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Partito radicale - 4 luglio 1994
TRANSNATIONAL/satyagraha - numero 5 del 4 luglio 1994
Agenzia del Partito radicale

PRESENTATA LA MOZIONE PER LA MORATORIA DELLE ESECUZIONI:

PER GIUNGERE AD UNA DECISIONE DA PARTE DELL'ONU

E' stata presentata al Parlamento italiano, sia al Senato che alla Camera dei Deputati, la mozione per la moratoria delle esecuzioni capitali, pubblicata sul numero 0 di questa agenzia. Ciò è stato possibile non soltanto grazie all'impegno dei parlamentari italiani iscritti al transpartito transnazionale che è il Partito radicale, ma anche a quello dell'Associazione internazionale di cittadini e parlamentari "Nessuno Tocchi Caino", per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000.

La mozione del Senato vede le firme di 110 senatori, tra cui molti presidenti di gruppi parlamentari. Dato l'alto numero di firme, il Senato dovrà obbligatoriamente, in base al Regolamento, discutere il testo in Assemblea plenaria entro un mese, quindi entro il 23 luglio.

La mozione alla Camera, che ha come prima firmataria la segretaria del Partito radicale Emma Bonino, è stata sottoscritta da oltre 120 deputati di tutti i gruppi politici. Per la prima volta parlamentari di destra e di sinistra si sono trovati d'accordo su obiettivi puntuali di una campagna politica.

In Belgio, il deputato ecologista Henri Simons, membro di "Nessuno tocchi Caino", ha presentato una interpellanza firmata da rappresentanti di tutti i gruppi politici, con cui si chiede al Ministro degli esteri di presentare all'Onu la stessa proposta di Risoluzione. In Spagna, il deputato socialista Luis Yanez Barnuevo si è fatto promotore di un'iniziativa analoga. In Romania Vasile Diacon, Consigliere generale del Pr, ha incontrato il Ministro degli esteri, il quale si è impegnato a presentare la proposta di moratoria in sede Onu insieme ad un altro paese.

La mozione impegna il Governo su tre punti: ad operare affinché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite imponga la moratoria delle condanne a morte in occasione di colpi di Stato e di guerre civili; a porre all'ordine del giorno della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite una Risoluzione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali; a sostenere e promuovere l'istituzione del Tribunale penale internazionale sui crimini contro l'umanità ad opera dell'Assemblea Generale dell'ONU.

L'azione parlamentare ha tempi strettissimi. Entro il 20 agosto, i Governi devono aver depositato all'Onu la proposta di Risoluzione sulla moratoria delle esecuzioni, perché essa sia all'ordine del giorno della Assemblea Generale che si riunisce a New York da settembre a dicembre 1994. La moratoria delle esecuzioni è lo strumento più adeguato per consentire che il diritto dell'individuo a non essere ucciso a seguito di una sentenza o misura giudiziaria - diritto già affermato in una Risoluzione del Parlamento europeo e sancito anche nello Statuto del tribunale dell'Onu per la ex Jugoslavia - si affermi, in tempi politici e non storici, in ogni ordinamento giuridico, internazionale e degli Stati.

PROCESSO AL GENOCIDIO: UNA CORTE INTERNAZIONALE PERMANENTE

UNA CAMPAGNA DI FAX AL ++39-6-68 97 92 13

Roma, 1 luglio - Dichiarazione di Emma Bonino.

Non è più possibile rincorrere i genocidi. L'Onu crei subito la Corte internazionale permanente. Per questo continuiamo la campagna di pressione internazionale e abbiamo attivato una linea fax, dove raccoglieremo tutte le adesioni e i messaggi di sostegno da inviare alle Nazioni Unite.

Il rapporto della Commissione per i diritti umani dell'Onu dice che in Ruanda è in corso un genocidio e che i responsabili devono essere puniti da un tribunale internazionale.

