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Conferenza Arpa
Donvito Vincenzo - 23 febbraio 1997
LIBERARE IL TIBET
per la democrazia in Cina

dossier su una battaglia nonviolenta

a cura del Partito Radicale-Arpa, 50129 Firenze, via Cavour 68, tel.055/2302266-290606, fax 2302452. Email arpa.fi@agora.stm.it

edito in Firenze nel febbraio 1997

a cura di Carlo Valdisalici, e con l'aiuto di Marco Bazzichi, Giusi Nibbi, Donatella Poretti, Roberto Rogai, coordinati da Vincenzo Donvito

Premessa

LIBERTA' AL TIBET

Tibet. Paese millenario perso sull'altipiano himalaiano. Cancellato dalle nostre memorie, dalle nostre conoscenze, dalle nostre coscienze da quarant'anni di bipolarismo politico e militare.

Tibet. Paese singolare. Paese del buddhismo, dei monaci, dei monasteri, dei mulini di preghiera, degli Yak, del th al burro, dell'uomo delle nevi. Paese del Dalai Lama. Giß. Paese indipendente. Giß. Nel silenzio complice delle Nazioni Unite, delle democrazie occidentali, del mondo libero, il Tibet fu, un giorno del non lontano 1950, invaso dalle forze armate dell'allora neo Repubblica Popolare Cinese. Poi fu occupato, ristrutturato, modernizzato. Distrutto. Come furono distrutti centinaia e centinaia di monasteri con la cosiddetta rivoluzione culturale cinese. A decine di migliaia, donne furono sterilizzate o obbligate ad abortire. A milioni, Tibetani furono arrestati, incarcerati, torturati, deportati. Un milione di loro fu ammazzato. Foreste, monumenti, case furono rase al suolo.

Ma non bastava ancora. Bisogna andare oltre nell'esplorazione dell'arsenale delle armi di distruzione di un popolo, della sua storia, della sua cultura, della sua lingua, della sua religione, del suo modo di vivere. E i cinesi inventarono una nuova soluzione finale: la "pulizia etnica" per diluizione. E cominci la pianificazione e poi l'attuazione di un gigantesco trasferimento di popolazione: milioni di cinesi furono con la forza, con le intimidazioni o con forti incentivi finanziari "traslocati" nel Tibet. Da alcune migliaia a sette milioni, da infima minoranza a maggioranza oggi. Obiettivo: 40 milioni nel 2020. Allora il Tibet sarß definitivamente scomparso.

Il tempo stringe. Occorre fermare fin quando c' ancora tempo questo genocidio silenzioso. Occorre salvare il Tibet, i Tibetani, il tesoro di storia, di cultura, di mitezza, di convivenza civile che hanno saputo dare all'umanitß. Occorre fermare nella sua impresa di morte e di distruzione l'ultimo impero totalitario. Occorre, anche a partire dal Tibet, dalla sua libertß e dalla sua liberazione, creare le premesse per la libertß e la liberazione dal totalitarismo comunista degli oltre un miliardo e duecento milioni di cinesi.

E, mentre sempre pi· spesso nel mondo si ricorre alla violenza per far valere le ragioni di un popolo o di criminali che pretendono incarnarne le ragioni, occorre fare tesoro ed erigere ad esempio per l'intera umanitß la resistenza nonviolenta esemplare del popolo tibetano e della sua leadership, a cominciare dal Dalai Lama.

Occorre agire. Dalle piazze, dai marciapiedi delle ambasciate cinesi del mondo intero con manifestazioni, Satyagraha, digiuni nonviolenti di massa. Dalle Nazioni Unite con la messa all'ordine del giorno di una rapida decolonizzazione del Tibet. Dai Parlamenti con la presentazione di mozioni che, sul modello delle risoluzioni del Parlamento europeo e del Congresso americano, condannino l'invasione e l'occupazione del Tibet. Dai Comuni con la decisione di far sventolare la bandiera tibetana il 10 marzo 1996, giorno dell'anniversario dell'insurrezione nonviolenta di Lhasa del 1959, perch divenga, ovunque nel mondo, giorno di azione e di speranza concreta di liberazione dei Tibetani e quindi dei cinesi e di tutti noi. Occorre quindi lavorare ed organizzarci, senza perdere un minuto. Da subito. In diretto collegamento con le massime autoritß del governo e del parlamento tibetano in esilio, il Partito Radicale, transnazionale e transpartito, ci sta lavorando. Senza nuove energie umane e finanziarie, tutto sarß mo

lto difficile, se non impossibile.

Chi ci sta, batta un colpo.

di Olivier DUPUIS

Introduzione

IL SIGNIFICATO DEL 10 MARZO 1959

Il 10 marzo del 1959 il giorno in cui i Tibetani si ribellarono contro le forze cinesi per dichiarare il loro desiderio di libertß ed indipendenza per tutto il Tibet. Questo movimento nacque in seno al popolo Tibetano. La Cina riuscø rapidamente a reprimere l'insurrezione, ma non fu in grado di soffocare la determinazione del popolo tibetano a liberarsi dalla tirannia e dall'ingiustizia.

Fu durante gli anni 1949/50 che la Cina invase il Tibet. Qualunque fosse la sua capacitß di resistenza, l'esercito tibetano, i cui effettivi erano risibili rispetto alle agguerrite truppe dell'Armata Popolare di Liberazione, fu impotente davanti alla potente macchina da guerra cinese. Il Tibet lanci un appello alla comunitß internazionale, ma non ricevette alcuna risposta. Lasciato ad affrontare da solo la Cina, il Tibet fu costretto a siglare nel 1951 il tristemente celebre Trattato dei 17 punti con il quale i cinesi lo obbligarono ad abdicare la propria sovranitß nei confronti di Pechino. Un accordo iniquo, denunciato in seguito dal XIV Dalai Lama. Ne seguirono, per il Tibet buddista e la Cina comunista, nove anni di difficile coesistenza.

In questo periodo, i tibetani del Nord-est ed Est del Tibet, davanti alla crescente repressione cinese, dovettero raggiungere le zone rurali: cominci allora una resistenza armata, che presto si estese a tutto il Tibet. Nelle regioni di Amdo e Kham il ciclo di resistenza e repressione costrinse migliaia di tibetani a fuggire verso il Tibet centrale e Lhasa, relativamente pi· sicuri. Il risentimento di queste popolazioni, causato dall'arroganza con la quale la Cina trattava il governo tibetano, si alimentava ulteriormente ai racconti di distruzione di monasteri e di massacri di lama e di monaci riportati dai rifugiati provenienti dal Tibet orientale. Rapidamente il velato malessere dei Tibetani divenne aperto contrasto con la Cina e, il 10 marzo 1959, uomini e donne discesero a decine di migliaia per le strade di Lhasa a reclamare l'indipendenza del Tibet.

Bastarono poco pi· di 3 giorni all'Esercito di Liberazione del Popolo per venire a capo della ribellione, ma non per riuscire a soffocare il movimento di resistenza che andava estendendosi a tutto il Tibet. Secondo una stima di parte cinese, solo nel Tibet centrale furono massacrati circa 87000 tibetani.

In seguito al sollevamento del 10 marzo il Dalai Lama dovette fuggire in India assieme a membri del suo governo e a 80.000 tibetani. Insediatosi in India, il governo Tibetano non ottenne il riconoscimento di alcuna nazione. Ma i Tibetani sia dentro che fuori del Tibet lo considerano come loro unico governo legittimo. Quest'ultimo, dalla sua sede di Dharamsala, a nord dell'India, sulla catena himalaiana, ha sviluppato, sotto la guida del Dalai Lama, una resistenza nonviolenta all'occupazione cinese. Resistenza che ha dato luce ora ad un movimento mondiale per la liberazione del popolo tibetano.

Quarantanni di occupazione cinese hanno avuto come diretta conseguenza la morte di un milione e duecentomila tibetani.Ogni anno, ovunque siano, i tibetani celebrano il 10 marzo per ricordare a loro stessi ed al mondo che i tibetani caduti per la libertß del loro popolo non sono morti invano, ma che la loro morte stata un degno sacrificio per la nascita di un Tibet libero ed indipendente.

Febbraio 1994

Il Partito Radicale ha aderito alla manifestazione che si terrß oggi - giovedø 10 Marzo - a Roma davanti all'ambasciata cinese, in via Bruxelles, promossa dall'associazione Italia-Tibet in occasione del trentacinquesimo anniversario della repressione sanguinosa della rivolta di Lhasa da parte delle forze di occupazioni cinesi.

MOBILITAZIONE DEL PARTITO RADICALE PER LA MARCIA DELLA PACE A LHASA

10 FEBBRAIO '95

I tibetani in esilio organizzano una Marcia della Pace da Dharamsala, sede del Governo tibetano in esilio in India, a Lhasa, capitale del Tibet, per richiamare l'attenzione del mondo sulle sofferenze causate al popolo tibetano dalla brutale oppressione cinese e chiedere la solidarietß dell'opinione pubblica internazionale.

Il Partito Radicale e l'Associazione Italia-Tibet accolgono questa richiesta di solidarietß con una settimana di mobilitazione con il patrocinio del Comune di Roma, dal 6 al 10 marzo, giorno del previsto arrivo a Lhasa. Verrß montato un tendone tibetano a p.zza Navona in Roma dove saranno proiettati filmati sul Tibet, raccolte firme per il digiuno del 10 marzo a sostegno della causa dei sei milioni di tibetani e rilanciata la proposta radicale al Dalai Lama per un Satyagraha mondiale. La mobilitazione si concluderß con una manifestazione davanti all'Ambasciata cinese a Roma che verrß tenuta in contemporanea nelle sedi estere del Partito Radicale.

BO-RANGZEN

10 MARZO '95Il Lembo di Tibet a Roma di Piazza Navona e' stato centro di un vivo interesse da parte dei cittadini che sono stati presenti a tutti i dibattiti, ed in particolare a quello sulla repressione cinese in Tibet, al quale e' intervenuto il Lama Sonam Cianciub Gheshe, maestro di teologia buddista e al conclusivo della mattinata di venerdi' 10 marzo sul legame fra movimento tibetano e dissenso cinese cui hanno partecipato fra gli altri Lorenzo Strik Lievers, deputato riformatore e vice-presidente del Consiglio generale del Partito radicale e Lamsang Norbu, il vice-presidente tibetano di Italia-Tibet.

Alle 13,30 di venerdi' 10 marzo e' partita da Piazza Navona la Marcia In Fila Indiana costituita da oltre 200 persone, fra cui molti tibetani, che hanno sfilato nella forma della nonviolenza per le strade della capitale, fortunatamente illuminate da un fantastico sole, sventolando coloratissime bandiere del Tibet, del Partito radicale ed esponendo cartelli scritti in varie lingue, fra cui il tibetano, ma anche il cinese, PER LA LIBERTA' IN TIBET E LA DEMOCRAZIA IN CINA, IL TIBET AI TIBETANI, TIBET LIBERO, SATYAGRAHA MONDIALE PER IL TIBET, SUBITO LA CONFERENZA ONU, NONVIOLENCE TIBET IS MY HOME.

Intorno alle 15 siamo giunti all'Ambasciata cinese scandendo lo slogan TIBET LIBERO. I tibetani hanno cantato il loro inno nazionale e la poesia che il Dalai Lama ha composto per la celebrazione del 10 marzo dello scorso anno. Piero Verni, in diretta su Radio Radicale, ha letto la traduzione italiana dell'allocuzione che Sua Santita' il Dalai Lama aveva poche ore prima pronunciato in occasione della partenza dei tibetani in esilio per la Marcia della Pace da Dharamsala a New Delhi. Andrea Billau, da Radio radicale ha garantito frequenti collegamenti con la Marcia e soprattutto quelli internazionali con San Pietroburgo, New York, Mosca.

I mass media erano presenti. L'Ansa, Videomusic e soprattutto una troupe di RAI 2 che ha seguito tutta la marcia fino a Via Bruxelles. Oltre 200 persone hanno digiunato in Italia PERCHE' IL TIBET VIVA.

Anche a Mosca una manifestazione davanti all'ambasciata cinese contro l'occupazione del Tibet per sostenere la marcia della pace da Dharamsala a Lhasa.

Circa 20 militanti del Partito Radicale insieme con i membri della comunitß buddista di Mosca e Centro Tibet di Mosca, erano presenti nella strada Druzhby, dove si trova l'ambasciata, con bandiere del Tibet e del Partito Radicale. "Save Tibet", "Tibet libero", "Cina, fuori dal Tibet!", "Per una conferenza delle Nazioni Unite sul Tibet", "Libertß per il Tibet, democrazia per la Cina", - era scritto nei cartelloni.

"Bo rangzen! Bo rangzen!" - queste parole ("indipendenza per il Tibet", nella lingua tibetana) hanno risonato sopra la strada.

Una decina di giornalisti russi e stranieri, compreso Reuters TV, telegiornale "Vesti" della televisione russa, agenzia Express Khronika ed anche cinque giornalisti cinesi dalla stampa ufficiale, hanno osservato la manifestazione.

Nessuno stato ricevuto nell'ambasciata, e nessuno della ambasciata ha ritirato nella strada l'appello al presidente cinese Jiang Zemin.

CARO AMICO ... PERCHE' IL TIBET VIVA .....

3 AGOSTO '95All'attenzione di tutti i Gruppi di Sostegno al Tibete per conoscenza a Prof. Samdong RIMPOCHE e Sig. Tempa TSERINGInsieme a Piero VERNI, presidente dell'Associazione Italia-Tibet, ho potuto re-incontrare durante una breve permanenza a Dharamsala alla fine di luglio, il DALAI LAMA, Samdong RIMPOCHE, presidente del Parlamento tibetano in esilio e Tempa TSERING, responsabile dell'informazione nel governo tibetano in esilio.

I massimi responsabili tibetani hanno espresso la loro gratitudine per il ruolo svolto da diversi parlamentari iscritti al Partito Radicale, transnazionale e transpartito, oltre che dagli eurodeputati James MOORHOUSE e Adelaide AGLIETTA, nell'adozione da parte del Parlamento europeo di una risoluzione nella quale viene per la prima volta condannata l'invasione e l'occupazione del Tibet da parte della Repubblica Popolare Cinese (vedere il testo in allegato). Gratitudine anche per l'interessamento espresso nei confronti della scomparsa del Panchen Lama.

Come potete ben imaginare, i dirigenti tibetani hanno insistito sul carattere sempre pi· tragico dell'attuale situazione in Tibet, dove, come ben sapete, oltre a subire ogni tipo di violazione dei diritti fondamentali della persona, i Tibetani subiscono una vera e propria invasione quotidiana di popolazione cinese, organizzata e pianificata ai pi· alti livelli del potere di Pechino. Invasione che li ha giß resi minoranza nel proprio Paese. Secondo i massimi responsabili tibetani, tale situazione impone, con grande urgenza, un radicale cambiamento o, meglio, un radicale rafforzamento delle iniziative per la libertß del Tibet, pena il rischio della scomparsa di un popolo, di una cultura, di una storia.

Sui possibili obiettivi da perseguire e sulle azioni concrete da intraprendere per tentare di fermare questa tragedia annunciata, stato discusso a lungo con il Presidente del Parlamento in esilio, Samdong RIMPOCHE e con il responsabile governativo per l'informazione Tempa TSERING.

Per quanto riguarda gli obiettivi, oltre alle attuali prioritß dei Tibetani e di quanti, come voi, sono impegnati per la libertß e la liberazione del Tibet, ovvero:

a. procedere all'immediato rilascio dei prigionieri politici;

b. garantire il rispetto dei diritti civili, politici e religiosi;

c. fermare le distruzioni ambientali;

d. fermare le distruzioni dei monumenti e delle espressioni della cultura tibetana;

e. fermare i trasferimenti di popolazioni cinesi nel Tibet;

le nostre discussioni hanno fatto emergere la necessitß di rafforzare la pressione sulle autoritß di Pechino, con nuovi obiettivi, in particolare richiedendo di:

a. non pi· solamente il blocco dei trasferimenti di popolazioni cinesi in Tibet ma che le autoritß cinesi inizino un vero e proprio processo di decolonizzazione;

b. iniziare presso le Nazioni Unite tutte le azioni che possano portare, al pi· presto possibile, alla attribuzione al governo tibetano in esilio di uno status internazionale simile a quello a suo tempo ottenuto dall'OLP;

c. avere dalle autoritß cinesi tutte le informazioni su dove ed in che condizioni si trovi il Panchen Lama. E' questo un punto sul quale ha particolarmente insistito il DALAI LAMA. Con questa richiesta e non con quella dell'immediato rilascio del Panchen Lama, lui ritiene che viene mantenuto un possibile spiraglio per un dialogo con i cinesi. Una richiesta troppo drastica potendo, secondo lui, portare a conseguenze estreme, fino all'eliminazione stessa del giovane Panchen Lama.

E' stato infine considerato necessario avviare degli studi sulla fattibilitß di una campagna internazionale di boicottaggio di tutti i prodotti cinesi. Su questo particolare punto e data la difficoltß oggettiva di intraprendere una efficace e globale azione di boicottaggio vi chiederei, nel possibile, di inviarmi le informazioni che avete in vostro possesso sugli scambi economici tra il vostro paese e la Repubblica Popolare cinese e sulle ditte del vostro Paese che svolgono attivitß imprenditoriale e/o commerciale in o con la Cina. E' nostra intenzione organizzare un vero e proprio "osservatorio" sulla Repubblica Popolare Cinese i cui risultati vi invieremo al piu' presto.

Per raggiungere tali obiettivi, stato deciso di lanciare alcune iniziative sin dalle prossime settimane ed, in particolare:

1. Agosto: intervento del PR presso la Commissione Diritti Umani e la Sotto-Commissione Minoranze delle Nazioni Unite (in allegato il testo del documento depositato).

2. settembre: avvio delle procedure alle Nazioni Unite per il riconoscimento dello status internazionale per il governo tibetano;

3. settembre: promozione in pi· parlamenti nazionali possibili di mozioni o risoluzioni sul modello di quella recentemente adottata dal Parlamento europeo;

4. dal 25 settembre al 2 ottobre (anniversario della nascita del Mahatma Gandhi): settimana di Satyagraha (digiuno collettivo) per sollecitare pi· parlamenti nazionali possibili sulla questione dell'adozione della risoluzione. Obiettivo di questa azione nonviolenta transnazionale: 1.000 digiunatori in almeno 30 paesi. In merito a questa iniziativa, il Presidente del Parlamento tibetano in esilio, Samdong RIMPOCHE, ci ha comunicato il coinvolgimento di associazioni nonviolente indiane.

5. a fine dicembre: Samdong RIMPOCHE propone la organizzazione di un'altra iniziativa nonviolenta.

6. il 10 marzo 1996, in occasione dell'anniversario dell'"Up Rising Day" (giornata dell'insurrezione nonviolenta del 1959) manifestazione europea per la libertß del Tibet a Bruxelles. Sia secondo i nostri amici tibetani, sia secondo noi, in effetti giunto il momento di andare oltre le singole manifestazioni nazionali (per forza limitate nella loro ampiezza) e di puntare quindi ad una grande manifestazione europea. A seconda dell'interesse degli amici americani ed indiani, due altre grandi manifestazioni potrebbero essere organizzate.

Ecco, care amiche, cari amici, alcune delle prime cose che vorremmo, insieme a voi se siete d'accordo, organizzare nelle prossime settimane, nei prossimi mesi.

Si tratta ovviamente di un grosso impegno. Non dubito che con il concorso di tutte le energie oggi impegnate per la vita e la libertß del Tibet, grossi frutti possano essere raccolti. Al fine di poter passare al pi· presto nella fase operativa e organizzativa di queste diverse iniziative, vi sarei pi· che grato di farmi sapere cosa pensate di queste varie proposte.

Un caro saluto,

Olivier Dupuis

(Segretario del Partito Radicale transnazionale e transpartito)

UNA BANDIERA PER IL TIBET

15 SETTEMBRE '95Sempre nel quadro di una campagna che deve portare, nel 1997, alla organizzazione di un Satyagraha mondiale per la libertß del Tibet, il Partito Radicale ha anche lanciato una campagna tra i cittadini di tutto il mondo perch espongano nei loro giardini, sul balcone o dalle finestre delle loro case la bandiera nazionale tibetana il 10 marzo prossimo. Un atto di semplice realizzazione, ma che potrebbe, se venisse moltiplicato, significare un importante ulteriore passo di sensibilizzazione, di informazione e di azione per scongiurare una delle pi· grandi tragedie del nostro tempo. L'obiettivo della politica delle autoritß cinesi - una politica che non altro che una vera e propria politica di pulizia etnica per diluizione - la cancellazione di un intero popolo - il popolo tibetano - e, quindi, del patrimonio culturale, religioso, linguistico unico che rappresenta.

Salvare il "Tetto del Mondo" significa, in questo momento, non solo salvare il Tibet da una morte sicura ed annunciata, ma anche rafforzare la lotta per la democratizzazione in Cina.

Ecco di seguito la lettera che stata mandata dal Partito Radicale ai primi cittadini di grandi e piccole cittß di tutto il mondo con la richiesta di far sventolare il prossimo 10 marzo la bandiera nazionale tibetana sul pennone del proprio Municipio in segno di solidarietß attiva e concreta con il popolo martoriato del Tibet:

LIBERTA' PER IL TIBET

Nel 1949, il Tibet, Paese indipendente, dalla storia millenaria, fu invaso dalle forze armate della Repubblica Popolare Cinese. Ne seguø una occupazione di una ferocia senza nome, fatta di massacri, di torture, di imprigionamenti di massa, di sterilizzazioni e di aborti forzati, di distruzione del patrimonio culturale, religioso e ecologico.

Dopo quattro decenni di resistenza accanita dei Tibetani, di fronte al loro rifiuto irriducibile di sottomettersi, i Cinesi elaborarono e misero all'opera, nel corso degli anni '80, una "soluzione finale" di un tipo nuovo: la "pulizia etnica" per diluizione.

Fu avviato cosø un gigantesco trasferimento di popolazioni cinesi verso il Tibet. Da alcune decine di migliaia che erano, i Cinesi abitanti nel Tibet sono diventati oggi sette milioni. E i Tibetani sono ora - nel loro paese - minoranza. Obiettivo della potenza occupante: 40 milioni di Cinesi in Tibet nel 2020. A quel momento i Tibetani, la loro lingua, la loro cultura, la loro religione, i loro costumi, le loro tradizioni saranno stati, definitivamente, relegati ai libri di storia.

Il tempo stringe. Occorre fermare, finch siamo in tempo, questo genocidio silenzioso. Occorre salvare il Tibet, i Tibetani, il tesoro di storia, di cultura, di civiltß, di convivenza civile che hanno saputo darsi e dare all'umanitß, il loro diritto ad esistere come popolo e non solo come individui.

E occorre anche fermare, nelle sue imprese di morte e di distruzione, l'ultimo impero totalitario. A partire dal Tibet, dalla sua libertß e dalla sua liberazione, occorre creare le premesse per la libertß e la liberazione dal totalitarismo comunista del miliardo e duecento milioni di Cinesi.

In un momento nel quale, nel mondo, la violenza appare sempre pi· come l'arma definitiva contro il dialogo, occorre infine erigere ad esempio per l'umanitß intera la resistenza nonviolenta del popolo tibetano e della sua leadership, a cominciare dal Dalai Lama.

Per questo occorre, senza perdere un istante, che ci organizziamo.

Occorre che in ogni parte del mondo, milioni di uomini, di donne, si uniscano sotto il segno della nonviolenza in una concreta ed attiva iniziativa perch il Tibet possa riscoprire la libertß, perch le autoritß di Pechino inizino senza indugio un vasto processo di decolonizzazione, perch - per intanto e da subito - esse garantiscano il pieno rispetto dei diritti della persona, dei diritti civili e politici dei Tibetani.

Noi, Sindaci delle capitali dei 180 Paesi della comunitß internazionale, di metropoli, di cittß e di paesi, ci appelliamo dunque a tutti e a ciascuno dei nostri cittadini perch il 10 marzo, giorno anniversario della insurrezione nonviolenta di Lhasa del 1959, diventi giorno di azione e di speranza concreta per la libertß del Tibet, per la liberazione dei Tibetani e, quindi, per la liberazione dei Cinesi e di tutti noi.

E in segno di solidarietß concreta e visibile sin da ora, noi, Sindaci di metropoli o di umili villaggi o cittß, annunciamo che innalzeremo la bandiera nazionale tibetana sulle sedi dei nostri comuni durante la giornata del prossimo 10 marzo.

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Nome Cognome Sindaco di Paese Firma

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COMUNE DI VENEZIA. IL SINDACO

24 OTTOBRE '95Prot. 12665Egregio Signor Verni,giß da qualche tempo sono debitore di una risposta al Suo pressante invito a partecipare, il 10 marzo prossimo, alla iniziativa in sostegno del Tibet.In realtß ho voluto consultare la Giunta non solo e non tanto in relazione all'obiettivo della iniziativa suddetta, condiviso dai pi·, quanto circa le forme proposte. In particolare l'esposizione della bandiera del Tibet sulla casa comunale sembrata in urto con le disposizioni vigenti circa l'uso di bandiere estere. Siamo pertanto interessati a testimoniare al Tibet la nostra solidarietß in forme diverse, che mi sarß gradito concordare direttamente con esponenti del popolo tibetano che vi fossero interessati.

Le sar pertanto grato se vorrß comunicare questa mia a chi Le sembra possa utilmente raccogliere il mio invito

Con viva cordialitß

Il Sindaco

(prof. Massimo Cacciari)

Lettera al Sindaco di Venezia Massimo Cacciari30 OTTOBRE '95

abbiamo ben ricevuto la Sua lettera del 24 ottobre (Vs. Prot. 12665). La ringraziamo molto. In merito alle difficoltß da Lei sollevate, Le vorremmo precisare quanto segue:- questa iniziativa, bench molto gradita alle autoritß tibetane non pu - per delle ragioni che Lei ben capirß - essere da loro direttamente sostenuta, come del resto anche la manifestazione europea che il Partito Radicale, i Gruppi europei di Sostegno al Popolo Tibetano, le comunitß tibetane in Europa stanno organizzando a Bruxelles il 10 marzo prossimo. Comunque per contatti diretti con le autoritß tibetane, si pu rivolgere all'Ufficio del Tibet di Ginevra (competente per l'Italia): tel. 41-22-738.79.40.

- rispetto alla questione della esposizione della bandiera tibetana sul pennone del Comune, altri Comuni, di fronte allo stesso problema, l'hanno risolto decidendo di far sventolare la bandiera sul pennone della piazza centrale della cittß, non essendo questo pennone sottoposto alle norme alle quali Lei si riferiva.

Sperando di avere risposto alle Sue attese e sempre fiduciosi di poter contare Venezia tra le cittß aderenti all'iniziativa (tra le prime Roma, Sarajevo, Torino, Osjek, Cracovia, Varese, Foggia),

Con viva cordialitß

Piero VERNI

residente dell'Associazione Italia-Tibet

Olivier DUPUIS

Segretario del Partito Radicale

transnazionale e transpartito

TIBET DAY NEL MASSACHUSETTS

6 DICEMBRE '95

Il governatore dello stato del Massachusetts, William F. Weld, su richiesta del Partito Radicale transnazionale e transpartitico ha ufficialmente proclamato "Tibet Day" la giornata del 10 marzo prossimo.

Nel solenne proclama, deliberato il 6 dicembre, il governatore dichiara che il giorno del 10 marzo "rende onore al milione e oltre di tibetani che hanno perso la vita nella loro lotta per liberta' e giustizia", sottolinea l'importanza di arte e cultura tibetane, e invita tutti i cittadini del Massachusetts ad unirsi al popolo tibetano nel ricordare quella data.

Il proclama del governatore Weld e' conseguente ad una iniziativa del Partito Radicale verso i 50 stati americani affinche' aderiscano alla campagna "Save Tibet" proclamando il 10 marzo "Tibet Day". Altri sei stati: Idaho, Louisiana, Montana, New Jersey, North Dakota, Vermont hanno risposto alla lettera del segretario del Partito Radicale Olivier Dupuis, spiegando le procedure formali per chiedere la proclamazione.

NASCE TIBET-FAX

9 DICEMBRE 95Numero 0Cari amici,questo il primo di una serie di bollettini informativi, distribuiti via fax a cadenza settimale fino alla manifestazione del 10 marzo 1996 a Bruxelles, sulle Campagne internazionali in corso per la libertß del Tibet.

La nostra intenzione quella di poter svolgere cosi' un utile servizio di coordinamento transnazionale di tipo soprattutto operativo (dal punto di vista dell'informazione esiste in effetti giß tutta una serie di strumenti molto efficaci) al fine, in primo luogo, di fare dell'appuntamento del 10 marzo un grande momento di lotta per la causa del Tibet.

(.........)

Olivier Dupuis

ECCO IL PATROCINIO DELL'ANCI

13 DICEMBRE '95Prot. St/fc/Rs Roma ,Caro sindaco, ho recentemente preso conoscenza dell'iniziativa "Libertß per il Tibet" condotta dal Partito Radicale transnazionale e transpartito e dall'Associazione Italia-Tibet; questa una campagna mondiale di sensibilizzazione e di lotta non violenta, dal carattere umanitario, per la libertß di questo paese che dal 1949 subisce la dura occupazione della Repubblica Popolare cinese.

Come tu saprai, l'occupazione cinese, pi· volte condannata dalla Nazioni Unite e dal Parlamento europeo, continua a comportare l'esilio delle maggiori autoritß politiche e religiose di questo paese e incredibili sofferenze per un popolo di cui si sta distruggendo l'identitß storica, culturale e religiosa.

La campagna in favore del Tibet, tra l'altro, prevede un invito ai Sindaci di centinaia di cittß del mondo a far sventolare sui pennoni dei loro Comuni la bandiera nazionale tibetana, il prossimo 10 marzo, anniversario dell'insurrezione di Lhasa del 1959 contro l'invasore cinese.

Come Presidente dell'ANCI, ma prima ancora come individuo che si sente offeso da ogni tipo di violazione della libertß, mi sento di invitarti ad aderire all'iniziativa, acquistando la bandiera del Tibet e issandola sul pennone del tuo municipio nella data sopra ricordata. L'ANCI e numerosi sindaci di tutta Italia hanno giß accettato con entusiasmo questa proposta.

Allegato alla mia lettera, potrai trovare un dossier completo sull'iniziativa e tutte le modalitß per aderirvi.

Certo che riterrai la causa del popolo tibetano meritoria di questo piccolo gesto di solidarietß, colgo l'occasione per porgerti distinti saluti

Avv. Enzo Bianco

PANCHEN LAMA: ANCORA VIOLENZA CINESE

15 DICEMBRE '95I cinesi di Deng hanno deciso di riconoscere il "loro" Panchen Lama, seconda autoritß religiosa del buddhismo tibetano, una provocazione in risposta al riconoscimento di Gedun Choekyi Nyima, giß proclamato dal Dalai Lama nel mese di maggio di quest'anno.

E' stata approvata dal Parlamento Europeo una risoluzione d'urgenza presentata dagli eurodeputati MOORHOUSE, DELL'ALBA sul caso del PANCHEN LAMA.

Il testo "condanna l'ingerenza del governo della Repubblica Popolare Cinese nella designazione del candidato al titolo di Panchen Lama, che rientra nelle competenze di carattere rigorosamente religioso, nonch l'intronizzazione forzata del candidato imposto dalle autoritß cinesi" e "chiede che le autoritß cinesi si impegnino a non esercitare pressioni e intimidazioni di sorta su Gedhun CHOEKYI NYIMA e sulla sua famiglia, soprattutto per ci che riguarda il libero esercizio del suo ruolo spirituale di Panchen Lama". Inoltre i membri del Coordinamento romeno Monica IVAN e Mihai ROMANCIUC hanno avuto un incontro su invito con il secondo segretario dell'Ambasciata cinese di Bucarest, Yan JIANWU. Alla domanda sul rapimento del Panchen Lama, riconosciuto dal Dalai Lama, JIANWU ha dichiarato che "non credo che il bambino sia stato rapito, ma se anche cosi' fosse non potrebbe succedergli niente e potete immaginare il perch ".

A STRASBURGO UN SEMINARIO SUL TIBET

15 DICEMBRE '95Il 14-15 dicembre si svolto a Strasburgo un seminario organizzativo sulla questione del Tibet al quale hanno partecipato oltre cento persone, rappresentanti dei Tibet Support Group europei, esponenti delle comunitß tibetane, del Partito Radicale, di organizzazioni sindacali e numerosi europarlamentari, tra cui James MOORHOUSE e Gianfranco DELL'ALBA dell'Intergruppo Tibet al Parlamento Europeo.

