Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
lun 25 nov. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Partito radicale - 12 settembre 1994
Transnational/Satyagraha - n· 7 del 12 settembre 1994
Agenzia del Partito radicale

APPELLO PER LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE PERMANENTE

POCO TEMPO PER LE NECESSARIE NUMEROSE ADESIONI

Il 22 luglio scorso l'International Law Commission (ILC) ha adottato il progetto di Statuto per la Corte Penale Internazionale permanente per i crimini contro l'umanità.

Al centro del progetto sono i quattro crimini riconosciuti in generale nel diritto internazionale: genocidio, aggressione, crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Un allegato contiene un'altra lista di crimini: tortura, narcotici, apartheid, dirottamento aereo, presa d'ostaggi e protezione di diplomatici. Questa lista potrà essere rivista e completata man mano che nuovi crimini verranno codificati nel diritto internazionale (le convenzioni e il diritto consuetudinario internazionale riconoscono 24 categorie di crimini transnazionali).

Il rapporto dell'ILC è stato inoltrato alla VI Commissione delle Nazioni Unite: l'argomento è già iscritto all'ordine del giorno.

La VI Commissione, composta, come tutte le Commissioni dell'Assemblea Generale, dai delegati di tutti i paesi membri, avvierà l'esame del progetto in ottobre. Un dibattito generale sull'argomento si è già svolto negli scorsi anni nell'ambito della VI Commissione, dove sono state espresse dai rappresentanti degli Stati, e tuttora permangono, forti resistenze all'istituzione della Corte. Hanno espresso un cauto parere positivo Bielorussia, Francia, Giappone, Marocco, Nigeria, Pakistan, Siria, Stati Uniti, Ungheria. Parere contrario è stato opposto da Brasile, Cina, Cuba, Israele.

Sono d'altra parte forti le pressioni perché, piuttosto che realizzare un progetto speciale, vengano ampliate le competenze del Tribunale ad hoc sulla ex Jugoslavia già oggi operante. Se queste pressioni prevalessero sarebbe messa in crisi la specificità di una Corte Penale Internazionale permanente, che abbia come suo oggetto e terreno di lavoro una nuova giurisdizione internazionale.

La VI Commissione dovrà ora pronunciarsi sul rapporto dell'ILC ed eventualmente preparare una Risoluzione da inoltrare, per definitiva approvazione, all'Assemblea Generale. E' possibile che la VI Commissione chieda ulteriori pareri sul testo del Rapporto agli Stati membri; il che molto probabilmente comprometterebbe la possibilità di convocare la Conferenza internazionale istitutiva della Corte entro la 49a sessione dell'Assemblea Generale.

Sarebbe invece un obiettivo politico di grande rilevanza il poter ottenere l'approvazione di una Risoluzione dell'Assemblea Generale che convochi, entro il 1995 (cinquantenario delle Nazioni Unite), una Conferenza internazionale istitutiva della Corte Penale Internazionale. E' quanto chiede l'Appello che qui pubblichiamo.

I tempi per vincere questa battaglia di umanità e di civiltà giuridica sono strettissimi. Occorre dunque che parlamentari, personalità eminenti, protagonisti della cultura e delle scienze, raccolgano adesioni all'appello -pubblicato in seconda pagina- che è indirizzato al Segretario Generale delle Nazioni Unite, al Presidente dell'Assemblea Generale, al Presidente della VI Commissione, ai Rappresentanti degli Stati membri.

Sul documento occorrerà anche convogliare le adesioni di ogni cittadino, ogni persona che questi obiettivi condivida, cosicché esso divenga, in tempi brevissimi, in tempo utile, una grande e forte iniziativa di pressione democratica su una istituzione, le Nazioni Unite, che sempre più deve rafforzarsi, e che rafforzarsi potrà solo se saprà rendersi protagonista attiva di nuovo diritto internazionale in senso proprio, di diritto internazionale cogente.

