNAZIONALE

Il Presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel quadro di una serie di consultazioni con gli Stati membri, ha invitato Emma Bonino - segretaria del Partito radicale e deputato Riformatore in Italia - indicata dal governo italiano, alle "Udienze" per l'elaborazione di una "Agenda per lo sviluppo" a completamento dell'"Agenda per la pace" che è già stata stabilita.

S.R. Insanally, responsabile del progetto, ha chiesto a Bonino di essere presente alle "Udienze mondiali per lo sviluppo" che si sono tenute a New York dal 6 al 10 giugno "come testimone esperto e in considerazione delle sue ampie conoscenze in materia".

Cinque i temi affrontati: lo sviluppo, la pace, la sicurezza; le sfide e gli imperativi della crescita e dello sviluppo sostenibile; priorità delle persone; globalizzazione; una nuova cooperazione per lo sviluppo; il ruolo del sistema delle Nazioni Unite.

Emma Bonino ha svolto la sua relazione lunedì 6 giugno - al palazzo dell'ONU - sul secondo degli argomenti previsti.

Il testo della relazione Bonino è disponibile in Agorà Telematica, o può essere richiesto presso le sedi del Partito radicale.

Nel corso del suo soggiorno a New York Emma Bonino ha anche partecipato alla riunione dei membri aderenti a Parlamentarians for Global Action (PGA), rete di parlamentari provenienti da tutte le parti del mondo su questioni di politica internazionale. La riunione è stata anzi presieduta da Emma Bonino, coordinatrice del programma di PGA sul diritto internazionale e sui diritti umani.

Il tema in discussione: la situazione dei Tribunali internazionali, sia quello ad hoc sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia che la Corte internazionale permanente.

Riguardo al Tribunale ad hoc, il Consiglio di Sicurezza deve ancora nominare il Pubblico Ministero. A sette mesi di distanza dall'inaugurazione del Tribunale all'Aja, non aver ancora nominato il PM mina la sua credibilità, soprattutto alla luce della relazione della Commissione degli Esperti che hanno indagato e raccolto le prove sui crimini commessi sul territorio della ex Jugoslavia dal 1991 in poi, rilasciata dal Segretario Generale dell'ONU all'inizio di giugno.

Relativamente invece alla Corte permanente, è necessario assicurare che l'International Law Commission, organo ausiliario dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite preposto ad elaborare la bozza di Statuto della tribunale, termini il proprio lavoro entro la sua presente sessione, ovvero entro luglio.

In questo senso il Partito radicale è promotore di una mozione parlamentare nei parlamenti di vari Paesi per chiedere ai Governi di prendere tutte le misure necessarie per rendere la Corte permanente operativa al più presto.

RWANDA: IL BISOGNO DI VERO DIRITTO INTERNAZIONALE

Grazie alla iniziativa di numerosi parlamentari di tutti i gruppi politici italiani, la Camera dei Deputati ha approvato all'unanimità una Risoluzione sulla tragica situazione in Rwanda. La Risoluzione, proposta tra gli altri dalla Segretaria del Pr Emma Bonino, è stata approvata all'unanimità il 1· giugno scorso dalla Commissione Esteri. Ecco il testo, che può costituire un utile punto di riferimento per altre analoghe iniziative parlamentari.

La III Commissione della Camera dei deputati,

- considerato che quanto è avvenuto in Rwanda supera qualsiasi confine di barbarie;

- tenuto conto che è in atto un genocidio - da considerarsi fra le calamità più perverse che hanno colpito questo secolo - che non risparmia neppure le donne ed i bambini, massacrati senza alcuna distinzione, con vittime che sono ormai calcolate in centinaia di migliaia;

- deplorando che non siano stati oggetto di sufficiente attenzione i segnali premonitori della crisi, e che indica una particolare debolezza delle strutture informative nazionali ed internazionali;

- denunciando le reiterate responsabilità politiche legate alla tolleranza internazionale e all'insufficiente coordinamento nella vigilanza sul traffico d'armi, anche italiane;

- considerato grave il fatto che all'appello del Segretario Generale dell'ONU, Boutros Ghali, ed ai contatti delle Nazioni Unite verso quarantadue Stati membri, soltanto pochi Paesi africani abbiano dato risposta positiva circa la costituzione di un contingente di almeno 5.500 uomini per imporre la fine delle ostilità;