Ai lavori sono intervenuti Tempa TSERING, segretario del Governo Tibetano per le relazioni internazionali, Dawa THONDUP e Chungdak D-GOREN, rappresentanti del Dalai Lama a Parigi e Ginevra portando importanti contributi sullo stato delle condizioni del popolo del Tetto del Mondo. Sulla questione delle prospettive di lavoro verso le Nazioni Unite intervenuto Marino BUSDACHIN, rappresentante del PR a New York.

Il dibattito, durato due giorni, ha individuato numerosi punti di azione per le campagne in corso ed ha sottolineato l'urgenza di incrementare al massimo lo sforzo di tutti per sensibilizzare ed informare a tutti i livelli possibili, dai cittadini alle istituzioni, sull'evolversi tragico della situazione in Tibet. Durante le giornate del seminario stato dato l'annuncio della votazione di due importanti risoluzioni approvate dal PE sul Panchen Lama e sul dissidente cinese in carcere WEI Jingsheng.

....E IN UNGHERIA ..........

18 DICEMBRE '95Sono 178 i deputati appartenenti a tutte le forze politiche che hanno sostenuto con la loro firma la proposta della Associazione "Sostegno per il Tibet (TST)" di Budapest, che - nell'anniversario della giornata internazionale dei diritti dell'uomo - ha protestato contro l'invasione cinese nel territorio tibetano.

La TST protesta contro "la liquidazione dell'identita' culturale, religiosa e nazionale del popolo tibetano", contro la sterilizzazione forzata delle donne e contro il trasferimento di popolazione cinese in Tibet.

Richiamano inoltre l'attenzione sul fatto che Gedun Choekyi Niyma, il bambino di sei anni riconosciuto dal Dalai Lama come autentica reincarnazione del Panchen Lama, ancora oggi non si sa dove sia.

Giß il 3 novembre scorso la Presidenza della VMDK (Lega degli ungheresi di Vojvodina) aveva approvato un documento di lavoro con il quale aderiva alla Campagna promossa dal Partito Radicale per la liberta' in Tibet.

Nel documento, la Presidenza della VMDK si appella a tutti i sindaci della Vojvodina perche' aderiscano all'appello. La Presidenza ha inoltre inviato una lettera al sindaco di Budapest, Gabor DEMSZKY, perche' appoggi l'iniziativa radicale.

Il documento di cui primo firmatario e presentatore e' Sandor NAGY e' stato votato all'unanimita'.

PER UNA MANIFESTAZIONE EUROPEA

18 DICEMBRE '95Il 10 marzo 1996 stata convocata a Bruxelles la manifestazione europea per il Tibet. Per la prima volta si sono riuniti a Strasburgo i rappresentanti delle tre entitß che hanno deciso di organizzare il grande appuntamento di Bruxelles: le comunitß dei Tibetani in esilio, i gruppi di sostegno al Tibet e il Partito Radicale, transnazionale e transpartito. Insieme sono stati elaborati e fissati gli obiettivi e le modalitß della manifestazione tra tutte le entitß locali, nazionali e transnazionali che sono impegnate nella causa tibetana.

Al 10 marzo prossimo si arriverß con una serie di iniziative che in particolare ruoteranno attorno alla proposta ai comuni e agli enti locali di tutta Europa di far sventolare in quella data la bandiera nazionale tibetana sul pennone del Municipio con l'obiettivo fissato di almeno 500 cittß aderenti al 10 marzo 1996. Contemporaneamente il Partito Radicale sta raccogliendo adesioni in numerosi parlamenti nazionali su un appello diretto al Segretario Generale delle Nazioni Unite Boutros Ghali per incontrare il Dalai Lama ed avviare al pi· presto quelle tappe necessarie e possibili per una soluzione pacifica della questione tibetana.

Alla riunione di Strasburgo hanno preso parte numerosi europarlamentari, tra cui James MOORHOUSE e Gianfranco DELL'ALBA dell'Intergruppo Tibet al PE. Ai lavori sono inoltre intervenuti Tempa TSERING, segretario alla informazione e alle relazioni internazionali del Governo tibetano in esilio, Dawa THONDUP e Chungdak D-GOREN, rappresentati del Dalai Lama a Parigi e a Ginevra.

PER IL NOBEL PERLA PACE A WEJ JINGSHENG

20 DICEMBRE '95Il Partito Radicale ha fatto sua l'iniziativa lanciata dalla "Casa Cinese della Democrazia" di Parigi e sta raccogliendo le proposte di candidatura per il dissidente cinese WEI Jingsheng, a Premio Nobel per la Pace 1996. Recentemente ri-arrestato dalle autoritß cinesi, WEI accusato del "tentativo di rovesciare il governo" e rischia una condanna alla pena di morte. Ai sensi del regolamento per il Nobel la candidatura puo' essere proposta solo da determinati soggetti qualificati come deputati, professori di storia, diritto e scienze politiche.

Sono state raccolte fino a questo momento adesioni provenienti dal parlamento europeo, da quello austriaco, croato, bulgaro, rumeno, italiano e ungherese per un totale di 82

Contemporaneamente il Parlamento Europeo ha approvato durante l'ultima sessione dei lavori si iniziativa degli eurodeputati MAMERE (ARE), MOORHOUSE (PPE), AGLIETTA (Verdi) e LARIVE (ELDR) una risoluzione sulla ingiustificabile nuova condanna di WEI Jinsheng, chiedendone la immediata liberazione insieme a quella di tutti i detenuti per reati di opinione. Nella risoluzione il PE "insiste affinch la Commissione e il Consiglio valutino le modalitß migliori per avviare un'azione congiunta a norma del trattato sull'Unione europea al fine di esercitare pressioni a lungo termine sulla Cina per il rispetto dei diritti dell'uomo e considera che le politiche di investimento e commerciali debbano essere considerate gli strumenti idonei per simili pressioni".

PIATTAFORMA PER LA MANIFESTAZIONE DEL 10 MARZO '96 A BRUXELLES

28 DICEMBRE '95

I partecipanti alla manifestazione chiedono che:1. l'invasione del 1949 e l'occupazione successiva del Tibet da parte della Repubblica Popolare di Cina vengano riconosciute dall'ONU e dagli Stati membri;

2. l'ONU e gli Stati membri riconoscano che tale invasione e occupazione sono le conseguenze di una aggressione che ha violato la legalitß e il diritto internazionale;

3. l'ONU e gli Stati membri riconoscano che il Tibet costituisce, ai sensi del diritto internazionale, un Paese occupato e agiscano di conseguenza;

4. lo status di osservatore all'Assemblea delle Nazioni Unite venga riconosciuto al Tibet;

5. il mandato del Comitato sulla Decolonizzazione dell'ONU venga esteso alla questione della decolonizzazione del Tibet;

6. vengano aperti, senza ritardi, negoziati diretti e senza precondizioni sul futuro status del Tibet tra il Dalai Lama e il governo tibetano in esilio da una parte, e il governo della Repubblica Popolare di Cina dall'altra parte;

7. venga intanto e da subito posto fine alle violazioni dei diritti della persona nel Tibet e vengano rilasciati tutti i prigionieri di opinione detenuti in Tibet;

8. la libertß di religione venga effettivamente garantita e, in particolare che non venga esercita nessuna pressione e intimidazione di sorta su Gedhun Choeky Nyima e la sua famiglia riguardo al libero esercizio del suo ruolo spirituale di Panchen Lama e quindi anche al libero accesso all'educazione che tale carica implica;

9. vengano interrotti immediatamente i trasferimenti di popolazione cinese in Tibet e iniziato il processo di decolonizzazione del Tibet restituendo ai Tibetani le terre e le proprietß espropriate durante i 40 anni di occupazione cinese.

10. vengano applicate le tre risoluzioni (1353, 1723, 2079) votate dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e che le risoluzioni adottate dal Parlamento europeo abbiano un reale seguito.

I manifestanti:

- esprimono il loro sostegno al popolo tibetano ed a tutte le vittime dell'occupazione cinese;

- sostengono gli sforzi del Dalai Lama per ripristinare pacificamente le libertß politica, culturale e religiosa del popolo tibetano;

- si appellano al popolo cinese e ai suoi rappresentanti perch sia iniziato un processo di pace, fondato sul dialogo e sul negoziato, unica soluzione in grado di mettere termine alla tragedia in corso nel Tibet.

MILLE BANDIERE PER IL TIBET

29 DICEMBRE '95 SUL QUOTIDIANO L'OPINIONEdi Angiolo BandinelliNel 1968, i carri armati sovietici che invadevano Praga vennero contestati, strada per strada, da quello che riconosciuto come il primo caso (dopo il modello indiano, gandhiano) di "resistenza passiva nonviolenta di massa" occidentale: un episodio che ha lasciato tracce profonde nella riflessione e nella prassi nonviolenta.Nel difficile cammino della nonviolenza per essere accolta nell'universo culturale moderno ed occidentale, la sommossa di Praga del 1968 il tornante che politicizza la problematica aperta dai "figli dei fiori" dei campus americani (una esperienza troppo facilmente ridotta a "folklore", mentre costituø, a nostro avviso, il primo tentativo di elaborare i parametri e i temi di una economia "alternativa e compatibile", capace di sopperire alle distorsioni dello sviluppo capitalistico arricchendone la matrice liberale e liberista grazie alla poderosa, creativa iniezione libertaria). Questi momenti del discorso moderno sulla n

onviolenta meritano di essere meglio esplorati, facendo tesoro delle ricerche di Popper e di Rawls che invece l'accademia liberal puntualmente ignora. Ma intanto il discorso va avanti, nuove iniziative propongono ipotesi di lavoro e obiettivi anche pi· avanzati.

Il 10 marzo prossimo, anniversario dell'insurrezione di Lhasa del 1959, sulle sedi dei Consigli Comunali, delle amministrazioni cittadine, nei "Campidogli" insomma di centinaia (e, si spera, migliaia) di cittß di tutto il mondo, verrß esposta - a cura di quelle amministrazioni - la bandiera nazionale tibetana, del governo e del parlamento in esilio del Tibet. Lo stesso giorno, a Bruxelles, manifestanti provenienti da tutta Europa presenteranno al Parlamento europeo e all'Ambasciata cinese le loro puntuali richieste: "1. L'ONU e gli Stati membri riconoscano che l'invasione e l'occupazione del Tibet da parte della Repubblica Popolare di Cina costituiscono una aggressione che viola la legalitß e il diritto internazionale; 2. l'ONU riconosca che il Tibet costituisce, ai sensi del diritto internazionale, un Paese occupato e di conseguenza gli conceda lo status di osservatore all'Assemblea delle NU; 3. Il mandato del Comitato sulla Decolonizzazione dell'ONU venga esteso alla questione della decolonizzazione del Ti

bet; 4. La Repubblica Popolare di Cina apra negoziati diretti e senza precondizioni sul futuro status del Tibet con il Dalai Lama e il governo tibetano in esilio, ponendo intanto fine in Tibet alle violazioni dei diritti della persona, rilasciando i prigionieri di opinione, interrompendo i trasferimenti di popolazione cinese e restituendo terre e proprietß espropriate...". La campagna non ha intento offensivo nei confronti della Cina: i manifestanti si appelleranno anche al popolo cinese e ai suoi rappresentanti "perch sia iniziato un processo di pace, fondato sul dialogo e sul negoziato, unica soluzione in grado di mettere termine alla tragedia in corso nel Tibet".

Esponenti delle Comunitß tibetane in Europa e dei "Tibet Support Groups" europei, invitati dal segretario Olivier Dupuis, si sono incontrati nella sede di Strasburgo del Partito Radicale Transnazionale e Transpartito per mettere a punto queste ed altre iniziative; tra il centinaio di partecipanti, Tempa Tsering, segretario del governo tibetano per le relazioni internazionali, Dawa Thondup e Chungdak D-Goren, rappresentanti del Dalai Lama a Parigi e Ginevra. Proprio mentre la riunione era in corso, il Parlamento Europeo votava una risoluzione di condanna "dell'ingerenza del governo della Repubblica popolare cinese nella designazione del candidato al titolo di Panchen Lama". Ma il PE andato anche pi· avanti, sia deliberando la sospensione del progetto PANAM dell'UE per il Tibet fino a quando le richieste della risoluzione non saranno state soddisfatte sia invitando la Commissione e il Consiglio a valutare le modalitß di una iniziativa che valga ad indurre le autoritß cinesi ad un maggior rispetto dei diritt

i dell'uomo, utilizzando anche, come strumento di pressione e di scambio con quel governo, le politiche di investimento e commerciali.

Intanto, grazie al fitto lavorøo dei radicali transnazionali, oltre cento parlamentari di mezzo mondo hanno sottoscritto l'appello a Boutros Ghali perch riceva il Dalai Lama e con lui esplori tutte le opportunitß per avviare il ristabilimento nel Tibet del diritto e della legalitß internazionali. Su un piano pi· generale ma strettamente connesso alla questione Tibet, il PE ha quindi approvato una risoluzione sulla nuova condanna subita dal dissidente cinese Wei Jinsheng, chiedendone la immediata liberazione insieme a quella di tutti i detenuti per reati di opinione. Il caso Wei Jingsheng potrebbe esplodere in modo clamoroso, se dovesse aver successo l'iniziativa della candidatura del dissidente a Premio Nobel per la Pace 1996 sulla quale la "Casa cinese della Democrazia" di Parigi e il Partito Radicale stanno raccogliendo adesioni di europarlamentari e di parlamentari "nazionali" (per ora sono 82).

Siamo dinanzi ad una massiccia, concertata offensiva di lotte ed iniziative, sferrata dalle organizzazioni nonviolente - religiose e politiche - del mondo, che non trova paragoni recenti di pari intensitß. L'ultimo appuntamento di questa mobilitazione a vasto raggio per il grande "Satyagraha", un digiuno collettivo di massa per la libertß del Tibet, che avrß luogo contemporaneamente in tutto il mondo tra la fine del 1996 e gli inizi del 1997. Uno sforzo organizzativo eccezionale che vedrß collegate - con largo impiego anche della telematica - comunitß tibetane e buddiste assieme a forze politiche, culturali e sociali delle pi· diverse denominazioni, e farß sentire la Cina non pi· lontana ma anzi parte integrante del nostro orizzonte e delle nostre responsabilitß civili

Il vero problema della civiltß liberale del XXI secolo come rispondere creativamente, politicamente, alla sfida dei vecchi e nuovi integralismi e fondamentalismi che assediano il pianeta. Purtroppo, la cultura liberale a sua volta, quasi dovunque, chiusa e rattrappita in poveri nazionalismi, in mediocri revisionismi, in dispute accademiche. Non produce politica, insomma, e la sfida resta senza risposta. Suppliscono in qualche modo, in un bergsoniano, mobile flusso, i movimenti one issue e in particolare quelli per i diritti civili di matrice nonviolenta, con iniziative puntate di volta in volta su obiettivi ad alta valenza simbolica.

Purtroppo, non siamo ancora alla organizzazione politica di questi movimenti nel grande partito transnazionale liberale del XXI secolo.

LA BANDIERA DEL TIBET A GROSSETO

24 GENNAIO '96Ecco il testo della lettera del Sindaco di GROSSETO,Loriano VALENTINI, in cui ci comunica la sua adesione:Il sostegno, politico e morale, di questa amministrazione alle iniziative nazionali ed internazionali per la difesa dei diritti umani, in particolare, per la libertß del Tibet di vecchia data: basti ricordare, tra le azioni pi· significative, la visita ufficiale a Grosseto del Dalai Lama, con una cerimonia che intendeva sottolineare soprattutto questa giusta esigenza di ridare al popolo tibetano la sua libertß politica e religiosa.

Pertanto l' amministrazione aderisce di buon grado al nuovo appello e assicura la sua partecipazione alle iniziative proposte in sede locale per la giornata del 10 marzo p.v.

LA BANDIERA NAZIONALE TIBETANA

25 GENNAIO '96

Questo testo illustra la storia e il significato della bandiera tibetana. E' stato redatto dalla Dott.sa Laura Polichetti, tibetologa dell'ISMEO, Universitß di Roma, come contributo alla iniziativa del 10 marzo.

Fonti:

Library of Tibetan Works and Archives (LTWA)

Tibet Information Network (TIN)

Amnesty International

Asia Watch

Il Canto Silenzioso del Popolo del Tibet

Nella lingua tibetana esiste un termine, Lung Ta, che letteralmente significa "Cavallo del Vento": dovunque nell'altopiano tibetano sventolavano i Cavalli del Vento, bandiere di ogni tipo, con impresse a volte formule sacre affidate all'aria e al vento affinch diffondessero silenziosamente il loro messaggio nel cielo. Sventolare la Bandiera Nazionale Tibetana in tutta l'Europa il 10 Marzo '96, significherß dare voce al canto muto del popolo del Tibet, cavalcando simbolicamente i venti per diffondere il messaggio della lotta non-violenta che i Tibetani combattono da anni, soli contro il massacro e l'oppressione del colonialismo cinese. significherß rompere la barriera del silenzio nella speranza forte e concreta che la Bandiera Nazionale Tibetana torni al pi· presto a sventolare nei cieli del Tibet libero.

La bandiera nazionale tibetana intimamente connessa alla storia del Tibet e dei suoi lignaggi regali, che risalgono a circa duemila anni fa. Nell'anno 820 del regno del Tibet, corrispondente al settimo secolo dell'Era Comune, al tempo del re Song tsen Gampo "il Grande", il vasto territorio del Tibet era diviso in distretti maggiori e minori, conosciuti come Go kyi tong de e Gung ghi mi de (1). Tanto dai distretti grandi che da quelli minori venne radunata un'armata di 2.860.000 uomini che, stazionando lungo i confini del Tibet, garantiva l'incolumitß della popolazione. Sono ben noti nella storia dell'Asia il coraggio e l'eroismo del popolo tibetano, che in quell'epoca conquist e domin perfino alcune aree del vicino impero cinese (2).

Si narra che, all'epoca del regno, il reggimento di Yo ru to aveva una bandiera militare con una coppia di leoni delle nevi affrontati, quello di Ya ru ma presentava un leone delle nevi contornato in alto da un bordo risplendente, quello di Tsang ru lao un leone delle nevi in posizione eretta nell'atto di balzare verso il cielo, la bandiera degli U ru to aveva una fiamma bianca che si stagliava contro uno sfondo rosso, e cosø via. In questo modo i reggimenti di ciascun distretto erano contraddistinti ognuno dal proprio stendardo. Continuando questa tradizione, agli inizi del ventesimo secolo ritroviamo i vari reggimenti all'interno dell'esercito tibetano dotati ognuno di vessilli militari adorni sia di un paio di leoni delle nevi che si fronteggiano, sia di un solo leone delle nevi balzante verso l'alto, eccetera. Durante l'ultima parte del suo regno, Sua Santitß il Grande Tredicesimo Dalai Lama (1876-1933), eminente guida spirituale e temporale del Tibet, decret molte riforme delle politiche amministr

ative, in conformitß agli usi internazionali moderni. Basandosi sui formati delle precedenti bandiere militari del Tibet, Sua Santitß le perfezion disegnando lo schema dell'attuale bandiera tibetana. Con un proclama ufficiale dichiar che questo sarebbe stato l'unico modello della bandiera-stendardo tibetana, da adottarsi da parte di tutto il personale effettivo della difesa militare. Sin dal tempo di quel proclama tutti i reggimenti tibetani hanno perci adottato questa bandiera come loro vessillo.

Lo schema cromatico e formale della bandiera nazionale tibetana fornisce una chiara indicazione su tutti gli aspetti del Tibet nella loro espressione simbolica, tali quali la configurazione geografica dell'innevato territorio spirituale del Tibet, le tradizioni, gli usi e i costumi della societß tibetana, l'amministrazione e la politica del governo, e cosø via.

La storia testimonia che il Tibet una delle pi· antiche nazioni del mondo. Quindi, in tutte e tre le regioni del Tibet (3), a prescindere dalla casta o dal credo religioso, questa bandiera nazionale ereditata da un glorioso passato, viene oggi incondizionatamente accettata come un tesoro comune ed impareggiabile, continuando ad essere tenuta nel massimo rispetto e stimata nell'esilio come nel passato.

Note:

(1) L'intero territorio tibetano si estende per circa 3.800.000 Kmq.

(2) Infatti nel 763 E.C. i Tibetani, dopo aver estromesso la Cina dal controllo degli scambi commerciali lungo la Via della Seta giß tra il 670 e il 678, sconfissero le armate della Cina imperiale in Asia centrale e conquistarono l'allora capitale della Cina, Changan.

(3) Le tre regioni principali del Tibet sono:

l'U Tsang, la regione centrale, attraversata dal fiume Tsang po, irrigua ed adatta all'agricoltura; il Kham e l'Amdo, rispettivamente la regione orientale e nord-orientale, entrambe boscose e parzialmente coperte da fertili praterie.

Spiegazione del simbolismo della BANDIERA NAZIONALE TIBETANA

Nel centro, la montagna innevata, gloriosa e naturalmente bella, simboleggia il contesto ambientale e territoriale della grande nazione tibetana, che celebrato come il Paese circondato dalle montagne nevose.

I sei raggi di luce purpurea che si diffondono nel cielo rappresentano i sei popoli originari del Tibet: Se, Mu, Dong, Tong, Dru e Ra, conosciuti anche come le sei trib·.

L'alternarsi del colore rosso delle genti e del colore blu scuro del cielo simboleggia le "incessanti realizzazioni" della condotta virtuosa che custodisce e protegge la regola spirituale e secolare emanate dalle due divinitß protettrici, una rossa l'altra scura, che l'hanno salvaguardata fin dall'antichitß.

I raggi risplendenti di luce che si emanano in ogni direzione dello spazio dal sole sorgente sul picco della montagna innevata simboleggiano la gioia, che uguale per tutto il popolo del Tibet, nel godere della luce della libertß, della felicitß spirituale e della prosperitß materiale.

La fiera posa della coppia di intrepidi leoni delle nevi, candidi e luminosi, simboleggia le vittoriose attivitß del governo, che efficacemente agisce attraverso la sapiente combinazione delle regole spirituali e secolari.

Il gioiello dei tre colori, irradiante una luce portentosa e sorretto verso l'alto dai due leoni, indica la continua venerazione da parte del popolo tibetano nei confronti delle Tre Gemme Preziose ovvero gli Oggetti di Rifugio (*).

Il gioiello del vortice di beatitudine, bicolore e sostenuto in basso dai due leoni, simboleggia l'osservanza dei precetti etici in accordo con la osservanza delle dieci azioni virtuose, sublime fondamento delle regole morali.

La decorazione costituita dal bordo giallo simboleggia il fiorire e l'accrescersi degli insegnamenti del Buddha che, simili a oro puro e raffinato, si espandono senza limiti attraverso tutte le direzioni e tutte le epoche.

(*) Gli Oggetti del Rifugio sono costituiti dal Buddha, il Maestro Spirituale; il Dharma, la Legge o Dottrina esposta dal Buddha; il Sangha, la comunitß dei praticanti la Legge.

Oggi la bandiera nazionale tibetana proibita in Tibet. Nel tentativo di cancellare ogni forma di identitß nazionale, il regime imperialista e totalitario della Repubblica Popolare Cinese, che illegalmente da oltre quattro decenni occupa con la forza delle armi il suolo tibetano, ha accompagnato una politica repressiva di agghiacciante e spietata "pulizia etnica" ad un altrettanto violento genocidio culturale. Nell'ambito dell'annientamento delle radici storiche e culturali del popolo tibetano rientra questo estremo atto di censura: fino al '92 venivano inflitti dai tre ai cinque anni di prigione, a seconda se la bandiera fosse stata trovata in una perquisizione domiciliare o fosse stata sventolata in pubblico, durante una delle centoquaranta manifestazioni non-violente tenutesi in Tibet, in nome dell'indipendenza e del rispetto dei diritti umani, dal 1987 al 1992. L'arresto, al quale con pressoch totale regolaritß fa da atroce corollario la tortura, motivato, secondo quell'ipocrisia del linguaggio che h

a da sempre caratterizzato la leadership cinese, dall'aver svolto attivitß di "separatismo dalla madrepatria"! Inoltre, chi sventola la bandiera in un corteo pu essere arbitrariamente accusato di rivestire il ruolo di "ring-leader", ovvero di capo di quella catena intessuta di coraggio e determinazione che lotta fino alla morte per l'indipendenza del Tibet, ma che non disposta a uccidere; in questo caso la pena minima di nove anni di detenzione nelle carceri di massima sicurezza o nei campi di concentramento di cui il governo cinese ha disseminato il territorio tibetano. Dal 1994, nel Tibet occupato, tutte le pene per i reati d'opinione sono aumentate tra i quattro e i cinque anni. In realtß, il periodo di reclusione pu addirittura oscillare tra i dodici e i venti anni se la bandiera risultasse non prodotta in Tibet, ma in India, il paese ospitale dove vive la maggior parte della comunitß dei tibetani in esilio politico dal 1959. Se la bandiera proviene da Dharamsala, in India, dove ha appunto sede il

Governo Tibetano in esilio democraticamente eletto dai pi· di centomila tibetani fuggiti dal Tibet a seguito delle gravissime persecuzioni che portarono alla morte di circa un milione e duecentomila tibetani, e dove vive il XIV Dalai Lama del Tibet, Premio Nobel per la Pace 1989, ebbene in questo caso l'accusa, che suona come l'estremo rantolo della tigre imperialista cinese, di "spionaggio per conto del Dalai Lama".

Le precedenti brevi righe non intendono certo esaurire la complessa drammaticitß della situazione tibetana, una tragedia dalle incalcolabili conseguenze antropologiche, storiche e culturali che stata troppo spesso censurata dalla connivenza e dal provincialismo culturale di grossa parte dei "mass media", ma vogliono comunque evidenziare l'alta portata politica della campagna internazionale per la libertß del Tibet, nel cui contesto si inserisce, come simbolo caratterizzante il Tibet libero, la bandiera nazionale.

Il 10 Marzo 1996, anniversario della sollevazione popolare di Lhasa del 1959, dovunque sventolerß la Bandiera Nazionale del Tibet, dai pennoni dei municipi o dalle finestre e dalle terrazze dei cittadini, lß significherß che ha prevalso la coscienza civile, il rispetto dei valori e dei diritti umani sulle avvilenti logiche dei mercati e degli interessi economici.

L'ADESIONE DELL'UNIONE BUDDHISTA ITALIANA

25 GENNAIO '96Roma,Rif. 2/96fax inviatoci dal sindacalista Claudio Tecchio L'Unione Buddhista Italiana auspica il massimo successo alla manifestazione in favore della causa tibetana: IL TIBET NEL CUORE DELL'EUROPA, che si terrß a Bruxelles il prossimo 10 marzo. L'U.B.I. si sempre mostrata sensibile ai gravi problemi che l'occupazione del suolo tibetano da parte della Repubblica Popolare cinese ha comportato per i suoi abitanti e per la religione buddhista in particolare, espressione della ricca esperienza spirituale di questa nazione e di cui S.S. Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, Premio Nobel per la Pace 1989 la figura pi· rappresentativa.

Pertanto l'U.B.I. aderisce alle richieste contenute nella dichiarazione approvata a Strasburgo lo scorso 14-15 dicembre 1995 alla presenza dei Rappresentanti del Governo Tibetano in esilio in favore della libertß politica, culturale e sociale del popolo tibetano e richiede che vengano prese le necessarie iniziative per l'applicazione, senza ulteriori ritardi, delle risoluzioni O.N.U. n. 1353, 1723, 2079.

Il Presidente

ven. Thanavaro Bhikkhu

UNA BANDIERA ALLA FINESTRA

30 GENNAIO '96E' possibile acquistare la bandiera tibetana ed esporla alla propria finestra il prossimo 10 marzo, partecipando cosi', anche in questa forma, con un piccolo ma concreto atto di solidarietß con la lotta del popolo tibetano, alle iniziative per la libertß del Tibet.Dall'Italia, i membri del Comitato Paolo PIETROSANTI e Marina SISANI comunicano che sono, ad oggi, circa 200 i cittadini italiani che esporranno la bandiera al balcone. Anche dal Belgio, dalla Germania, dall'Ungheria, dalla Russia e dall'Austria ci sono giunte ordinazioni per alcune centinaia di bandiere che stiamo inviando in questi giorni ai destinatari.

123 ADESIONI PER WEJ NOBEL

30 GENNAIO '96A Parigi, una delegazione del Partito Radicale ha consegnato a Marie HOLSMAN, presidente della "Casa cinese della Democrazia" le 123 adesioni di parlamentari e docenti universitari raccolte dal Partito Radicale, per la proposta di candidatura per il dissidente cinese Wej Jingsheng. Ricordiamo le adesioni di Jose Maria GIL ROBLES, vice-presidente del Parlamento Europeo, di Abel MATUTES JUAN, presidente della Commissioni esteri del PE e di Fernando SAVATER, scrittore e filosofo.

UNA BANDIERA PER IL TIBET

CENTO CITT '

31 GENNAIO '96Con l'adesione di Bruxelles stato superato l'obiettivo delle prime 100 cittß che hanno aderito alla campagna, promossa dal Partito Radicale, diretta ai sindaci delle cittß per chiedere che facciano sventolare la bandiera tibetana il prossimo 10 marzo.

Grazie anche ad una intensa attivitß di cittadini e di organizzazioni di sostegno al Tibet che la stanno sostenendo attraverso una ormai capillare rete di mobilitazione stato superato l'obiettivo delle prime 100 cittß da 17 paesi, tra cui quattro capitali: Roma, Bruxelles, Sarajevo e Chisinau.

Le notizie che giungono dai vari consigli comunali e dalle segreterie dei sindaci ci indicano che il trend di adesioni in decisa crescita. L'obiettivo quello di raggiungere 500 cittß aderenti entro il 10 marzo, giornata in cui si svolgerß la manifestazione europea per la "Libertß del Tibet" a Bruxelles

31 GIORNI ALLA MANIFESTAZIONE DI BRUXELLESUn mese alla manifestazione! Un mese, quindi, di intensa mobilitazione di tutti per giungere in migliaia a Bruxelles. Notizie un po' da tutta Europa ci stanno giungendo in redazione: dai Tibet Support Group, dalle Comunitß tibetane, dalle sedi del Partito Radicale, in queste ore, decine di amici stanno organizzando assemblee, riunioni organizzative, stampando e distribuendo volantini e locandine, preparando striscioni, magliette, bandiere e tutto quello che servirß per la manifestazione. E poi i numeri telefonici nelle varie cittß dove poter chiamare per aiutare oppure semplicemente per prenotarsi per il viaggio a Bruxelles.

Tutto sembra indurci a ben sperare. Ma contemporaneamente anche ad incrementare, proprio nei prossimi giorni, lo sforzo organizzativo, a non "abbassare la guardia" e sfruttare questo positivo momento di mobilitazione in Europa per la lotta per la libertß del Tibet.

Buon lavoro a tutti!

APPELLO A BUTROS GHALI

8 FEBBRAIO '96Alla attenzione del Sig. Segretario Generale delle Nazioni UniteSignor Segretario Generale,Invaso nel 1949, da allora occupato dalla Repubblica Popolare di Cina, il Tibet, patrimonio unico dell'intera umanitß, sta morendo, asfissiato da una politica sistematica di colonizzazione fondata su giganteschi insediamenti di popolazioni cinesi e sulla distruzione della sua ereditß culturale, religiosa, ambientale e politica.

Occorre che la Comunitß internazionale, attraverso la sua massima rappresentanza, le Nazioni Unite, crei le condizioni per l'apertura di negoziati, senza precondizioni, tra il Dalai Lama, il governo tibetano in esilio e il governo cinese, perch sia finalmente affrontata con le armi del dialogo una tragedia che dura da pi· di quarant'anni.

Al fine di accelerare i tempi della presa di coscienza della Comunitß internazionale, riteniamo doveroso che le Nazioni Unite diano, con la massima urgenza, un segnale che esprima ed avvii, senza equivoco possibile, un approccio diverso alla tragedia tibetana, fondato sul dialogo.

Ci rivolgiamo quindi a Lei, Signor Segretario Generale delle Nazioni Unite, perch voglia ricevere al pi· presto possibile il Dalai Lama, al fine di definire le tappe possibili di una iniziativa che consenta di ristabilire nel Tibet il diritto e la legalitß internazionali violati.

A sostenere l'appello sono 281 le adesioni di parlamentari e pesonalitß di diversi paesi: Albania, Austria, Polonia, Italia, Romania. Ucraina, Montenegro, Croazia, Ungheria, Rep. Ceca, Parlamento Europeo. Ma l'obiettivo di raggiungere 1000 adesioni di parlamentari entro il 30 aprile.