Per questo lavoriamo e lavoreremo, così come Mariateresa Di Lascia, nostra compagna non solo di vita politica, che per quindici anni ha donato il suo corpo e la sua intelligenza alle campagne del Partito radicale.

Mariateresa, 40 anni, è morta sabato 10 settembre.

E' stata membro della Segreteria del Pr, deputata al Parlamento italiano, membro del Consiglio generale eletta dall'ultimo Congresso.

Negli ultimi anni ha promosso e coordinato la campagna "Nessuno Tocchi Caino, per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000". Pochissimi mesi fa ha organizzato la grande Marcia di Pasqua a Roma.

Un impegno per la vita che la sua morte non esaurisce.

Chi riceve questo numero di Transnational si renda dunque parte attiva e dirigente di una iniziativa così necessaria e urgente.

AL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

AL PRESIDENTE DELL'ASSEMBLEA GENERALE

AL PRESIDENTE DELLA VI COMMISSIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE

AI RAPPRESENTANTI DEGLI STATI MEMBRI

Noi sottoscritti,

Parlamentari, membri di Governo, cittadini di paesi membri dell'Onu:

Considerato

- che nel mondo, dall'ex Jugoslavia al Ruanda, alle tante tragiche aggressioni e guerre, persistono e si accendono - in nome di antiquati nazionalismi e particolarismi etnici o di assurde e inaccettabili incomprensioni religiose - drammatici conflitti nel corso dei quali, calpestando valori e diritti umani, vengono commesse atrocità che sembrano far rinascere le violenze e gli orrori dei regimi totalitari e comunisti;

- che è perciò necessario ed urgente ormai creare un valido nucleo di diritto e di giurisdizione internazionale che, esprimendo e dando concreta forza alla sete di giustizia degli uomini di buona volontà, risulti efficace e credibile nell'individuare e punire quanti si macchino di crimini condannati dalla coscienza comune;

- che tocca alla Comunità Internazionale - e per essa alle Nazioni Unite, espressione della volontà delle genti e dei governi liberi - creare e far vivere al più presto un tale nuovo diritto e giurisdizione, grazie all'istituzione di un Tribunale permanente sui crimini contro l'umanità dal quale possa essere efficacemente ripreso in scala globale quanto già parzialmente fatto con il Tribunale ad hoc sui delitti commessi nella ex Jugoslavia;

- che fin dal 1947 la Commissione del Diritto Internazionale ha lavorato per la redazione di un Codice di crimini contro la pace e la sicurezza dell'umanità, Codice adottato in prima lettura dalle N.U. già nel 1991;

- che la 48a Assemblea Generale (1993) ha conferito alla stessa Commissione il mandato prioritario di elaborare lo Statuto di un Tribunale Penale Internazionale, in tempo utile per la sua adozione dalla 49a Assemblea Generale (1994);

- che la Commissione del Diritto Internazionale ha finalmente definito una proposta di Statuto nella sua 46a sessione (maggio-luglio 1994);

rivolgiamo un appello al Segretario Generale dell'Onu, al Presidente dell'Assemblea Generale, al Presidente della VI Commissione dell'Assemblea Generale, ai Rappresentanti degli Stati membri affinché assumano una decisa, urgente iniziativa procedurale perché l'Assemblea Generale in occasione della sua 49a sessione (settembre-dicembre 1994)

- discuta la proposta di Statuto elaborata dalla Commissione e convochi per il 1995 una Conferenza delle Nazioni Unite perché approvi il Trattato relativo alla istituzione ed al funzionamento del Tribunale Penale Internazionale.

