IL SATYAGRAHA E' UNA METODOLOGIA
SOMMARIO: Per ottenere la libertà del Tibet è necessario compiere un salto di qualità nella linea indicata dal Presidente del Parlamento Tibetano in esilio, Samdhong Rinpoche, come Satyagraha per la libertà del Tibet. Il Satyagraha è un metodo nonviolento per raggiungere l'obbiettivo fissato dalla leadership tibetana: la piena autonomia del Tibet. (Notizie Radicali, Nr 6 del 2 Agosto 1997 - Pag 13)
(...) Allora, in maniera più generale, credo che i 2-3 anni passati hanno visto il movimento per la libertà del Tibet assumere una dimensione che è senza paragone con quella del movimento di 5 o 10 anni fa. Ma penso anche che siamo arrivati a un momento in cui bisogna fare un salto di qualità e bisogna fare uno sforzo, ciascuno e tutti, per dare molto di più di quello che si è dato fino ad ora, per arrivare a essere molto più efficaci, per arrivare a obbligare davvero le istituzioni internazionali, per obbligare i nostri governi, per obbligare i nostri parlamenti ad affrontare la questione della libertà del Tibet e la questione della democrazia in Cina.
Se ne è parlato molto. Siamo stati riuniti sotto questo slogan, questo desiderio e questo sentimento di urgenza e necessità, espresso dal Prof. Samdhong Rinpoche (presidente del Parlamento tibetano in esilio), con queste parole: "Satyagraha per la libertà del Tibet".
Allora, ci sono molte cose che sono state dette su quello che potrebbe essere, su quello che sarà il Satyagraha. Penso che c'è ancora molta confusione e penso che sia necessario sapere che il Satyagraha non è un obiettivo, il Satyagraha è una metodologia. Il Satyagraha è un modo di agire. L'obiettivo è quello del Dalai Lama, è quello del Governo tibetano in esilio, è quello di tutti i nostri amici tibetani in Tibet, è l'autonomia, ma l'autonomia forte, reale, completa, per tutte le materie che toccano la vita dei tibetani in Tibet, tranne, come ha detto il Dalai Lama, la politica di difesa e la politica estera. Dunque su questo non si può negoziare. Questo è il nostro obiettivo. Il Satyagraha è il mezzo, lo strumento, la nonviolenza organizzata che dobbiamo creare, immaginare e inventare, giorno dopo giorno, affinché questo obiettivo divenga, nei mesi e negli anni che verranno, realtà in Tibet, affinché il Tibet sia liberato.
Dunque penso che in ogni città d'Europa, ogni città da dovevenite oggi, si dovrà cominciare a riflettere, a mettere queste idee su carta e a cominciare a farle circolare, affinché nelle prossime settimane, nei prossimi mesi - non il 10 gennaio o il 10 febbraio prossimo - si cominci a lavorare, a organizzarsi con gli amici negli Stati Uniti, in Australia, in India. E si arrivi con questo movimento Satyagraha a creare qualcosa che sia equivalente nella forza e nella quantità al movimento anti guerra del Vietnam degli anni '60.
Centinaia di migliaia di persone nel mondo, che lo stesso giorno alla stessa ora, con lo stesso slogan e con le stesse rivendicazioni, realizzino delle manifestazioni, degli scioperi della fame, dei sit-in e tutte le altre idee che verranno. Perché so che la fantasia è una delle nostre forze. Perché tutti insieme si crei questo movimento che non sarà, al contrario del movimento contro la guerra del Vietnam, un movimento "anti", ma sarà un movimento "per". Per la libertà del Tibet, per la democrazia in Cina. Penso che se troveremo la forza in noi di essere "per", troveremo anche la forza di stare insieme e di stare insieme a decine di migliaia l'anno prossimo, all'appuntamento del 10 marzo, ma anche a decina di migliaia a partire da oggi fino al 10 marzo prossimo.
Dall'intervento del Segretario del Pr, Olivier Dupuis, alla manifestazione di Ginevra, 9 marzo 1997