TIBET SU EL MUNDO

8 FEBBRAIO '96Il quotidiano spagnolo "El Mundo" (tiratura 300.000 copie) ha pubblicato un lungo articolo sulle campagne in corso per la causa tibetana. Ana Alonso MONTES, intervistando Olivier DUPUIS, segretario del Partito Radicale, ha sottolineato l'importanza e l'urgenza dell'iniziativa politica per il Tibet compiendo una panoramica su tutte le questioni pi· scottanti: dal Panchen Lama alla attuale situazione interna in Tibet.

Il 2 febbraio, dopo l'incontro con il Presidente GONZALEZ, una delegazione del Partito Radicale composta da Marco PANNELLA, deputato europeo, Emma BONINO, commissaria europea e Olivier DUPUIS, segretario del partito, aveva incontrato Pedro ROTA, direttore del quotidiano spagnolo "El Mundo" insieme a diversi esponenti della redazione. Particolarmente interessato dalla campagna per la Libertß del Tibet, Pedro ROTA ha deciso, oltre a far sventolare il 10 marzo prossimo la bandiera nazionale tibetana sulla sede di "El Mundo" di dare ampio spazio alla tematica tibetana nel suo giornale.

CASO ZHANG SHUYUN

9 FEBBRAIO '96In seguito al rigetto francese della domanda di asilo politico depositata dalla dottoressa cinese Zhang SHUYUN, il segretario del Partito Radicale, Olivier DUPUIS, ha chiesto in una lettera aperta diretta a numerosi ministri degli esteri europei, di sostituirsi alla Francia offrendole asilo politico. Zhang SHUYUN la dottoressa che ha fatto conoscere al mondo gli orrori degli orfanatrofi in Cina.

FAI DA TE

9 FEBBRAIO '96BANDIERE TIBETANE DI CARTATibor HENDREI del TSG di Budapest fa sapere che, su richiesta minima di 2.000 esemplari, puo' provvedere alla stampa e distribuzione di bandiere tibetane di carta (formato A5) a colori. I gruppi o le persone interessate possono prendere contatto col Coordinamento ungherese: (c/o TRP: Dorottya u.3.III.6., H-1051 Budapest, tel.+36-1-266.34.86 fax.+36-1-118.79.37 e-mail: c.budapest@agora.stm.it)

BANDIERE TIBETANE DI STOFFA

Modello 100 per 140 cm. A colori. Chi vuole esporre il prossimo 10 marzo la bandiera tibetana al balcone della propria finestra puo' richiederla all'indirizzo della redazione di "Libertß per il Tibet" o presso la sede del Partito Radicale pi· vicina. Prezzi: per 1 bandiera = 20 Usd; per 10 bandiere = 13 Usd ciascuna; per 50 = 10 Usd ciascuna.

MASCHERE

Tim NUNN, del TSG di Londra, sta preparando per la manifestazione di Bruxelles 2.000 maschere con i colori della bandiera nazionale tibetana. Oltre che ad esprimere i nostri ringraziamenti a Tim, avvertiamo che si puo' prendere contatto col TSG di Londra per farsi spedire delle maschere anche nel proprio paese (TSG-UK, 9 Islington Green, London N1 2XH, tel. +44-171-359.75.73 fax +44-171-354.10.26. e-mail: tibetsupport@gn.apc.org).

EGREGIO SIGNOR DEPUTATO

9 FEBBRAIO '96

Bruxelles,Il 10 marzo prossimo, a Bruxelles, si terrß la prima manifestazione europea per la libertß del Tibet. Con questa marcia, che partirß dall'Ambasciata cinese e si concluderß di fronte al Parlamento europeo, con una sosta alla Commissione europea ed un'altra al Consiglio, le decine di personalitß e le migliaia di cittadini europei che hanno giß preannunciato la loro presenza chiederanno all'Europa di porre con la massima forza ed urgenza, in ogni sede istituzionale e politica, la questione dell'invasione e dell'occupazione del Tibet da parte della Repubblica Popolare di Cina e della tragedia che ne conseguita per l'intero popolo tibetano.

Saremmo molto lieti se Lei potesse aderire a questa manifestazione, sottoscrivendo la piattaforma allegata ed eventualmente preannunciando la sua presenza alla Marcia del 10 marzo.

Sempre per quanto riguarda la questione del Tibet, sottoponiamo alla sua firma un appello rivolto al Segretario generale delle Nazioni Unite affinch riceva al pi· presto il Dalai Lama. Questo appello giß stato sottoscritto da 214 parlamentari di oltre 20 Paesi, tra i quali 37 Suoi colleghi del Parlamento europeo.

Su un altro fronte, quello della giustizia internazionale, come ricorderß, stato compiuto un importante passo in avanti con la decisione, presa dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l'autunno scorso, di affidare ad un Comitato preparatorio il compito di ultimare lo Statuto del Tribunale Internazionale Penale Permanente, una tappa indispensabile affinch l'Assemblea Generale, alla sua prossima sessione, sia nelle condizioni di convocare una Conferenza Plenipotenziaria istitutiva dello stesso Tribunale giß nel 1997.

Perch questo accada, perch ulteriori ostacoli non si frappongano alla creazione di questo primo segmento di un nuovo diritto internazionale, occorre dare la massima forza sia al Segretario Generale sia ai membri del Comitato Preparatorio. A questo fine, come giß per la creazione del Tribunale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, stiamo raccogliendo in oltre 40 parlamenti nazionali e nel Parlamento europeo adesioni su un appello. Il Suo appoggio a questa iniziativa sarebbe molto importante.

Sono queste alcune delle iniziative portate avanti dal Partito Radicale. Un partito transnazionale, non elettorale ma anzi trans-partito, che unisce, intorno ad alcuni obiettivi puntuali, parlamentari e cittadini delle pi· diverse appartenenze politiche, che hanno a cuore la difesa e la promozione, con la nonviolenza, del diritto internazionale e della democrazia nel mondo. Un partito autofinanziato che vive grazie all'impegno e alla iscrizione dei suoi membri dei diversi Paesi, parlamentari e non. Un partito che, quindi, puo' diventare anche il Suo.

RingraziandoLa per l'attenzione e nella speranza di poter contare sul Suo impegno sulle iniziative qui proposte, La preghiamo di ricevere i nostri cordiali saluti,

Danilo QUINTO Olivier DUPUIS

(Tesoriere) (Segretario)

Questa lettera aperta stata inviata a tutti i parlamentari europei e ai deputati delle assemblee legislative nazionali

USA: IL 10 MARZO DA WASHINGTON A NEW YORK

14 FEBBRAIO '96Le comunitß tibetane in esilio, il Partito Radicale ed i Tibet Support Groups stanno organizzando per il prossimo anniversario dell'insurrezione nonviolenta di Lhasa, una serie di impegni pubblici per le Americhe in sostegno alla Campagna per la libertß in Tibet. Marino BUSDACHIN, rappresentante del Partito Radicale alle Nazioni Unite, informa che tutti i simpatizzanti americani per la causa tibetana sono invitati a convergere su Washington il 9 marzo per una tre-giorni di iniziative.

Il programma inizierß con la "Conferenza americana sul Tibet" a cui prenderanno parte, tra gli altri il Prof. SAMDHONG Rinpoche, Presidente del parlamento tibetano in esilio, Harry WU, noto dissidente cinese, il Prof. LUTTWAK, Nancy PELOSI, rappresentante del Congresso e Charlie ROSE. La conferenza articolata su cinque commissioni: "Capire la Cina - L'impatto della pressione sul Tibet", "Incrementare il Coordinamento e la Comunicazione" "Iniziative internazionali nei parlamenti e nei governi" "Forme pi· efficaci di attivismo, boicottaggio e non-investimento", "Aiuti umanitari, Sviluppo e Turismo".

Il 10 marzo prenderß il via dalla Ambasciata cinese di Washington la marcia per la "Libertß in Tibet" che si concluderß il 25 aprile, dopo aver attraversato decine di cittß, con una manifestazione di fronte al Palazzo delle Nazioni Unite a New York.

EUROPA PER IL TIBET ... SI ACCELERA

16 FEBBRAIO '96LUSSEMBURGOSi costituito un Coordinamento Nazionale per la manifestazione del 10 marzo ed il gruppo degli "Amici del Tibet-Lussemburgo" ha richiesto a diversi sindaci del Gran Ducato di issare la bandiera nazionale tibetana il prossimo 10 marzo.FRANCIAUna riunione del Coordinamento francese per la manifestazione del 10 marzo si tenuta a Parigi. Insieme a Kunsang CHOPHEL, presidente della Comunitß tibetana in Francia, Lucienne BOYE-SORRIAUX, coordinatrice per i diversi gruppi di solidarietß. Alla riunione organizzativa prossimo Kunsang CHOPHEL ha annunciato la presenza a Bruxelles della totalitß dei membri della comunitß tibetana in Francia, l'apertura di un conto corrente per contributi e finanziamenti, e la distribuzione di un volantino in 4.000 esemplari. L'Associazione francese "Rencontres Tibetaines" sta organizzando un pullman da Tolosa per partecipare alla manifestazione di Bruxelles.

UNGHERIA

Si svolta a Budapest la riunione del Coordinamento ungherese per l'organizzazione della manifestazione a Bruxelles. Il Coordinamento ha deciso di riunire i membri delle associazioni aderenti in una. Il Coordinamento che parteciperß con due striscioni a Bruxelles incentiverß inoltre, in questi giorni, la vendita-distribuzione delle bandiere tibetane presso i cittadini di Budapest. E' stato inoltre creato un piccolo Ufficio Stampa con compiti di informazione presso gli organi stampa e Tv ungheresi sulla lotta del popolo tibetano e sull'andamento delle varie campagne.

EST TURKESTAN/GERMANIA

Erkin ALPTEKIN, membro fondatore della UNPO e Presidente della Unione degli Est-turkestani in Europa, ha comunicato che membri della loro comunitß residenti in Europa parteciperanno alla manifestazione di Bruxelles, vestiti nei loro costumi tradizionali, con uno striscione recante la scritta "People of the East Turkestan show their solidarity to the People of Tibet". L'Est-Turkestan, situato al nord del Tibet, anch'esso invaso ed occupato dalla RPC.

BOSNIA

Un rappresentante della Bosnia-Herzegovina, con la propria bandiera nazionale, sarß presente alla manifestazione di Bruxelles. L'importante notizia arriva direttamente da Sarajevo dove Sandro OTTONI, membro del Consiglio Generale del PR, si trova per consegnare al sindaco della capitale bosniaca la bandiera tibetana.

AUSTRIA

Si riunito a Vienna, il Coordinamento austriaco per la manifestazione del 10 marzo. Il comune impegno delle associazioni aderenti ha come obiettivo la partecipazione a Bruxelles di almeno una delegazione composta anche da alcuni tibetani della locale comunitß. Si svolgerß sempre a Vienna l'Assemblea generale del TSG "Save Tibet" dove verranno definite le modalitß di partecipazione alla manifestazione e dove si farß il punto sulle varie iniziative politiche attualmente in corso come la campagna "Una bandiera per il Tibet" che proprio in questi giorni ha visto l'adesione dei primi due sindaci dal Tirolo.

SPAGNA

Da Barcellona Thubten WANGCHENG, della "Casa del Tibet" ha comunicato la partecipazione alla manifestazione di Bruxelles

SVEZIA

L'"Associazione Tibet" di Stoccolma sta organizzando un gruppo per partecipare alla manifestazione del 10 marzo a Bruxelles.

OLANDA

In Olanda, grazie all'impegno del TSG di Amsterdam "Stichting Tibet", si costituito un gruppo di lavoro per organizzare la partecipazione del maggior numero di persone alla manifestazione di Bruxelles. E' stato stampato un manifesto ed una lettera stata inviata a numerose organizzazioni cosi' come ai media. Il lavoro in stretto coordinamento tra la UNPO (Unrepresented Nations and Peoples Organization) ed i gruppi di sostegno al Tibet. Delegazioni delle nazioni e dei popoli non-rappresentati hanno dimostrato e spirito di solidarietß alla causa tibetana e prenderanno parte alla marcia di Bruxelles: Sud-molucchesi, Papua occidentali, Tatari di Crimea, Assiri, Abkasi e Circassi. Paula Dewys-KOOLKIN ha comunicato che il Centro Buddhista "Maitreya", ha cancellato le lezioni per venire a Bruxelles con gli studenti dei corsi.

SVIZZERA

Saranno 300 i membri della comunitß tibetana in Svizzera che parteciperanno alla manifestazione di Bruxelles. Tenzin N. EMCHI, membro del Comitato europeo e della Comunitß tibetana pi· numerosa d'Europa, informa che stanno anche preparando delle magliette per la manifestazione. La "Swiss Tibetan Friendship Association" ha iniziato un grosso lavoro preparatorio sui mass-media per la manifestazione.Lobsang GANGSHONTSANG informa che il loro trimestrale "Tibet Aktuell" ha pubblicato la Piattaforma della manifestazione e che il modulo di partecipazione alla marcia di Bruxelles stato distribuito a pi· di 1.000 sostenitori. Il "Centre des Hautes Etudes Tib taines" di Le Mont-P lerin ha delegato i monaci YANGDAK Tenzin, JAMPA Norbu e LAMA Phurbu a rappresentare l'istituto a Bruxelles.

LIECHTENSTEIN

Hansjorg QUADERER comunica che una delegazione della Tibet-Unterstutzung Liechtenstein (TUL) parteciperß alla manifestazione di Bruxelles.

GERMANIA

Alcuni gruppi si stanno formando un po' ovunque con l'intenzione di essere presenti a Bruxelles il prossimo 10 marzo: da Francoforte, Dusseldorf ecc.. Queste sono le ultime notizie che Monika DELMANN-CLEMENS ha comunicato dalla Germania

DANIMARCA

Il "Comitato di sostegno al Tibet" e la comunitß tibetana in Danimarca informano che da Copenaghen parteciperanno alla manifestazione di Bruxelles e che arriveranno nella capitale belga con le proprie automobili.

........E NEI PARLAMENTI .......

16 FEBBRAIO '96LUSSEMBURGODal segretario di "Les Amis du Tibet-Luxembourg" Olivier MORES apprendiamo che in data 14 febbraio, il Parlamento del Granducato ha adottato all'unanimitß una importante risoluzione per la libertß in Tibet. La risoluzione approvata invita le autoritß cinesi "a partecipare attraverso il dialogo politico, a negoziati in vista di una soluzione democratica e definitiva della questione tibetana" ed "a interrompere immediatamente i trasferimenti di popolazione cinese in Tibet".

PARLAMENTO BASCO

Con la partecipazione di Tempa TSERING, segretario del "Dipartimento di informazione e relazioni internazionali" del Governo tibetano in esilio, stato costituito con atto formale l'integruppo "Euskadi-Tibet" con la partecipazione di membri del Parlamento regionale e della Giunta Generale di Araba, Bizkaia e Gipuzkoa. Tra i compiti previsti quello di "sensibilizzare la popolazione basca sulla situazione in Tibet" e per "seguire in maniera continuativa la realtß tibetana".

CROAZIA:

Stjepo MARTINOVIC, segretario generale del Partito Popolare croato, rappresentato nel parlamento di Zagabria, ha aderito a nome dell'organizzazione che dirige alle Piattaforma della manifestazione di Bruxelles.

COMMISSIONE EUROPEA

Il 13 febbraio, Olivier DUPUIS, segretario del PR, ha inviato una lettera a Jacques SANTER, presidente della Commissione europea ed ai commissari Emma BONINO (aiuti umanitari) e Leon BRITTAIN (relazioni con la Cina), nella quale si richiede di ricevere una delegazione di manifestanti il 10 marzo.

KALMUCCHIA

Il Presidente della Repubblica della Kalmucchia, Kirsan ILUMJINOV, ed il Governo della Repubblica hanno formalmente preso la decisione di aderire alla campagna "Una bandiera per il Tibet" e di issare la bandiera tibetana sul pennone del Palazzo del Governo il prossimo 10 marzo.

REPUBBLICA CECA

E' stata redatta da numerose associazioni della Repubblica Ceca una dichiarazione in cui si richiede di adottare al pi· presto una risoluzione parlamentare di condanna sull'occupazione cinese in Tibet. Indirizzata al Ministro degli Esteri ceco ed al parlamento di Praga, stata sottoscritta da 15 organizzazioni tra cui: Associazione per il Tibet Libero-S.O.S. Tibet, Greenpeace, Pen-Club Repubblica Ceca, Movimento "Duha", Partito Radicale, Societß per una vita sostenibile, Movimento per la Solidarietß civile e la Tolleranza, Fondazione Tolleranza e Artforum-jazz section.

ALBANIA

Su iniziativa del deputato del Partito Democratico, Rudolf MARKU sono state raccolte 13 firme per il deposito procedurale su un progetto di mozione parlamentare sulla libertß in Tibet, nel momento in cui il Presidente albanese Sali BERISHA ha programmato di recarsi in visita in Cina per siglare importanti accordi economici.

AUSTRIA

Una delegazione composta da Alexander GRUBER di "Save Tibet-Vienna" e da Marina SIKORA, del Partito Radicale e membro del Comitato austriaco, ha recentemente preso contatto anche con il gruppo parlamentare della OVP (Partito Popolare austriaco) dopo l'interessamento da parte dei gruppi del Forum Liberale e dei Verdi del parlamento austriaco. Il giornale dei liberali pubblicherß nel prossimo numero un articolo sulle iniziative per il Tibet. Per iniziativa del "Gruene Klub", il gruppo musicale T.I.P.A. (Tibetan Institute of Performing Arts di Dharamsala) stato invitato nel parlamento austriaco.

SFIDANDO LE LEGGI FEDERALI BERKELEY PER IL TIBET

17 FEBBRAIO '96Il consiglio comunale della citta' di Berkeley (California, Usa), ha deliberato di aderire all'iniziativa "Una bandiera per il Tibet".E' da sottolineare l'importanza della decisione , in quanto, come e' noto, normalmente negli Stati Uniti una municipalita' non potrebbe deliberare su materie di politica estera, che sono di esclusiva prerogativa federale.

La citta' di Berkeley (non a caso sede di una delle universita' piu' famose del mondo) ha quindi preso una decisione coraggiosa, sfidando le leggi federali degli Stati Uniti d'America, e il 10 marzo Shirley DEAN, sindaco della cittß che negli anni '60 promosse in USA e nel mondo la resistenza nonviolenta alla guerra in Vietnam, issera' sui pennoni anche la bandiera tibetana insieme alle altre tre bandiere che usano sventolare quotidianamente: quella della California, quella degli Stati Uniti d'America, e quella dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

A nome del Partito Radicale, Paolo TUZZI fara' un breve discorso durante la solenne cerimonia dell'issa-bandiera il 10 marzo. Tutto cio' si deve, oltre a Tuzzi, a Carol BRIGHTON dell'associazione "Bay Area Friends of Tibet".

INTERROGAZIONE AL MINISTERO DEGLI ESTERI

27 FEBBRAIO '96I deputati Lorenzo STRIK LIEVERS e Paolo VIGEVANO, del Gruppo Riformatore ed iscritti al Partito Radicale, hanno presentato una interrogazione al ministro degli esteri italiano sulla base della notizia che il Governo italiano si impegnato a donare al Governo cinese un "Centro di Pronto Soccorso" nel Tibet dal costo di 3 miliardi e 835 milioni di Lire italiane (circa 2,5 milioni di dollari). I due deputati nella loro interrogazione chiedono "se il Governo tibetano in esilio stato informato di tale progetto; e se in generale, il Governo non ritenga opportuno che, per il futuro, di ogni intervento economico e di cooperazione allo sviluppo dell'Italia in Tibet sia informato il Governo tibetano in esilio, legittimo rappresentante del popolo tibetano e dei suoi interessi economici e civili".

IL CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA ROMAGNA

28 FEBBRAIO '96

OGGETTO 889 - RISOLUZIONEConsiderato:che il 10 Marzo prossimo si terra' a Bruxelles la manifestazione europea "Liberta' per il Tibet", in occasione del 37. anniversario dell'insurrezione non violenta di Lhasa del 1959;che la manifestazione chiede, come scritto sulla piattaforma politica, che vengano aperti negoziati diretti e senza precondizioni sul futuro status del Tibet tra il Dalai Lama e il governo in esilio da una parte ed il governo della repubblica Popolare cinese dall'altra; che nell'immediato siano interrotti i trasferimenti di popolazione cinese in Tibet e che vengano rispettati i diritti civili, religiosi, politici del popola tibetano;

che in concomitanza con la manifestazione centinaia di comuni europei aderiranno esponendo la bandiera; fra questi diversi comuni dell'Emilia-Romagna come Cesenatico, San Martino in Rio, Medicina, Villa Minozzo, Coriano, Copparo;

APPROVA

gli obiettivi della manifestazione, tesi a restituire il diritto alla liberta' ed all'autodeterminazione ad un popolo calpestato da quasi cinquant'anni.

...E DEL PIEMONTE ....

29 FEBBRAIO '96Il Consiglio Regionale premesso che:- il Tibet nel 1949 fu invaso dalle armate della Repubblica Popolare Cinese;- ne e' seguita una occupazione di grave ferocia, fatta di imprigionamenti e torture, ma anche di distruzione del patrimonio culturale, religioso ed ecologico;

considerato che:

- il popolo tibetano da quattro decenni si oppone all'invasione dei cinesi, rifiutando tenacemente di sottomettersi con una resistenza non-violenta;

- i cinesi, negli anni '80, hanno elaborato una "soluzione finale", avviando un gigantesco trasferimento di popolazione dalla Repubblica popolare cinese verso il Tibet, tale da rendere minoranza i tibetani nel loro stesso paese;

preso atto che:

- tale "soluzione" rendera'possibile, nel 2020, la presenza in Tibet di circa 40 milioni di Cinesi;

- la lingua, la cultura, la religione, la tradizione millenaria tibetana sara'consegnata definitivamente ai libri di storia;

il Consiglio regionale, consapevole della necessita'di porre fine al genocidio silenzioso di un intero popolo e della sua cultura millenaria,

impegna la Giunta regionale

ad attivarsi presso il Governo nazionale al fine di esprimere un'energica iniziativa di protesta ufficiale al Governo Cinese perch le Autorita'di Pechino inizino, senza indugio alcuno, un vasto processo di decolonizzazione e che da subito garantiscano il pieno rispetto dei diritti della persona, dei diritti civili e politici del popolo tibetano.

Inoltre, si impegna a sottoscrivere l'appello "Liberta' per il Tibet", affinche'il 10 Marzo prossimo, anniversario dell'insurrezione non-violenta di Lhasa del 1959, diventi giornata di azione e di speranza concreta per la liberta'del Tibet.

BUDAPEST, KIEV, MOSCA, VIENNA . MANIFESTAZIONI IN TUTTA EUROPA

1 MARZO '96Alcuni Comitati Nazionali, oltre ad organizzare la partecipazione delle delegazioni alla Manifestazione Europea di Bruxelles, stanno anche preparando delle iniziative pubbliche nelle loro cittß. Di seguito riportiamo l'elenco delle manifestazioni in Europa per il prossimo 10 marzo coordinate con il Comitato Europeo.

BUDAPEST

La "Tibetet Segito Tarsasag" ed il Partito Radicale stanno organizzando per il prossimo 10 marzo una giornata di mobilitazione per la libertß in Tibet nella capitale ungherese mentre una delegazione parteciperß alla manifestazione di Bruxelles con uno striscione "Budapest per il Tibet". A Budapest, il 10 marzo sarß organizzato per tutta la giornata uno stand di informazione sulla libertß in Tibet in Piazza Vorosmarty; alle 16 manifestazione di fronte all'Ambasciata cinese in via Benczur con collegamento telefonico con il gruppo a Bruxelles; dalle 18.30 alle 24: concerto in piazza Almassy per la libertß in Tibet, con la partecipazioni di numerosi gruppi musicali ungheresi e Kim NOVAK. Lunedi 4 marzo si terrß la conferenza stampa di presentazione della giornata con Chope Paljor TSERING, rappresentante del Dalai Lama a Budapest, Tibor HENDREI e Tibor JANKOVICH, della "Tibetet Segito Tarsasag", Tashi CHODON, della comunitß tibetana e Massimo LENSI, del Partito Radicale.

KIEV

Il prossimo 10 marzo i radicali residenti in Ucraina organizzeranno una manifestazione per la libertß in Tibet di fronte all'ambasciata cinese di Kiev. Il 2 marzo invece, sempre nella capitale ucraina, si terrß un seminario sulle iniziative di sostegno alla lotta del popolo tibetano.

MOSCA - manifestazione di fronte all'Ambasciata cinese in Druzhby ul. 4 (alle 14).

VIENNA - manifestazione di fronte all'Ambasciata cinese in Stephensplatz.

In Bielorussia. Svetlana KOPTELJ, del Partito Radicale, e Peter KOTOVODOV, dell'associazione ecologista "Sphere" stanno organizzando per il prossimo 26 febbraio una manifestazione a Minsk per la libertß del Tibet a cui hanno giß aderito le seguenti associazioni: Youth Rada, United Way, Next stop-New Life, Scouts, For Mother Earth, International Ecoligical Academy. In quegli stessi giorni il rappresentante del Dalai Lama per la CSI, Nawang RABGYAL, terrß sempre a Minsk una assemblea pubblica, organizzata dalle varie associazioni aderenti alla manifestazione.

ADERISCONO CISL E CGIL

1 MARZO '96Angelo LANA, coordinatore, a nome del sindacato italiano C.G.I.L. (Confederazione Generale italiana del lavoro) ha aderito alla Piattaforma di Bruxelles. Nella lettera di adesione la C.G.I.L. chiede "che le autoritß cinesi aprano un dialogo con il Dalai Lama, premio Nobel per la pace, e con i rappresentanti delle espressioni sociali, politiche e culturali della realtß tibetana, per giungere ad una definizione negoziata dei rapporti fra il Tibet e la Repubblica Popolare di Cina fondata sul rispetto delle libertß politiche, culturali e religiose del popolo tibetano."

L'adesione della CGIL viene dopo quella della CISL. Grazie soprattutto al dirigente piemontese Claudio TECCHIO, la confederazione sindacale italiana ha aderito alla manifestazione di Bruxelles ed alla campagna "Una bandiera per il Tibet".

L'ISCRIZIONE, UN GESTO DIRICONOSCENZA

5 MARZO '96Dopo l'iscrizione di Navang RABGYAL, rappresentante del Dalai Lama a Mosca anche Patrik MATON, presidente di "Les Amis du Tibet - Belgique" e membro del Comitato europeo per il 10 marzo, ha annunciato la sua iscrizione al Partito Radicale, transnazionale e transpartito, per il 1996. E' stato Rinchen DARLO, rappresentante del Dalai Lama per le Americhe e Presidente del Tibet Fund, il primo alto rappresentante delle istituzioni tibetane in esilio ad aderire al partito lo scorso 19 ottobre.

FIRENZE APPENDICE DI BRUXELLES

7 MARZO '96Alle manifestazioni internazionali che si terranno domenica 10 marzo a Bruxelles e Washington, c' un'appendice fiorentina.In Particolare a Firenze, domani, venerdø 8 marzo alle 15,30 in piazza della Repubblica, i radicali faranno sventolare una bandiera di 20 mq che poi porteranno alla manifestazione di Bruxelles. In occasione della cosiddetta festa della donna verrß denunciata la violenza che le donne tibetane subiscono grazie alla campagna demografica cinese che le obbliga a sterilizarsi e all'aborto.

La conferenza stampa stata tenuta dagli esponenti toscani del Partito Radicale, Vincenzo DONVITO, Matteo MECACCI e Marco PERDUCA; ed ha visto la partecipazione di Valentina DOLARA del centro Ewam di Firenze -per lo studio della filosofia buddista-, che ha aderito all'iniziativa.

Il Partito Radicale Transnazionale, che una ONG (organizzazione non governativa) riconosciuta dall'Onu con lo status di prima categoria (con la possibilitß di presentare documenti all'Assemblea Onu al pari di uno Stato membro) ha promosso l'iniziativa in Toscana, con risultati che fanno sperare. In Toscana sono ben 40 i sindaci che hanno aderito e il presidente della Provincia di Firenze. Sono invece alcune migliaia i cittadini che esporranno la bandiera alla loro finestra, e altrettanto faranno molti utenti dell'autostrada telematica Internet, ponendo per il 10 marzo la bandiera tibetana nella loro pagina di World Wide Web.

ANCORA SU VENEZIARoma, 6 marzo 1996. Da una stampa che non ha mai degnato di uno solo articolo la campagna "Una bandiera per il Tibet" in corso da mesi (550 comuni di tutto il mondo che il 10 marzo isseranno la bandiera tibetana) apprendo con sorpresa la notizia che il Sindaco di Venezia ha deciso di non aderire e di non issare la bandiera tibetana sul pennone del comune lagunare.Giß da ottobre il sindaco in questione aveva risposto di ritenere che l'esposizione della bandiera del Tibet fosse "in urto con le disposizioni vigenti circa l'uso di bandiere estere". Davvero egli non ha mai verificato quali fossero le disposizioni effettivamente in vigore? Ma via! Quelle cui egli accenna fanno riferimento al D.P.C.M. del 3/6/86, e riguardano esclusivamente l'esposizione del tricolore italiano!

Oggi Cacciari insiste, utilizzando in modo capzioso una circolare inviata in questi giorni ai loro sindaci da alcuni prefetti, in cui si vieta l'esposizione della bandiera tibetana richiamandosi a una norma di epoca fascista che subordinava alla autorizzazione del prefetto la possibilitß di esporre una bandiera estera sugli edifici pubblici. Ancora una volta il sindaco di Venezia ci marcia, perch la disposizione in questione stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale nel 1987.

Il nostro sindaco democratico ha per , per ragioni di opportunismo, voluto utilizzare la faccenda con quegli organi di informazione che mai avevano pubblicato un rigo sulle altre adesioni. Le trovate di un Cacciari paraculo fanno notizia, le adesioni di centinaia di sindaci per la libertß in Tibet no.

Olivier Dupuis

RISPOSTA ALLO STOP DELLE PREFETTURE

8 MARZO '96In queste ore, alcune Prefetture italiane stanno inviando, nei distretti di loro competenza, dispacci urgenti ai sindaci per il "non accoglimento" della decisione giß da loro sancita di issare la bandiera tibetana il prossimo 10 marzo. In altre parole i prefetti chiedono loro di rinunciare a partecipare alla campagna promossa dal Partito Radicale e dall'Associazione Italia-Tibet "Una bandiera per il Tibet". Una campagna alla quale hanno aderito oltre 550 sindaci europei ed americani e che li vedrß uniti concretamente, in occasione del 37mo anniversario dell'insurrezione di Lhasa, con uno dei popoli pi· martoriati della terra.

I dispacci prefettizi fanno riferimento a norme che riguardano paradossalmente l'uso della bandiera nazionale italiana (DPCM del 1986) o addirittura delle norme fasciste (leggi del 1925 e 1929 Mussolini-Rocco) sull'uso delle bandiere straniere, ridisegnate da una sentenza del 1987 della Corte Costituzionale che annulla il potere autorizzativo e quindi interdittivo dei Prefetti in materia.

Nella lettera che il Segretario del Partito Radicale, Olivier Dupuis, ha inviato al Ministro degli Interni ricorda che, sempre dal punto di vista giuridico, "Le facciamo notare che la formula imperativa usata dal Ministero: "per norma... non pu trovare accoglimento" (sottolineato), di fatto volta ad imporre una limitazione alla libertß di espressione e di decisione dei Consigli Comunali."

Il segretario del Partito Radicale "chiede di far pervenire una circolare telegrafica a tutti i Prefetti per annullare le precedenti disposizioni, dandone notizia con il necessario risalto attraverso i mezzi d'informazione pubblica radiotelevisiva, al fine di non incidere ancor pi· negativamente sulla conferma delle adesioni dei Comuni italiani alla manifestazione per la libertß del Tibet."

ARRIVEDERCI A BRUXELLES

8 MARZO '96Domenica 10 marzo alle ore 11 partirß dall'Ambasciata cinese di Bruxelles (Avenue Tervueren) la marcia europea "Libertß per il Tibet". La marcia, promossa dall'Intergruppo Tibet al P E, dalle Comunitß tibetane, dai Tibet Support Group e dal Partito Radicale, si terrß nella giornata che ricorda l'insurrezione di Lhasa del 1959.I manifestanti prima di arrivare di fronte al Parlamento europeo (Rue Belliard) si fermeranno di fronte al palazzo della Commissione europea (Breydel) e del Consiglio europeo dove una delegazione guidata dal Prof. SAMDHONG Rinpoche, presidente del Parlamento tibetano in esilio, consegnerß la lettera dei manifestanti.