In assenza di un tribunale internazionale permanente per i crimini di guerra, le Nazioni Unite - proseguono le dichiarazioni rese ieri da Ginevra - dovrebbero avocare temporaneamente la giurisdizione su tali crimini, per trascinare i colpevoli sotto processo, oppure estendere al Ruanda la giurisdizione del Tribunale già creato per la ex Jugoslavia.

"Sono, queste, in via di principio, dichiarazioni importanti perché affermano come la 'via giuridica alla pace' sia non solo la vera via della legalità, che siamo obbligati a percorrere, ma che è anche l'unica via idonea a costruire un ordine mondiale umanamente sostenibile. E' pero' importante sottolineare che non è più possibile rincorrere la giustizia e l'affermazione del diritto a genocidio in atto. Non è pensabile, cioè, che si riproponga la questione della creazione di un Tribunale internazionale ogni volta che si è in presenza di situazioni di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale. A Ginevra la Commissione sul diritto internazionale sta definendo il progetto di statuto della Corte Permanente. Toccherà all'Assemblea Generale dell'Onu, nella sua prossima sessione, a settembre, approvarlo e dare il via alla creazione di quell'organismo che possa avere giurisdizione internazionale sugli atti di genocidio e di aggressione, sui crimini di guerra e sui crimini contro l'umanità."

Da oggi, intanto, come prima iniziativa di mobilitazione dell'opinione pubblica, apriamo una raccolta di adesioni perché le Nazioni Unite e i Governi non perdano altro tempo sulla via della legalità internazionale. La creazione della Corte Internazionale Permanente avrebbe gli stessi tempi di attuazione di qualsiasi altro organismo si pensi di creare. Estendere il mandato sul Ruanda al Tribunale della ex Jugoslavia non è, invece una operazione credibile nella sua attuabilità: basta pensare che questo tribunale manca ancora del suo Pubblico Ministero.

GINEVRA: UNA DELEGAZIONE DI PARLAMENTARI, TRA CUI EMMA BONINO, INCONTRERA' L'INTERNATIONAL LAW COMMISSION PRIMA DELLA FINE DELLA SUA SESSIONE ANNUALE

L'11 luglio, presso il quartier generale dell'ONU a Ginevra, si terrà il secondo incontro di parlamentari di diversi Paesi con alcuni membri dell'International Law Commission, l'organo ausiliario dell'Assemblea Generale dell'ONU preposto ad elaborare il progetto di statuto della Corte Internazionale Penale Permanente. Il primo incontro è avvenuto il 16 maggio scorso, durante il quale è stata sottolineata da parte della delegazione l'urgenza di concludere entro quest'anno la prima stesura dello statuto e di inoltrarla all'Assemblea Generale i cui lavori inizieranno il 20 settembre.

La giornata dell'11 luglio s'incentrerà sull'incontro con il relatore, il giurista australiano Crawford. Oltre ad Emma Bonino, faranno parte della delegazione alcuni membri di PGA, Parliamentarians for Global Action, ed alcuni parlamentari europei. Ricordiamo che, in base alle informazioni fornite dall'ILC, la bozza di statuto prevede che la Corte avrà giurisdizione principalmente sugli atti di genocidio e di aggressione, sui crimini di guerra e sui crimini contro l'umanità.

CORTE INTERNAZIONALE PENALE PERMANENTE:

IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO ANDREJ KOZYREV SOSTIENE LE INIZIATIVE IN CORSO NELLA DUMA

L'iniziativa per l'istituzione della Corte internazionale penale permanente è entrata nella Duma, la Camera bassa del Parlamento russo.

Promotore dell'iniziativa è Julij Rybakov, deputato alla Duma per il Gruppo parlamentare "Scelta della Russia", iscritto al Partito radicale nel 1992, e che ha di recente aderito alle Campagne "Nessuno Tocchi Caino" e "Non c'è Pace senza Giustizia". Rybakov, insieme a Mamuka Tsagareli e Nikolaj Khramov, membri del Consiglio generale del Pr, ha presentato la proposta di Mozione parlamentare rivolta al Governo di Mosca affinché questo assuma ogni necessaria iniziativa perché l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituisca la Corte internazionale penale permanente, nel corso della sua sessione del prossimo autunno.