TRIBUNALE EX JUGOSLAVIA: IL PARLAMENTO EUROPEO SUL VERTICE DI CORFU

Nella sua risoluzione sulle conclusioni del Consiglio europeo di Corfù (24 e 25 giugno) il Parlamento europeo accoglie l'emendamento del gruppo radicale (ARE) fatto proprio anche dai gruppi liberale (LDE), verdi e popolari (PPE) sul Tribunale ad hoc sui crimini commessi nella ex Jugoslavia.Il Parlamento europeo:

[...] ribadisce che non potrà esservi pace senza giustizia e a tal riguardo plaude, oltre la nomina del Procuratore generale, alla revoca dell'ultimo ostacolo che si frapponeva all'effettiva entrata in funzione del Tribunale internazionale ad hoc sui crimini commessi nella ex-Jugoslavia; insiste altresì sulla necessità che tale Tribunale non limiti la sua azione ai soli esecutori materiali dei crimini ma arrivi al nocciolo delle responsabilità politiche; [...].

PENA DI MORTE: L'IMPEGNO DEL GOVERNO UNGHERESE

Budapest, luglio/agosto - Il 25 luglio scorso Massimo Lensi, segretario del Consiglio Generale del Partito radicale, ha scritto una lettera a Laszlo Kovacs, nuovo Ministro degli Esteri ungherese, del Partito Socialista, per chiedere che anche il governo magiaro ponga all'ordine del giorno della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite una Risoluzione sulla moratoria universale delle esecuzioni capitali, sostenendo in tal senso la analoga iniziativa del Governo italiano. Il 17 agosto il Ministro invia questa lettera a Massimo Lensi:

"Egregio Segretario,

rispondendo alla Sua lettera prima di tutto vorrei ringraziare sia Lei sia i dirigenti del Partito radicale per il cordiale saluto che ho ricevuto da parte vostra. Per quanto riguarda il contenuto della vostra lettera, vi voglio rispondere sulla proposta per l'abolizione della pena di morte entro il 2000.

Nello sviluppo del diritto internazionale e nei diritti dei singoli Stati è ormai da molto tempo presente il problema dell'abolizione della pena di morte. I documenti più rilevanti sono la Convenzione Internazionale sui diritti dell'Uomo del 4 novembre 1950, siglata a Roma, che dichiara il diritto alla vita, e il VI protocollo aggiuntivo della Convenzione (28 aprile 1980) che dispone l'abolizione della pena di morte. Simile è ancora il Documento della Convenzione delle Nazione Unite sui diritti civili e politici del 1966 che all'articolo 6 dichiara il diritto alla vita ed alla dignità per ogni persona. Il II Protocollo Facoltativo allegato al Documento della Convenzione del 1989 proibisce l'esecuzione capitale sollecitando l'abolizione definitiva della pena di morte.

La Corte Costituzionale della Repubblica Ungherese nel 1990 ha dichiarato incostituzionale la pena di morte perché i principi della nostra Costituzione garantiscono il diritto alla vita ed alla dignità e perché l'Ungheria ha sottoscritto numerosi accordi internazionali che prevedono l'abolizione della pena di morte.

Posso assicurarLe che l'atteggiamento della delegazione ungherese presso le Nazioni Unite sarà conseguente a quanto sopra scritto se la questione sarà posta all'ordine del giorno dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Distinti saluti,

Il Ministro degli Esteri, Laszlo Kovacs

Budapest, 17 agosto 1994

"PER UNA CUBA LIBERA, GIUSTA E DEMOCRATICA

Dati di Amnesty International, che è sempre molto cauta, parlano di almeno cinquecento prigionieri politici nell'isola; il loro numero sale ad oltre diecimila secondo altre organizzazioni per i diritti umani. E' vero che il regime castrista - come usano fare le dittature di qualsiasi formula - nega che le proprie galere ospitino prigionieri politici; ma Cuba ha norme che puniscono vaghe "minacce alla sicurezza dello Stato", "turbamenti dell'ordine sociale", "associazione illegale", "condotta antisociale in contraddizione con le regole della morale socialista" e comportamenti analoghi, e tali fattispecie sono appunto dei reati politici.