La marcia si concluderß alle 14 circa con l'inizio di una manifestazione di fronte al Parlamento Europeo con la partecipazione di esponenti politici provenienti da numerosi paesi europei, di euro-parlamentari e di personalitß del mondo della cultura.

- SAMDHONG Rinpoche, presidente del Parlamento tibetano in esilio;

- Piero VERNI, presidente dell'Associazione Italia-Tibet;

- James MOORHOUSE, MEP, copresidente Intergruppo Tibet al P E;

- Pierrette CAHAY, deputato e membro dell'Intergruppo Tibet al parlamento belga;

- Henri SIMONS, assessore municipale del Comune di Bruxelles;

- Julos BEAUCARNE, cantante che si esibirß con una sua canzone sul Tibet;

- Joseba LEIZAOLA, Presidente del Parlamento basco;

- Marco PANNELLA, MEP, membro Intergruppo Tibet al PE;

- Jessica LARIVE, MEP, co-presidente Intergruppo Tibet al PE;

- Ivana SPAGNA, cantante che si esibirß con una sua canzone sul Tibet;

- Patrik MATON, presidente dell'Associazione "Les amis du Tibet";

- Tenzin EMCHI, presidente della Comunitß tibetana in Svizzera;

- Olivier DUPUIS, segretario del Partito Radicale.

E' prevista la conclusione del programma di fronte al Parlamento verso le ore 16-17.

LETERA ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

9-Mar-96Faccio seguito alla mia lettera del 7 marzo 1996 con cui, in qualitß di Segretario del Partito Radicale ho chiesto al Ministro degli Interni di annullare la disposizione in base alla quale i Prefetti stanno avvisando i Comuni che non possono esporre la bandiera tibetana in adesione alla Manifestazione internazionale del 10 marzo 1996 per la libertß del Tibet che vede la partecipazione di circa 600 comuni d'Europa e d'America.

In particolare ho chiesto di diramare la eventuale nuova posizione del Ministero attraverso una circolare telegrafica e dandone notizia attraverso gli organi di informazione pubblica radiotelevisiva, per limitare i danni che la precedente iniziativa ministeriale sta provocando alla Campagna per la libertß del Tibet.

Avendo attraverso un nostro membro appreso in mattinata dal Prefetto De Martino, Vice Capo di Gabinetto del Ministero degli Interni, che la questione stata affrontata, ma non risolta, dal Gabinetto del Ministero degli Interni e che la decisione stata demandata alla Presidenza del Consiglio, e presumibilmente all'Ufficio Cerimoniale, con la presente sollecito una risposta urgente alle succitate richieste, e comunque chiedo di conoscere la posizione ufficiale del Governo italiano su questa questione.

Alle considerazioni giuridiche contenute nella lettera del 7.3.96 aggiungo quelle contenute nella lettera del Sindaco di Pozzoleone (VI), Avv. Roberto Battaglini, basate sugli Art. 2, 36, 38 della Legge n.142/90, lettera che inoltro assieme alla presente.

Faccio ancora presente che la scelta di considerare in vigore una norma del 1925 contro l'interpretazione data in materia dalla Corte Costituzionale, sarß da noi contestata sul piano legale, anche in considerazione dei danni morali e materiali che sta provocando all'iniziativa del 10 marzo 1996 e alla causa della libertß del Tibet e dell'affermazione dei principi su cui si fonda la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo.

Olivier DUPUIS

POZZOLEONE SFIDA IL MINISTRO, ESPORRA' LA BANDIERA DEL TIBET

"Il Gazzettino" del 9 marzo 1996

Il 10 marzo ricorre uno degli anniversari di pi· alto valore simbolico per la nonviolenza: quello della pacifica, disarmata insurrezione di popolo nella capitale del Tibet, Lhasa. Era il 1959: le truppe d'occupazione cinesi, che nove anni prima avevano invaso il Tibet indipendente, schiacciavano la folla che marciava salmodiando le antiche e proibite preghiere nazionali.

L'Onu e il Parlamento europeo hanno votato numerose solenni condanne all'occupazione cinese nel Tibet, proclamando il suo carattere di violazione dei diritti internazionali e di quelli fondamentali dell'uomo.

Le associazioni nonviolente che si battono in esilio per testimoniare la veritß sul Tibet occupato, ci chiedevano quest'anno un segno. Chiedevano che il 10 marzo, dalle finestre di tutti i municipi d'Europa, sventolasse per un giorno la bandiera del Tibet. In Italia, auspice l'Anci, trecento comuni avevano aderito. Ma il 4 marzo avviene l'incredibile. Dalle Prefetture di tutta Italia viene spedita in fax ai Comuni una circolare del Ministero degli Interni, nella quale si fa presente "l'inopportunitß di esporre" la bandiera tibetana.

Il Ministero cita due Regi Decreti del 1923 e del 1925 che disciplinano l'esposizione della bandiera nazionale e non proibiscono, ma nemmeno "prevedono" l'esposizione di altre bandiere. E per il Ministero, naturalmente, ci che non esplicitamente concesso deve intendersi vietato.

"Il Tibet - rende noto il Ministero - una regione geografica inglobata in diversi Stati". Nel suo delirio centralista, la burocrazia ministeriale rinnega le condanne Onu e Cee all'aggressione cinese, si allea istintivamente con tutti i centralismi di ogni parte del mondo, perfino con quelli macchiati di sangue, fino a difendere addirittura come sacra e inviolabile l'unitß della Cina popolare, pur di non ammettere il pericoloso precedente di qualcuno o qualcosa che osi pensare all'indipendenza.

E anche stavolta - ne siamo fieri - la ribellione al sopruso viene dal Nordest. "Ho aderito all'iniziativa convinto di non compiere alcun atto rivoluzionario o trasgressivo. Prendo atto che il Ministro dell'Interno contrario, ma la bandiera del Tibet verrß da me esposta come rappresentante del Comune". Cosø scrive al Prefetto un tale Roberto Battaglini, sindaco del comune di Pozzolone, provincia di Vicenza.

Chissß dove vivono al Ministero degli Interni. Come il satellite italiano, il sottile filo che li teneva legati al Paese si dev'essere spezzato. La protesta contro la stupiditß della burocrazia centrale dilaga tra la gente, siamo al limite della sopportazione di un'autoritß centrale ormai riconosciuta come handicap nazionale, ma al Ministero perduto nello spazio non se ne sono accorti. Lass· ricopiano ancora i loro Regi Decreti, emanano le loro Circolari, Regolamenti ed Ordinanze, interpretano dispongono dettano vietano, come ai tempi dell'Impero.

Il 10 marzo tutta l'Italia Pozzolone, provincia di Vicenza. Per un giorno la bandiera del Tibet, vietata dal regime maoista e dal Ministero nazionale, la bandiera del Paese reale, dell'unica Italia possibile, quella delle autonomie, dei sindaci che sanno la grazia della disobbedienza.

Alvise Fontanella

OSTACOLI ANCHE IN EUROPA

9 MARZO '96Nella settimana antecedente il 10 marzo sono state spedite da numerose Prefetture italiane, dal Ministro degli Interni belga Johan Vande Lanotte e da quello austriaco, e dal Ministero degli Esteri in Ungheria, note di natura "giuridica" ai sindaci che avevano aderito alla campagna "Una Bandiera per il Tibet" imponendogli differenti atti di natura politica nella loro scelta di esporre la bandiera nazionale tibetana sui pennoni comunali ed obbligandoli quindi a ritirare la loro adesione. Il segretario del Partito Radicale Olivier DUPUIS ha sottolineato la natura intromissiva e non attinente a nessuna legge vigente dell'obbligo per i sindaci di non esporre la bandiera tibetana ed ha inoltre richiesto di far pervenire agli organi competenti una circolare che annulli le precedenti disposizioni ministeriali.

593 BANDIERE PER IL TIBET

10 MARZO '96Raggiunto e abbondantemente oltrepassato l'obiettivo di 500 adesioni di sindaci alla campagna "Una bandiera per il Tibet". Per l'esattezza il numero di bandiere tibetane in segno di solidarietß concreta con la tragedia del popolo tibetano che sventoleranno sui pennoni di 593 tra cui 8 capitali europpee: Vilnius Vaduz, Bruxelles, Roma, Sarajevo, Budapest Varsavia e Chisinau e cittß di 25 paesi europei, tra cui Malaga, Strasburgo, Liverpool, Heidelberg, Berkeley, Guernica, Cracovia, Osijek, Hannover, Lubecca.

Si stanno moltiplicando in alcuni paesi europei le pressioni sui sindaci perch vengano meno all'impegno preso.

In altri paesi, invece, si sta confermando l'embargo dei mass-media rispetto a qualsiasi tipo di informazione su questa campagna "Una bandiera per il Tibet" oltre che sulla prima manifestazione europea "Libertß per il Tibet" che vedrß confluire a Bruxelles migliaia di cittadini da tutta Europa, domenica 10 marzo. Un atteggiamento, questo della stampa europea, in perfetta sintonia con quello della leadership politica europea vergognosamente confermato al Primo Vertice Euro-asiatico di Bangkok e con quello delle autoritß cinesi che, tramite le loro ambasciate, sono impegnate - come ci viene da pi· parti confermato - in una massiccia campagna telefonica per ribadire le loro "buone ragioni".

APPELLO PER I SINDACI: ADESIONI AL 10 MARZO 1996

ALBANIA

- Tomor GOLEMI, Sindaco di DURAZZO;- Ylli LAMA, Sindaco di KRUJA;- Zhani TREBICKA, Sindaco di POGRADEC; - Agron DIBRA sindaco di LEZHA.

AUSTRIA

Manfred KRISMER, sindaco di IMST e Reinhold GREUTER, sindaco di LANDEK; Helmut KOPP sindaco di TELFS, Friedhelm CAPPELARI sindaco di KITZBUEHEL, Siegfried SINGER sindaco di REUTTE, Hubert DANZL sindaco di SCHWAZ; Josef GRASINGER sindaco di HUERM (Niederoesterreich), Wolfgang PLANBERGER sindaco di ST.GILGEN, Huber HUBERT sindaco di LIENZ; Herwig van STAA sindaco di INNSBRUCK (cittß Olimpica), Josef POSCH sindaco di HALL in TIROL, Friedrich ATZL sindaco di WOEGL, Josef HANDLE sindaco di RATTENBERG, Gebhard MOSER sindaco di MILS bei IMST, Herbert MARSCHITZ sindaco di KUFSTEIN;

BELGIO

- Anne-Marie LIZIN, Sindaco di HUY, senatrice;- Francis DURIAU, Sindaco di SCHAERBEEK; Philippe COLLARD, sindaco di BASTOGNE; Jacqueline HERZET, Sindaco di RIXENSART, Luc PIETTE, Sindaco di ANHEE e Robert DERMIENCE, Sindaco di WELLIN; Fran ois BELLOT sindaco di ROCHEFORT, Willy JACQUEMAIN sindaco di DILSEN-STOKKEM, Jan PENMANS sindaco di RIEMST, Didier GOSUIN sindaco di AUDERGHEM, Maurice CORNE sindaco di THEUX, Marc TARABELLA sindaco di ANTHISNES, Etienne QUENON sindaco di ESTINNES; Yves de JONGHE D'ARDOYE sindaco di IXELLES; Daniel BACQUELAINE sindaco di CHAUDFONTAINE; Jean BOURGEOIS sindaco di WANZE, Jacques VANDENHAUTE sindaco di WOLUWE SAINT-PIERRE, L. PEETERMANS sindaco di HERSELT; Willy BORSUS sindaco di SOMME-LEUZE, Patrick MORIAU sindaco di CHAPELLE-LEZ-HERLAIMONT; Joris VAN HOOREBEKE sindaco di LOVENDEGEM (Fiandre), Philippe LEBLANC sindaco di LA HULPE, Ch. DUPONT sindaco di PONT-A-CELLES, Louis TIMMERMANS sindaco di FLORENNES - Richard BEAUTHIER sindaco di GANSHOREN, Gilbert DELEU sindaco di COMIN

ES-WARNETON, sindaco di JODOIGNE, Jean-Pierre DETREMMERIE sindaco di MOUSCRON, Maurice LAFOSSE sindaco di MONS.

BOSNIA

- Tarik KUPUSOVIC, Sindaco di SARAJEVO;

CANADA

- il sindaco di MONTREAL ed il sindaco di VANCOUVER

CROAZIA

- Jure KOLAK, Sindaco di VUKOVAR;- Zlatko KRAMARIC, Sindaco di OSIJEK;- Dragutin STUERNER, Sindaco di POZEGA;

FRANCIA

- Jean-Claude ANDRIEU, Sindaco di CARPENTRAS;- Andr BOUFFIER, Sindaco di MONTJUSTIN;- Jean-Michel DELAGNEAU, Sindaco di GURGY;- Raymond FORNI, Sindaco di DELLE;- Francis GALIZI, Sindaco di PEYRUIS;- Jacques GUYARD, Sindaco di EVRY, deputato;- No l MAMERE, Sindaco di BEGLES, deputato europeo;- Victor MELLAN, Sindaco di PENNES MIRABEAU;- Daniel PICOTIN, Sindaco di SAINT-CIERS-SUR-GIRONDE, deputato;- Catherine TRAUTMANN, Sindaco di STRASBOURG, deputato al PE;- Raymond VALL, Sindaco di FLEURANCE; Jean-Jacques DESCAMPS, sindaco di LOCHES, Jean-Marie GIRAULT, sindaco di CAEN, Jean-Yves LE DRIEN, sindaco di LORIENT e Roger WINTERHALTER, sindaco di LUTTERBACH; Pierre GARNIER, sindaco di AYTRE, Michel DESTOT, deputato e sindaco di GRENOBLE, Fran oise VERCHERE, sindaco di BOUGNAIS, Jack LANG, sindaco di BLOIS, deputato al Parlamento europeo; Michel GALNICHE sindaco di MOLLAU, Philippe SCHENINI sindaco di RICHWILLER; Michel BERCON sindaco di CROSNE, Yvon BEUCHON sindaco di LA-CHAPELLE-SAINT-URSIN, Pierre COHEN sindaco

di RAMONVILLE-SAINT-AGNE, Michel ESNEU sindaco di DOL-DE-BRETAGNE, Maurice HUBERT sindaco di BAZEMONT, Robert IMBERT sindaco di SAINT-MARTIN DE LA BRASQUE, Alain LE FEBVRE sindaco di AIX-NOULETTE, Jean-Fran ois LONGEOT sindaco di ORNANS, Pierre MAGNIN-FEYSOT sindaco di LE RUSSEY, Jean-Pierre QUCHEIDA sindaco di LIEVIN; Arnaud MANDEMENT sindaco di CASTRES, Dominique BAUDIS sindaco di TOLOSA; Gilbert BAUMET sindaco di PONT-SAINT-ESPRIT, Raymond COUDERC sindaco di BEZIERS, Bernard AUDIGE sindaco di TOURNEVILLE, Jean Pierre MINELLA sindaco di HOMECOUR; Paul ASTIER sindaco di BONDUES, Michel ESNEU sindaco di DOL DE BRETAGNE, Jean-Fran ois LONGEOT sindaco di ORNANS, M. HUGON sindaco di LA TALAUDIERE, Paul SRANCHINI sindaco di GRATENTURE; Guy JOUHIER sindaco di ACIGNE, Antoine TRYSTRAM sindaco di SEMBLANCAY, Henri STOLL sindaco di KAYSERSBERG, Denis CHEZON sindaco di US, sindaco di ROSHEIM, Andr VEYRAT sindaco di SAUNT-LAURENT LA VERNEDE, Pierre LE TREUT sindaco di CHATEAUGIRON (Bretagna), Thierry MARIANI sindaco

di VALREAS (Vaucluse), Michel HERVE sindaco di PARTHENAY; Patrice DELALEU sindaco di SERVINS, Guy MARLES sindaco di HERSIN-COUPIGNY e Jacques MELLICK sindaco di BETHUNE; Claude GRENIER sindaco di ANGOULINS-SUR-MER (Charente-Maritime), Jean-Luc DAUPHIN sindaco di VILLENEUVE-SUR-YONNE (Borgogna), Philippe DUE sindaco di MARLY, Jean CALVET sindaco di PONTAULT-COMBAULT, Jean-Yves GRELAUD sindaco di OLONNE-SUR-MER, Yves MARTIN sindaco di ECHENOZ-LA-MELINE (Haute Saone), Roger JEAN sindaco di REALMONT (Tarn), Lucien BRENOT sindaco di CHEVIGNY SAINT-SAUVER, Jean-Paul DENANOT sindaco di FEYTIAT, Paul PICHAUD sindaco di St-PHILBERT-DE-BOUAINE, Monique PAPIN sindaco di DAMMARTIN EN GOELE, Bernard CHENOT sindaco di LE HAYE DU PUITS, Claude SUFFIT sindaco di PEIPIN, Guigner LE HENANFF sindaco di PLUVIGNIER; -Louis ABRARD sindaco di GUILLESTRE, Jacques LERAY sindaco di BEURVILLE, Michel PAJON sindaco di NOISY-LE-GRAND, Georges BLUM sindaco di MAZAN, Jean-Jacques BILLAZ sindaco di SAINT-PIERRE d'ALLEVARD, Philippe DUEE s

indaco di MARLY, Paul VIEILLE sindaco di LES FINS, Lucien BRENOT sindaco di CHEVIGNY-SAINT-SAUVEUR, Pierre MAUROY sindaco di LILLE, G rard CAUDRON sindaco di VILLENEUVE D'ASQ, Michel LAIGNEL sindaco di RONCHIN, Franck DHERSIN sindaco di TETEGHEM, Serge JANQUIN sindaco di BRUAY LA BUISSIERE, Claude WILQUIN sindaco di BERCK SUR MER, Andr DELELIS, sindaco di LENS, Andr DEMARTHE sindaco di GRANDE SYNTHE, Michel VANCAILLE sindaco di BULLY LES MINES, Michel DELEBARRE, sindaco di DUNKERQUE, Jean DELOBEL sindaco di BAILLEUL, Jean-Luc DELVAUX sindaco di SAINT-OMER, Michel LEFAIT sindaco di ARQUES, Philippe JARDIN sindaco di CHOMERAC

GERMANIA

M.KRAETSCHMER sindaco di WAECHTERSBACH; Dr. HONERT sindaco di LANGENFELD; Josef DEIMER sindaco di LANDSHUT (Niederbayern); Kurt MACHENS sindaco di HILDESHEIN (Niedersachsen), Fritz STAHL sindaco di TRAUNSTEIN, Otto KELLING sindaco di KIEL; Dietmar THIESER sindaco di HAGEN, Michael BOUTEILLER sindaco di LUBECCA, Peter SCHNELL sindaco di INGOLSTADT, Beate WEBER sindaco di HEIDELBERG - Manfred RUGE sindaco di ERFURT, J²rgen WEBER sindaco di WURZBURG, Wolfgang BRUDER sindaco di OFFENBURG, Sabine KUDERA sindaco di OTTOBRUNN, Volkhart GERMER sindaco di WEIMAR, Franz PETSCHEL sindaco di HAUSEN.

ITALIA

- Francesco RUTELLI, Sindaco di ROMA;- Paolo A.M. AGOSTINACCHIO, Sindaco di FOGGIA;- Renzo BALDONI, Sindaco di PENNABILLI (PS);- Davide BERIO, Sindaco d'IMPERIA;- Alberto BOTTA, Sindaco di COMO;- Valentino CASTELLANI, Sindaco di TORINO;- Antonio CENTI, Sindaco di L'AQUILA;- Marco CIARINI, Sindaco di CHIUSI (SI);- Gianfranco CIAURRO, Sindaco di TERNI;- Antonio CICCHETTI, Sindaco di RIETI;- Raimondo FASSA, Sindaco di VARESE, deputato europeo;- Leoluca ORLANDO, Sindaco di PALERMO, deputato europeo;- Pietro TIDEI, Sindaco di CIVITAVECCHIA; Enzo BIANCO, sindaco di CATANIA, Gianfranco CONTERIO, sindaco di VOLPIANO (TO), Giuseppe NAPOLI, sindaco di PRECCENICO (UD), Teresia PIAZZA, sindaco di OMEGNA (NO) e Flavio POLUZZI, sindaco di TIRANO (SO); Loriano VALENTINI, sindaco di GROSSETO e Franco RUSTICALI sindaco di FORLI'; Vincenzo CADEI, Sindaco di PARATICO, Fabio CECCHERINI, Sindaco di POGGIBONSI, Domenico GUIDI, Sindaco di BASSIANO e Alberto MORSELLI, Sindaco di MIRANDOLA; Giorgio CANELLA sindaco di APIRO (MC), Mas

simo ROSSI sindaco di GROTTAMMARE (AP), Marco MARIANI sindaco di MONZA, Eligio MAGGIOLA sindaco di CASALE CORTE CERRO (VB), Roberto BATTAGLINI sindaco di POZZOLEONE (VI), Maria Giovanna DIENA sindaco di RECCO (GE), Tomaso RICHINI, sindaco di SERRA RICCO'(GE), Ambrogio PAIARDI sindaco di ORZINUOVI (BS), Luciano NATALI sindaco di CESENATICO (FO), Francesco RUSSO sindaco di CAIVANO (NA), Vincenzo ROVERE sindaco di ALBANO LAZIALE (RM), Andrea PERINI sindaco di CASTELFRANCO DI SOPRA (AR), Mario CALIGIURI sindaco di SOVERIA MANNELLI (CZ), Paolo SAIA sindaco di S.GREGORIO DI CATANIA (CT), Augusto MOTTA sindaco di S.AGATA LI BATTIATI (CT), Paolo CASTORINA sindaco di ACICASTELLO (CT), Marinella FIUME sindaco di FIUMEFRESSO DI SICILIA (CT), Lido SCARPETTI sindaco di PISTOIA, Emilio BOLLA sindaco di BRICHERASIO (TO), Calogero CANALELLA sindaco di MUSSOMELI (CL), Marco MARIANI sindaco di S. MARTINO IN RIO (RE), Alessandro ORIGO sindaco di VERDERIO INFERIORE (LC), Maria SERINA sindaco di GUSSAGO (BS), Rosalba SPINI sinda

co di CERTALDO (FI), Tiziano TASSONI sindaco di MEDICINA (BO), Carlo TONIUTTI sindaco di TARVISIO (UD), Paolo BARGIACCHI sindaco di VILLA MINOZZO (RE), Vincenzo BOSCO sindaco di FRANCOFONTE (SR), Mauro FARINI sindaco di FIGLINE VALDARNO (FI), Antonio ABBATE sindaco di ROCCASECCA (FR), Francesco LONGHINI sindaco di CASALROMANO (MN), Massimo PERCOLO sindaco di SUBIACO (RM), Severino PERSALI sindaco di CASARILE (MI), Marco AVOGADRI sindaco di CALOLZIOCORTE (LC), Claudio BERLENGEIRO sindaco di VENTIMIGLIA (IM), Giovanni CASULA sindaco di VILLAPUTZU (CA), Ivonne CRESCENTINI sindaco di CORIANO (RN), Giuseppe LORDI sindaco di S.GREGORIO MAGNO (SA), Enzo NOVELLI sindaco di GORIZIA, Gianfranco RATTI sindaco di BOVISIO MASCIAGO (MI), Lino Bruno BAILO sindaco di VAREDO (MI), Davide TUMIATI sindaco di COPPARO (FE); Giuseppe MILAN sindaco di COLOGNO MONZESE (MI), Giuseppe PAROLARI sindaco di NAGO-TORBOLE (TN), Alfio NICOTRA Sindaco di MILO, BAMBAGIONI sindaco di SIGNA (FI), Stefano ALQUATI sindaco di RIVAROLO MONTANO (MN

), Eraldo GIULI sindaco di PETRELLA SALTO (RI), Gian Carlo RICCA sindaco di CESARA (VB), Olinto BARTALUCCI sindaco di ROCCASTRADA (GR), Fabio BERETTA sindaco di PADENGHE SUL GARDA (BS), Stefano CIMICCHI sindaco di ORVIETO (TR), Giuseppe FALZONE sindaco di DELIA (CL), sindaco di CINISELLO BALSAMO (MI), Romano NASCETTI sindaco di LOIANO (BO), Nunzio PARRINELLO sindaco di MALETTO (CT), Fortunato TURCATO sindaco di UGGIATE TREVANO (CO); Silverio CLERICI sindaco di LENTATE SUL SEVESO (MI), Giuseppe FRANZI sindaco di SALTRIO (VA), Leonardo GIORDANO sindaco di MONTALBANO JONICO (MT), Egidio MADUSSI sindaco di ARTEGNA (UD), Maurizio MARCHESONI sindaco di S.MARTINO SICCUMARO (PV), Marica MEREGHETTI sindaco di PARABIAGO (MI), Antonio SALVATI sindaco di S.GIOVANNI INCARICO (FR), Giuseppe BERLATO SELLA sindaco di SCHIO (VI), Enrico FRANCESCHELLI sindaco di MANCIANO (GR), Anna ZANAGONI sindaco di VANZAGO (MI), Gianfranco CELLI sindaco di BUDRIO (BO), Ezio GENISIO sindaco di CIRIE' (TO), Graziano PRANTONI sindaco di CASTE

L S.PIETRO TERME (BO), Giovanni ANDREAZZOLI sindaco di AIRASCA, Paolo ZAMMORI sindaco di FILATTIERA (MS), Lino POGLIANI sindaco di SENAGO (MI), Giovanni SALGHETTIDRIOLI sindaco di BOLZANO, Renzo CAZZOL sindaco di ZOPPOLA (PN), Fabio MERONI sindaco di LISSONE (MI), Bernardino SPANGHERO sindaco di RUDA (UD), Filippo CIMINELLI sindaco di VIGGIU'(VA), Giuseppe FRANZI sindaco di SALTRIO (VA), Emilio BONIFAZI sindaco di FOLLONICA (GR), Sergio CALZARI sindaco di NOVELLARA (RE), Amalia FUMAGALLI sindaco di NOVATE MILANESE (MI), Alcide MOLTENI sindaco di SONDRIO, Marco POGGI sindaco di MARANO SUL PANARO (MO), Pietro RAGIONIERI sindaco di RUEGLIO (TO), Sergio SCARAMAL sindaco di COSSATO (BI); Roberto ALBANESI sindaco di ACQUASANTA TERME (AP), Domenico GALLUZZO sindaco di VIMODRONE (MI), Massimo GATTI sindaco di PAULLO (MI), Massimo MEDRI sindaco di CERVIA (RA), Massimo EMILIANI sindaco di CASTIGLION DELLA PESCAIA (GR), Sergio GIOVAGNOLI sindaco di VERUCCHIO (RN), Carlo CACCIAMANO sindaco di CASCINA (PI), Donato DI CLE

MENTE, Sindaco di COLLECORVINO (PE), Girolamo RADINO, Sindaco di PRIOLO GARGALLO (SR), Ilio MICHELONI sindaco di Capannori (LU), Nicola PECORELLA sindaco di Albuzzano (PV), Alessandro ALDERIGHI, sindaco di CAPRAIA E LIMITE (FI) Patrizia BARBIERI sindaco di CASTELVETRO P.NO (PC), Mauro DUGHERI sindaco di S.PIERO A SIEVE (FI), Michele MIRTANI sindaco di STEZZANO (BG), Michele MIRTANI sindaco di STEZZANO (BG), Davide NARDINI sindaco di CODIGORO (FE), Agostino PISCAGLIA sindaco di SOGLIANO AL RUBICONE (FO), Rossella RONCHI sindaco di ARESE (MI), Mario ROSSETTI sindaco di SESTO ED UNITI (CR), Angelo SANTORO sindaco si S.MAURO TORINESE (TO), Antonio TORRISI sindaco di MASCALUCIA (CT), Giacomo TRANCHIDA sindaco di VALDERICE (TP), Carlo CAFFI sindaco di CLUSONE (BG), Luigi FAMULARO sindaco di S.STEFANO DI CAMASTRA (ME), Giampiero LIGABO' sindaco di CASTEL D'ARIO (MN), Stefano BOLOGNA sindaco di ISOLA DELLE FEMMINE (PA), Vittorio BUGLI sindaco di EMPOLI (FI), Renzo GALLERATI sindaco di MONTESILVANO (PE), Paolo PERAZZ

OLI sindaco di S. BENEDETTO DEL TRONTO (AP), Roberto BARRA sindaco di ARONA (NO), Arianna CAVICCHIOLI sindaco di RHO (MI), Filippo CIMINELLI sindaco di VIGGIU' (VA) Alfredo BRUNETTI sindaco di ORATINO (CB), Luisa DE MARCO sindaco di MUZZANA DEL TURGNANO (UD), Rocco MONTINARO sindaco di CALIMERA (LE), Giacomo ROSSI sindaco di BOTTICINO (BS), Nicola SORBO Sindaco di CAIAZZO (CE), Silvana TIRLONI sindaco di MORBEGNO (SO), Vittorio VOLPI sindaco di TRESIGALLO (FE); Adriano SANZA sindaco di GENOVA, Mauro MARCONCINI sindaco di MONTESPERTOLI (FI), Francesco QUARTA-COLOSSO sindaco di RACALE (LE), Ilario BEZ sindaco di MOENA (TN), Alfredo BRUNETTI sindaco di ORATINO (CB), Giancarlo CASTAGNARI sindaco di FABRIANO (AN), Ignazio CONGIO sindaco di FURTEI (CA), Pietro ESPOSITO sindaco di SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII (BG), Giancarlo FAENZI sindaco di VINCI (FI), Pasquale PUGLISI sindaco di COMISO (RG), Salvatore TANIELI sindaco di S.DONATO DI LECCE (LE), Paolo MALQUORI sindaco di GAMBASSI TERME, Valerio BINI sindaco di CU

ASSO AL MONTE (VA), Francesco MILANESI sindaco di PREMILCUORE (FO), Cataldo SABATO sindaco di BELLA (PZ), Alberto MANZI sindaco di PITIGLIANO (GR), Giovanni D'ANGELO sindaco di ROCCADASPIDE (SA), Gianni FABRIS sindaco di GRADISCA D'ISONZO (GO), Ambrogio ORIGONI sindaco di CASALMAIOCCO (LO), Aurelio PARIALI sindaco di PORTOMAGGIORE (FE), Renato GALEAZZI sindaco di ANCONA, Roberto SCALCO sindaco di CARTIGLIANO, Rossano BELLINI sindaco di VIGARANO MAINARDA (FE), Maurizio BUSSOLA sindaco di S.ZENONE AL LAMBRO (MI), Gina MASCARIN sindaco di AZZANO DECIMO (PN), Luca FANCIULLACCI sindaco di CERRETO GUIDI (FI), Manuele AUZZI sindaco di INCISA VAL D'ARNO (FI); Fausto CANU sindaco di DORGALI (NU), Carlo DEGRADI sindaco di TRIBIANO (MI), Giovanni MALSERVIGI sindaco di POGGIO RENATICO (FE), Marco RE sindaco di SEDRIANO (MI), Gilberto DINDALINI sindaco di CIVITELLA IN VAL DI CHIANA (AR), Flavio MAURI sindaco di LAMBRUGO (CO), Rodolfo PACINI sindaco di TUORO AL TRASIMENO (PG), Enzo NOVELLI sindaco di RONCHI DEI LEGIONARI

(GO), Nazzareno TACCONI sindaco di MONSAMPOLO DEL TRONTO (AP), Valter BONAN sindaco di PEDAVENA (BL), Albamaria CONTINELLI sindaco di MODIGLIANA (FO), Carlo MOSCARDINI sindaco di LASTRA A SIGNA (FI), Giulio BERTINATO sindaco di ALTAVILLA VICENTINA (VI), Paolo BODINI sindaco di CREMONA, Raffaele LEONE sindaco di NOTO (SR), Carmine PADUANO, Sindaco di CIMITILE (NA), Giulio PANTANETTI sindaco di URBISAGLIA (MC), Marino QUARESIMIN sindaco di VICENZA, Piero FLORIANI sindaco di PISA, Gabriele SANTONI sindaco di S.GIULIANO TERME (PI), Marco MOLGORA sindaco di OSNAGO (LE), Paolo MAGGIOLINI sindaco di BAREGGIO (MI), Graziano MILIA sindaco di QUARTU S.ELENA (CA), Annamari a BIGOSI sindaco di RUFINA (FI), Tiziana IEMMOLO sindaco di LONDA (FI), Gianbattista DE SETA sindaco di FUSCALDO (CS), Antonella BRUNO GANERI sindaco di PAOLA (CS), Cristiano CERAGIOLI sindaco di CAMAIORE; Veronica CAMPINOTTI sindaco di MONTAIONE (FI), Silvano GRANCHI sindaco di PONSACCO (PI), Monica LISCHI sindaco di COLLESALVETTI (LI), Salvatore LO

MBARDO sindaco di MARSALA (TP), Siro LUCCHINI sindaco di ARENA PO (PV), Paolo MARCHIONI sindaco di BAVENO (VB), Ugo PAROLO sindaco di COLICO (LC), Lucio ROSAIA sindaco di LA SPEZIA, Gerardo SCAPPATURA sindaco di PORLEZZA (C0), Massimo SETTIMELLI sindaco di RIGNANO SULL'ARNO (FI), Roberta DEMARTIN sindaco di MORARO (GO), Giancarlo RUGGINENTI sindaco di S.COLOMBANO AL LAMBRO (MI), Stefano TRABALZA sindaco di LIGNANO SABBIADORO (UD), Valerio ZANFORLIN sindaco di MAROSTICA (VI), Lorenzo DELLAI sindaco di TRENTO, Roberto CAMPOMORI sindaco di PALAZZUOLO SUL SENIO (FI), Alessandro MARCHI sindaco di SCARPERIA (FI), Marco SPINELLI sindaco pro-tempore di COLLE VAL D'ELSA (FI), Giancarlo TAMBORRINO sindaco di TRANI, Lorenzo BOSETTI sindaco di VALDAGNO (VI), Luigi MARIANI sindaco di DESIO (MI), Lucio BARANI sindaco di AULLA, Paolo BIASCI sindaco di VICOPISANO, Gabriele BAGNASCO sindaco di VERCELLI, Dario PAVAN sindaco di BRUGHERIO, Gianmario ZANGA sindaco di ALBANO S.ALESSANDRO, Giovanni OSSOLA sindaco di SETTIMO TORINE

SE, Ermanna BENOCCI sindaco di SORANO, Giuseppe CHICCHI sindaco di RIMINI, Antonio BUSSONE sindaco di LAURO, Mariano DELOGU sindaco di CAGLIARI, Franco MARCHIORI sindaco di MIRANO, Vincenzo RECCHIA sindaco di TERRACINA, Ettore CAMPI sindaco di BONDENO Ferdinando BOSCO sindaco di CASAPULLA, Demos MALAVASI sindaco di CAPRI, Osvaldo NAPOLI sindaco di GIAVENO - Stefano URBANO Sindaco di TAVAGNACCO (UD), Alberto TEMPORELLI sindaco di VERUNO (NO), Marco BERTOLINI sindaco di VIGNATE (MI), Antonella GRIFFA sindaco di LA LOGGIA (TO), Italo BRUSEGHINI sindaco di OLGINATE (LC), Franco NENCIONI sindaco di S.GIMIGNANO (SI), Mauro PERINI sindaco di PONTASSIEVE (FI), Maurizio MIZZA sindaco di LUSEVERA (UD), Antonio DI NUNNO sindaco di AVELLINO, Filippo PENATI sindaco di SESTO S.GIOVANNI (MI), Manolo MARZARO sindaco di CITTIGLIO (VA), Adelino VERONESE sindaco di NOVENTA VICENTINA (VI), Carlo CHIERICOTTI sindaco di MARNATE (VA), Vincenzo IARUSSI sindaco di S.GIOVANNI TEATINO (CH), Ferdinand ROTTENSTEINER sindaco di RENON (BZ

), Antonella SPAGGIARI sindaco di REGGIO EMILIA, Giovanni CARLETTI sindaco di SAN LEO (PS), Pietro GRANDE sindaco di CAVALLERMAGGIORE (CN).

