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Stango Antonio - 17 gennaio 1995
E MOSCA PREPARA UN GOVERNO FANTOCCIO NOSTALGICO DELL'URSS
di Antonio Stango

(corrispondenza da Grozny)

SOMMARIO: Reportage in diretta da Grozny, in merito alle condizioni in cui si trova la città e l'intera Cecenia, con considerazioni relative alla condotta delle operazioni militari e alle responsabilità della crisi. Stango intervista anche Rudlan Madijev, ministro del governo ceceno filorusso.

(A.S., membro della segreteria del Partito Radicale e promotore di una missione in Cecenia, che ha come obiettivo principale quello di prendere contatto con le organizzazioni per i diritti umani).

(L'INFORMAZIONE, 17 gennaio 1995)

Grozny, 16 Gennaio - Una colonna di blindati del Ministero degli Interni russo e' in marcia da Nord verso la capitale cecena, in assetto di guerra e con le mitragliatrici pesanti pronte al combattimento. Da alcuni giorni queste truppe speciali stanno sostituendo i reparti dell'esercito la cui preparazione si e' rivelata inconsistente: ed infatti poco distante e' evidente la differenza, quando parliamo con dei soldati di leva giunti dalla regione di San Pietroburgo. Uno di loro ha diciott'anni, dovra' passarne uno e mezzo sotto le armi, ed appare impaurito. "Sai perche' sei qui?", gli chiedo. "Si'. C'e' la guerra". Ma di che guerra si tratti, e di perche' la si combatta, non sa nulla.

Se potesse seguirci in un edificio della cittadina di Snamenskoye, al di la' della strada coperta di fango dove lo abbiamo incontrato, alcune cose gli sarebbero piu' chiare. Li' ci riceve Ruzlan Madijev, il ministro degli Esteri e del Commercio con l'Estero del 'Governo di rinascita nazionale della repubblica cecena'. Ceceni che si oppongono a Dudaev, e riconoscono come capo del governo Salambek Hadjev, nominato a questa carica da Mosca. E' su baionette russe - si sarebbe detto una volta - che si preparano ad entrare nella capitale.

"Ora il nostro principale compito è contribuire a far svolgere le operazioni con il minor numero di vittime e di distruzioni, anche aiutando la popolazione ad abbandonare Grozny", dice Madijev. Ha forse cinquant'anni, indossa abiti civili - cosa piuttosto rara fra tante tute mimetiche - e ricorda non senza orgoglio di avere frequentato a Mosca l'Istituto per le Relazioni Internazionali insieme con Andrey Kozirev.

"Quanti sono i profughi da Grozny?", gli chiedo. "Circa trecentocinquantamila. Molti vivono in case di familiari; vi sono anche dei russi ospiti di famiglie cecene. Una parte della popolazione è fuggita nelle repubbliche vicine: in Inguscezia, a Mazdok".

"Chi è responsabile del massacro di queste settimane?"

"Senza alcun dubbio, Dudaev. Nei tre anni del suo regime la repubblica e' stata in pratica preparata a questi giorni. Certo, anche alcune forze nella Federazione Russa sono colpevoli: a lungo non hanno organizzato alcun negoziato e sono rimaste cieche di fronte alla violazione dei diritti umani in Cecenia, a cominciare dalla stessa presa del potere con brogli e falsificazioni. Ogni intervento pacifico dell'opposizione è stato contrastato da Dudaev con misure militari. Del resto, in tre anni le vittime, comprese le persone di cui si e' persa ogni traccia, sono state circa tremilacinquecento."

"La base dell'opposizione è in questo distretto?"

"Sì. Qui vivono trentottomila persone. Tre volte Dudaev ha tentato di attaccarci, ma senza successo".

"Quanti, fra la popolazione, sono piu' vicini a voi che a Dudaev?"

"Prima dell'attacco russo, era d'accordo con noi.

"Cosa pensate dell'indipendenza della Cecenia?"

"La sovranità fu dichiarata dall'allora Soviet Supremo della Repubblica Autonoma Cecena. Poi gli estremisti di Dudaev sono giunti al potere ed hanno guidato la repubblica alla catastrofe", slitta Madijev.

Il fatto è che il problema poteva essere risolto con poco spargimento di sangue: con truppe speciali, sarebbero bastati due o tre giorni".

Ciononostante, la loro presenza adesso, mentre continuano su Grozny a cadere bombe di mortaio e razzi, mentre i cacciabombardieri Sukhoi attaccano anche villaggi vicini, non è certo un segno di speranza.

"Come finirà tutto questo?", chiedo ai combattenti di Dudaev, ai soldati russi, alle donne cecene di Grozny. Molti si affidano solo al volere di un dio; non molto dissimile in verità, in questa circostanza, per i musulmani o per i cristiani ortodossi. Non si combatte una guerra di religione, qui. Dio sembra piu' assente che partigiano.

 
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