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Notizie Radicali - 2 agosto 1997
NR: Parlamentari di tutto il mondo...

PARLAMENTARI DI TUTTO IL MONDO ...

SOMMARIO: L'ambizione del Partito radicale transnazionale di essere transpartito, è riuscita, anche se con molte difficoltà, a prendere corpo. 40.000 persone da tutto il mondo e da molti partiti diversi si iscrivessero nel 1993. Grazie a tale slancio il Partito radicale riuscì a avviare le iniziative in seno all'ONU che si stanno ora avvicinandosi al traguardo. E' necessario un nuovo slancio di cittadini e parlamentari per potere rilanciare un piano d'azione ONU 1998. (Notizie Radicali, Nr 6 del 2 Agosto 1997 - Pag. 5)

"L'ideale sarebbe disporre di una organizzazione politica capace di consentire in decine di parlamenti - nello stesso giorno, con stessi testi e con lotte nonviolente di massa convergenti nei diversi paesi - la discussione e l'approvazione di leggi fondamentali per la vita del pianeta e per la libertà e il diritto di tutti."

Marco Pannella

Nel 1988, al 34esimo Congresso del Partito radicale, iniziarono a delinearsi le forme di una organizzazione politica che voleva essere non solo transnazionale, ma anche transpartitica. Questo fatto suscitò, sin da subito, grandi perplessità.

Come avrebbero potuto cittadini e parlamentari di diversi paesi e, soprattutto, di diversi orientamenti e convinzioni, condividere interessi politici e convergere su iniziative comuni? Perché avrebbero dovuto, da avversari, divenire alleati su obiettivi che erano certo tali da costituire una ragione di possibile ma parziale unità, e che, altrettanto certamente, non avrebbero consentito di superare divisioni e avversioni politiche storicamente consolidate? Come avrebbero fatto, insomma, politici e cittadini di sinistra e di destra, o cittadini di paesi divisi da ostilità secolari, a militare nello stesso partito e a fare, almeno in parte, la stessa politica? E, soprattutto, come avrebbe potuto una organizzazione di questo tipo, costituita su queste basi, continuare ad essere un partito?

Il transpartito transnazionale ha dovuto, sin da subito, non solo in Italia, fare i conti con una cultura che assegna alla militanza partitica un carattere esclusivo che ne circoscrive l'attività - e, per certo verso, le ambizioni di governo - al solo ambito nazionale.

Dopo qualche anno, dopo periodi di gravissima crisi politico-finanziaria che condussero il Partito radicale ad un passo dalla chiusura, questa forma-partito, che sembrava rispondere ad un concetto capovolto dell'organizzazione politica, iniziò ad assumere una qualche consistenza. Nel 1993 grazie aduna campagna di iscrizioni al Pr, alla quale aderirono oltre 40.000 cittadini, fu possibile potenziare e finanziare le iniziative sul fronte delle Nazioni Unite. Con gli oltre 600 parlamentari (di oltre 40 Paesi e di 150 forze politiche nazionali) iscritti, il Partito radicale poté iniziare ad operare in modo convergente in diversi Paesi e in diversi parlamenti. Da allora, le iniziative nelle istituzioni politiche nazionali e internazionali si sono moltiplicate. Su tutte le più importanti campagne del partito, ed alla base del successo di quelle per cui, innanzitutto, è necessario rilanciare un nuovo progetto Onu 1998, vi è stata l'azione congiunta delle risoluzioni dei parlamenti e delle iniziative dirette dei cit

tadini. Un nuovo modo per pensare ed agire in modo globale.

Il Partito radicale è stato concretamente - su alcuni dei temi di diritto di più vasta portata internazionale e di più drammatica urgenza - un luogo di confronto ed un esempio per chi guardi ai problemi politici posti, ma anche alle risorse offerte, dai processi di globalizzazione.

Ai successi dobbiamo però contrapporre un elenco, anche più lungo, di sconfitte e di difficoltà: il partito, per fare quello che fa, vive in costante crisi organizzativo-finanziaria.

Non si sono più confermati, dopo il 1993, gli straordinari dati di adesione che allora si verificarono. Oggi il Pr conta in tutto il mondo solo 3.200 iscritti, e deve lavorare - solo per proseguire le campagne già intraprese - in circa 20 Commissioni e Comitati dell'Onu.

Per questo, nel raccontare quanto siamo riusciti comunque a fare, non possiamo che sperare in quanto vorrà a sua volta fare chi di queste imprese si senta in una qualche misura partecipe o riconoscente.

 
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