E' su questa base che - dopo anni di impegno per la democrazia ed i diritti umani a Cuba, come in qualsiasi altro Paese - il 26 luglio, in occasione del trentacinquesimo anniversario della rivoluzione cubana, ed in agosto il Partito radicale ha promosso incontri con il personale diplomatico o manifestazioni davanti alle ambasciate di Cuba a Roma, Mosca, Kiev e Sofia. In una lettera il Partito radicale ha chiesto in particolare l'immediata liberazione di alcuni prigionieri politici cubani, noti per la loro attività in difesa dei diritti umani e che rappresentano simbolicamente tutti gli altri: si tratta di Francisco Chaviano Gonzalez (iscritto al Partito radicale e presidente del Consiglio Nazionale per i Diritti Civili), Maria Elena Aparicio, Indamiro Restano, Sebastian Arcos Bergnes, Omar Del Pozo, Pablo de los Reyes, Nelson Torres Pulido, Luis Alberto Pita Santos e Rodolfo Gonzalez. La lettera, inoltre, esprime dolore e sdegno e chiede informazioni sulla morte di decine di persone che il 13 luglio scorso t

entavano di fuggire da Cuba su un rimorchiatore, che è stato affondato da navi cubane a sette miglia dall'isola, e conferma l'impegno a mobilitare l'opinione pubblica internazionale affinché ognuno - Parlamenti e Governi, Organizzazioni e Istituzioni internazionali - intervenga per porre fine alla violazione dei diritti umani in quel Paese.

In un'intervista rilasciata a Radio Martì, l'emittente che trasmette in lingua spagnola dalla Florida e che viene ascoltata anche a Cuba, è stato poi rivolto un appello ai cubani che desiderano la democrazia a mantenere "fermezza e calma", senza fare ricorso alla violenza.

Il Partito radicale ha inoltre partecipato alla campagna internazionale per lo scrittore e giornalista cubano Norberto Fuentes, che ha condotto in agosto uno sciopero della fame fino all'ottenimento da parte del Governo cubano del permesso di lasciare l'isola su invito di istituzioni culturali nordamericane, ed ha contribuito a diffondere un appello in otto punti lanciato da diverse organizzazioni democratiche cubane, di cui presentiamo il testo.

Ai nostri fratelli europei:

Noi, rappresentanti delle organizzazioni di opposizione cubane, dichiariamo all'opinione pubblica:

1) riconosciamo nella ribellione del 5 agosto il segno evidente della disobbedienza civile del popolo cubano a fronte del crollo di un regime che ha vessato per oltre trentacinque anni i diritti umani e civili dei suoi cittadini;

2) riteniamo che il governo cubano abbia cercato, in queste circostanze di crisi, di trasformare il conflitto tra il popolo cubano e la dittatura in un conflitto tra le nazioni Cuba e USA;

3) riteniamo che l'esodo di massa verso gli USA sia stato provocato dallo stesso governo cubano che ha così inteso creare una valvola di sfogo rispetto alla pressione politica proveniente dall'interno dell'isola;

4) riteniamo che qualsivoglia concessione di carattere economico al regime castrista vada a detrimento del popolo e divenga in realtà una nuova opportunità concessa a Castro per il mantenimento del potere. Ciò di cui ha bisogno il popolo cubano si chiama libertà;

5) rifiutiamo qualsiasi negoziato sull'immigrazione che ignori la realtà politica del Paese e si realizzi sulle spalle del popolo cubano senza tener presenti le vere cause che hanno fatto scoppiare la crisi attuale;

6) riteniamo che la riduzione delle sanzioni economiche debba procedere di pari passo con:

- amnistia per i prigionieri politici cubani,

- rispetto dei principi enunciati dalla Carta Universale dei Diritti Umani,

- riconoscimento delle organizzazioni di opposizione,

- preparazione di elezioni a Cuba da tenersi sotto la supervisione di organismi internazionali;

7) avendo presente il deterioramento morale e materiale delle condizioni del popolo cubano che la gestione del potere per oltre trentacinque anni da parte dei fratelli Castro ha prodotto, riteniamo sia necessario che i Castro vengano allontanati dal potere affinché sia possibile instaurare un clima di reale riconciliazione affinché Cuba possa imboccare rapidamente la strada della democrazia;

8) chiediamo ai nostri fratelli europei di affiancarci esprimendo tutta la solidarietà di cui il nostro popolo ha bisogno di fronte agli ultimi sforzi di Castro tesi al mantenimento del potere.