Ed inoltre:

- Giancarlo CORADA, Presidente della Provincia di CREMONA;- Nicola MOLE, Presidente della Provincia di TERNI;- Marta VICENZI, Presidente della Provincia di GENOVA; Piero GALLINA, Presidente della Provincia di FORLI-CESENA; Michele GESUALDI, Presidente della Provincia di FIRENZE; Vittorio PRODI, Presidente della Provincia di BOLOGNA; Paolo SICONOLFI presidente della Provincia di FERRARA, Franco GUSSONI presidente della Provincia MASSA CARRARA, Enzo CASALI presidente della Provincia di PAVIA - Mario ANGHILERI Presidente della Provincia di LECCO, Luciano D'ALFONSO Presidente della Provincia di PESCARA.

LIECHTENSTEIN

Karlheinz OSPALT sindaco di VADUZ, Ottmer VGT sindaco di BAIZERS, Hanajakob FALK sindaco di SCHAAN

LITUANIA

E. VIDUNAS sindaco di VILNIUS

LUSSEMBURGO

Camille GIRA, Sindaco di BECKERICH, Arthur SINNER, Sindaco di ROESER e Camille WEILER, Sindaco di WINSELER; Irma KZIPPES sindaco di MOMPACH, Henri FRANK sindaco di MANTERNACH; Lucien TUX sindaco di BETTEMBOURG, Jean-Pierre KLEIN sindaco di STEINSEL.

JUGOSLAVIA (SERBIA-MONTENEGRO)

- Istvan BACSKULIN, Sindaco di KANIZSA (Vojvodina);- Jozsef KASZA, Sindaco di SUBOTICA (Vojvodina);

MOLDAVIA

- Serafim URECHEAN, Sindaco di CHISINAU;

OLANDA

J. van BODEGOM sindaco di OPSTERLAND - W.M. CORNELIS sindaco di REIDERLAND.

POLONIA

- Marcin SWIECICKI sindaco di VARSAVIA -Wojciech KRACZMAREK, Sindaco di POZNAN;- Josef LASSOTA, Sindaco di CRACOVIA;- Jerzy MAZUREK, Sindaco di SLUPSK;

REGNO UNITO

- C. NYERS, Sindaco di LEEDS;- D.R. ORMONDE, Sindaco di CARDIFF; sindaco di ABERDEEN (Scozia);

REPUBBLICA CECA

- Martin DVORAK, Sindaco di HRADEC KRALOVE; Jiri HULKA, sindaco di HORNI PLANA e Tomas MIKESKA, sindaco del distretto n.3 di PRAGA; Milan TEJKL sindaco di MESTO LITOMERICE.

RUSSIA

Aleksandr Tihonovich DONCOV, sindaco di BABUSHKIN, Buryatia e Anatolij Ivanovich SALTYKOV, sindaco di IJEVSK, capitale dell'Udmurtia; Igor Vasilievich SHAMOV, sindaco di VLADIMIR

SLOVENIA

Alojz KRIZMAN, sindaco di MARIBOR

SPAGNA

Begona LOPEZ TOLOSA sindaco di IBARRA; Juan Ramon LARRANAGA MERCERO sindaco di LEGAZPI (Paesi Baschi); Cristina VIADER ANFRONS sindaco di CARDERAU, Francisco ZAMUDIO MEDERO sindaco di ISLA CRISTINA (Huelva), Eduardo VALLEJO sindaco di GUERNICA, Jordi COLOMER Y BATET sindaco di CAMPDEVANOL (Catalogna), Jose Manuel DIAZ SALAZAR MARTIN-A. sindaco di DAIMIEL; - Pablo ISASI AGUIRRE sindaco di AMURRIO.

STATI UNITI D'AMERICA

Shirley DEAN sindaco di BERKELEY

SVIZZERA

Walter BOSSHARD sindaco di HORGEN, Bruno ISERING sindaco di FLAWIL, R. SCHWEGLER, Maire de OETWIL-am-SEE; Ernst D RIG sindaco di UZNACH, LIENHARD sindaco di R TI, Ernst WEBER sindaco di WETZIKON, il sindaco di LANDQUART; Max KAUFMANN sindaco di APPENZELL, Ernst KUNST sindaco di WALD; Claire-Lise RICHARD sindaco di GOLLION; Walter DOMEISEN sindaco di RAPPERSWIL, Veli FAUSCH sindaco di WAEDENSWIL, Corrado GIOVANOLI sindaco di SAINT-MORITZ, Hans GLARNER sindaco di ZOLLIKON, Josef KELLER sindaco di JONA, Ernst KUNZ sindaco di WALDSTATT, NIEVERGELT sindaco di SAMEDAN, Hanspeter GLESSLER sindaco di DIESBACH, Ernst HAUSER sindaco di TURBENTHAL, Gobier MELL sindaco di STETTFURT/TG, Walter NEF sindaco di MUENCHWITEN, sindaco di FRIBOURG, sindaco di BEVERS, sindaco di PONTRESINA.

UCRAINA

- Evgeniy Petrovich KUSHNAREV, Sindaco di KHARKOV;- Sergey Vasilyevich POLIAKOV, Sindaco di TOREZ;- Mikhail POZHIVANOV, Sindaco di MARIUPOL;- Evgeniy Mikhajlovich VYGOVSKIY, Sindaco di KOROSTEN; Pavlo Vasyliovich PRYSIAZHNY, Sindaco di NOVOVOLYNSK; dall'Albania, Kadri RRAPI, sindaco di PESHKOPIA; Dmitriy Sergheevich KIJKO sindaco di SVETLOVODSK, Anatoliy Jakovlevich SHOLOKHOV sindaco di DZERZHINSK; Petr Andreevich DIDYK sindaco di IZUM;

UNGHERIA

- Gabor DEMSZKY sindaco di BUDAPEST; Istvan NOBIK, Sindaco di SZEGVAR;- Zoltan TOTH, Sindaco di KISKUNHALAS; Istvan GYORGY e Gabor ZUBKO sindaci del 10mo (Kobanya) e del 19mo (Kispest) distretto di BUDAPEST; Ferenc GEIGER sindaco di BUDAPEST XXIII (Soroksar); Sandor SUHAI sindaco di NAGYKANIZSA, Attila VARHEGYI sindaco di SZOLNOK; Karoly KARSAI sindaco di BUDAPEST V. (Belvaros-Lipotvaros), Jeno PERLAKI, sindaco di Budapest XX. (Pesterzsebet), Lajos SZIRTES sindaco di ZALAKAROS, Peter SZELL sindaco di BAJA, Istvan MESZAROS sindaco di BACSBOKOD; Tamas KITTINGHOFF sindaco di BUDAORS, Zsolt PAVA sindaco di PECS, Jozsef HERCZEG sindaco di PAKS, Istvan BOLDOG sindaco di KETPO; Istvan SZALAY sindaco di SZEGED, Jozsef BORS sindaco di VESZPREM, Laszlo KATONA sindaco di KECSKEMET, Gyorgy MITNYAN sindaco di BUDAPEST XII distretto, Mihaly VEZER sindaco di SZAZHALOMBOTTA, Ferenc NAGY sindaco di DABAS, Laszlo HORVATH sindaco di MEZONYARAD - Bela CSECSEI sindaco di BUDAPEST VIII (Jozsefvaros), Ervin HAJAS sindaco di BUDAPE

ST XXII, Imre ORY, sindaco di BUDAPEST XV, Bela HARMAT sindaco di ERD.

ADESIOJI ALLA PIATTAFORMA DEL 10 MARZO

Lista definitiva di adesioni di partiti, gruppi ed associazionia) Partiti rappresentati in Parlamento (11)* Austria (2): - Forum Liberale - Verdi * Belgio (1): - Ecolo * Bulgaria (1): - Partito Cristiano Repubblicano * CROAZIA (1): - HNS (Partito Popolare Croato) * FRANCIA (1): - Radical * ITALIA (1): - P.S.d.A. (Partito Sardo d'Azione) * MACEDONIA (1): - Partito Democratico * UCRAINA (1): - Partito Liberale * UNGHERIA (1): - FIDESZ-MPP (Lega dei Giovani Democratici-Partito Civico) * VOIVODINA (1): - VMDK (Alleanza degli ungheresi di Voivodina)

b) Gruppi e associazioni (34)

* ALBANIA (1): - Dardania, Lega degli studenti kossovari in Albania

* BELGIO (1) - Comunita' degli albanesi dell'Albania e del Kossovo residenti in Belgio

* BULGARIA (1) - Associazione di amicizia bulgaro-tibetana

* CROAZIA (3) - Alleanza dei tedeschi e degli austriaci di Croazia - Alleanza democratica fiumana - Rete di aiuto multiculturale

* FRANCIA (1) - Movimento dei cittadini

* GERMANIA (1) - Comunita' dei Turkestani dell'Est residenti in Europa

* ITALIA (15) - A.R.C.I.- Centro Buddhista Tibetano Ewan (Firenze);- Centro Buddhista Milarepa di Val della Torre (Torino);- Centro Buddhista Vajrayana (Karme Cio Ling), Brescia - CGIL;- CISL,- Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (provincia di Pisa) - Unione buddhista italiana - World Wildlife Fund (sez. italiana) - Centro Buddhista Tibetano Sakya Kun - Ga Cholin di Trieste; - (ACRA), Associazione di Cooperazione rurale in Africa e America latina (Milano) - "Mani Tese" Organismo contro la fame e per lo sviluppo dei popoli di Milano - il comune di CESENATICO - Consiglio regionale dell'Emilia Romagna - "Nessuno tocchi Caino"- Lega di cittadini e parlamentari per l'abolizione della pena di morte entro il 2000.

* KOSSOVO (1) - Governo del Kossovo

* RUSSIA (4) - Associazione Antifascista Giovanile (AYA) - Associazione "Pace Civile" - Governo della Repubblica di Kalmucchia - Associazione Radicale Antimilitarista (ARA)

* UCRAINA (3) - Associazione "Dalekyi Shkid" - Gioventu' cristiano-democratica - Partito degli ammiratori della Birra

* UNGHERIA (3) - Fondazione BOCS, Budapest - Circolo antimilitarista "Alba Kor" - Alternativa verde

Lista definitiva delle adesioni di parlamentari e personalita'

a) Parlamentari (66):

* PARLAMENTO EUROPEO (50): - Hedy d'ANCONA MPE, (PSE)(Paesi Bassi); - Aldo ARRONI, MPE (UPE) (Italia); - Francisca BENNASAR TOUS, MPE (PPE) (Spagna); - Rinaldo BONTEMPI, MPE (PSE) (Italia); - Ernesto CACAVALLE, MPE (UPE) (Italia); - Hadar CARS, MPE (ELDR) (Svezia); - Pierluigi CASTAGNETTI, MPE (PPE) (Italia); - Gianfranco DELL'ALBA, MPE (ARE) (Italia); - Rui Manuel DA SILVA VIEIRA, MPE (UPE) (Portogallo); - Biagio DE GIOVANNI, MPE (PSE) (Italia); - Raimondo FASSA, MPE (ELDR) (Italia); - Fernando FERNANDEZ-MARTIN, MPE (PPE) (Spagna); - Luigi Andrea FLORIO, MPE (UPE) (Italia); - Riccardo GAROSCI, MPE (UPE) (Italia); - Fiorella GHILARDOTTI, MPE (PSE) (Italia); - Heidi HAUTALA (Verdi) (Finlanda); - Ulf HOLM, MPE (Verts) (Svezia); - Paul LANNOYE (Verdi) (Belgio) partecipera' alla manifestazione - Jessica LARIVE (ELDR) (Paesi Bassi); partecipera' alla manifestazione; - Klaus-Heiner LEHNE, MPE (PPE) (Germania); - Anne ANDRE-LEONARD (ELDR) (Belgio); partecipera' alla manifestazione; - Malou LINDHOLM (Verdi) (Svezia)

- Allan MACARTNEY, MPE (ARE) (Regno Unito); - No l MAMERE, MPE (ARE) (France); - Elena MARINUCCI, MPE (PSE) (Italia); - Luigi MORETTI, MPE (ELDR) (Italia); - James MOORHOUSE (PPE) (Gran Bretagna); partecipera' alla manifestazione; - Cristina MUSCARDINI, MPE (NI) (Italia); - Ana PALCIO, MPE, (PPE) (Spagna); - Marco PANNELLA, MPE (ARE) (Italia); - Susanne RIESS-PASSER (NI) (Austria) - Carlo RIPA DI MEANA, MPE (Verdi) (Italia); - Carlos ROBLES-PIQUER, MPE (PPE) (Spagna); - Raul Miguel ROSADO FERNANDES (RDE) (Portogallo); - Dominique SAINT-PIERRE, MPE (ARE) (Francia); - Ulla SANBAEK, MPE (EDN) (Danimarka); - Isidoro SANCHEZ-GARCIA, MPE (ARE) (Spagna); - Giacomo SANTINI, MPE (UPE) (Italia); - Inger SCHOERLING, MPE (Verdi) (Svezia; - Antoinette SPAAK, MPE (ELDR) (Belgio); - Marie-Paule KESTELIJN-SIERENS, MPE (ELDR) (Belgio); - Per STENMARK, MPE (PPE) (Svezia); - Maria Paola COLOMBO SVEVO, MPE (PPE) (Italia); - Antonio TAJANI, MPE (UPE) (Italia); - Bernard TAPIE, MPE (ARE) (Francia); - Christiane TAUBIRA-DELANNON,

MPE (ARE) (Francia); - Luisa TODINI, MPE (UPE) (Italia); - Kyosti TOIVONEN, MPE (PPE) (Svezia); - Leonie VAN BLADERL, MPE (PSE) (Paesi Bassi); - Gijs de VRIES, MPE (ELDR) (Paesi Bassi), presidente del gruppo;

* BELGIO (5): - Daniel BACQUELAINE, deputato, sindaco di CHAUDFONTAINE - Jean-Marie HAPPART, deputato (PS) -- Olivier MAINGAIN, deputato, presidente della FDF. - Jacques VANDENHAUTE, deputato (PRL), sindaco di WOLUWE-SAINT-PIERRE partecipera' alla manifestazione - Lode VANOOST, deputato (Agalev) partecipera' alla manifestazione

* FED. RUSSA (4): - Bajir JAMSUJEV, deputato della Duma russa - Benbja KHULKHACHIJEV, ex-deputato della Duma russa - Aleksandr Petrovich POCHINOK, deputato della Duma russa (indipendente); - Sergej Semenovich BOSHOLOV, deputato della Duma russa ("Our Home Russia").

* LUSSEMBURGO (3): - Lydie ERR, deputato (PS), Presidente della Commissione degli esteri ed europei; - Fran oise KUFFER (PS)

- Carlo WAGNER, deputato-sindaco (Partito Democratico)

* SVEZIA (3): - Eva GOES, (Verdi) - Rangnhild POHANKA, coordinatore dell'intergruppo Tibet nel parlamento svedese; - Birger SCHLAUG, portavoce dei Verdi;

* UNGHERIA (1):- Tamas TIRTS, deputato, capo-gruppo FIDESZ-MPP

b) Personalita'

- Bernardo BERTOLUCCI, regista - Ennio MORRICONE, musicista - Martine PAYFA, sindaco di WATERMAEL-BOITSFORT - Ernst THOMMESSEN, sindaco di SAINT-VITH - Francesco Paolo ZANNELLA, sindaco di CAMPODIMELLE - Marco COLUMBRO, attore - Giacomo ACCAME, sindaco -Claudio BERLENGIERO, sindaco di VENTIMIGLIA - Emilio BOLLA, sindaco di BRICHERASIO -Eugene RAUSCH, sindaco di WAHL - Corrado PENSA, Ordinario di Religioni e filosofie dell'India e dell'Estremo Oriente dell'Universita' La Sapienza di Roma - Piero DORAZIO, pittore (Italia) -Barbara ALBERTI scrittrice; - Giorgio ALBERTAZZI attore teatrale; - Eugenio BENNATO cantante.

LA BANDIERA DEL PAESE CHE NON C'E'

di Guido Ceronetti La Stampa, 10-Mar-96Oggi una marcia a Bruxelles, pungitopo pacifico, vuole ricordare che il "Tibet lß", grande martire orientale di roccia, pensiero e sangue umano, martire di oppressione, di volontß predona e di violenza militare, che molti anni fa il 10 marzo si rivolt alla disperata, come un ghetto senza scampo, e persa la partita un'appendice di Cina, destinato a non essere pi· Tibet che nelle memorie studiose, nei libri, nelle fotografie dei monasteri perduti.

Il Tibet, che nella diaspora dei suoi Lama e dei suoi maestri reincarnati diventato familiare, ed entrato nelle famiglie europee come un lievito, uno spiraglio di luminositß in uno heart of Darkness di Internet e di incubo economico, uscito dalla lontananza e dalla clausura medievale a prezzo di una mortale agonia.

Sarß stato raccolto l'invito ai Comuni d'Occidente di esporre oggi la bandiera tibetana, la bandiera di uno Stato che non esiste pi· e di un popolo in estinzione? I prefetti nostri hanno sconsigliato dal farlo: c' sempre il rischio di perdere una vendita di dieci frigoriferi e di cinquanta tubetti di dentifricio a un mercato definito, con rapimento sempre "colossale". Meglio non provocare il ruggito di Behem t corazzato, atomico, irritabile, al quale basta sussurrare una povera e generica parola come ¼diritti umani perch vomiti fiamme e rabbia.

Bandiera tibetana un simbolo di pianto. Bravi i sindaci che non si saranno tirati indietro.

Una bandiera di vinti ci rappresenta meglio di qualunque altra, perch l'umanitß un vinto, un esiliato, una vittima immolata. Bandiera senza arroganza: dietro non c' nessuna armata, neppure di finzione, non c' che un popolo cogli occhi a mandorla schiacciato da una violenza gelida, impassibile, amorale, e qualche migliaia di esuli, monaci e laici, che conservano una lingua e una religione non per s , ma per l'utilitß del genere umano in cerca di un arco di salvezza. Forse il destino del Tibet vivente questo, di riaccendersi in focolai di pensiero e raccoglimento dovunque ci siano montagne in Occidente, perch il suo un messaggio delle altitudini, una Rivelazione non ferrata e limitatrice come quella biblica e coranica, una voce piana che dß vertigini di calma, che non contiene minacce...

Mi sembra da sciocchi cercare di ottenere dei raddolcimenti e dei cedimenti dai padroni di Pechino, che sono un principe Shan Yang senza saggezza n cultura, pretendere il diritto da chi non conosce e applica la forza: non raddolciranno niente, n fermeranno l'impressionante trasferimento di famiglie cinesi in territorio tibetano: e a case fatte, quali rimasugli di tibetano resteranno, in Tibet? La sinizzazione modernizzante, deturpatrice di luoghi e colture tradizionali, avvolgerß e ricoprirß tutto, come i cardi di Caminito.

Tradizioni di millenni possono cosø sparire in poche frazioni d'ora, nel gorgogliare d'infamitß che la storia. Ma raccogliersi intorno allo straccio senza diplomatici di una Stato che non esiste e a gruppi di inermi in saio pure una geniale rivincita contro la brutalitß della forza temporaneamente vincitrice, e il Tibet invisibile e sarß sempre libero dai fucili cinesi, che da noi un buon numero di orbi volle credere liberatori. Con il Tibet, con la sua essenza portatrice di Buddha, col suo popolo sradicato - oggi e domani.

COMMEMORAZIONE DEL XXXVII ANNIVERSARIO DELL'INSERRUZIONA NAZIONALE TIBETANA

10 MARZO '96

Prof. Samdhong RinpochePresidente dell'Assemblea dei deputati del popolo tibetanoSono estremamente felice di essere oggi qui tra voi tutti per commemorare l'insurrezione nazionale del 1959 del popolo tibetano contro il sequestro illegale del nostro territorio e la sua continua occupazione da parte delle forze armate cinesi. L'insurrezione dell'intero popolo tibetano fu l'apice del movimento di resistenza che comincio' dopo l'invasione cinese nel 1949, un'insurrezione pacifica che fu la manifestazione popolare di rigetto del tentativo cinese di annessione del Tibet in violazione del diritto internazionale e della volontß del popolo tibetano. Questo giorno ha quindi un grande significato per ogni tibetano, sia che viva dentro o fuori dal Tibet.

Sono molto commosso, sopraffatto dalla commozione, nel vedere questo enorme raduno di cittadini e deputati di tutti i paesi europei e non solo europei, venuti qui per esprimere la loro simpatia e solidarietß con la causa del popolo tibetano e per protestare contro la colonizzazione del Tibet e il malgoverno dei comunisti cinesi. Non trovo parole adeguate per esprimere i miei profondi sentimenti. Sono qui per ringraziarvi a nome dei sei milioni di tibetani e del loro legittimo organo rappresentativo, il parlamento tibetano. Noi tutti siamo pienamente consci del fatto che il vostro sostegno sincero e disinteressato ha un valore inestimabile per tutti noi, perch il vostro sostegno riflette la vostra fede nei valori umani e nelle responsabilitß morali. Io non considero i sostenitori del Tibet come semplicemente pro-Tibet e/o anti-Cina. Essi sono piuttosto sostenitori della giustizia contro l'ingiustizia, dell'amore e la pietß contro la violenza e l'oppressione, della promozione della dignitß umana e dei valori

morali contro la violazione dei diritti umani e le azioni immorali. Voi sostenete il Tibet per scrupolo umanitario, senza aspettarvi alcun guadagno materiale. A differenza di altri paesi, il Tibet non ha nulla da offrirvi, n ora n quando avrß riconquistato la sua libertß, che possa esservi di profitto materiale o politico. Nonostante voi sappiate questo fatto, state lavorando incessantemente e instancabilmente, mettendoci i vostri soldi, energie, il vostro tempo prezioso, il che dimostra che siete propugnatori dei valori e della dignitß umani.

Voi tutti siete molto bene a conoscenza dei fatti e della situazione in Tibet, non c' bisogno di raccontarvi la sofferenza subita dal popolo, ma vorrei semplicemente e molto brevemente ricordarvi tre punti fondamentali per rinfrescare la vostra comprensione della lotta tibetana:

I. Il presente status del Tibet;

II. La natura e l'impegno della lotta tibetana;

III. Le attuali politiche dei tibetani;

Governo in esilio: cosicch le vostre iniziative in sostegno del Tibet possano intensificarsi e consolidarsi con le ben definite politiche di Sua Santitß il Dalai Lama e il Suo governo.

I. Quando l'aggressione militare cinese ebbe luogo nel 1949/50, il Tibet era uno stato sovrano e indipendente, in possesso di tutti gli attributi requisiti dal diritto internazionale. L'invasione fu un atto aggressivo di sequestro illegale del territorio tibetano, in violazione della Carta delle Nazioni Unite e del Patto di Parigi. L'accordo conosciuto come "Accordo dei 17 punti" fu imposto dalle autoritß cinesi allo stato del Tibet sotto costrizione, con la minaccia e l'uso della forza, in violazione della Convenzione di Vienna riguardante i trattati. Quindi quell'accordo non fu mai validamente concluso, come poi riconfermato dal ripudio dell'accordo da parte di Sua Santitß il Dalai Lama nella prima occasione disponibile, nel 1959. Da allora, niente successo che abbia cambiato lo status del Tibet trasferendone la sovranitß alla Cina o legittimandone la dominazione cinese per volontß del popolo tibetano. A tutt'oggi il Tibet non n parte integrante n una regione della Cina, ma rimane invece un territori

o sotto occupazione illegale. Questo fatto impone ad altri stati e alla comunitß internazionale l'obbligo di non coinvolgersi in atti che possano risultare nel sancire i tentativi cinesi di annettere il Tibet.

Ma anche ammesso e non concesso che i fattori storici e legali non vengano presi in considerazione, la legittimitß di uno stato dev'essere giudicata dagli adempimenti del suo governo, il quale ha tre funzioni fondamentali: (1) protezione del popolo; (2) promozione del suo benessere sociale, economico, culturale e spirituale; (3) rappresentanza all'estero degli interessi del suo popolo. Rispetto al Tibet La Cina non ha adempiuto a nessuna di queste funzioni. Al contrario, si permessa di lasciarsi andare in massicce e brutali violazioni dei diritti umani, in trasferimenti di popolazione, repressione della cultura e della libertß di culto, discriminazioni razziali, distruzione dell'ambiente e un indecente sfruttamento economico. Per tramite dei massicci trasferimenti di popolazione e della cosiddetta rivoluzione culturale, ha praticato una politica tesa a distruggere la cultura e l'identitß nazionale del popolo tibetano, e ne ha travisato la situazione e le aspirazioni dinanzi la comunitß internazionale. Ma

soprattutto il persistere del movimento di resistenza in tutto il Tibet, fatto questo ripetutamente riconosciuto dalle stesse autoritß comuniste cinesi, che prova la loro mancanza di legittimitß legale, morale e politica per governare il Tibet. Dall'altra parte ci sono Sua Santitß il Dalai Lama, simbolo della volontß comune del popolo tibetano, e il Suo governo in esilio, continuazione del governo di Gaden Phodrarg instaurato dal V Dalai Lama, depositario della legittimitß legale, morale e politica per governare e rappresentare il popolo del Tibet.

II. La natura della lotta tibetana non risiede n nel confronto tra ideologie politiche n nello scontro tra gruppi etnici. Il problema del Tibet non puo' essere compreso isolandosi: dev'essere visto come il sintomo di un diffuso problema dell'umanitß, quello della lotta tra veritß e falsitß, tra giustizia e ingiustizia, moralitß e immoralitß, giusto e sbagliato. L'aspirazione del popolo tibetano per la libertß non semplicemente per un mero fatto di identitß politica. Per noi la libertß politica non un fine in s , ma un mezzo per adempiere i nostri giusti doveri verso tutti gli esseri sensibili. Il popolo tibetano ha ereditato lungo i secoli la responsabilitß di preservare, promuovere e disseminare una cultura e delle tradizioni spirituali e di coscienza uniche al mondo, a vantaggio di tutte le persone sensibili. Per far si' che il popolo del Tibet possa adempiere a questi compiti, abbiamo bisogno di una favorevole situazione sociale, politica, economica ed ambientale. L'intelligenza umana non puo' est

endersi in pieno in un'atmosfera di oppressione e terrore. Inoltre un'ereditß culturale sradicata non puo' ricrescere propriamente da qualche altra parte. Ecco dunque perch l'indipendenza e la libertß politiche sono mezzi indispensabili.

Gli insegnamenti sulla Responsabilitß Umana di Sua Santitß il Dalai Lama ci hanno fatto prendere coscienza dei nostri doveri verso tutte gli esseri sensibili, l'umanitß in generale e il popolo cinese in particolare. Noi non nutriamo odio o cattivi sentimenti verso il popolo cinese, che merita il nostro amore e la nostra compassione. Il Mahatma Ghandi giustamente disse: "Odia il peccato, non il peccatore". Noi ci opponiamo all'operato del governo cinese, non al popolo cinese. In questo spirito noi continuiamo la nostra missione per conseguire il nostro obiettivo, e lo facciamo con metodi schietti. In essenza, noi tibetani abbiamo tre impegni irrinunciabili nei nostri sforzi per riconquistare la libertß:

1. La Veritß 2. La Nonviolenza 3. La Democrazia

III. Durante gli ultimi 37 anni il popolo tibetano e il suo governo in esilio hanno tenacemente perseguito gli impegni summenzionati. Il 17 aprile 1959 Sua Santitß il Dalai Lama e il Suo governo arrivarono in India e lanciarono la lotta per riconquistare la nostra indipendenza con metodi democratici e nonviolenti, e lo sforzo continuato incessantemente fino ad oggi. Al tempo stesso noi crediamo che l'unico modo efficace di risolvere il problema del Tibet consista in pacifici negoziati con la Cina. Nel 1979 il leader cinese Deng Xiao Ping affermo' che tutto poteva essere discusso e risolto, tranne l'indipendenza. Sua Santitß rispose a tale invito con mentalitß aperta, accettandone l'impostazione, e in un sincero sforzo di iniziare il processo di negoziazione, nel 1987 Sua Santitß annuncio' un largo programma di negoziazioni nella forma del "Piano di Pace in Cinque Punti", che poi Egli sviluppo' ulteriormente nel 1988 in un dettagliato piano conosciuto come Proposta di Strasburgo. Quattordici lunghi anni tra

scorsero nei nostri tentativi di iniziare un processo di negoziati con la Cina, ma senza alcuna risposta. Infine, nelle sue dichiarazioni per i 10 di marzo del 1994 e del 1995, Sua Santitß propose un referendum per decidere la futura rotta di azione del popolo tibetano. L'effettuazione di questo referendum attualmente in corso e speriamo che sia completata in un ragionevole periodo di tempo, dopodich saremo vincolati dalla decisione che ne emergerß. Nel frattempo continuerß come prima la politica del governo in esilio per la lotta per la libertß, e al tempo stesso l'approccio moderato di Sua Santitß rimane una possibile base per negoziare, in qualsiasi momento e senza alcuna precondizione. Noi non abbiamo ancora rinunciato alla speranza che le autoritß cinesi rispondano alla logica e alla ragione, e vengano prima o poi al tavolo dei negoziati; ma cio' non significa che abbiamo rinunciato alle nostre attivitß prima di giungere ad un qualche accordo che incontri il consenso del popolo tibetano. Questa posiz

ione dev'essere chiara, al di lß di ogni dubbio, a tutti i sostenitori tibetani.