Il 15 giugno scorso Rybakov aveva incontrato il Ministro degli Esteri russo Andrej Kozyrev, nonché Vladimir Lukin, già Ambasciatore russo negli USA e Presidente della Commissione Esteri della Duma, del Gruppo parlamentare Javlinsky-Boldyrev-Lukin, e Viktor Iliukhin, ex Procuratore generale dell'URSS, Presidente della Commissione Sicurezza della Duma russa, membro del Gruppo Parlamentare comunista.I tre esponenti politici hanno assicurato il loro impegno nella Duma russa.

Nel corso della riunione del Gruppo parlamentare "Scelta della Russia", che ha avuto luogo il giorno successivo, è stata presa la decisione di presentare formalmente la proposta di Mozione al Ministero degli Affari Esteri della Russia, per un esame ufficiale.

Sul tribunale permanente

Daniel Picotin, deputato francese e presidente del gruppo Amicizie Francia-Bosnia Erzegovina all'Assemblea nazionale, ha inviato ad Olivier Dupuis, presidente del Consiglio generale del Partito radicale, questa lettera

Paris, 15 giugno 1994

Signor Presidente,

ho ricevuto le sue lettere e sostengo la mozione concernente l'istituzione del tribunale penale internazionale nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Esso si impegna su una vecchia questione di cui si parla fin dal trattato di Versailles, all'indomani del '14-18.

Esaminerò sotto quali forme si può fare avanzare la questione presso il Governo. Non mancherò di informarla degli sviluppi.

Voglia gradire, Signor Presidente, i miei distinti saluti.

Daniel Picotin

PRESENTATO A PRAGA IL LIBRO DI AL GORE, SPONSORIZZATO DAL PR

E' stato ufficialmente presentato il 21 giugno alla stampa l'edizione in lingua ceca del libro di Al Gore EARTH IN THE BALANCE.

La pubblicazione in lingua ceca del noto e autorevole volume del vicepresidente americano è stata resa possibile dai contributi dell'Ambasciata degli Stati Uniti a Praga e del Partito radicale, che a Praga ha una delle sue sedi.

Il ricevimento-conferenza stampa ha avuto luogo presso il centro culturale americano, alla presenza dell'Ambasciatore e dell'addetto culturale statunitensi, del Ministro dell'Ambiente della Repubblica ceca e dei due suoi predecessori, e di Paolo Pietrosanti, della Segreteria del Pr, in rappresentanza della Segretaria Emma Bonino.

Il volume, da pochissimi giorni in libreria, riporta in quarta di copertina tre quotation, una delle quali è di Scott Pecks, ripresa dall'edizione americana, e un'altra è di Emma Bonino. La terza quotation è di Reymond Rehnitzer, urbanista ed ecologista di fama internazionale, esule a Praga da Sarajevo, autore di uno dei più significativi libri usciti in Francia sulla tragedia bosniaca, e grande amico e sostenitore del transpartito transnazionale che è il Partito radicale.

INTERROGATO PER 2 GIORNI IN KOSOVA PER AVER RICEVUTO UNA LETTERA DAL PR

Prishtina, 27 giugno - A Ferizaj, il 23 e 24 giugno scorsi la polizia serba ha convocato per interrogarlo il Dott. Asllan Bajrami, presidente della Croce Rossa del Kosova nella sua città.

Il pretesto per l'interrogatorio è stato una lettera ricevuta dal Dott. Bajrami inviatagli dall'ufficio di Sofia del Partito radicale, e relativa al tribunale internazionale ad hoc sui crimini di guerra commessi nella ex Jugoslavia.

La notizia è stata diffusa dal Kosova Information Center.