Per una Cuba libera, giusta e democratica.

Alianza Democratica Cubana (Rafael Cervantes, José Antonio Font), Asociacion Pro Arte Libre (Manule de Jesùs Leyva),

Comision Nacional Cubana (Ramòn Saùl Sàanchez), Cuba Independiente y Democratica [CID] (Hùber Matos Benìtez),

Directorio Revolocionario Democratico Cubano (Orlando Gutiérrez, Jainisset Rivero),

Ex-Club [ex presos politicos cubanos] (Rolando Borges), Union Civica (Omar Lòpez Montenegro)

CONFERENZA DEL CAIRO: INTERVISTA AD EMMA BONINO

Riportiamo alcuni stralci di un'intervista ad Emma Bonino, sulla Conferenza sulla popolazione e sviluppo del Cairo, apparsa l'8 settembre sul quotidiano italiano "L'informazione".

(...) Ci siamo dichiarati a favore del documento, perché la Conferenza fa piazza pulita di qualsiasi interferenza dall'alto, sia di integralismo religioso che di dirigismo statale, rimettendo al centro dello sviluppo l'individuo e, in particolare, la donna.

(...) Si riuscirà a Il Cairo a evitare quelle che lei chiama le interferenze dall'alto?

Lo spero. L'unica strada per perseguire lo sviluppo umano è di puntare sulla responsabilità degli individui. E questo è il vero problema che fa paura, soprattutto agli integralismi religiosi.

E tutta la polemica su quel paragrafo ambiguo che parla di aborto come mezzo per pianificare le nascite?

Se mi consente: sciocchezze. Il documento non parla di questo e, d'altra parte, nessuna donna lo accetterebbe mai. Il documento constata, invece, che un elevato tasso di mortalità deriva dall'aborto clandestino e invita a diminuirlo. Al di là di tutte le ipocrisie, l'unico modo per diminuirlo è l'uso della contraccezione. Lo scontro è su questo: l'informazione, l'uso e la disponibilità sul mercato dei contraccettivi.

(...) Come interpreta allora la polemica scoppiata sull'aborto?

Non so e non voglio fare dietrologie, ma è indubbio che esistono, oggi più di ieri, esponenti politici che hanno una visione integralista da Stato etico: quello che è peccato è reato. Una visione opposta alla concezione dello Stato laico, dove la religione è un dato di coscienza individuale e dove lo Stato stabilisce le regole della convivenza dei cittadini, indipendentemente dal credo religioso. (...)

EX JUGOSLAVIA: LETTERA APERTA A PAPA GIOVANNI PAOLO II

Zagabria, 6 settembre - In occasione della visita di Papa Wojtyla in Croazia, e della annunciata e poi mancata visita a Sarajevo, gli iscritti radicali di quest'area hanno rivolto al Santo Padre un appello affinché Egli si pronunci a favore dell'immediata operatività del Tribunale ad hoc sui crimini di guerra, quale primo passo per la costituzione di un Tribunale internazionale permanente.

Ecco il testo della lettera:

Santo Padre,

milioni di persone, non solo a Sarajevo, a Zagabria e a Belgrado ma in tutto il mondo, attendono la Sua parola, in questo Suo viaggio nella terra martoriata che oggi, grazie alla Sua coraggiosa iniziativa, torna ad essere terra di possibile pace e di speranza. La Sua parola giungerà ad una umanità che è, di fronte alla tragedia jugoslava come alle tante altre che la travagliano, smarrita e impotente. Il Suo messaggio - ne siamo certi - avrà un carattere universale, oltre gli stessi confini della religione cattolica.