Per tutta la gente del Tibet, questa grande dimostrazione in nostro sostegno fa di oggi un giorno memorabile e molto significativo. Gli anni 1994 e 1995 ci hanno causato grande preoccupazione. La repressione cinese in Tibet ha raggiunto le sue forme peggiori: il divieto di esporre immagini di Sua Santitß; la riconvocazione dei bambini tibetani che studiano all'estero; il rinnovato zelo nel combattere il Dalai Lama e la sua "cricca" come il nemico numero uno della Repubblica popolare cinese; il rinvigorirsi delle politiche di militarizzazione, nuclearizzazione e cinesizzazione del Tibet. Tutto cio' ha causato grande pena al popolo tibetano, trasformandolo in una impotente minoranza nella sua stessa terra. Queste misure repressive hanno raggiunto l'apice con l'imprigionamento dell'innocente bambino di 6 anni Gedhun Choekyi Nyima, che Sua Santitß ha riconosciuto come autentica reincarnazione del X Panchen Lama. Insieme a lui e alla sua famiglia sono stati arrestati molti inermi monaci del monastero di Tashi Lhu

npo. L'imposizione di un Panchen Lama di loro scelta non che un'altra faccia della paradossale azione repressiva cinese: scredita la mitica teoria sostenuta dalla Cina secondo la quale il Tibet godrebbe di vera autonomia. Colgo questa occasione per ringraziare tutti i nostri amici e sostenitori in Europa, nel parlamento europeo e in molti altri organi legislativi in tutto il mondo che hanno condannato l'operato illegale della Cina e sostenuto la scelta di Sua Santitß per il Panchen Lama.

Nel Suo messaggio per l'anniversario del 10 marzo, Sua Santitß il Dalai Lama descrive esplicitamente l'attuale situazione in Tibet. Non c' bisogno di rileggervelo poich copie del messaggio vi sono distribuite ora.

L'attuale politica mondiale ispirata da interessi economici e di difesa, invece che dalla moralitß e dalla giustizia. I paesi occidentali guardano alla Cina come un grande mercato, e i paesi orientali sono intimoriti dalla potenza cinese, considerandola come una minaccia in difesa dei loro interessi nazionali. La combinazione di questi elementi di "aviditß e paura" impedisce a molti governi del mondo di parlar chiaro e agire saggiamente. Ne consegue che gruppi o singole persone preoccupati per la pace, la moralitß, le libertß, la responsabilitß universale e la protezione dell'ambiente, sono confinati, limitati nell'alzare la loro voce per la giustizia. Si', c' gente che pensa che l'unica soluzione efficace per tutti i problemi sia per tramite della violenza. Questa la maggiore causa di violenza e disordine, e questo accade perch i movimenti nonviolenti sono incapaci di attrarre l'attenzione della comunitß mondiale. C' quindi la necessitß di solidarietß e sostegno al principio della nonviolenza ed alle

azioni che ne derivano.

Vorrei concludere con una nota personale. Come voi tutti sapete bene, la lotta per la libertß del Tibet piuttosto diversa da quella dei movimenti di liberazione in altri paesi. L'azione di cinesizzazione per tramite della politica dei massicci trasferimenti di popolazione ha lo scopo di annientare l'identitß fondamentale del Tibet. Dunque il tempo stringe, siamo in grande urgenza. E' arrivata l'ora di fare. O morire. Indipendentemente dal risultato che ne verrß, il popolo del Tibet deve ora alzare la testa per contrastare il malgoverno cinese. Stiamo dunque considerando di lanciare un "Movimento Satyagraha" nel Tibet, non appena sarß concluso il proposto referendum. Il premio Nobel Elie Wiesel disse giustamente che "La neutralitß aiuta l'oppressore, mai la vittima. Il silenzio stimola il vessatore, mai incoraggia il torturato". Io sono convinto che stare zitti su un delitto significhi prendervi parte. Percio' morire volontariamente ed elegantemente contrastando i misfatti assume un ben pi· grande significa

to che il vivere sopportandoli. Siamo consapevoli di a che cosa andiamo incontro: la dimensione della nostra popolazione in confronto alla potenza della Cina e la sua crudeltß. Il nostro Satyagraha potrebbe risultare in un'azione suicida. Cio' nonostante siamo orientati a scegliere questa opzione, perch non abbiamo altra scelta.

Arrivati a questo punto, non ho appelli da fare, n cercare qualcosa da voi. La vostra coscienza sarß il miglior giudice delle vostre azioni. E di nuovo esprimo la mia gratitudine per le vostre simpatia, sostegno e solidarietß.

Prego per tutti gli esseri sensibili di vivere felicemente in pace.

COMUNICATO ANSA

- BRUXELLES, 10-Mar-'96- Con un "arrivederci a Lhasa l'anno prossimo" e una struggente preghiera tibetana cantata da migliaia di persone si e' conclusa oggi dinanzi alla sede del Parlamento europeo a Bruxelles una imponente marcia per la libertß' del Tibet.Alla manifestazione - organizzata dal gruppo europeo degli Amici del Tibet, dalle comunitß' tibetane in Europa, dal Partito Radicale e dall'intergruppo Tibet del Parlamento europeo - ha preso parte anche la commissaria europea Emma Bonino, "anche nella mia qualitß' - ha detto - di responsabile per gli aiuti umanitari dell' Esecutivo europeo". Finora, ha ricordato Bonino, oltre un milione di ecu (2 miliardi di lire) sono stati inviati alla regione tibetana come aiuti umanitari e circa 50.000 ecu di recente per le popolazioni colpite dalle forti nevicate. Quando la marcia ha raggiunto la sede della Commissione, la polizia, che aveva transennato l'ingresso, ha aperto un piccolo varco per lasciar passare una delegazione di cui facevano parte alcuni europarl

amentari ed organizzatori e il presidente del parlamento tibetano in esilio Samdhong Rinpoche. Tra questi Marco Pannella, Gianfranco dell' Alba, James Moorhouse, Jessica Larive, Piero Verni dell' Associazione Italia-Tibet, il segretario del partito radicale Olivier Dupuis. Poi, insieme, in uno sventolio di bandiere tibetane, hanno proseguito per l'Europarlamento.

- "Siamo venuti in 500 dalla Svizzera a bordo di torpedoni" ha detto una donna tibetana minuta che ha lasciato il Tibet una trentina di anni fa, quando aveva 17 anni. "Spero di poterci ritornare presto" ha detto. Altri autobus hanno portato migliaia di persone da varie parti d' Europa, anche dall'Italia. Molti i tibetani ma molti anche i simpatizzanti. Numerosi sono giunti in treno, o in aereo, a testimoniare di aver sposato in pieno la causa del Tibet. Il monaco tibetano Tenzin Njato, che abita in India, ricorda pochissimo del suo paese che ha abbandonato a 3 anni. Ma anche lui spera di andarci presto "dopo l'indipendenza". Il 10 marzo e' una data importante per i tibetani: 37 anni fa una rivolta popolare a Lhasa, la capitale, fu repressa nel sangue dai cinesi con decine di migliaia di morti. Il Dalai-Lama fuggi' in esilio. "Mi auguro - ha detto Bonino - che al Dalai Lama venga offerta ora la possibilitß' di un dialogo con le autoritß' cinesi e spero che questo possa avvenire presto". Per Pannella " questa

magnifica manifestazione, resa possibile grazie alla collaborazione del governo tibetano in esilio serve anche a difendere la libertß' dei 15 milioni di cinesi che stanno per essere deportati in Tibet". Olivier Dupuis ha detto che su molti municipi d' Europa, e anche in Italia, sventola oggi la bandiera tibetana. In segno di solidarietß'.

CRONACA DELLA MANIFESTAZIONE DI BRUXELLES

11 MARZO '96Oltre seimila persone hanno partecipato alla prima manifestazione europea "Libertß per il Tibet", provenienti da tutta Europa. La marcia, iniziata di fronte all'Ambasciata cinese di Bruxelles, si snodata per tre ore, sotto un magnifico sole, per le vie della capitale belga colorata da centinaia e centinaia di bandiere tibetane e da decine di striscioni, accompagnata da cori di trombe e di tamburi tibetani. Da Praga, Amsterdam, Copenaghen, Monaco, Vienna, Dusseldorf, Budapest, Roma, Parigi, Firenze, Marsiglia, Milano, Madrid, Barcellona, Stoccolma, Copenaghen, Tolosa, Strasburgo e da altre cittß europee migliaia di manifestanti si sono concentrati di fronte all'Ambasciata cinese dove sono stati gridati slogan per la libertß del Tibet e per la libertß del Panchen Lama. Dopo la la lettura del messaggio del Dalai Lama ed i saluti di Jacques VANDENHAUTE sindaco del distretto di Bruxelles di Woluwe Saint-Lambert, il corteo si mosso guidato dal Prof. SAMDHONG Rinpoche, presidente del Parlamento tib

etano in esilio, dal deputato tibetano Tsering DORJEE, dal Presidente del Parlamento basco Joseba LEIZAOLA, dai deputati europei James MOORHOUSE, Anne ANDRE-LEONARD, Marco PANNELLA, Paul LANNOYE, Gianfranco DELL'ALBA, Jessica LARIVE, da tibetani nei loro vestiti tradizionali e da centinaia di bandiere tibetane al vento. Di fronte alla Commissione europea i manifestanti si sono incontrati con il Commissario europeo Emma BONINO che si aggiunta al corteo fino alla sua conclusione in Rue Belliard, di fronte al Parlamento Europeo. Nella piazza antistante l'edificio su di un palco con la scritta "Freedom for Tibet" si sono alternati gli interventi conclusivi, oltre che delle personalitß citate, di Piero VERNI e Thomas NAGANT in nome dei Tibet Support Group, Tenzin EMCHI per le comunitß tibetane e di Olivier DUPUIS, segretario del Partito Radicale. Gli artisti Julos BEAUCARNE e Ivana SPAGNA si sono esibiti con una canzone per la libertß in Tibet. Verso le ore 17 la manifestazione si conclusa con la promessa di

tutti di rivedersi "l'anno prossimo a Lhasa". Il Prof. SAMDHONG Rinpoche, all'indomani della manifestazione di Bruxelles stato ricevuto a Strasburgo dal Presidente del Parlamento europeo Klaus H NSCH.

LE ALTRE MANIFESTAZIONI IN EUROPA

11 MARZO '96MOSCAIl 10 marzo, alle ore 14, di fronte all'ambasciata cinese a Mosca si e' tenuta la manifestazione per la liberta' del Tibet, organizzata dal Partito Radicale. Alla manifestazione hanno partecipato circa 80 persone, tra cui Navang RABGHIAL, il rappresentante del Dalai Lama in Russia, Mongolia e paesi CIS, Kara-Kys ARAKCHAA, ex-deputata della Duma russa, Boris SUVOROV, membro del gruppo moscovito dell'Amnesty International, militanti dell'Azione Antifascista Giovanile e dell'Unione Democratica, militanti moscoviti della difesa dei diritti umani, membri della communita' buddista a Mosca ...

Dopo la lettura del messaggio del Dalai Lama sono intervenuti Olga ANTONOVA, Nicolaj KHRAMOV, Kara-Kys ARAKCHAA, Boris SUVOROV, Petr KAZNACHEEV (Segretario dell'Azione Antifascista Giovanile),...

I manifestanti scandivano "LIBERTA' PER IL TIBET" e portavano manifesti con le scritte "TIBET LIBERO", LIBERTA' PER IL PANCHEN LAMA", "RILASCIO DI TUTTI I PRIGIONERI POLITICI IN TIBET" ecc, nonche' le bandiere tibetane e quella col simbolo del Partito Radicale.

Alla manifestazione sono stati presenti i mass media russi e stranieri, tra cui "Vesti"(TV della Russia), radio "Ekho Moskvy", "Radio della Russia", WTN, "Economic Daily", Express Chronicle,...

La sera, alle ore 20, il teleprogramma "Vesti" ha mostrato un grande reportage sulle manifestazioni per la liberta' del Tibet a Bruxelles ed a Mosca con un frammento dell'intervento di O.Antonova (con la riga informativa "Partito Radicale transnazionale") sulla piattaforma della manifestazione.

Lo stesso giorno si e' tenuta la manifestazione per la liberta' del Tibet anche a St.Pietroburgo. Il reportage su questa manifestazione e' stato mostrato alla TV di St.Pietroburgo.

BUDAPEST

Circa 300 persone con bandiere tibetane si sono radunate alle ore 16 in Benczur utca a Budapest, di fronte alla Ambasciata cinese dove iniziata la manifestazione per la "libertß in Tibet".

Alla manifestazione, organizzata dalla "Tibetet Segito Tarsasag" ungherese e dal Partito Radicale, hanno partecipato Chope PALJOR TSERING, rappresentante del Dalai Lama a Budapest che ha letto il messaggio del Dalai Lama, Tibor JANKOVICH del TSG di Budapest e Marina SIKORA del PR ed alcuni membri della Fidesz-Mpp (Lega dei Giovani democratici - Partito Civico). Alle 18,30 in Almassy Ter si svolto il "Concerto per il Tibet" con una decina tra i pi· famosi gruppi musicali ungheresi, terminato verso la mezzanotte. Il sindaco di Budapest a seguito del divieto di issare la bandiera impostogli dal Ministero degli esteri ha esposto la bandiera dal balcone della sua abitazione. Una bandiera tibetana sventolata per tutta la giornata dal Ponte delle Catene, sul Danubio, uno dei simboli della capitale magiara.

VIENNA

Un centinaio di persone hanno manifestato di fronte all'Ambasciata cinese di Vienna dopo una marcia iniziata nella centrale Stephanplatz. La manifestazione organizzata da "Save Tibet" durata circa due ore. Hanno partecipato oltre che iscritti del Tibet Support Group austriaco e militanti "Gruenen", Tseten ZOECHBAUER di "Save Tibet", Madaleine PETROVIC presidente del Gruppo Verde al Parlamento austriaco, Hubert Von GOISERN, cantante, ed il gruppo artistico tibetano TIPA.

PRAGA

A Praga si svolta la manifestazione di fronte all'Ambasciata cinese con circa 300 persone. La manifestazione organizzata dalla "Human in Troubles Foudation" ha visto la partecipazione di numerosi attivisti del Partito Radicale, del PENCLUB, di HOST, SOS Tibet e della Fondazione "Tolleranza". Sono intervenuti con brevi interventi Simon PANEK della "Human in Troubles Foudation", di Olga CECHUROVA del PR e di Stanislav PENC di HOST. La manifestazione durata circa 1 ora.

VARSAVIA

A Varsavia verso le 11,30 un gruppo di manifestanti del Tibet Support Group polacco e del Partito Radicale si ritrovato di fronte all'Ambasciata cinese. Alle 12 iniziata la manifestazione con la lettura del messaggio del Dalai Lama e la distribuzioni di volantini informativi. Dopo circa 1 ora e mezzo un gruppo musicale polacco ha concluso la giornata di iniziativa politica per la libertß in Tibet suonando brani di musica popolare tibetana.

MINSK

Nonostante il divieto delle autoritß bielorusse il Partito Radicale, insieme ad altre organizzazioni, ha organizzato una azione in memoria della strage di Lhasa nel 1959: centinaia di palloncini colorati con la scritta "Save Tibet" sono stati lanciati il 10 marzo nel cielo di Minsk. In Aprile sempre a Minsk si terrß una tavola rotonda sulla questione tibetana con il rappresentante del Dalai Lama a Mosca Nawang RABGYAL.

EUROPA/10 MARZO: ALTRE MANIFESTAZIONI

Come preannunciato si svolta una manifestazione a KIEV, dove ha subito un tentativo di interruzione da parte delle forze di polizia ucraine. Ma altre manifestazioni "Per la libertß del Tibet" sono state anche a SAN PIETROBURGO organizzata dal Partito Radicale, a TBLISSI, in piazza Rustaveli, presenti numerosi mass-media georgiani, tra cui "Tbilissi della sera", "Sette giorni" e importante anche a VILNIUS (Lituania) e per la prima volta a BUCAREST (Romania) si sono svolte delle manifestazioni di fronte alle Ambasciate cinesi per ricordare l'insurrezione nonviolenta di Lhasa del 1959. Infine a KAUNAS, antica capitale della Lituania, il 10 marzo si svolta una manifestazione organizzata dalla stessa municipalitß in occasione della cerimonia dell'issa bandiera tibetana.

DUE FRANCOBOLLI: PER LA LIBERAZIONE DEL PANCHEN LAMA

14 MARZO '96Le cartoline da firmare e spedire al Presidente della Repubblica Popolare cinese, Jiang ZEMIN ZONGHUJI per chiedere la liberazione del pi· giovane prigioniero politico del mondo, l'XImo Panchen Lama, Gedhun CHOEKYI NYIMA sono pronte per la distribuzione a tutte le persone, gruppi, associazioni che lo richiederanno. E' sufficiente contattare la redazione di "Libertß per il Tibet" o la sede del Partito Radicale pi· vicina. Attaccata alla cartolina da spedire in Cina una identica da inviare al Radical Party a Bruxelles per il conteggio.

Per la prima dall'Italia ci vuole un francobollo da ú1250 se via aerea se no da ú850, per la seconda uno da ú750.

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, AL MINISTRO DELL'INTERNO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI.Roma, 14-Mar-'96premesso che:- il Partito radicale transnazionale, insieme all'Intergruppo per il Tibet al Parlamento europeo, alle Comunitß tibetane in esilio in Europa e ai Comitati europei di sostegno al Tibet hanno organizzato una campagna, "Libertß per il Tibet", che, fra le altre iniziative, prevedeva la richiesta agli enti locali in Europa di issare la bandiera tibetana sul pennone della casa comunale il 10 marzo, anniversario dell'insurrezione di Lhasa del 1959 contro l'invasione cinese del suolo tibetano;

- anche attraverso il patrocinio dell' Associazione Nazionale Comuni Italiani, presieduta dal Sindaco di Catania Dott. Enzo Bianco, ben 300 enti locali italiani hanno aderito all'iniziativa "Una bandiera per il Tibet" portando ad oltre 600 i Sindaci di 22 Paesi europei ed americani che hanno deciso di far sventolare dal loro municipio la bandiera del Tibet;

- in data 3 febbraio 1996 la Presidenza del Consiglio dei ministri, con una valutazione esclusivamente politica, rispondeva alla richiesta di chiarimenti giuntagli da alcune prefetture in merito, affermando di non ritenere opportuna l'esposizione della bandiera tibetana;

- in data 5 marzo 1996 le Prefetture emanavano, su disposizione del Ministro degli Interni, un fonogramma ai Sindaci in cui si vietava l'esposizione della bandiera del Tibet, facendo appello alla legge ed in particolare al Regio Decreto 24/9/1923 convertito in legge 24/12/1925 n. 2264 e al Decreto Presidente Consiglio Ministri del 3/6/1986.

- in data 7 marzo 1996 il segretario del Partito radicale, Olivier Dupuis, indirizzava una lettera al Ministro degli Interni, in cui chiedeva di assumere d'urgenza una decisione correttiva dei fonogrammi prefettizi, sulla base del fatto che le due leggi citate nei fonogrammi riguardano esclusivamente le modalitß di esposizione del tricolore nazionale. L'uso delle bandiere estere invece disciplinato dalla legge 24/6/1929 (Mussolini-Rocco), che stata ridisegnata da una sentenza della Corte Costituzionale, la n. 189 del 21/5/1987, che annulla il potere autorizzativo (e quindi ostativo) dei Prefetti in materia, amplia l'ambito interpretativo e semiologico della bandiera portandolo fuori dalla ristretta referenzialitß allo "Stato internazionalmente riconosciuto" e inserendolo tra i segni di espressione e comunicazione di un pensiero o di una idealitß. La sentenza della Corte Costituzionale dichiara costituzionalmente illegittimi sia "il divieto di esposizione in pubblico di bandiere estere", che il regime aut

orizzativo da parte delle autoritß locali con la connessa potestß di sanzione penale;

- in data 9 marzo 1996 il Ministro dell' Interno, Giovanni Coronas, rispondeva alle obiezioni del Segretario del Partito radicale, affermando di ritenere "che le argomentazioni da Ella svolte non siano tali da suffragare la modifica della posizione assunta, in punto di diritto, da questo dicastero e concretizzatasi nelle disposizioni - peraltro concordate con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - impartite, al riguardo, ai Prefetti della Repubblica", senza per dare una giustificazione della immodificabilitß della posizione assunta ed una risposta alle argomentazioni giuridiche puntuali contenute nella lettera del Segretario del Partito radicale.

per conoscere:

- quali siano le argomentazioni, in punto di diritto, sulla base delle quali il Ministro ha dato questa risposta;

- per quali ragioni il Governo abbia ritenuto di operare una scelta che, stante quantomeno la opinabilitß della interpretazione giuridica adottata, pu apparire agli occhi dell'opinione pubblica italiana e di quella internazionale, nonch delle stesse autoritß cinesi, come una "scelta di campo" nello scontro fra violenza totalitaria e diritto rivendicato con la nonviolenza o perlomeno come un cedimento alle pressioni del governo cinese manifestate anche pubblicamente dalla Repubblica Popolare di Cina tramite un'intervista all' ambasciatore cinese Wu Minglian che andata in onda sabato 9 marzo su Rai Uno alle ore 23.

Lorenzo Strik Lievers Paolo Vigevano

L'ULTIMO TRENO PER LHASA

di Alexandr BURTIN ("Moskovskije novosti", 10 - 17-Mar-'96)Dopo l'esplosione di sdegno provocata dal tiro di esercitazione dell'esercito cinese nei pressi di Taiwan, l'attenzione di tutto il mondo e' richiamata da un altro problema "interno" della Cina. Il 10 marzo nei 42 paesi i difensori dei diritti della popolazione del Tibet hanno picchettato le ambasciate cinesi. Le bandiere del Tibet sventolavano anche a Mosca.

La piu' grande manifestazione ha avuto luogo a Bruxelles: alcune migliaia di partecipanti, organizzati dal intergruppo dei deputati europei "Tibet", hanno camminato dall'Ambasciata Cinese alla sede del Parlamento Europeo.

L'occupazione

Com'e' noto, il Tibet fu occupato dall'esercito della Repubblica Popolare Cinese in autunno del 1950. Fino a quel momento il Tibet era uno stato teocratico lamaistico con un enorme territorio (cinque volte piu' grande della Francia), con la popolazione poco numerosa (6 milioni di abitanti), con le istituzioni medioevali e con un esiguo e poco addestrato esercito. Il paese fu governato dal reggente Rading Rinpoche, l'attuale, quattordicesimo, Dalai Lama Tenzin Gyatso aveva solo 15 anni.

Il corpo cinese che conteneva 80 mila persone facilmente supero' la resistenza dell'esercito tibetano e la delegazione da Lhasa diretta a Pechino fu costretta a firmare l'accordo sull'adesione del Tibet alla Repubblica Popolare Cinese. A Lhasa fu promessa la conservazione del sistema politico-religioso e una certa autonomia. Tenzin Gyatso che sali' sul trono in quel tempo, cerco' di richiamare l'attenzione dell'Occidente a questi tragici avvenimenti, ma siccome il Tibet non faceva parte dell'ONU, la questione non ebbe una vasta risonanza.

Nonostante che il governo cinese non facesse gran che per mantenere le sue promesse, nei primi tempi dopo l'occupazione le autorita' tibetane facevano finta che tutto andasse bene. Il giovane Dalai Lama girava tra Pechino e Lhasa, pranzava con Mao Tse-tung e addirittura si iscrisse al Partito Comunista Cinese. Ma gia' un paio d'anni dopo in Tibet comincio' la collettivizzazione, migliaia di tibetani furono radunati nelle armate di lavoro per costruire la strada di Quinghai che doveva diventare viabile per la tecnica militare diretta a Lhasa. La collettivizzazione e il prelevamento di orzo, come si suole, causarono la fame per la quale morirono piu' di 343 mila tibetani. Nel corso dei primi dieci anni dell'occupazione le autorita' cinesi repressero 996 rivolte.

Il genocidio

Il 10 marzo 1959 durante la festa buddista Monlam per Lhasa corsero le voci che il comando militare cinese aveva l'intenzione di arrestare il Dalai Lama. Migliaia di persone vennero al palazzo Norbulinka. Lo spontaneo comizio continuo' una settimana. Il 17 marzo i militari cinesi apersero il fuoco contro i manifestanti. A Lhasa comincio' la rivolta, spietatamente repressa dai cinesi. Secondo le fonti ufficiali cinesi, solo nella capitale furono uccise piu' di 87 mila persone. In tutto il paese cominciarono le repressioni, il Dalai Lama e i dirigenti lamaisti scapparono in India, in un paese nel Nord dello stato federale Himachal Pradesh. 120 mila profughi li seguirono a Dharamsala.

L'autonomia del Tibet fu annullata, due delle sue tre regioni - Amdo e Kham - diventarono parti delle provincie cinesi. Comincio' la distruzione e il saccheggio dei monasteri - solo 7 dei piu' di 6 mila monasteri riuscirono a sopravvivere. Decine di migliaia di monaci e monache furono mandati nei "campi di rieducazione" oppure fucilati. In tutto, secondo i dati della Commissione Internazionale dei Giuristi e dell'Amnesty International, in 20 anni che seguirono la rivolta di Lhasa furono uccisi piu' di 1.2 milioni di tibetani, 260 dei quali morti nei campi di rieducazione. Oltre a cio', i cinesi praticavano su larga scala le torture e la forzata sterilizzazione delle donne.

L'uranio per la dittatura del proletariato

La diminuzione della popolazione tibetana fu aggravata dalla politica della migrazione di massa dei cinesi in Tibet. Oggi sono piu' di 7 milioni - e la popolazione indigena e' diventata minoranza etnica. Le autorita' prendono le misure per trasferire i tibetani da Lhasa nelle regioni agricole. Secondo il progetto della ricostruzione della capitale, vengono distrutti antichi palazzi. A Lhasa, nei ricostruiti monasteri Ganden, Dreipug e Sera e' instaurato il duro regime poliziesco di totale controllo e pedinamento: la pratica della Dharma e' sostituita da un formale rituale per divertire i turisti stranieri, per farsi monaco e' necessario ottenere il permesso del comitato regionale del Partito e degli organi della sicurezza statale.

Il piu' noto problema del Tibet e' il peggioramento catastrofico delle condizioni ambientali. Dalla meta' degli anni sessanta la Cina comincio' a valorizzare i giacimenti del litio (che costituiscono circa la meta' delle riserve mondiali). Per il 1990 sull'altipiano furono scoperti circa 200 giacimenti dell'uranio. Oltre alle fabbriche per la lavorazione e per il seppellimento dei rifiuti nucleari, la Cina trasferi' in Tibet anche le fabbriche per la produzione degli armamenti nucleari e gli stessi missili - circa 90 testate. Secondo i mass media del Hong Kong, sull'altipiano tibetano piu' di una volta si effetuarono le prove dell'arma chimica.

E' enorme il danno causato dall'incontrollato disboscamento. Per il 1985 il Tibet perse circa 40 per cento dei suoi boschi. Di conseguenza, abbassa il livello dell'acqua e diventano melmosi gli alti corsi dei fiumi Huang He, Brahmaputra, Yangtze e Indo, tre volte e' cresciuto il pericolo della siccita'.

Piccolo Buddha

L'Occidente comincio' a dimostrare l'interesse per il Tibet solo negli anni sessanta: nel 1961 e 1965 l'ONU approvo' una serie di risoluzioni nelle quali il Tibet fu riconosciuto territorio occupato. Ma solo circa vent'anni dopo il Tibet divento' simbolo dell'originalita' oppressa dalla "civilta' repressiva". I primi gruppi di sostegno del Tibet furono organizzati in Europa nel 1982 dopo le notizie dell'esecuzione pubblica di alcuni dissidenti tibetani. Ma il vero boom comicio' dopo il choc provocato dalla tragedia di Tien An Men. Poco prima, nel marzo 1989, quando durante i disordini furono uccisi piu' del centinaio di tibetani, le autorita' avevano introdotto a Lhasa la legge marziale. Numerose proteste diplomatiche furono espressi dagli Stati Uniti, dall'Italia, dall'Austria, dalla Svizzera, dall'Australia, dall'India. Tenzin Gyatso proclamo' la sua dedizione alla "satyagraha" - il concetto gandhista della lotta nonviolenta e fu nominato Premio Nobel per la pace.

Nel 1991 ci fu un grande scandalo quando il Greenpeace pubblico' il testo dell'accordo segreto sul trasporto in Tibet dei rifiuti tossici dagli Stati Uniti. L'estate scorsa il mondo apprese con sdegno la notizia della rapina dai servizi segreti cinesi di Gedun Chokji Nim - ragazzino tibetano di sei anni, riconosciuta reincarnazione del Panchen Lama, che divento' il piu' giovane detenuto politico del Celeste Impero. Panchen Lama e' il secondo grado nella gerarchia religiosa del Tibet, capo dei monaci e dei praticanti della Dharma. Il defunto Panchen Lama Gedun Scioghi Galzyn non emigro' nel 1959 insieme con Tenzin Gyatso, ma dopo alcuni anni di reclusione in carcere, rimase un "semidissidente" e continuo' a difendere la cultura tibetana - come il famoso accademico russo Likhachev.

Secondo i canoni del lamaismo, dopo la morte del Panchen Lama i capi spirituali, viste le immagini profetiche nel sacro lago Lhamoi Latso e nei loro sogni, partono in cerca del nuovo Panchen Lama - che potrebbe essere qualsiasi ragazzino proveniente dal mondo lamaistico. Questa volta fu scelto Gedun Chokji Nim, subito arrestato insieme con tutta la sua famiglia e coi monaci che l'avevano scelto. Un paio di mesi dopo, le autorita' cinesi dichiararono che la candidatura alla carica del Panchen Lama doveva essere approvata dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese e che il Partito aveva gia' trovato un altro bambino, Gyaltsin Nurbu, proveniente dalla famiglia dei maestri-comunisti da Lhasa...

Comunque sia, il desiderio di partecipare alla vita religiosa dei tibetani potrebbe costare caro alla Cina: poco dopo la rapina il Parlamento Europeo dichiaro' che la liberazione del Panchen Lama era condizione necessaria della continuazione del finanziamento da parte dell'Unione Europea del progetto PANAM (grande progetto di costruzione delle autostrade in Tibet).

Le bandiere alle finestre

Oggi la moda del Tibet ha raggiunto il massimo: in ogni citta' europea ci sono gruppi di solidarieta' col Tibet, negli Stati Uniti svolge notevole attivita' l'Universita' Berkeley che negli anni sessanta fu il centro del movimento contro la guerra in Vietnam. Bernardo Bertolucci giro' il film "Piccolo Buddha" con Keanu Reeves, famoso attore dell'"x-generation". Dopo David Bowie il famoso etnotransgruppo Banco de Gaya lancio' l'album "protibetano" "L'ultimo treno per Lhasa".

Particolare solidarieta' col Tibet esprimono separatisti di ogni genere: il quattordicesimo Dalai Lama trova appoggio del Parlamento Basco, dell'Unione degli ungheresi della Vojvodina, senza nominare le diaspore europee delle minoranze etniche della Cina provenienti dalla Mongolia Interna e dal Turchestan Orientale. Durante la manifestazione a Bruxelles si potevano vedere gli abiti tradizionali degli abcasiani, dei tatari della Crimea e dei curdi. Ma la popolarita' di Tentzin Gyatso all'Occidente e', prima di tutto, suo merito. Pochi leaders dei movimenti di liberazione nazionale spendono tanta energia e tali somme per curare la propria immagine - viaggi in tutto il mondo, pubblicazione dei libri, creazione delle reti telematiche...

Benche' quest'anno non si celebri nessun anniversario, la campagna in difesa del Tibet continua. I sindaci di piu' di 500 citta' del mondo hanno messo le bandiere rosse-gialle-bianche alle finestre dei loro municipi - a Boston, Roma, Bruxelles, Strasburgo, Sarajevo, Liverool, Kharkov, Kisinev... Gli organizzatori della manifestazione chiedono a Boutros Ghali di riconoscere il governo del Dalai Lama l'unico legittimo rappresentante degli interessi dei tibetani - un tempo tale statuto aveva l'OLP, che le garantiva il diritto di voto alle sedute dell'ONU.