LETTERA ALL'UFFICIO MOSCOVITA DEL PARTITO RADICALE DA VADIM BULAVINOV, DEPUTATO ALLA DUMA RUSSA PER L'UNIONE DEMOCRATICA LIBERALE 12 DICEMBRE

Mosca, 21 giugno 1994

Cari amici,

sono stato molto felice di ricevere le informazioni relative all'istituzione della Corte internazionale penale permanente sui crimini contro l'umanità.

Nella mia qualità di membro della Commissione Affari Internazionali della Duma dell'Assemblea Federale della Federazione russa, e in quanto giurista, ho a fondo esaminato e sostengo l'iniziativa del Partito radicale per la creazione del Comitato internazionale "Non c'è Pace senza Giustizia". Siamo interessati ad una fattiva e produttiva partecipazione di parlamentari russi al lavoro di tale Comitato, e speriamo ciò possa favorire gli interessi del nostro paese, come l'affermazione della giustizia nel mondo intero.

Con i migliori saluti,

Vadim Bulavinov

MACEDONIA: LEZIONI DI DEMOCRAZIA

Il coordinatore del Partito radicale per la Macedonia e la Bulgaria ha verificato la violazione di frontiera da parte serba nel territorio del comune macedone di Luke, ed ha appreso che uno sconfinamento è avvenuto anche da parte di naviglio militare greco nel lago Prepansko. La simultaneità di queste provocazioni conferma il coordinamento tra Atene e Belgrado, che non fanno mistero di voler confinare direttamente.

Secondo previsioni di militanti radicali queste provocazioni potrebbero annunciarne altre.

In ultima pagina pubblichiamo un questionario, uno strumento di verifica, utile per fare un primo bilancio.

Vi chiediamo quindi di compilarlo e inviarlo alla sede radicale più vicina.

MOZIONE PER IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE PERMANENTE

Hanno firmato la mozione promossa dal Partito radicale per l'istituzione del Tribunale internazionale penale permanente altri deputati che si aggiungono agli 82 parlamentari rumeni e 70 albanesi firmatari, precedentemente segnalati.

AUSTRIA

Partito Popolare: Hildegard SCHORN;

AZERBAIJAN

Abbas Abbasov, Aslan ABASSOV, Fizuli Akhundov, Jashar Aliev, Kherula Aliev, Murvet Aliev, Shaitdin Aliev, Telman Aliev, Salvar Aslanov, Gaji-Baba Azimov, Tofik Aziziov, Mir-Gamza Efendiev, Ramiz Fataliev, Shirin Gajikelimov, Gusein Ganiev, Mariam Gasanova, Vagif Gasimov, Gudrat Guliev, Gulnara Gurbanova, Galib Gurbanov, Shadman Guseinov, Firidun Jalilov, Taptig Kamalov, Khidjran Kerimly, Khanlar Mamedov, Murshud Mamedov, Sultan Mamedov, Asja Manafova, Matlab Mutallimov, Ingilab Nadirov, Samur Novruzov, Jumshut Nuriev, Ali Omarov, Kamran Ragimov, Arif Ragim-Zade, Sabir Rustamkhanly, Vladimir Timoshenko, Farrukh Zeinalov;

BELGIO

Verdi: Henri SIMONS;

BULGARIA

Alleanza civica per la repubblica: Kolio PARAMOV;

Movimento per i diritti e le libertà: Niusset HADZHIMET, Ilhan MUSTAFA;

Nuova unione per la democrazia: Gospodin ATANASSOV;

Partito Cristian-repubblicano: Konstantin ADZHAROV;

Partito Socialista: Stoian IVANOV, Kostia KARAIVANOV, Elena POPTODOROVA;

Unione delle forze democratiche: Georgi PETROV;

EIRE

Fine Gael Party: Nora OWEN;

FRANCIA

Partito Socialista (PS): Didier MIGAUD;

Unione per la democrazia francese ed il centro (UDF): Georges MESMIN, Daniel PICOTIN;

