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Pannella Marco - 8 agosto 1994
E CANTO' "FORZA RADICALI"
Pannella ricorda l'impegno civile

SOMMARIO. Ripercorre il percorso di Domenico Modugno come radicale. Nel 1980 Modugno stesso e Pannella vennero eletti al Consiglio comunale di Catania, in una campagna a sostegno di Enzo Bianco. Nel 1990, capolista in una lista civico-ambientalista, Modugno tenne poi un memorabile comizio di chiusura ad Agrigento. I ricordi di Pannella risalgono agli anni del divorzio, per rievocare quindi la manifestazione tenutasi a Roma nel 1985 per salvare e rilanciare il partito. Modugno venne in quell'occasione eletto alla presidenza del partito, assieme a Pannella stesso e a Tortora. Eletto deputato e senatore, ancora nel 1993 appoggiò la campagna per le 35.000 iscrizioni.

(LA STAMPA, 8 agosto 1994)

Modugno ed io fummo anche eletti insieme al Consiglio Communale di Catania, al termine di una campagna elettorale di insolita bellezza ideale e popolare, esortati da Leonardo Sciascia nel giugno 1988, riuscendo a terremotarvi i vecchi letali assetti di potere, catapultando un allora incredulo Enzo Bianco a sindaco della città. Mimmo aveva accettato con entusiasmo d'esser simbolicamente fra i capilista riatterrando così incredibilmente, con il suo "Volare", la sua carrozzella, in quella Sicilia altrettanto sua. Fu capolista, ancora, nel 1990, per una formazione civico-ambientalista da noi concordata con i comunisti locali, ad Agrigento; ricordo il comizio di chiusura della campagna elettorale, gremita di folla attorno a lui, commosso e teso, come - immagino - per una "prima" sul palcoscenico, furente, sdegnato per alcuni attacchi sleali venutigli in quelle ore da non so chi, da Lampedusa; ansioso ed entusiasta, fraterno e ombroso, ingenuo e diffidente, com'è sempre stato. Detestando la politica, adorando l'im

pegno civile e politico, convertendo le necessità impostegli dal male in nuova virtù e forza umane.

Aveva cominciato a darci una mano, al psi, alla Lega per il Divorzio, a noi, nel 1973 con una sua canzone sul divorzio, con cui spesso aprimmo e concludemmo le nostre manifestazioni. Nel 1985 sembrava che il partito radicale, una volta di più, stesse per non farcela, per morire. Mimmo stava malissimo. Con Franco, con Massimo e Marco, accorse a incoraggiarci, a dare l'esempio, gridandoci "Forza!" cosi molteplicandola anche in sé, per sé ritrovando ragioni di lotta e di vita. Se n'era appena andato un altro, troppo dimenticato e indimenticabile, amico e compagno: Claudio Villa. Fu gran festa al Congresso celebrato per la salvezza raggiunta dal pr. Mimmo non aveva ancora nemmeno ricominciato a parlare senza fatica e senza incespicare; ma lì tornò a cantare, con a fianco Enzo Tortora e me, in mezzo a duemila pazzi di libertà, di democrazia e di gioia. E il braccio che non muoveva più s'alzò, accompagnando l'ultima nota di "Volare". Ci elessero presidenti noi tre, Mimmo, Enzo e me. Venivano - Franca e Mimmo o con

Marco o Massimo - a quasi tutte le riunioni, così spesso tanto insopportabili quanto feconde, così come - quando fu eletto - alla Camera o al Senato (non lo facemmo dimettere, come pure era disposto a fare), dove lo facemmo trasferire a completamento della legislatura. E ancora lo scorso anno fu tra i primi a impegnarsi ed a lanciare la "campagna" per le 35.000 iscrizioni al pr. Con me, era sempre eccessivo: nell'elogio e nelle professioni d'affetto, e - molto meno spesso - quando mi dava, stizzito e invelenito, del rimbambito e dello scemo. Ora se n'è andato, questo cantore, questo artista sommo, questo rivoluzionario non solamente delle note e delle parole, dapprima intuito e amato, poi conosciuto e avuto come compagno, a raggiungere Leonardo e Claudio, Enzo e Pier Paolo, che qui - ugualmente - non può esser dimenticato; altra ragione di vita e di memoria; incontro e dono per Mimmo, e come Mimmo, per tutti noi.

Marco Pannella

 
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