- impegna il Governo

a) a chiedere al Consiglio europeo di definire con urgenza un'azione comune nel quadro della PESC per far fronte al disastro umanitario nel Rwanda e a premere sul Consiglio di sicurezza dell'ONU affinché la questione sia posta all'ordine del giorno - anche applicando l'articolo 34 della Carta delle Nazioni Unite -, fornendo contemporaneamente una disponibilità ufficiale - non soltanto a parole - del nostro Paese a partecipare attivamente al contingente di pace per mettere fine al genocidio e recuperare il colpevole ritardo e il ruolo di queste istituzioni;

b) a garantire il rispetto dell'embargo di armi e munizioni e a perseguire qualsiasi ditta italiana che si rendesse responsabile di ogni e qualsiasi aggiramento dello stesso;

c) a predisporre un piano di aiuti di emergenza e di sviluppo umano complessivo per le popolazioni ancora in Rwanda e per quelle in fuga, nel contesto del piano di pace delle Nazioni Unite, anche attraverso il sostegno alle iniziative italiane, fra cui quelle non governative e di volontariato;

d) a verificare puntualmente l'attuazione di tali piani e ad informarne periodicamente il Parlamento;

e) a sostenere e a promuovere presso la 49a sessione delle Nazioni Unite l'istituzione del Tribunale internazionale permanente sui crimini contro l'umanità;

f) a consultarsi con i partners europei, per decidere l'atteggiamento dell'Unione europea, chiedendo altresì una nuova riunione del Consiglio di sicurezza dell'ONU in via straordinaria.

PER LA REVISIONE DELLE CONVENZIONI ONU IN MATERIA DI DROGHE

Al termine dei lavori del Seminario internazionale per la revisione delle Convenzioni Onu in materia di droghe - svoltosi a Roma il 27 e 28 maggio scorsi, organizzato dal Partito radicale, dalla LIA e dal CoRA - è stato elaborato il testo di una mozione parlamentare (di seguito riportata) che impegni i Governi di vari Paesi ad attivarsi per la modifica dei trattati secondo le procedure previste a questo scopo da ciascuna Convenzione. Attraverso la messa in discussione delle Convenzioni da parte di un certo numero di Stati, infatti, è possibile concretamente attaccare e rendere vulnerabile il regime repressivo attualmente in vigore in materia di droghe.

Gli atti del Seminario possono essere richiesti alla sede del Partito radicale più vicina.

Il Parlamento ...

premesso che

- l'attuale regime proibizionista sulle droghe non solo non è stato in grado di arginare la diffusione del consumo delle droghe, ma ha trasformato il traffico clandestino delle droghe nell'attività commerciale più redditizia del pianeta con un volume di affari annuo dell'ordine di 500 miliardi di dollari, secondo stime delle Nazioni Unite;

rilevato che

- il potere delle organizzazioni criminali scalza le basi delle istituzioni legali e minaccia lo stato di diritto. In particolare nei paesi produttori che vedono prosperare un sistema parallelo di controllo del territorio;

- malgrado il proibizionismo, la droga circola liberamente nella nostra società;

- governi ed istituzioni regionali e locali studiano vie alternative alla strategia repressiva e che le corti costituzionali di vari paesi prendono sempre più frequentemente decisioni di depenalizzazione o di legalizzazione dell'uso di sostanze stupefacenti;

- tali misure di riduzione del danno, che corrispondono ad irrinunciabili esigenze di giustizia e salute pubblica, non sono sufficienti ad incidere sul fronte della lotta al narcotraffico e alla criminalità, poiché non intaccano il mercato illegale della droga;

- in effetti le leggi nazionali traducono in diritto interno le disposizioni di tre Convenzioni dell'O.N.U., rispettivamente la Convenzione Unica del 1961 sulle sostanze stupefacenti, la Convenzione del 1971 sulle sostanze psicotrope e la Convenzione di Vienna contro il traffico illegale di stupefacenti del 1988;

atteso che

- è ormai da molte parti riconosciuto che, a fronte di tali risultati, è da considerarsi fallita la "guerra alla droga" decretata trenta anni fa con l'instaurazione del regime proibizionista;

- la pretesa di dichiarare proibite le "droghe" provenienti dai paesi del sud del mondo, mentre non sono tali le "droghe" del Nord del mondo (alcool, tabacco), costituisce una delle contraddizioni maggiori del regime proibizionista;

- per modificare il regime proibizionista oggi vigente nel mondo occorre dunque agire perché vengano depositati da uno o più governi strumenti di denuncia o emendamenti alle suddette Convenzioni, conformemente alle procedure previste dalle Convenzioni stesse, al fine, anche, di arrivare alla convocazione di una conferenza internazionale sull'argomento;

- mentre la Convenzione del 1988 a carattere esclusivamente repressivo non è suscettibile di emenda, quella del 1961 - e conseguentemente la Convenzione del 1971 - può essere emendata in modo tale da ampliare dagli usi esclusivamente medici e scientifici agli "altri" usi la fabbricazione, l'esportazione, l'importazione, la distribuzione, il commercio, l'uso e la detenzione di stupefacenti legalmente controllati, mantenendo parallelamente la proibizione per talune sostanze particolarmente pericolose;

impegna il Governo

1) a denunciare la Convenzione di Vienna del 1988 contro il traffico illegale degli stupefacenti conformemente all'art. 30 della Convenzione stessa;

