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Congresso Unione esperantista europea - 26 luglio 1995
UNA POLITICA LINGUISTICA PER UN'EUROPA MULTICULTURALE
Dichiarazione sulla varietà linguistica e culturale nell'Unione Europea (II Congresso Unione esperantista europea, Parigi)

26 giugno 1995

SOMMARIO. Per ottenere una effettiva integrazione culturale dell'Europa su basi paritarie per tutti i popoli che la compongono, è necessaria l'adozione di una lingua comune pianificate, quale è l'esperanto. Si chiedono alla Comunità allcuni passi specifici in questo senso, con indicazione delle priorità possibili di un lavoro di tipo sperimentale. Seguono i pareri di alcuni eurodeputati belgi.

Tutte le lingue e tutte le culture hanno essenzialmente pari valore. La salvaguardia della varietà delle lingue e delle culture è condizione preliminare per una convivenza sana e pacifica.

Nei Paesi dell' Unione Europea il bisogno di garantire la parità di diritti di tutte le lingue e di tutte le culture si manifesta con particolare evidenza. Un'intensa collaborazione internazionale promuove, in modo per molti aspetti positivo, la comprensione internazionale, ma d'altra parte può anche svilupparsi come una minaccia per la varietà a causa di tendenze alla centralizzazione e all' uniformizzazione culturale. In tale contesto noi sentiamo il problema delle lingue come particolarmente acuto e riteniamo che sia necessaria una seria attenzione, basata su un nuovo modo di pensare. Per rendere possibile l'unità nella diversità noi proponiamo una Politica Linguistica per un' Europa Multiculturale.

Il problema delle lingue svolge un ruolo importante nei contatti o nella mancanza di contatti tra i cittadini dell'Unione Europea, è una presenza costante nelle sedute degli organi dell'Unione e si manifesta nel lavoro quotidiano delle istituzioni. La questione delle lingue viene sollevata in molti contesti. Questioni di attualità sono per esempio le seguenti:

- quale lingua o quali lingue dovranno essere usate sulla prevista moneta europea?

- in che lingue le truppe degli Eurocorpi riceveranno gli ordini?

- come affrontare la questione delle lingue in un'Europa che si sta ingrandendo?

Perché siano rispettate pienamente la varietà delle lingue e delle culture e la parità di diritti di tutte le lingue nella collaborazione europea, con l'applicazione del principio di sussidiarietà nel campo delle lingue, noi vediamo due possibili vie di approccio:

1.usare sempre parallelamente tutte le lingue;

2.usare una lingua come strumento di comunicazione internazionale.

Nessuna lingua nazionale può svolgere il ruolo di unica lingua comune senza mettere in pericolo la varietà degli idiomi e delle culture e persino la stabilità politica dell'Unione. Una soluzione neutrale, politicamente accettabile può essere solamente il latino o una lingua internazionale pianificata qual'è la lingua internazionale esperanto - elaborata specificamente per una comunicazione paritaria senza minacce per la varietà delle lingue.

Noi sosteniamo gli sforzi verso il pluralismo delle lingue, ma constatiamo che la politica attuale con undici lingue di lavoro, sebbene lodevolmente mirante alla parità dei vari idiomi, non è in grado di ottenere un uso delle lingue privo di discriminazioni. Praticamente sono alcune lingue a predominare nelle istituzioni europee, come pure nell'insegnamento delle lingue. L'uso di una lingua internazionale pianificata renderebbe possibile un'effettiva parità per tutte le lingue. In tal modo si otterrebbe veramente la salvaguardia della varietà delle lingue. Non sarebbe più necessario limitare lo studio delle lingue straniere ad alcuni idiomi predominanti, ma sarebbe possibile la libera scelta delle lingue da studiare, lingue di Paesi vicini oppure altre, sulla base di particolari specifici interessi.

Perciò, sebbene consci delle grandi difficoltà iniziali e della necessità di misure transitorie, noi consideriamo l'uso di una lingua internazionale pianificata come la sola maniera realistica per garantire la varietà delle lingue e delle culture.

Pertanto vogliamo richiamare l'attenzione sulla necessità:

- di effettuare esperimenti sotto rigoroso controllo scientifico sulle diverse possibilità di utilizzazione di una lingua internazionale pianificata (nelle scuole, nelle università, nelle istituzioni europee ecc.);

- di studiare seriamente i diversi contributi che una lingua internazionale pianificata potrebbe dare per alleggerire il problema delle lingue a breve, medio e lungo termine, con particolare attenzione ai risultati raggiunti dal movimento per l'esperanto;

- di istituire un gruppo di studio e di lavoro ad alto livello circa una Politica delle Lingue per un'Europa Multiculturale, per un serio esame del problema delle lingue.

