di Marco PannellaSOMMARIO. Rievoca la vicenda politica di Mariateresa Di Lascia, fatta a Piazza del Pantheon nel corso della cerimonia di esequie. Ricorda il Congresso di Firenze in cui egli divenne segretario del partito imponendo come vicesegretaria proprio Mariateresa. Da allora, la presenza di lei nel partito fu sempre "puntuale", personale pur se mai "privata". Nega che negli ultimi tempi vi fosse una "difficoltà di dialogo", anche se Mariateresa puntigliosamente sollevava questioni serie ed importanti, preoccupata sulla possibilità che per il partito fosse possibile farcela ancora una volta. La fiducia di cui Mariateresa nutrì la sua collaborazione nell'organizzazione di marce e di iniziative importanti è stata essenziale. Ora, il partito raccoglierà il meglio dei suoi interventi, cosicché essi possano essere riletti e costituire materia di ulteriore, importante riflessione.
(Pubblicato sul "Corriere del Sud" del 20 settembre 1994 nel numero speciale dedicato alla morte di Maria Teresa Di Lascia)
Ci siamo sicuramente incontrati in Congressi e riunioni del Partito Radicale, prima di direttamente dialogare e conoscerci. Sapevo del suo impegno in Campania con Geppi Rippa, Anna Autorino soprattutto. Nel 1981 eravamo al culmine di una campagna drammatica, letteralmente vitale, di grande crescita della coscienza e dell'impegno radicale, contro lo sterminio per fame nel mondo, da una parte, e contro i colpi di coda del golpismo feroce e sanguinario della cosiddetta "unità nazionale" partitocratica. Decisi di rompere una tradizione, quella per la quale escludevo di avere poteri ufficiali di Partito, e mi candidai alla Segreteria, alla quale fui eletto in un Congresso fiorentino del PR. Posi come condizione che condividessero con me le responsabilità di conduzione del Pr quattro vice-segretari: Maria Teresa, Giovanni Negri, Gaetano Quagliarello, Francesco Rutelli. E così stabilì il Congresso, pressoché unanime, con i suoi oltre mille militanti a votare. Ciascuno può meglio, oggi, comprendere che i criteri di
quella scelta, di quei quattro vicesegretari, furono assolutamente quelli del valore di ciascuno, della loro capacità di dar volto e voce e forza al Partito ed ai suoi obiettivi politici ed ideali. E di Maria Teresa, oggi, possiamo dire che da quel momento la sua vita è stata anche quelLa del Partito, senza sosta e senza riposo. I suoi interventi, puntuali, costanti, sempre essenziali e singolari, sono stati da me sempre attesi e ascoltati con attenzione. Sempre molto personali, oltre che politici: mai "privati" ed era lei a ricordarci ed ammonirci che il "privato" è privazione, non rifugio o risorsa.
Maria Teresa è stata al centro di alcune delle più vaste e difficili mobilitazioni di opinone pubblica, di militanti, come quelle Marce contro lo sterminio per fame nel mondo, con la adesione di molte centinaia di sindaci, e migliaia di personalità via via fino a quella, in corso, per l'abolizione della pena di morte entro il 2000.
Mi si chiede se sia vero che, nelle ultime "virate" del Partito Radicale, sia stata in dissenso o in "difficoltà di dialogo" con me. A mia conoscenza assolutamente no. Vi era in lei, questo sì, la preoccupazione che cessassimo di farcela contro la falsificazione di immagine e di informazione sulle nostre scelte, dopo decenni di miracolosa vittoria su questa condizione o di clandestinità o di deturpamento, di irriconoscibilità.
La fiducia con la quale mi ha aiutato e assistito, in questi a volte inumani anni e eventi, è stata pari solamente alla sua singolarità ed alla sua autonomia; ed è vissuta quindi soprattutto in dialogo con gli altri, in un'opera nello stesso tempo umile e consapevole della sua unicità.
Così Sergio, ma anche molti altri, trovavano in lei come una interprete della vita e delle scelte del Partito, e mie, oltre che una protagonista della sua crescita, della sua coscienza e storia.
Raccoglieremo tutti i suoi interventi, e i suoi discorsi dei quali possediamo le registrazioni, grazie all'archivio di Radio Radicale, e li studieremo, li riascolteremo. Sono certo che le sue parole risulteranno ancor più creative e ricche, più politiche, anche, nella durata. Decideremo a quel punto come trasmetterne la storia ed il valore.
Non lo avevamo sin qui mai fatto, per nessuno di noi.
Di nuovo, dunque, da Maria Teresa avremo l'opposto della fine: un fine e un nuovo inizio.