2) a depositare gli emendamenti seguenti alla Convenzione Unica del 1961 sugli stupefacenti - conformemente all'art. 47 della Convenzione - in modo tale da provocare la convocazione di una Conferenza delle Parti Contraenti in merito agli stessi emendamenti:

emendamento n· 1

modificare il Preambolo come segue:

"Le Parti:

* preoccupate della salute pubblica e della pace sociale;

* riconoscendo che l'utilizzo di queste sostanze per scopi terapeutici o scientifici è indispensabile per alleviare il dolore e per intervenire nella cura di determinate malattie e che non deve essere oggetto di alcuna restrizione ingiustificata;

* riconoscendo che la loro utilizzazione è legittima se corrisponde ad una abitudine tradizionale o è l'espressione della libertà individuale di ciascuno riconosciuta dalle Convenzioni Universali sui diritti umani, a condizione di non nuocere agli altri;

* determinate a prevenire e a combattere l'abuso di queste sostanze e il traffico illecito al quale da luogo;

* profondamente preoccupate dalla vastità e dall'aumento della produzione, dalla domanda e dal traffico illeciti di stupefacenti che hanno degli effetti nocivi sulle basi economiche, culturali e giuridiche della società;

* profondamente preoccupate anche dai crescenti effetti devastanti del traffico illecito di stupefacenti nei diversi strati della società e in particolare tra i giovani sfruttati dai trafficanti;

* riconoscendo i legami tra il traffico illecito e le altre attività criminali organizzate connesse che minano le basi dell'economia legittima e minacciano la stabilità, la sicurezza e la sovranità degli Stati;

* coscienti che il traffico illecito è fonte di guadagni finanziari notevoli che consentono alle organizzazioni criminali di penetrare e di corrompere le strutture dello Stato e le attività commerciali e finanziarie legittime;

* stimando che per essere efficaci le misure prese contro l'abuso di stupefacenti devono essere coordinate ed universali;

* riconoscendo la competenza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite in materia di controllo delle sostanze stupefacenti e desiderose che gli organi internazionali interessati esercitino le loro attività nell'ambito di questa organizzazione;

* desiderose di concludere una convenzione internazionale accettabile da tutti diretta a sostituire tutti i trattati esistenti, limitando l'uso delle sostanze a fini medici e scientifici o altri, assicurando la protezione contro gli abusi verso la società ed i terzi;

* desiderose infine di concludere una Convenzione internazionale globale e operativa diretta a lottare efficacemente contro il traffico illecito con sistemi di legalizzazione controllata nei quali si tiene conto della pericolosità sanitaria e sociale delle sostanze regolamentate, e dei diversi aspetti culturali, economici e giuridici del problema;

* convengono su quanto segue:";

emendamento n· 2

dopo il paragrafo 1.1.y, aggiungere una nuovo paragrafo 1.1.z così redatto:

"Il termine 'ed altri fini legittimi' designa gli usi che corrispondono ad una abitudine tradizionale o è l'espressione della libertà individuale di ciascuno a condizione di non nuocere agli altri.";

emendamento n· 3

modificare l'art. 3.iii come segue:

"Se l'O.M.S. constata che una sostanza della tabella 1 è suscettibile di applicazioni mediche o scientifiche, la Commissione, secondo la raccomandazione dell'O.M.S., potrà iscrivere questa sostanza nella tabella II.";

emendamento n· 4

aggiungere le parole "ed altri fini legittimi":

- all'art. 4.c dopo le parole "a fini medici o scientifici";

- all'art. 9.4 dopo le parole "a fini medici o scientifici";

- all'art. 12.5 dopo le parole "a fini medici o scientifici";

- all'art. 19.1 dopo le parole "a fini medici o scientifici";

- all'art. 21.1 dopo le parole "a fini medici o scientifici";

emendamento n· 5

sopprimere il paragrafo 2 dell'art. 14 e l'art. 22;

emendamento n· 6

inserire la seguente frase all'art. 30.b:

"Questa disposizione non è necessariamente applicabile agli stupefacenti che i singoli possono legalmente ottenere, utilizzare, distribuire o somministrare.";

emendamento n· 7

modificare l'art. 33 nel modo seguente:

"Le Parti vieteranno la detenzione e l'uso di stupefacenti della Tabella IV senza autorizzazione legale.

Le Parti potranno vietare l'uso di sostanze stupefacenti in alcuni casi, a condizione esplicita che questo uso degeneri in abuso, nocivo per la società o pericoloso per terzi.";

3) a depositare analoghi emendamenti, mutatis mutandis, alla Convenzione del 1971 sulle sostanze psicotrope.

 
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