KOSOVA

Lega Democratica: Adem BAJRI, Iner BALA, Skender BLAKAJ, Besim BOKSHI, Muhamet HAIRIZI, Eqrem KRYEZIU, Anton NOKA, Abdyl RAMAJ, Fatmir SEJDJU, Edi SHUKRIU, Kole STAKA, Edita TAHIRI, Melihate TERMKOLLI;

Partito democristiano albanese: Augustin BISAKU, Ndue MARKU;

Partito dei contadini: Hivzi ISLAMI;

Rifat BLAKU, Anton KOLAJ. ITALIA: BANDITE LA PRODUZIONE E L'ESPORTAZIONE DI MINE ANTI-UOMO

Pubblichiamo qui come documentazione il testo di una delle interpellanze rivolte ai minstri italiani degli esteri, della difesa e dell'industria.

Di fronte alle varie iniziative parlamentari che in queste settimane si sono registrate, il governo italiano, attraverso il ministro della difesa Previti, ha dichiarato che le mine anti-uomo non verranno più né prodotte né esportate.

INTERPELLANZA AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, AL MINISTRO DELLA DIFESA E AL MINISTRO DELL'INDUSTRIA

Premesso che:

- le mine anti-uomo, per l'entità della loro diffusione nel mondo, sono diventate, cumulativamente, un'arma di distruzione di massa. Autorevoli ricercatori calcolano che ve ne siano da 85 a 100 milioni sparse in 60 paesi. Come le altre armi di questo genere - nucleari, chimiche, batteriologiche - anche le mine uccidono indiscriminatamente soldati, bambini, contadini, donne incinte; e colpiscono, uccidendo o mutilando, molto più i civili che i militari, non solo nel corso dei conflitti ma in pratica indefinitamente, restando attive, pronte a esplodere, anche dopo la fine delle ostilità;

- ad aver creato questa situazione sono sia la larga disponibilità della tecnologia produttiva (costruiscono mine ben 48 paesi), sia il costo molto basso di questi ordigni (fino a tre dollari l'uno). Queste due condizioni hanno fatto sì che quantità imponenti di mine anti-uomo si siano rese disponibili non solo agli eserciti regolari degli Stati, ma anche a movimenti impegnati in guerre civili, così come a fazioni e clan in lotta armata tra loro. In questi casi la semina di mine è avvenuta e avviene in modo selvaggio, secondo le esigenze tattiche del momento, e senza che nessuno abbia cura di prendere nota dei luoghi e della disposizione degli ordigni, in modo da facilitare un'eventuale bonifica;

- un vero e proprio incubo diventa appunto la bonifica, in particolare nei casi appena ricordati, quando centinaia di chilometri quadrati devono essere battuti metro per metro. Il risultato è che per rimuovere una mina del valore di poche migliaia di lire occorre spendere tra i 300 e i 1000 dollari. Perciò in Cambogia, dove ci sono tra i 4 e i 7 milioni di mine inesplose per nove milioni di persone, rimuovere una mina costa da uno a quattro volte il reddito medio annuo di un abitante. Solo per rimuovere le mine lasciate dagli iracheni, il Kuwait ha speso ottocento milioni di dollari e perso 84 vite umane - quasi quante sono state le vittime americane nella guerra del Golfo. Le terre rese incoltivabili dalla semina di mine in Angola costeranno quest'anno 32 milioni di dollari di aiuti alimentari. In Mozambico la guerra civile ha reso inagibili tutte le maggiori rotte di comunicazione terrestri, costringendo a ricorrere ovunque possibile al trasporto aereo - a un costo per tonnellata 25 volte maggiore;

- drammatiche sono le implicazioni sanitarie della questione. Le mine anti-uomo, specie quelle a frammentazione, causano brutte ferite, di difficile cura. Ricorrono le cancrene, le operazioni multiple e le amputazioni, che mettono a dura prova sistemi sanitari quasi sempre rudimentali: si stima che ogni vittima di mine, per le risorse mediche che assorbe, sia la causa indiretta di una morte in più nei paesi più poveri. E' anche facile capire che cosa significhi vivere da disabili in un'economia rurale dove le protesi ortopediche sono un lusso al di fuori della portata di tutti. Già oggi c'è una persona mutilata per l'esplosione di mine ogni 236 in Cambogia, ogni 470 in Angola, ogni 1000 nel nord della Somalia, ogni 2500 in Vietnam;