Dichiarazione approvata, nel testo esperanto, dall'Unione Esperantista Europea, nel suo secondo congresso, a Parigi, 26 giugno 1995, con oltre 500 partecipanti da 24 Paesi.

IL PARERE DI ALCUNI EUROPARLAMENTARI BELGI SUL PROBLEMA DELLA COMUNICAZIONE IN EUROPA

29 giugno 1995

- Non è escluso che l'esperanto divenga un giorno la lingua che risolverà problemi linguistici di comunicazione. E' un peccato che gli eurocrati non prendano seriamente in esame tale soluzione (Sig.ra Anne ANDRE-LEONARD, PRI/ELDR).

- Dunque, a lungo termine, ]'Unione forse (o probabilmente) dovrà pensare a una lingua sovranazionale, come l'esperanto, per le istituzioni comunitarie. Fino a quel momento respingo l'uso di un numero limitato di lingue (Sig. ra Marie-Paule KESTELIJNSIRENS, VLD/ELDR).

- Attualmente, con 15 Stati membri, la traduzione assorbe un terzo de] bilancio del parlamento europeo. A lungo termine, si dovrà forse pensare all'uso di una lingua sovranazionale, come l'esperanto (Willy DE CLERQ, VLD/ELDR).

- Con il previsto allargamento a 25 Stati membri, il problema delle lingue sta per diventare un rompicapo veramente insolubile. Perciò le chances dell'esperanto migliorano nella misura in cui

le nostra difficoltà aumentano (Fernand HERMAN, PSC/PPE).

- Anche se la ragione mi raccomanda lo scetticismo, rimango molto attento alle possibilità di sviluppo dell'esperanto. Sono a vostra disposizione per ogni utile intervento (Pro Claude DESAMA, PS/PSE)

- La questione delle lingue nell'Unione Europea dà luogo a sempre maggiori problemi. Tuttavia non desidero che una qualsiasi questione di "praticità" divenga un argomento per eliminare lo status giuridico delle lingue minori. Ciò nonostante non dobbiamo restare ciechi davanti alle crescenti difficoltà delle istituzioni europee. In effetti, da tale punto di vista e a lungo termine, dovremo forse pensare a una lingua sovranazionale come l'esperanto (Frederik WILLOCKX SP/PSE).

L'esperanto dovrebbe essere un efficace mezzo di comunicazione fra i popoli dell'"Europa futura". In tutti i campi una lingua neutrale, logica e pratica sarebbe un importante atout per l'Europa. Tuttavia sarebbe necessario che il suo insegnamento avesse luogo fin dall'inizio della scuola elementare. Ritenendo che l'esperanto sia la soluzione dei problemi che abbiamo di fronte, vi dò il mio pieno appoggio per sostenerlo (José HAPPART, PS/PSE).

- Nell'Unione Europea e particolarmente nel Parlamento Europeo,la presenza di tante lingue genera regolarmente dei problemi linguistici. Tuttavia questo non deve diventare un pretesto per limitare l'uso delle "lingue minori". Ciò non significa che l'esperanto, in quanto lingua internazionale sufficientemente neutrale, non possa provare la sua utilità in parecchi campi della vita sociale europea. In questo senso, un appoggio allo sviluppo dell'esperanto costituisce un progetto interessante e utile (Sig.ra Magda AELVOET, AGALEVM.

- Quanto all'impiego dell'esperanto nelle istituzioni europee, penso che sia molto importante difendere, come un diritto democratico, l'uso della propria lingua in seno al Parlamento Europeo. Prima di tutto credo che - se un giorno si dovrà trovare una soluzione pratica alla questione linguistica nelle istituzioni europee - l'esperanto sarà una valida soluzione. A questo proposito penso che l'esperanto dovrebbe entrare nella vita normale di tutti. A tal fine le scuole dovrebbero impegnarsi in modo del tutto particolare. (Sig.ra Anne VAN LANCKER, SP/PSE).

- La neutralità dell'esperanto permette di proporlo come un'alterativa perfettamente valida. Non penso però che esso possa imporsi come soluzione ai problemi posti dalla diversità linguistica in Europa, particolarmente nel contesto attuale. Tuttavia, la prospettiva dell'allargamento a 25 Stati membri ci obbliga a riflettere sulla maniera migliore per gestire le difficoltà connesse ai problemi linguistici. Di conseguenza io sostengo risolutamente la pratica di questa lingua e sono del tutto disposto a incoraggiare il finanziamento comunitario e lo sviluppo di progetti pilota destinati a promuoverne l'apprendimento in seno all'Unione (Gérard DEPREZ, PSC/PPE).

 
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