Tre citta' russe hanno partecipato a questa manifestazione - Elista, Vladimir, Izevsk. A Mosca i militanti del Partito Radicale Transnazionale hanno picchettato l'Ambasciata Cinese e hanno organizzato la raccolta delle firme "pro Tibet". I passanti mettevano le loro firme. Comunque, la maggior parte pensava che si trattasse del famoso gruppo dei truffatori finanziari (*).

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Nota:

(*) L'autore intende la societa' anonima "Tibet", pero' durante la manifestazione del 10 marzo davanti all'Ambasciata Cinese non c'e' stata nessuna raccolta firme "pro Tibet" tra i passanti.

PER L'APPELLO A BUTROS GHALI ... SI RILANCIA

21 MARZO '96E' in fase di rilancio la campagna di raccolta di adesioni di parlamentari sull'appello diretto al segretario generale delle Nazioni Unite perch riceva al pi· presto il Dalai Lama per avviare quel primo necessario passo verso l'apertura del negoziato senza pre-condizione tra il governo tibetano in esilio ed il governo cineseIl nuovo obiettivo quello di raggiungere 2000 adesioni di parlamentari. L'andamento della raccolta firme non al momento incoraggiante. La media attualmente di 25 adesioni a settimana per un totale di 338 firme.

INTERVISTA SU RADIO RADICALE

25 MARZO '96In occasione delle elezioni a Taiwan stato intervistato su Radio Radicale Fernando Mezzetti, per lungo tempo corrispondente in Cina per La Stampa, da Marina Sisani.Nel discorso che Sua Santitß il Dalai Lama ha tenuto, lo scorso 10 marzo, in occasione del 37. anniversario dell'insurrezione di Lhasa il problema del rispetto dei diritti umani, civili e politici in Tibet stato inserito nel pi· ampio contesto del processo di democratizzazione della Repubblica Popolare cinese.

Infatti il Dalai Lama ha affermato che la Cina si trova oggi di fronte ad un bivio, quello fra totalitarismo e democrazia e che l'esistenza di questo bivio e' evidenziata dall'intensificarsi della politica aggressiva del governo cinese sia nei confronti di Hong Kong, che il prossimo anno tornerß sotto il dominio cinese uscendo dal protettorato britannico, sia verso la popolazione di Taiwan. La Cina infatti rivendica Taiwan come una propria provincia; al contrario i taiwanesi tendono o verso una soluzione indipendentista o comunque autonomista nei confronti del governo cinese. Il governo cinese in questi ultimi mesi ha iniziato una serie di esercitazioni militari nello Stretto di Formosa al fine di condizionare la elezioni presidenziali che si sono tenute lo scorso sabato a Taiwan e che sono state le prime libere elezioni del popolo cinese in cinquemila anni di storia.

Commenteremo i risultati di queste elezione e del significato della crisi che vede la Cina opporsi a Taiwan, crisi che ha visto coinvolti anche gli Stati Uniti con l'invio di portaerei verso Taiwan con Fernando Mezzetti, giornalista, autore di DA MAO A DENG edito da Corbaccio che frutto del suo lavoro di corrispondente in Cina.

D. Fernando, innanzitutto chi ha vinto le elezioni a Taiwan ?

R. Le elezioni a Taiwan le ha vinto sostanzialmente il popolo di Taiwan. E' un'affermazione apparentemente retorica, ma in realtß fondata, nel senso che gli elettori taiwanesi per la prima volta nella storia della Cina, assumendo Taiwan come parte della Cina secondo l'assunto di Pechino, hanno potuto scegliersi liberamente e democraticamente il loro leader, in questo caso il Presidente. Avevano da scegliere tra quattro candidati; hanno confermato quello in carica. Quindi una vittoria del popolo cinese in una lunga, millenaria storia che storia della tirannia. Per la prima volta una parte del popolo cinese, cio quella che abita a Taiwan ha potuto scegliersi il proprio leader. Questo non era mai avvenuto nella storia cinese. [...]

D. Perch la Repubblica Popolare cinese ha reagito militarmente rispetto a queste elezioni ?

R. Pechino in una situazione molto fluida. Ormai c' questa perenne attesa della uscita di scena fisica di Deng Xiao Ping. Deng Xiao Ping colui che ha demaoizzato la Cina; ha polverizzato letteralmente l'idolo che era Mao Tze Tung. La Cina di oggi totalmente demaoizzata, ma non soltanto con un attacco al culto della personalitß parziale e strumentale come fu quello di Kruscev nel '56 verso Stalin. Da Deng Xiao Ping e dal suo gruppo stata veramente messa in discussione ed eliminata la corazza maoista che imprigionava la Cina e ci ha permesso il grande decollo economico cinese in atto da quindici anni. La Cina, negli ultimi dieci-dodici anni, si sviluppata al ritmo dell'oltre il 12%: il vero miracolo sociale di fine secolo. Perch quando ci sono centinaia di milioni di persone tratti dalla fame grazie ad uno sviluppo economico tumultuoso, che crea naturalmente ingiustizie crea delle stratificazioni ma prima pativano tutti la fame in modo uguale erano tutti uguali nella fame, ecco questo il grand

e evento di fine secolo. Deng Xiao Ping si ritirato dalla politica attiva nell'ottobre del '92, fa sapere ogni tanto che lui non conta pi· niente, che vada avanti l'attuale leadership, lui non ci mette becco. Non vero naturalmente, rimane sempre il punto di riferimento e comunque finch vivo ci sono i posizionamenti dei gruppi di potere.

A ci aggiungiamo un'altra cosa fondamentale: qualsiasi regime, sia esso il pi· bieco autoritariamente o democratico, ha bisogno di un'etica da proporre al suo popolo, al suo paese. Il regime comunista stato un regime che fallito clamorosamente sul piano economico, tanto vero che la Cina ha cominciato a svilupparsi quando ha smantellato le strutture comuniste del potere dello stato, restando naturalmente un sistema autoritario. E quindi era venuta a cadere la tensione ideale che bene o male il maoismo, sia pure su obiettivi ignobili, era riuscito a creare. Sono venuti a cadere gli ideali dell'ideologia comunista nella quale generazioni sono state cresciute con una propaganda martellante di fronte alla quale il culto della personalitß di Stalin era robetta da educande. Il regime ha detto sostanzialmente: arricchitevi. E poi si arrivati alla Tienanmen. La Tienanmen del giugno '89, la strage in diretta televisiva sotto gli occhi del mondo; la Tienanmen una ferita ancora aperta e lo resterß a lungo nel

la coscienza collettiva cinese. Il regime si moralmente squalificato in modo definitivo: infatti lo sviluppo economico che era giß in atto, paradossalmente con la Tienanmen non si fermato, anzi dopo la Tienanmen ripreso in modo ancora pi· tumultuoso e incalzante per il semplice motivo che il regime si tirato da parte, il regime ha detto "Fate voi. Noi abbiamo fallito in termini economici. Chi pu faccia qualcosa, si arricchisca". L'acceleramento dello sviluppo economico si ha soprattutto dopo la Tienanmen. Quindi un regime che ha riconosciuto il proprio fallimento, ma che continua a tenere il pugno di ferro. Allora: eliminati o dissoltisi gli ideali comunisti, questo regime che non ha pi· nulla da offrire al proprio Paese se non quello dell'arricchitevi. Senza idealizzare i cinesi io credo che un rapporto etico profondo esiste fra tutti i regimi e la loro popolazione, in questo caso non c' . E allora chiaro che non pu bastare la legittimitß dell'arricchimento per legittimizzare a sua volta un regi

me siffatto.

Nel vuoto ideale il regime trova la sua giustificazione nel nazionalismo. Perch la Cina, questo Paese grande malato della storia e dell'Asia, questo gigante malato, la Cina tutta ritrova una sua dignitß e una sua fierezza nello sviluppo economico. Il cinese non pi· quello col cappelluccio in mano che siamo abituati a pensare; il cinese medio cosciente dello sviluppo economico del suo Paese, vede che in dieci anni le sue condizioni di vita sono migliorate enormemente, non riconosce legittimitß al regime perch sono avvenute malgrado il regime comunista queste conquiste economiche. E per si unisce al regime nel sentimento di fierezza nazionalistica. Per esempio quando furono negate a Pechino le Olimpiadi, lo schiaffo non fu soltanto al regime, fu il Paese a sentirsi schiaffeggiato. E' un nazionalismo nascente, ma giß abbastanza forte, anche perch i cinesi sono nazionalisti storicamente, si chiama il Regno di Mezzo Perch nella mentalitß cinese fuori della Cina non c'era altro. E con il nazionalismo il r

egime trova la sua giustificazione, la sua raison d'etre. Quanto il nazionalismo sia cresciuto lo denota un elemento palese a tutti gli osservatori. Quando nel 1979 la Cina attacc il Vietnam, e questo attacco era una sfida all'Unione Sovietica, la propaganda teneva tutto sotto tono, notizie a pagina due o pagine interne addirittura nei giornali, scarse informazioni radiotelevisive. Mentre invece in questa prova di forza con Taiwan, che in realtß era una prova di forza con gli Stati Uniti, c' stato quasi un isterismo dei mass media, della propaganda, che ha trovato e trova una rispondenza nella popolazione, intere prime pagine, lunghi servizi televisivi sulle "nostre valorose truppe che si esercitano nelle acque interne cinesi e nelle quali nessuno deve metter bocca o piede" ; la Cina che viene di nuovo fatta oggetto di politica delle cannoniere, riferendosi alla settima flotta americana, ma non pi· l'etß colonialistica in cui la Cina si piegava, la Cina non si piega pi·. Sono tutti elementi che hanno aiz

zato e rafforzato questo nazionalismo in cui il regime trova la sua legittimazione. Il nazionalismo un elemento unificante sia tra la popolazione e il regime sia all'interno dei vertici, in cui sono in corso non vorrei dire feroci lotte, ma certamente delle lotte di posizionamento in vista dell'uscita di Deng questo sø.

D. Quindi stai sostenendo, in altri termini, che le lotte di potere interne alla Cina vengono scaricate all'esterno con una metodologia classica nella storia e che il nazionalismo un fattore unificante. Non stato per un boomerang questa reazione militare della Cina? Probabilmente non sarebbero state su tutte le pagine dei giornali le elezioni di Taiwan, probabilmente Lee Teng-hui avrebbe vinto con uno scarto minore se non ci fossero state le esercitazioni militari cinesi.

R. E' un boomerang in molti sensi. E' anche un boomerang nei rapporti con i Paesi dell'area. Voglio dire i Paesi dell'area lo sapevano naturalmente, non avevano bisogno di questo che avvenuto nelle scorse settimane, che la Cina cresciuta in termini soprattutto militari anche e non soltanto economici. Questa crescita militare cinese e l'inclinazione cinese alla minaccia dell'uso della forza hanno mandato ondate di shock in tutta la regione. I Paesi della regione lo sospettavano, ne hanno avuto la prova. La Cina che tende i muscoli terrorizza tutti i Paesi dell'area. Quindi questo un boomerang in che senso: riafferma la necessitß della presenza americana nell'area e il rafforzamento o quantomeno il non dissolversi del rapporto militare Stati Uniti-Giappone. Se infatti si allentasse questo rapporto militare il Giappone non esiterebbe esso medesimo ad andare al potenziamento militare. Giß oggi il Giappone ha il terzo bilancio per la difesa nel mondo in termini assoluti. Il Giappone non potrebbe restare a g

uardare la crescente potenza militare cinese senza far nulla se non avesse la protezione americana. I Paesi dell'area sanno che se venisse meno la presenza americana l'unico controbilanciamento alla Cina sarebbe il Giappone. Naturalmente non tutti sarebbero felici di vedere il Giappone, crescere militarmente ma questo un boomerang con tutta l'area: con Malesia, con Filippine, con il Giappone stesso.

D. E' difficile sapere cosa succede dentro la Cina. C' una sorta di cortina di ferro ed il tuo sguardo riesce a darci informazioni. Quali sono le forze politiche in campo. Jiang Zemin contro Li Peng o contro Qi Qichen ?

R. Li Peng l'ultimo dei macellai della Tienanmen al potere. Nel gruppo dirigente, quietamente, tutti gli uomini della Tienanmen sono scomparsi. Li Peng l'ultimo e tra un anno e mezzo dovrebbe finire il suo mandato, il suo terzo mandato di primo ministro e dovrß lasciare anche quella carica perch la Costituzione non permette pi· di tre mandati, naturalmente potrebbe restare al vertice in altra forma.

D. Quindi ritieni che Li Peng sia il meno importante...

R. No, non il meno importante, assolutamente. E' il punto di raccordo tra conservatori e progressisti, anche se i termini sono un po' logori e desueti, sono termini difficilmente applicabili alla Cina. Il punto fondamentale che avendo il Partito perduto la sua carica ideale, l'armata l'unica istituzione che regge. Il Partito chi rappresenta oggi: la classe operaia in Cina? Non vero, non si sa chi rappresenti il Partito perch molti si iscrivono al Partito per avere maggiore libertß di azione come imprenditori. A differenza che nell'Unione Sovietica dove il Partito quando dette il via alle prime timide riforme continuava comunque a guardare con sospetto a chi faceva attivitß economica privata quale peccato sociale, in Cina sono gli stessi esponenti del Partito che si buttano in attivitß economiche. Quindi il Partito ha perso la sua ragion d'essere se non come struttura di potere autoritario. L'armata rimane. L'armata il fattore di coesione, l'armata quella che pi· ha beneficiato delle riforme, si

modernizzata, molto potente, l'armata svolge una fortissima attivitß economica in Cina, non un'armata come pensiamo noi. Quando mai noi penseremmo che un esercito gestisce centri di vacanza, grandi alberghi, industrie e non industrie nel senso classico dell'apparato industriale, ma anche industri civili, tessili, alimentari. Tutto l'agroalimentare in Cina pressoch in mano ai militari, se non tutto una buona parte. Il complesso dell'attivitß economica dell'armata, secondo studi giapponesi, genera un profitto che pari al bilancio statale per l'armata. Quindi sono fondi che noi non conosciamo e che sono nascosti, questi dell'attivitß economica dell'armata.

D. E da chi controllato l'esercito cinese ?

R. Si autocontrolla, nel senso che ha un suo vertice che non dico che sfidi il Partito, sfidare sarebbe inappropriato, ma che ha una propria legittimitß, una propria forza endogena per cui meno sottoposto al Partito di un tempo, anche perch l'ultimo personaggio di grande prestigio stato Deng Xiao Ping, il quale non ha mai avuto una carica. Deng Xiao Ping sempre stato numero tre, numero quattro, mai numero due perch nella storia cinese essere numero due pericoloso. Lin Piao era numero due e fu fatto fuori. Li Peng numero due. Deng Xiao Ping ha preso la lezione di Ciu En Lai che non era mai stato numero due, sempre numero tre. Per Deng Xiao Ping era numero uno in seno all'armata. Deng Xiao Ping pur non essendo numero uno o due nelle cariche di Stato e di Partito, era numero uno nell'armata perch anche un uomo che ha passato la sua vita nell'armata, viene da quella generazione. L'attuale capo nominale dell'armata il Presidente della Repubblica e capo del Partito Jiang Zemin. Jiang Zemin arriv

a queste posizioni di vertice nella crisi dell' '89 e ci arriv perch lui era Post a Shangai e a Shangai non si era sparato. C'erano state manifestazioni parimenti importanti come a Pechino, ma a Shangai si erano risolte senza stragi. E non un caso che oggi al vertice del Partito ci siano uomini di Shangai. I cinesi dicono sarcastici che c' una nuova banda dei quattro, una nuova banda di Shangai, perch c' Jiang Zemin di Shangai che capo del Partito, capo dello stato, capo della Commissione militare. Al vertice c' poi un altro di Shangai ex-sindaco ed ex-Post del Partito Giu Run Gi, il quale passa per il grande tecnocrate e certamente lo diciamo che lo zar dell'economia cinese. Poi l'anno scorso sono arrivati altri due da Shangai. Quindi sono quattro di Shangai anche se nulla hanno a che vedere con la precedente banda dei quattro della Rivoluzione culturale.

Ora il problema in Cina che sempre vero il detto di Mao: ¼Il potere sulle canne del fucile . Il problema chi controlla queste canne del fucile. Con personaggi come Deng Xiao Ping, fino ad ora, il Partito stato in grado di controllare queste canne del fucile. E' significativo che nel 1992, all'ultimo Congresso del Partito, la dirigenza fu svecchiata di molto, ci fu un ringiovanimento ai vertici e ci fu per l'ingresso di un uomo di settantasei anni in una posizione di vertice, un ammiraglio che era stato un sottoposto di Deng Xiao Ping negli anni della guerra civile, creatore della moderna marina cinese e questo ammiraglio certamente l'uomo che per il Partito controlla l'armata e infatti vicepresidente della Commissione militare. Ma l'armata cerca di darsi una sua legittimazione.

Non dimentichiamo inoltre un altro elemento interno cinese. I rischi di balcanizzazione. In altri termini: la politica di Deng Xiao Ping stata diretta a favorire le zone costiere, ma non perch volesse bene alle zone costiere, bensø perch sono state le zone che storicamente sono state pi· a contatto col mondo. E quindi le zone costiere si sono avvantaggiate di questa politica di sviluppo economico, anche perch sono state create zone economiche speciali in queste regioni costiere con minor lacci burocratici, con minori controlli del regime autoritario, minori controlli sul piano economico non politico perch dobbiamo sempre partire dall'assunto che il regime politico fortemente autoritario ed onnipervasivo. Quindi ci sono state delle regioni che si sono enormemente sviluppate, come quella di Canton. La provincia di Canton ormai un'appendice di Hong Kong. Oggi Hong Kong non vivrebbe senza la provincia di Canton. Quando si dice provincia di Canton bisogna pensare che sono 90 milioni di abitanti. In Cina

quando si dice una provincia o una regione bisogna sempre pensare a due o tre volte l'Italia. Certe regioni si sono enormemente sviluppate e sono andate avanti. Altre regioni o si sono sviluppate poco o non si sono sviluppate affatto o possono anche aver regredito per un altro elemento: con l'ossessione maoista dell'attacco e dell'accerchiamento molte industrie erano state create in zone economicamente prive di senso, cio poniamo lontane dai centri di comunicazione, lontane dai rifornimenti di materie prime, per strategicamente sensate, cio certe industrie le facciamo nell'interno, in regioni inaccessibili e in caso d'invasione restano lø. Nel nuovo clima, il primato economico si affermato su quello politico e quindi certe regioni che vivevano di certe industrie vedono il ruolo di queste industrie diminuire e messo in pericolo dalla possibilitß di riforme che mettano un po' d'ordine nell'immenso apparato mastodontico dell'industria di Stato, gran parte della quale inefficiente come da noi, forse pi·

inefficiente. Allora il rischio che le regioni economicamente pi· sviluppate dicano "non potete continuare a tenerci con i lacci e vogliamo maggiore autonomia, vogliamo maggiore possibilitß di agire". In effetti uno dei motivi veri reali di tensione interna sono i sempre minori introiti che il centro riceve in termini fiscali da diverse regioni che pur si stanno sviluppando in modo impressionante. Ai provvedimenti per lo sviluppo economico si era unita una decentralizzazione del potere, specialmente in materia fiscale e il centro ha visto diminuire i propri introiti da regioni che pur avrebbero dovuto versare di pi· per l'impressionante sviluppo economico.

D. A proposito di decentralizzazione amministrativa ed economica. All'inizio della trasmissione ricordavo lo statement che il Dalai Lama ha letto per il 10 marzo che un discorso molto politico in cui viene auspicata per la Cina una soluzione di tipo federalista. Questa una elaborazione che molti intellettuali dissidenti che vivono fuori della Cina hanno elaborato e il Dalai Lama l'ha accolta come una soluzione possibile. Secondo te realistico pensare al federalismo in Cina, sarebbe possibile cambiare la Costituzione in senso federalista?

R. Temo che questa proposta non avrß molto successo. O quantomeno io vedo possibile il federalismo riferito a regioni con caratteristiche proprie e dignitß assolutamente nazionale quale il Tibet. Ma non dimentichiamo che i cinesi sono etnicamente omogenei.

D. Ma ci sono 55 o 56 etnie in Cina...

R. Ma la pi· grossa sono i musulmani del Xinjiang che le fonti ufficiali dicono essere 12 milioni. Ma capisci che su un miliardo e duecento milioni di persone...Ci sono certamente i mongoli che sono cospicui e abitano un territorio strategicamente sensibile, ma visto la fine che ha fatto la Mongolia indipendente, cio con enormi difficoltß economiche dopo l'indipendenza diciamo dopo il crollo sovietico perch la Mongolia non cinese sempre stata formalmente indipendente seppur subordinata a Mosca in termini di rapporti reali dei potere, faceva parte del blocco. Con la fine del blocco sovietico la Mongolia, storicamente indipendente quella di Ulan Bator per capirci, ha conosciuto enormi problemi mentre la Mongolia interna, quella ancora sottoposta alla Cina, dopo i primi momenti di entusiasmo e addirittura manifestazioni per l'indipendenza mongola dalla Cina, vedendo quello che successo alla Mongolia esterna le manifestazioni si sono calmate. Voglie dire che molti temono che l'indipendenza non comporti di

per s benessere, mentre invece in Cina, non dico ci sia benessere generalizzato ma c' un avvio.

D. Sø, per federalismo non significa indipendenza...

R. Federalismo non significa indipendenza, ma la specificitß di nazioni in Cina io la vedrei appunto in Mongolia e in Tibet, le altre regioni sono tutte composte da Han e Manci·.

VISITA DI LI PENG A PARIGI

27 MARZO '96

Il Primo ministro cinese Li Peng si recherß in visita ufficiale a Parigi verso la metß di aprile. Il Comitato "Li Peng, on n'oublie pas Tien'Anmen. Collectif pour les libert s en Chine et au Tibet" di Parigi sta organizzandogli il "benvenuto" anche per convincere le autoritß francesi a non rendere onore al Primo ministro cinese responsabile dei massacri di Lhasa in Tibet nel marzo 1989 e di piazza Tiennamen nel giugno dello stesso anno. Tra le varie iniziative il Comitato sta raccogliendo adesioni su di un testo-appello "Li Peng a Parigi! E i diritti umani allora?" tra partiti, organizzazioni, deputati e personalitß. Nel testo del documento si legge tra le altre cose che "la Francia ha rifiutato l'asilo politico a Zhang Shuyun, il medico che ha avuto il coraggio di denunciare lo scandalo degli orfanatrofi trasformati in lager" e che "a Bangkok al primo summit Europa-Asia, il Presidente della Repubblica francese ha eluso la questione dei diritti dell'uomo a profitto dei soli interessi economici". L'appello c

hiede al Presidente della Repubblica francese di domandare alle autoritß cinesi la immediata liberazione di WEJ Jingsheng e di tutti gli altri prigionieri politici, religiosi e sindacali e di porre fine all'oppressione militare in Tibet.

Hanno aderito all'appello: La F d ration pour la D mocratie en Chine, la Maison chinoise de la D mocratie, la Communaut Tib taine en France, Association des tudiants ta wanais en France, Amicale des tudiants chinois venant de Taiwan-R publique de Chine, France-Tibet, Comit de Soutien au Peuple Tib tain, Commission d'enqu te internationale contre la r pression en Chine, Ligue des Droits de l'homme, Fondation France Libert s, S.O.S. Racisme, R seau Voltaire, UNEF ID, Union des Etudiants Juifs de France, MNEF Solidarit , FEN, F.S.U., Lyc ens Solidaires, Union Nationale Lyc enne, Mouvement International pour la R conciliation, Cedetim, Mouvement Humaniste, Robin des Bois, AREV, L.C.R., Convergences Ecologie Solidarit , Les Verts, Mouvement Ecologiste Ind pendant, Radical, Ecolo-J, Convention pour une Alternative Progressiste, Communaut R publique, Union d mocratique bretonne, Parti Occitan, Parti Radical Transnational, Il "Comit de Soutien au Peuple Tib tain" di Losanna (Svizzera)

A Parigi stata organizzata una manifestazione di protesta con l'adesione di organizzazioni dell'opposizione cinese, di Taiwan, della Comunita' tibetana in Francia e vari Tibet Support Group, di sindacati e del Partito Radicale.

UN REFERENDUM PER IL TIBET

16 APRILE '96

Il Governo tibetano in esilio ha cominciato i preparativi per l'organizzazione di un referendum sull'avvenire del Tibet. Le opzioni sulle quali sta riflettendo sono:1) la "Via di mezzo" che continua a proporre al Governo cinese un dialogo, come suggerito da lungo tempo dal Dalai Lama.2) l'indipendenza che tenta di ridare al Tibet quei diritti antecedenti all'invasione del 1959 e che rompe qualsiasi dialogo con la Cina.3) l'autodeterminazione, basata sulla pressione internazionale per porre tale realizzazione sotto la sorveglianza delle Nazioni Unite;

4) "Satyagraha", movimento "Veritß-forza" promosso dal Prof. Samdhong Rinpoche che consiste nell'organizzazione di una campagna nonviolenta che metta l'accento sui diritti dell'uomo, religiosi, economici ed ecologici e che domandi l'arresto immediato dei trasferimenti di popolazione in Tibet.

I Tibetani sono invitati a proporre altre alternative che possono essere incluse nel referendum. I risultati saranno comunicati entro la fine dell'anno. (fonte: WTNN/Comitato dei 100 e "Tibet Info", 6 aprile del CSPT di Parigi)

UNA NUOVA CAMPAGNA PER IL NOBEL A WEJ

16 APRILE '96

A Parigi rappresentanti della Federazione per la Democrazia in Cina e del Partito Radicale hanno deciso di lanciare insieme all'organizzazione Human Rights in Cina di New York una nuova campagna per la candidatura del dissidente cinese WEI Jingsheng a Premio Nobel per la Pace 1997, campagna gia'annunciata alla conclusione della manifestazione "Liberta'per il Tibet" di Bruxelles.

Con questa nuova campagna vorremmo tentare anche di dare concretezza a quanto auspicato piu'volte dal Dalai Lama che come ulteriormente ricorda nel suo messaggio del 10 marzo scorso: "... ho sempre incoraggiato i Tibetani a sviluppare relazioni personali con i Cinesi. Ho fatto questo chiedendo ai Tibetani di distinguere tra il popolo cinese e la politica del governo totalitario di Pechino. (...) Sempre di piu'attivisti dei diritti umani e democratici all'interno della Cina, persone come il coraggioso Wei Jingsheng, stanno chiedendo con urgenza ai loro leader il rispetto dei diritti umani del popolo tibetano assicurando il loro supporto per il nostro diritto alla autodeterminazione."

Come il Dalai Lama siamo convinti - e gli ultimi avvenimenti del Golfo di Taiwan non fanno che rafforzare la nostra convinzione - che l'attribuzione a WEJ Jingsheng, il piu'famoso dissidente cinese, nuovamente incarcerato, del Premio Nobel per la Pace 1997 costituirebbe un segnale di indubbia forza per le autorita'cinesi. Ecco la ragione per la quale abbiamo fissato l'obiettivo di raccogliere almeno 3.000 firme di parlamentari e professori universitari entro il 15 gennaio 1997. Un'iniziativa ovviamente aperta alla partecipazione di tutte le organizzazioni che lo desidereranno e che va ad aggiungersi, non solo idealmente, alle altre due in corso per la liberazione del Panchen Lama e perch il Segretario Generale delle NU riceva al piu'presto il Dalai Lama. Un vero e proprio "pacchetto di iniziative politiche" per la democrazia nel mondo.

A UN'INTERPELLANZA ESEMPLARE UNA REPLICA RADICALE

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTAGruppo consiliare-Comune di Settimo TorineseINTERPELLANZA Settimo Torinese, 2 aprile 1996Al signor SindacoAl Presidente del Consiglio ComunaleAdesione e finanziamento del Comune all'iniziativa del Partito Radicale sul Tibet.I sottoscritti consiglieri comunalivenuti a conoscenza che il 6 marzo u.s. la Giunta Comunale ha deliberato di aderire alle manifestazioni "liberta'per il Tibet" promosse dal Partito Radicale, decidendo di esporre la bandiera del Tibet e di versare al Partito Radicale la somma di lire 500.000

esprimono la pu' vibrata protesta per questa decisione "politica" assunta dalla Giunta a nome e per conto della Cittß' che e' rappresentata in Consiglio Comunale anche dai consiglieri di minoranza che non sono stati nemmeno consultati

condannano il comportamento anti-democratico della Giunta e si dissociano totalmente dalla sua decisione per i seguenti motivi

- da oltre un millennio il Tibet fa parte della Cina ed e' stata la Cina e non l'India, apparentemente piu' vicina, a far penetrare le prime influenze buddiste nel Tibet verso la meta' dell' VIII s. d.C.

- fino al 1951 il Tibet e' stato governato da un regime teocratico, con a capo il Dalai Lama, composto da lama di alto rango e signorotti locali, unici proprietari con poteri assoluti dell'intero paese in cui praticavano la schiavitu' e l'usura. Gli altri tibetani, circa 1.800.000, non godevano di alcuna liberta' personale, venivano venduti con le terre che lavoravano, e fin dalla nascita i loro figli erano iscritti negli elenchi delle "bestie da soma parlanti" dei padroni,

- il 23 maggio 1951 questo regime, sopravvissuto alla fuga di Chiang-Kai-shek a Taiwan, firm con la Cina Popolare "l'Accordo di Liberazione Pacifica" ma non si impegn ad attuarlo anche per le influenze e pressioni dell'India e dei suoi principali alleati (Inghilterra e USA) e, dopo oscure peripezie, il 17 marzo 1959 denuncio' l'Accordo, si ribello' al Governo Nazionale e il Dalai Lama si rifugio' in India

- sedata la sommossa, il Governo cinese trasferi' i poteri al "Comitato preparatorio per la Regione Autonoma del Tibet" previsto dagli Accordi del 1951 che attuo' subito le prime radicali riforme riassunte nella formula "Tre anti e due riduzioni". Gli obiettivi dei tre "Anti" erano : la ribellione , la schiavitu' la servitu'della gleba; le due riduzioni riguardavano gli affitti delle terre e i tassi di interesse. Segui' la costituzione della Regione Autonoma del Tibet e ingenti investimenti infrastrutturali, industriali, culturali ivi compresa la completa e fedele ristrutturazione del Potala.

- la Costituzione cinese afferma l'uguaglianza di tutte le nazionalita' della Cina (piu' di 40 oltre agli Han) e interdice "qualsiasi atto mirante ad ostacolare l'unione delle nazionalita'" compresa quindi la SECESSIONE a cui mira l'attivita'politica del Dalai Lama per il Tibet e dell'erede di Chiang-Kai-Shek a Taiwan

- anche la costituzione italiana interdice la SECESSIONE e perci furono perseguiti dalla legge i sui propugnatori in Sicilia e in Alto Adige

chiedono di sapere

se il Sindaco e la Giunta Comunale si rendono conto che il sostegno all'iniziativa del Partito Radicale e' un oggettivo appoggio alla POLITICA SECESSIONISTA DEL DALAI LAMA contro l'unita'nazionale cinese, riconquistata dopo una durissima lotta di liberazione dall'invasore giapponese alleato di Hitler e Mussolini

se si sono convertiti al SECESSIONISMO come strategia geo-politica generale o "in un solo paese", per capire se rimpiangono di aver mancato all'appuntamento con quello siciliano prima, alto-atesino poi, e se ora , dopo il Tibet, intendono aderire anche al SECESSIONISMO propugnato per la PADANIA

se ritengono "progressista" la restaurazione in Tibet di un governo teocratico, che ancora nel 1956 legittimava e praticava la schiavitu' e la servitu' della gleba, e garantiva ai maschi della classe dirigente "diritti di liberta' in quanto esseri "sacri e percio'non punibili" al punto che , se violentavano una donna di classe inferiore, era la donna ad essere condannata ad una ammenda di tre quian (moneta tibetana). Se la violenza era solo tentata, la donna doveva pagare un quian.