- la comunità internazionale sta cominciando a prendere delle contromisure. Il 16 dicembre del 1993 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimità una risoluzione non vincolante a favore di un bando generale all'esportazione di mine. Già nel 1992 il Congresso degli Stati Uniti aveva approvato, su iniziativa del senatore Patrick Leahy, una moratoria unilaterale di un anno all'esportazione di mine americane. Alla fine del 1993, il presidente Clinton ha esteso tale moratoria di altri tre anni e si è rivolto agli altri Paesi produttori perché facciano altrettanto. Diversi paesi, tra cui la Francia, la Germania, la Grecia e il Sudafrica, hanno aderito all'iniziativa americana;

- l'Italia invece non ha compiuto un simile gesto di responsabilità. Ciò appare tanto più grave e preoccupante in quanto l'Italia è uno dei maggiori produttori mondiali di mine anti-uomo. Secondo la relazione ufficiale del Governo l'anno scorso l'Italia ha esportato 30.000 mine anti-uomo a un paese non identificato per un valore di 264 milioni di lire. E si noti, in aggiunta, che sia la Grecia che il Sudafrica costruiscono mine su licenza italiana;

- l'Italia, inoltre, non ha mai ratificato la Convenzione sulle Armi Inumane del 1981, che pure ha firmato. Tale Convenzione contiene un protocollo sulle mine terrestri che ne vieta l'impiego contro le popolazioni civili. Si noti che, particolarmente negli USA, è vivo il dibattito intorno all'opportunità di rafforzare la convenzione stessa: l'amministrazione propone di bandire la costruzione di tutte le mine che non contengano meccanismi per agevolarne l'individuazione o per l'autodistruzione, mentre il senatore Leahy è a favore di un bando totale alla produzione di mine anti-uomo e sta intanto tentando di far passare in Congresso una moratoria di un anno alla produzione americana;

- va osservato, per ben valutare quale debba e possa essere la posizione del nostro paese, che nonostante la sua posizione di primo nel mercato mondiale delle mine anti-uomo sopra ricordata, l'Italia non ha un interesse economico quantitativamente e qualitativamente molto rilevante nel settore. Secondo i dati ufficiali del governo, l'Italia ha esportato mine per 300 milioni nel 1990, per 18,7 miliardi nel 1991, per 13,8 miliardi nel 1992, e per 1,8 miliardi nel 1993. Secondo dati elaborati da Giuseppe Catalano e Francesco Terrieri dell'IRES Toscana, nel 1992 gli occupati in questo settore, che comprende anche le mine anti-carro e quelle navali, erano circa 150 in quattro industrie (BPD, Tecnovar, Valsella e Whitehead) e davano luogo a un fatturato di circa 20 miliardi di lire. Un economia come quella italiana, con 25 milioni di occupati che hanno prodotto nello stesso anno 1992 un milione e mezzo di miliardi di lire, può dunque permettersi di convertire parzialmente o totalmente uomini e impianti oggi addett

i alla produzione di mine;

tutto ciò premesso, gli interpellanti chiedono di conoscere:

1) se il Governo intenda promuovere l'adesione italiana alla moratoria sull'esportazione delle armi, aderendo all'invito del presidente Clinton;

2) se il Governo intenda presentare al parlamento il disegno di legge di ratifica della Convenzione sulle Armi Inumane e sollecitarne la più celere approvazione, eventualmente con emendamenti restrittivi;

3) se e quali iniziative, più ampiamente, il Governo intenda assumere perché - con atti unilaterali e con adeguate azioni nelle sedi internazionali - l'Italia possa assumere un ruolo di primo piano non più nell'alimentare ma nel debellare il flagello costituito dalla diffusione e dall'impiego delle mine anti-uomo.

 
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