Per questo, da una terra nella quale la varietà dei popoli, delle lingue, delle fedi può e deve essere mirabile esempio di tolleranza e di concordia civile, noi croati, bosniaci, serbi, ortodossi, cattolici e musulmani, parlamentari o semplici cittadini, noi nonviolenti siamo qui per rivolgerLe, a nome anche dei tanti feriti, mutilati, orfani e profughi, il nostro più vivo ringraziamento e a offrirle tutto il nostro sostegno per la Sua missione.

Da anni, soffriamo una guerra contro cui il coro delle voci è restato silenzioso o è stato discorde; da anni paghiamo - noi in prima persona e il mondo che da troppo lontano ci osserva - un ritorno alla barbarie e alla violenza; da tempo attendiamo che i crimini orribili che si sono consumati nella terra che Lei oggi visita conoscano la sanzione del diritto e della giustizia. Nel giorno della Pasqua cattolica di quest'anno, i sindaci di Vukovar e di Osijek, con quello di Sarajevo Kresevljakovic e con tanti altri sindaci e cittadini di tutto il mondo, si rivolsero a Lei - insieme ai radicali nonviolenti gandhiani - chiedendoLe di pronunciarsi a favore di un nuovo strumento di diritto grazie al quale, finalmente, i crimini commessi nei territori della ex Jugoslavia possano essere puniti da una giusta sanzione. Oggi, quella speranza sembra potersi realizzare. E' un segnale importante. Per questo, Santo Padre, ci appelliamo ancora a Lei perché grazie alla Sua autorevole parola possa ulteriormente affermarsi quel

l'irriducibile umano che fa di tutti noi una sola comunità, e cominci a vivere una più ampia giurisdizione internazionale che conferisca valore giuridico assoluto ai diritti umani.

Da questa città, Santo padre, pronunci il Suo auspicio. Il Tribunale Internazionale chiamato a giudicare i crimini commessi nei territori della ex Jugoslavia sia il primo passo verso quella Corte Penale Internazionale, credibile e autorevole, che reintegri i diritti umani orrendamente calpestati in tanta parte del mondo e li faccia vivere come pilastri essenziali di una nuova giurisdizione internazionale.

Noi invochiamo giustizia, Santo Padre, per affermare la dignità dell'uomo e il valore universale dei suoi diritti.

Da Sarajevo e da Zagabria rivolga la Sua alta sollecitazione alla comunità umana e all'Organizzazione internazionale degli Stati.

Questo è il nostro auspicio. Osiamo sperare che sia anche il Suo.

Da tutti noi, ancora una volta, un grande ringraziamento.

Snjezana Biga Friganovic, deputato croato, iscritta Pr; Julije Derossi, deputato croato, iscritta Pr; Teresa Ganza-Aras, deputato croato, iscritta Pr; Zivko Juzbasic, deputato minoranza serba, iscritto Pr; Enes Kisevic, poeta, attore, bosniaco, iscritto Pr; Muhamed Kresevljakovic, console bosniaco in Italia, già sindaco di Sarajevo, iscritto Pr; Rasema Mehadzic Cero, deputato bosniaco, iscritta Pr; Izet Muhamedagic, vice ministro della giustizia, bosniaco, iscritto Pr; Bozidar Petrac, Presidente delegazione croata al CSCE, deputato, iscritto Pr; Ivan Pauletta, deputato croato, iscritto Pr; Marijana Stefanic Buhin, consigliere generale Pr; Zdravko Tomac, deputato croato, iscritto Pr; Vijekoslav Zugaj cons. gen. Pr, ex deputato; Muhamed Zulic, deputato croato, iscritto Pr; Jadranka Cigelj, presidente del gruppo "donne di Omarska"; Valter Despalj, violoncellista; Ranko Marinkovic, scrittore; Jure Kolak, sindaco di Vukovar; Zlatko Kramaric, sindaco di Osijek, deputato; Dusko Kucina, sindaco di Zara.

 
Argomenti correlati:
trasnazionale
onu
papa
il cairo
iugoslavia
contraccettivi
stampa questo documento invia questa pagina per mail