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Notizie Radicali - 2 agosto 1997
NR: Verso il Satyagraha mondiale per la libertà del Tibet

VERSO IL SATYAGRAHA MONDIALE PER LA LIBERTA' DEL TIBET

Per l'apertura dei negoziati fra Cina e Tibet

SOMMARIO: Il Tibet, invaso dai Cinesi nel 1949 e ribellatosi ad essi nel 1959 è oggi dimenticato da quasi tutte le nazioni. I Cinesi, dopo aver provocato la morte di circa 1.200.000 tibetani, ricorrono ora alle armi del genocidio per diluizione: in pochi anni oltre 7.000.000 di cinesi sono stati trapiantati in Tibet. Per difendere quel popolo e i suoi valori, per sostenere la via della nonviolenza del Dalai Lama e per rafforzare le Nazioni unite il Pr sta cercando di lanciare un grande movimento nonviolento, un Satyagraha mondiale per la libertà del Tibet. (Notizie Radicali, Nr 6 del 2 Agosto 1997 - Pag 13)

Il Tibet, il Tetto del Mondo, fu invaso dalle truppe di Pechino nel 1949. Dieci anni dopo, il 10 marzo del 1959 i tibetani si ribellarono ed espressero il loro desiderio di libertà.

L'Esercito di Liberazione del Popolo represse nel sangue l'insurrezione di Lhasa e da quel giorno più di 1,2 milioni di tibetani sono morti vittime dell'occupazione cinese in Tibet. Oltre 120.000 di essi, tra cui il Dalai Lama, sono fuggiti e vivono oggi in esilio. La comunità internazionale, con rare eccezioni, si è dimenticata della tragedia tibetana. Un popolo con cultura e religione uniche al mondo, rischia di scomparire. Una tragedia che necessita di azioni urgenti, di dialogo, di iniziative nonviolente, di responsabilità per essere risolta. Per questo il Partito radicale insieme ad altre organizzazioni e personalità si prepara a lanciare un Satyagraha mondiale per la libertà del Tibet occupato. Il Pr vuole anche, attraverso la battaglia per la libertà del Tibet, affermare il valore della nonviolenza come metodo per superare crisi e conflitti e rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite, dell'Unione europea, delle grandi organizzazioni internazionali. Esse non possono continuare ad essere complici delle vi

olazioni del Diritto, dei diritti, della legalità. Devono affermare di fronte a questo dramma ed ai tanti altri drammi in corso nella Mongolia interna, nel Turchestan orientale così come nell'intera Cina, ma anche a Timor orientale, in Ruanda, in Zaire, ... la supremazia del Diritto su ogni altra considerazione. Il Dalai Lama da anni persegue la via della nonviolenza e del dialogo cercando di spezzare la "cortina di bambù" di Pechino. Chiede l'apertura di negoziati senza pre-condizioni con il Governo cinese per discutere dello status futuro del Tibet. Vuole pace e sicurezza perché un popolo, il suo popolo, non scompaia nel nulla diluito, e già trasformato in minoranza nel proprio Paese dai trasferimenti forzati di oltre 7 milioni di cinesi Han. Ma questo processo ha bisogno di forza, di consenso politico, di aggregazione e mobilitazione tra le genti di tutto il mondo. La responsabilità per la libertà del Tibet occupato passa attraverso le coscienze di tutti, la capacità di essere soggetti attivi inquesto Sat

yagraha sempre più necessario.

 
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