I consiglieri comunali di Rifondazione Comunista

Luigi Camedda Giovanni Perri Mariangela Rosolen

DICHIARAZIONE DI GIANFRANCO GALLO

RESPONSABILE REGIONALE

DEL PARTITO RADICALE PER LA LIBERTA' IN TIBET

Torino, 18 aprile 1996

"Riconosco ai consiglieri di Rifondazione una coerenza degna di miglior causa: quando il Partito Radicale era a fianco della Croazia invasa dall'esercito nazional-comunista di Milosevic, ci accusavano di voler ripristinare il regime fascista degli ustascia di cinquant'anni prima (e con un'interpellanza alcuni deputati di Rifondazione chiesero perch il governo italiano si era occupato di far venire in Italia il sindaco di Sarajevo); quando il Partito Radicale lotta per la democrazia a Cuba (migliaia di dissidenti in carcere, fra cui quindici nostri compagni di partito), ci accusano di voler ripristinare la dittatura filo-yankee di Batista di trent'anni fa; naturale che, rispetto al Tibet, si rispolveri lo spauracchio del regime teocratico- feudale, adottando tutte le falsitß della propaganda del governo di Pechino.

Il Dalai Lama, Premio Nobel per la Pace nel 1989, ha recentemente dichiarato: "Io credo ancora nell'idea di trasformare il Tibet in una zona smilitarizzata, dotata di autonomia interna, la cui politica estera sia affidata alla Cina...una corretta e precisa informazione diventa di capitale importanza: se tutti i cinesi sapessero qual' veramente la situazione nel mio paese, molte cose sicuramente sarebbero diverse. Non abbiamo nulla contro il popolo cinese. Anzi, ne condividiamo le sofferenze perch in realtß anche loro subiscono una dura repressione".

Le parole del Dalai Lama, ma anche la stessa presa di posizione dei comunisti di Settimo, mi confermano la necessitß e l'urgenza dell'iniziativa che alcuni intellettuali stanno incardinando a Mosca: l'istituzione di un Tribunale che accerti i crimini perpetrati dal totalitarismo comunista. Solo una "Norimberga rossa" potrß impedire la rimozione, comoda o interessata, dei delitti compiuti e le assoluzioni collettive per cui "Tutti sono colpevoli, nessuno colpevole"; solo la rottura e lo scandalo di un processo potranno impedire che tutto ricominci come prima.

Il Partito Radicale transnazionale e transpartito avrß la forza per occuparsi anche di questo, dopo averla avuta per dare vita al Tribunale dell'Aja per i crimini commessi nell'ex-Jugoslavia?"

COMMISSIONE SUI DIRITTI UMANI DELL'ONU

24 APRILE '96

A Ginevra si sono chiusi i lavori della 52ma sessione della Commissione sui Diritti Umani dell'ONU che ha aperto i lavori i primi giorni del mese.La Commissione ha deciso di espellere dal dibattito e dal voto conclusivo la risoluzione sui diritti umani in Cina ed in Tibet presentata dall'Unione Europea, approvando una mozione procedurale nota come "No Action". La vergognosa decisione di fatto invita la Cina a proseguire nella violazione dei diritti umani e nella negazione delle libertß civili, politiche e religiose senza essere chiamata in causa dalla comunitß internazionale. La decisione passata per 27 voti contro 20 (6 gli astenuti) accogliendo nei fatti la dichiarazione dell'Ambasciatore cinese Wu Jianmin: "Questa proposta di risoluzione politicamente motivata, e anche se graziosamente confezionata conferma la sua natura anti-cinese. Ed diretta non solo contro la Cina, ma anche contro tutti i Paesi in via di sviluppo. Quello che succede oggi alla Cina potrß succedere domani a qualsiasi altro Paese

in via di sviluppo".

Su iniziativa dei gruppi parlamentari Alleanza Radicale europea, Verdi e Liberali, sostenuta poi da tutti gli altri gruppi con la sola eccezione del gruppo Unione per l'Europa, il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione nella quale invitava l'Unione e gli Stati membri a sostenere effettivamente la risoluzione sulle violazioni dei diritti dell'uomo in Cina ed in Tibet presso la Commissione sui Diritti umani delle Nazioni Unite. Il testo della risoluzione approvata dal PE "domanda agli stati membri di mettere in opera tutte le misure diplomatiche e di fare gli sforzi necessari per ottenere il sostegno degli altri membri della Commissione dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite affinch una risoluzione sulla situazione dei diritti dell'uomo in Cina e nel Tibet OCCUPATO sia approvata e che tale risoluzione tenga conto dei documenti precedentemente approvati dal PE".

Ma l'Unione Europea non si certo adoperata per costruire un consenso attorno all'azione. Addirittura di fronte alle pressioni della Francia stata valutata anche la disponibilitß a far cadere la risoluzione. Solo all'ultimo momento sono state superate le obiezioni ed i distinguo da parte dei Paesi che alla conferenza di Bangkok avevano ottenuto contratti commerciali per milioni di dollari come l'acquisto di airbus (Francia), treni (Germania) e navi (Ucraina).

Per la prima volta dopo essere stato riconosciuto dall'ONU nel luglio scorso come Organizzazione Non Governativa con status consultivo di prima categoria, il Partito Radicale ha partecipato con un'ampia delegazione cosø composta: Marino BUSDACHIN (Capo delegazione), rappresentante presso l'ONU; Olivier DUPUIS, Segretario del PR; Tashi WANGDI, Ministro degli Esteri del governo tibetano in esilio; Lodi GYARI, inviato speciale del Dalai Lama, Presidente International Campaign for Tibet; Tempa TSERING, segretario del dipartimento Informazione e Relazioni Internazionali del Governo tibetano; Sen. Michael O'KENNEDY, giß ministro degli esteri irlandese; Ajahn Sulak SIVARASKA, giß candidato al Premio Nobel 1994 (Tailandia); Erkin ALPTEKIN, Presidente UNPO (Turkestan Orientale); Prof.Richard FALK, Docente, International Law, Princeton University (USA); WEJ Sanshan, sorella del dissidente cinese WEJ Jingsheng;

J.M. MUKHI, avvocato, Corte Suprema (India); Michael van WALT van PRAAG, Direttore UNPO (Paesi Bassi); Xing ZHENG, Presidente degli studenti e prof. cinesi in Usa; Marina SIKORA, membro del Consiglio Generale PR; Kenneth KWONG, Human Rights in China (USA); Zaretkhan KHAMKOEVA, rappresentante dell'Inguscezia/Cecenia; Ewa BRANTLEY, Human Rights in China (USA).

Il 16 aprile la sorella del dissidente cinese WEI Jingsheng e membro della delegazione del Partito Radicale ai lavori della 52.ma sessione della Commissione sui Diritti Umani della Nazioni Unite intervenuta all'interno del punto 10 della agenda dei lavori. WEI Shanshan nel suo intervento, commentando la nuova condanna del fratello a quattordici anni di detenzione per "cospirazione ai fini di sovversione", ha ricordato: "Lo ripeto, Signor Presidente, mio fratello, WEI Jingsheng, non colpevole di nessun crimine. La sua la voce della coscienza della Cina - democrazia, diritti umani, tolleranza e ragionevolezza - la pi· importante delle voci nelle societß democratiche. (...) Mio fratello stato giudicato per aver fatto anche semplici constazioni di fatti storici. Cito mio fratello: <>. Nonostante il fatto storico, la frase fu interpretata dal Governo cinese come un crimine contro l'unitß della madre patria." Shanshan si appellata in

conclusione alla Commissione per i diritti umani affinch essa approvasse una risoluzione di condanna delle violazioni e di sostegno a WEI Jingsheng ed alle migliaia di prigionieri di coscienza in Cina.

Il 23 aprile la Commissione ha cosø votato: 27 SI alla mozione procedurale "No Action", 20 NO, 6 astenuti

* Si esprimono per il SI: Algeria; Angola; Bangladesh; Bielorussia; Benin; Bhutan; Camerun; Cina; Costa d'Avorio; Cuba; Egitto; Etiopia; Gabon; Guinea; India; Indonesia; Madagascar; Malesia; Mali; Mauritania; Nepal; Pakistan; Peru; Sri Lanka; Uganda; Ucraina; Zimbabwe.

* Si esprimono per il NO: Australia; Austria; Brasile; Bulgaria; Canada; Cile; Danimarca; Repubblica Dominicana; Equador; El Salvador; Francia; Germania; Ungheria; Italia; Giappone; Malawi; Paesi Bassi; Nicaragua; Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord; Stati Uniti d'America.

* Si astengono dal voto: Colombia; Messico; Filippine; Repubblica di Corea; Federazione Russa; Venezuela.

A seguito della conclusione dei lavori della sessione della Commissione di Ginevra, Olivier Dupuis, segretario del Partito Radicale, ha dichiarato: "La posizione della Cina rappresenta una sfida pericolosissima alle competenze della Commissione sui diritti umani. L'ONU ha fallito nuovamente. L'Unione Europea ha mantenuto la politica di principio sui diritti umani solo nella forma. Nella sostanza ha vinto l'enorme mercato cinese, i finanziamenti e le forniture ad ogni costo ai Paesi in via di sviluppo e i contratti miliardari con i ricchi paesi europei. E' stata una campagna acquisti; poco importa se in Cina lo sviluppo passa anche attraverso i milioni di lavoratori coatti dell'universo lager dei "Laogai", delle centinaia di migliaia di prigionieri politici, dell'uso della tortura e della pena di morte per reati minori, del tentativo di cancellare il Tibet ed i Tibetani dalla carta geografica, delle persecuzioni religiose e del rapimento del Panchen Lama (6 anni). Poco importa.".

NEW YORK! ARRIVATA LA MARCIA TIBETANA PARTITA DA WASHINGTON

27 APRILE '96Il 25 aprile e' stato un grande giorno tibetano a Manhattan, cominciato a Battery Park quando la sirena del ferry proveniente da Staten Island ha annunciato l'arrivo dei marciatori per l'indipendenza del Tibet, guidati dal fratello maggiore del Dalai Lama, professor Thubten Jigme Norbu, e dal monaco buddhista Palden Gyasto, 64 anni di cui trenta trascorsi nelle carceri cinesi. La marcia era cominciata il 10 marzo scorso dinanzi l'ambasciata cinese a Washington, e dopo 500 chilometri si e' conclusa oggi in coincidenza con il settimo compleanno del giovane Panchen Lama rapito e tenuto segregato dalle autorita' cinesi.

Con la splendida scenografia della Statua della Liberta' sullo sfondo - e sotto l'occhio austero dell'Aquila americana che vigila severamente sul monumento ai caduti della grande guerra -, alcune centinaia di coloratissimi manifestanti nonviolenti con le bandiere del Tibet e degli Stati Uniti d'America hanno iniziato a scandire gli slogan FREE TIBET NOW !, CHINA OUT OF TIBET !, CHINA SHAME ON YOU !, LONG LIVE THE DALAI LAMA !, WHERE IS THE PANCHEN LAMA ?!? I dimostranti si sono poi ordinatamente avviati ad attraversare Downtown nell'ultimo tratto della marcia, fino al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite dinanzi al quale numerosi oratori hanno partecipato al raduno.

A nome del Partito radicale e' intervenuto Michele Boselli che, inizialmente intimorito, grazie al calore dell'esultante folla tibetosa si e' poi lanciato in un bel comizio che ha suscitato molti applausi diretti all'attivita' del Pr per la liberta' del Tibet e la democrazia in Cina. Citando quasi testualmente la dichiarazione del segretario del Pr Olivier Dupuis sulla recentissima vergognosa decisione della Commissione sui diritti umani a Ginevra, Boselli si e' scagliato con particolare enfasi contro l'affaristica ipocrisia dei paesi dell'Unione Europea. Ma dopo avere rattristato gli astanti con le brutte notizie da Ginevra, li ha poi rincuorati menzionando le iniziative parlamentari radicali attualmente in corso per sollecitare il segretario dell'Onu a ricevere al piu' presto il Dalai Lama, e per l'assegnazione del premio Nobel per la pace al dissidente cinese Wei Jingsheng, invitandoli infine a gridare tutti insieme, oltre che naturalmente gli altri slogan, anche "DEMOCRACY IN CHINA ! DEMOCRACY IN CHINA !

", appello al quale i manifestanti hanno subito risposto facendosi sentire bene fino ai piani alti del Palazzo di vetro.

Particolarmente emozionante e' stato il momento del raduno in cui i manifestanti si sono "prostrati", cioe' ripetutamente distesisi a pancia in giu' sul marciapiedi opposto al Palazzo di vetro, in segno di umile preghiera ai potenti del mondo perche' prestino attenzione alla tragica situazione del Tibet. E sull'altro lato della First Avenue, decine di giovanissimi studenti casualmente di passaggio in gita scolastica alla sede dell'Onu si sono uniti ai dimostranti nello scandire gli slogan con grande entusiasmo.

Il momento spirituale piu' alto della giornata tibetana newyorchese e' stato poche ore dopo alla Metropolitan Community Church, dove i manifestanti si sono nuovamente ritrovati per partecipare ad un servizio inter-religioso tenuto congiuntamente da rappresentanti di diverse grandi religioni per pregare insieme per il giovane Panchen Lama. Tra di essi c'erano il rabbino Joel Goor della sinagoga ebraica, il reverendo dottor Barrie Shepherd della chiesa presbiteriana, l'imam Talib Abdur-Rashid della moschea islamica, e i venerabili lama buddhisti Pema e Lobsang Ngodup. Come conclusione della celebrazione, tutti i partecipanti si sono uniti in un coro possente per cantare "We Shall Overcome", con l'ultima strofa in lingua tibetana (vedi oltre).

Gli altri militanti radicali che si sono alternati nell'accompagnare Boselli nelle varie fasi di questa fantastica giornata tibetante sono stati November Belford West ed Elio Polizzotto. Il fratello maggiore del Dalai Lama ha manifestato il suo ringraziamento al Partito radicale: "You are doing a wonderful job", sono state le sue parole, e non c'e' bisogno di traduzione...

VISITA A PRAGA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI CINESE

7 MAGGIO '96Il Ministro degli Affari esteri cinese Tchien Tchi-Tchen ha compiuto una visita ufficiale a Praga e si incontrato il 20 aprile con numerosi ministri della Repubblica Ceca.Di fronte al Ministero degli Esteri della Repubblica Ceca si svolta una manifestazione di protesta per la violazione dei diritti umani in Cina ed in Tibet. La manifestazione stata organizzata dalle seguenti organizzazioni: Centre for the Support of Local Initiatives, Helsinki Citizens Assembly, Radical Party, Czech Centre of International Pen Club, Children of the Earth, Duha Moviment, Movement for Civic Solidarity and Tolerance (HOST), Human Troubles Foundation, Ladronka Foundation, International Society for Human Rights, Tolerance Foundation, S.O.S. Tibet, Society for Sustainable Life. All'arrivo all'aereoporto di Praga il capo della diplomazia cinese ha ricevuto il benvenuto di alcuni attivisti che, travestiti da giornalisti, hanno fatto sventolare due grandi bandiere tibetane; lo stesso fatto stato ripetuto nella c

ittß di Prerov dove cinque persone hanno fatto sventolare le bandiere tibetane nell'albergo dove si stavano svolgendo gli incontri col ministro degli esteri della RPC.

Il giorno successivo il Presidente della Repubblica Ceca Vaclav HAVEL ha espresso durante il suo incontro col Ministro degli Esteri cinese la sua inquietudine sul destino dei prigionieri politici in Cina ed ha auspicato l'avvio al pi· presto di negoziati tra le autoritß cinesi ed il Dalai Lama sul futuro del Tibet, e ha inoltre espresso la necessitß di rispettare il diritto alla autodeterminazione di Taiwan.

SATYAGRAHA MONDIALE 1998

IL DALAI LAMA INCONTRA IL PARTITO RADICALE

Satyagraha = forza della veritß in sanscritoNel corso del suo recente viaggio in Italia, Sua Santitß il Dalai Lama ha ricevuto per un lungo colloquio a Roma una delegazione del P. Radicale. Il Dalai Lama era accompagnato dalla Signora Chungdak KOREN, sua rappresentante in Europa meridionale e Germania; la delegazione del PR era formata dal Segretario Olivier DUPUIS, parlamentare europeo, da Marco PANNELLA, dal Tesoriere Danilo QUINTO e da Paolo PIETROSANTI. Sua Santitß il Dalai Lama ha ringraziato il Partito Radicale per il suo lungo e costante impegno in favore della causa tibetana e per la convinzione nonviolenta di tale impegno che culminato il 10 marzo nella grande manifestazione di Bruxelles e nella mobilitazione europea per la libertß in Tibet.

E' stato il "Satyagraha" mondiale per la libertß del Tibet e per la democrazia in Cina l'argomento principale del dialogo tra il Dalai Lama e gli esponenti radicali, in particolare con Marco Pannella. La prospettiva del Satyagraha era giß stata oggetto dei loro precedenti incontri ed oggi il Dalai Lama e il Partito Radicale hanno convenuto della necessitß di passare alla fase progettuale ed operativa della grande mobilitazione mondiale e nonviolenta di affermazione della veritß (1) anche con azioni individuali e di gruppo nell'ambito di un processo che porti nel 1998 al dispiegamento della nonviolenza in tutte le sue forme da ogni angolo del pianeta. Gli esponenti radicali hanno proposto quindi al Dalai Lama di aprire fin dalle prossime settimane con le autoritß tibetane il concreto lavoro di progettazione e di calendarizzazione in vista del 1998. In proposito il Dalai Lama ha anche formulato ipotesi e proposte di azioni dirette nonviolente che possano succedersi nell'ambito di un processo di mobilitazione n

onviolenta mondiale che culmini con il grande Satyagraha del 1998.

In questo frangente non possiamo altro aggiungere che le tre campagne in corso di svolgimento ci sembrano pi· che mai essere idonee per creare alcuni dei presupposti politici di una maggiore mobilitazione internazionale sulla libertß in Tibet e la democrazia in Cina: per la liberazione del Panchen Lama, per la richiesta di incontro urgente tra il Segretario Generale ONU ed il Dalai Lama, per la candidatura del dissidente cinese WEJ a Premio Nobel per la Pace 1997.

SECONDA CONFERENZA MONDIALE DEI GRUPPI DI SOSTEGNO AL TIBET

22 GIUGNO '96Si sono svolti a Bonn dal 14 al 17 giugno i lavori della Seconda Conferenza internazionale dei Tibet Support Group. La conferenza organizzata dal Dipartimento di Informazione e Relazioni Internazionali del Governo del Tibet in esilio, in cooperazione con la Fondazione Friedrich Neumann, stata aperta con gli interventi di numerosi esponenti politici e parlamentari alla presenza di Sua Santitß il Dalai Lama che ha poi ufficialmente aperto le giornate di lavoro e di dibattito. Erano presenti tra gli altri il Presidente del Parlamento tibetano in esilio Prof. SAMDHONG Rinpoche; kalon Tashi WANGDI, ministro degli esteri del Governo in esilio; Tempa TSERING, segretario del Dipartimento per l'Informazione e le Relazioni Internazionali (DIIR); Lodi GYARI, della "International Campaign for Tibet"; Michael Van WALT, segretario dell'UNPO, numerosi ambasciatori del Governo tibetano e 250 rappresentanti dei TSG da 60 differenti paesi del mondo. Il Partito Radicale ha partecipato con una delegazione compos

ta da Olivier DUPUIS, Segretario Generale (Belgio); Marino BUSDACHIN, rappresentante ONU/ONG (New York); Paolo PIETROSANTI (Italia); Marina SIKORA (Croazia); Olga ANTONOVA (Russia); Svetlana KOPTEL (Bielorussia); Paolo ATZORI (Belgio); Alexander KOSTRYSKYI (Ucraina); Tiziana FALLETTI (Belgio); Massimo LENSI, di "Libertß per il Tibet - Democrazia per la Cina Fax" (Ungheria). In questo numero pubblichiamo l'intervento del Segretario Generale del PR tenuto nella fase inaugurale dei lavori della Conferenza. Nei prossimi numeri del bollettino analizzeremo in maniera pi· compiuta ed approfondita i dibattiti, le conclusioni e le scelte operative scaturite da questa importante assise.

CROAZIA-TIBET

22 GIUGNO '96

* Venerdø 7 giugno a Spalato si tenuta una assemblea cittadina per la fondazione del primo TSG croato; Tonci SITIN stato eletto come presidente. Hanno partecipato all'assemblea il rappresentante del Dalai Lama a Budapest Chope Paljor TSERING, il deputato del Sabor croato Tereza GANZA ARAS e Olivier DUPUIS, segretario del PE e deputato al Parlamento europeo.

* L'8 giugno si svolta a Zagabria una assemblea pubblica del Partito Radicale con il segretario Olivier DUPUIS, il rappresentante del Dalai Lama, Chope Paljor TSERING, Tereza GANZA ARAS, Zdravko TOMAC, deputato al Sabor e Presidente del Consiglio Comunale di Zagabria e Sandro OTTONI, membro del Consiglio generale del PR. Nel documento finale approvato sono stati ribaditi gli impegni per la libertß in Tibet e la democrazia in Cina attraverso le campagne politiche attualmente in fase di svolgimento, la creazione delle condizioni democratiche per l'ingresso della Croazia nel Consiglio d'Europa, la definizione del tribunale penale internazionale permanente sui i crimini contro l'umanitß, lo sviluppo dell'antiproibizionismo sulle droghe, l'adozione dell'esperanto come lingua internazionale di comunicazione.

* Il 9 giugno Chope Paljor TSERING accompagnato da Marina SIKORA del Partito Radicale e da Stjepan RODES, deputato del HSS ed iscritto al PR, ha incontrato il sindaco di Varadzin, Alfred OBCUNIC che ha espresso al rappresentante di Sua Santitß tutta la solidarietß della cittß, giß capitale della Croazia, impegnandosi sin d'ora a far sventolare il prossimo 10 marzo la bandiera nazionale tibetana sul pennone comunale.

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PARLAMENTO EUROPEO

RISOLUZIONE SU WEI JINGSHENG

27 GIUGNO '96Il Parlamento europeo ha approvato il 21 giugno una risoluzione d'urgenza sulla situazione del dissidente cinese WEI Jingsheng, attualmente detenuto nel lager cinese di Tangshan. La risoluzione, presentata dai deputati Olivier DUPUIS, segretario del Partito Radicale e da No l MAMERE, entrambi del gruppo ARE, da Jessica LARIVE, del gruppo liberale e da Carlo RIPA DI MEANA del gruppo verde stata poi recepita da altri gruppi parlamentari e votata con una ampia maggioranza in aula. Per la sua rilevanza nell'ambito della lotta per la "democrazia in Cina" la speranza che possa essere anche di traccia per analoghe risoluzioni nei parlamenti nazionali.

Il Parlamento europeo,

- vista la comunicazione della Commissione "Una politica a lungo termine per le relazioni Cina-Europa" COM(95)0279,

- viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Cina,

A. considerando che nei campi di lavoro e prigionia, conosciuti con il nome di "laogai", sono incarcerate in condizioni inumane centinaia di migliaia di persone,

B. considerando che le leggi vigenti sul territorio della Repubblica popolare cinese contemplano 68 reati che possono comportare la pena capitale, tra i quali l'evasione fiscale,

C. considerando che, cosø come dimostrano i rapporti di diverse organizzazioni internazionali, le esecuzioni capitali si moltiplicano nel paese,

D. considerando che il dissidente cinese Wei Jingsheng attualmente detenuto e che le sue condizioni sanitarie sono particolarmente preoccupanti;

E. considerando che la vicenda di Wei Jingsheng solleva questioni fondamentali che riguardano i diritti inalienabili quali la libertß di espressione e di opinione,

F. considerando che il processo di Wei Jingsheng si svolto in un clima estraneo a qualsiasi criterio di giustizia,

G. considerando che la tortura e i maltrattamenti sono ancora diffusi e sistematici in Cina in luoghi quali le stazioni di polizia, i centri di detenzione, i campi di lavoro e i carceri,

H. considerando che il Consiglio affari generali del 4 dicembre 1995 ha affermato che tra gli scopi principali perseguiti dall'Unione nelle sue relazioni con la Cina figurano, tra l'altro, la promozione della democrazia e delle strutture basate sullo stato di diritto e sul rispetto dei diritti dell'uomo,

1. condanna con la pi· grande fermezza le violazioni dei diritti dell'uomo commesse sul territorio della Repubblica popolare cinese;

2. chiede la liberazione di tutti i detenuti per reati di opinione e la chiusura immediata dei "laogai";

3. chiede al governo della Repubblica popolare cinese di liberare immediatamente Wei Jingsheng e di adoperarsi affinch possa beneficiare di cure mediche adeguate;

4. chiede al governo della Repubblica popolare cinese di far procedere senza indugio a una revisione giuridica indipendente, aperta a osservatori internazionali, della vicenda di Wei Jingsheng;

5. invita il governo cinese a consentire alle organizzazioni umanitarie internazionali di visitare i detenuti nei carceri cinesi;

6. chiede alla Commissione di presentargli quanto prima una relazione sull'attuale politica dell'Unione nei confronti della Cina, accordando un'attenzione specifica alla questione del rispetto dei diritti dell'uomo e dei diritti fondamentali;

7. ritiene che l'Unione europea debba essere preparata a ricorrere maggiormente a pressioni - sanzioni comprese - nelle sue relazioni economiche e commerciali con la Cina;

8. chiede alla Commissione se le violazioni dei diritti dell'uomo in Cina avranno effetto sulla richiesta cinese di entrare a far parte dell'Organizzazione mondiale del commercio;

9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, ai governi degli Stati membri, nonch al governo della Repubblica popolare cinese.

RISOLUZIONE DEL BUNDESTAG

27 GIUGNO '96

Il Parlamento tedesco su iniziativa di numerosi parlamentari ha approvato una risoluzione sulla violazione dei diritti umani in Tibet che ha causato nei giorni passati numerose proteste da parte delle autoritß cinesi fino al punto di far dichiarare al Ministro degli esteri cinese che "quest'atto del Parlamento tedesco una sfacciata violazione del diritto internazionale e un brutale travisamento della politica internazionale cinese. I sentimenti del popolo cinese ne sono profondamente feriti (Agi)". La visita ufficiale in Cina del Ministro degli esteri tedesco Klaus Kinkel, prevista per il 7 luglio, stata rinviata dal Governo cinese senza fissare nessun nuovo termine.

NOI DIGIUNATORI

18 SETTEMBRE '96

Ecco la lettera che gli aderenti al digiuno dal 29 /9 al 2/10 inviano al Ministro degli Esteri del proprio paese.Al Sig. Ministro degli EsteriSignor Ministro ,ci permetta, con questa nostra lettera, di metterLa al corrente di una iniziativa nonviolenta e di dialogo che si sta svolgendo in numerosi Paesi del mondo per la libertß del Tibet occupato e per la democrazia in Cina. Il 29 settembre, noi, membri dei Gruppi di Sostegno al Tibet, del Partito Radicale, di organizzazioni che si occupano dei diritti umani, uomini e donne appartenenti a differenti partiti, movimenti, religioni, razze, culture, lingue, inizieremo un digiuno di tre giorni per aprire un dialogo politico con i nostri rispettivi Ministri degli esteri, affinch sia concepita, a partire da loro, una azione immediata per la libertß di due prigionieri politici tenuti ingiustamente sotto sequestro od in carcere dalle autoritß di Pechino. Il digiuno si concluderß il 2 ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, con delle manifestaz

ioni di fronte alle sedi dei ministeri per ricordare alla stampa e all'opinione pubblica dei nostri paesi la gravitß delle violazioni dei diritti umani in Cina ed nel Tibet occupato.

Noi digiunatori Le chiediamo di operare affinch il giovane bambino di 7 anni Ghedun Choekyi Nyima, XI.mo Panchen Lama riconosciuto da S.S. il Dalai Lama sia messo nelle condizioni di poter onorare l'alto compito religioso a cui stato chiamato dalla liturgia buddista tibetana. Il Panchen Lama la seconda autoritß religiosa del buddismo tibetano ed attualmente si trova sequestrato dalle autoritß cinesi, a Pechino, insieme alla sua famiglia ed a cinquanta religiosi del monastero di Tashi Lumpo in Tibet, sede storica del Panchen Lama.

Noi digiunatori Le chiediamo di operare affinch il pi· famoso dissidente democratico cinese, Wei Jingsheng, leader del movimento "Il Muro della Democrazia" e che versa attualmente in preoccupanti condizioni di salute, sia scarcerato. Arrestato il 29 marzo 1979 per "aver divulgato segreti di stato", Wei fu condannato a 15 anni di prigione per "crimini controrivoluzionari". Wei dal carcere non smise mai di denunciare apertamente le violazioni dei diritti umani in Cina ed in Tibet. Rilasciato nel 1993 stato di nuovo arrestato il 21 novembre 1995 e condannato ad una nuova pena di 15 anni. Le sue condizioni di salute sono, lo ripetiamo, preoccupanti.

In questo quadro Le facciamo due richieste specifiche:

Sig. Ministro, voglia chiedere al nostro ambasciatore a Pechino di poter incontrare Wei Jingsheng nel carcere di Tansghan, dove attualmente detenuto Wei Jingsheng, anche allo scopo di poterne constatare le condizioni di salute;

voglia inviare all'ambasciatore della Repubblica popolare di Cina nel nostro Paese, una nota in cui si viene chiesto al Governo di Pechino di ricondurre Gedhun Choekyi Nyama, il giovane Panchen Lama, nel suo monastero di Tashi Lumpo in Tibet.

In attesa di una Sua cortese risposta e confidando che Lei voglia ricevere una delegazione di digiunatori il prossimo 2 ottobre, Le porgiamo, Sig. Ministro, i nostri migliori auguri di buon lavoro.

DIGIUNO DI DIALOGO E LE NUOVE TAPPE

LETTERA DI OLIVIER DUPUIS

7 OTTOBRE '96

Care amiche e cari amici, la prima verifica in vista del Satyagraha 1998 per la libertß del Tibet ha avuto un esito che sinceramente non ci aspettavamo. Un grande successo, possiamo affermare, innanzitutto di partecipazione, ma anche di mobilitazione, di manifestazioni organizzate in decine di cittß. 1.438 persone in digiuno in 31 paesi, tra cui numerosi parlamentari, decine di rappresentanti del popolo tibetano e cinese in esilio, centinaia di membri dei Tibet Support Group, del PR e di decine di altre organizzazioni, centinaia di semplici cittadini e numerose personalitß, come WEI Shanshan, la sorella del dissidente cinese WEI Jingsheng, e Michael TO, Presidente della Federazione per una Cina Democratica (FDC) o come Chope Paljor TSERING e Navang RABGYAL, rappresentanti del Dalai Lama a Budapest e Mosca e Michael BACHMANN del Comitato dei 100 per il Tibet.

Un unico punto negativo: l'atteggiamento dei mass-media che imprigionati nei loro riflessi mortiferi e, non di rado, di sottomissione al potere stabilito, hanno ritenuto di non dover o poter "informare", n sugli obiettivi n tantomeno sulle "modalitß", su questa straordinaria mobilitazione nonviolenta. A maggiore ragione quindi ringraziamo quei giornalisti che hanno voluto e saputo darle risalto.

Questa iniziativa di dialogo con i ministri degli esteri "libertß per Wei, libertß per il Panchen Lama" non si conclude ovviamente con questi tre giorni di mobilitazione. Al contrario il digiuno ci appare, sempre di pi· e sempre meglio, come una formidabile "sintesi" della nostra battaglia nonviolenta per la libertß del Tibet e per la democrazia in Cina che deve essere subito rilanciata. Due sono le date che sin d'ora possiamo indicare come fondamentali momenti di verifica e di rilancio: il 10 dicembre prossimo, giornata mondiale dei diritti della persona ed il 9 e 10 marzo 1997, a Ginevra, New York, New Delhi ed a Mosca con l'obiettivo di essere in decine di migliaia in ognuna di queste cittß a manifestare in occasione del 37.mo anniversario dell'insurrezione di Lhasa del 1959.

In questa prospettiva, ci sembra importante non perdere un minuto e rafforzare percio' le iniziative che sono giß in cantiere. In particolare quelle per:

- la libertß del Panchen Lama, attraverso l'invio di cartoline postali al Presidente cinese Zemin (con uno sforzo speciale in direzione delle scuole al fine di coinvolgere decine di migliaia di studenti);

- il Premio Nobel per la Pace 1997 a Wei Jingsheng, attraverso la raccolta di centinaia candidature tra parlamentari e professori universitari delle facoltß di Diritto, Scienze Politiche, Filosofia e Storia;

- l'apertura dei negoziati sino-tibetani, attraverso la raccolta di adesioni di parlamentari sull'appello al Segretario Generale delle NU perch riceva il Dalai Lama ed il voto di mozioni in pi· parlamenti possibili.

Inoltre, tra pochi giorni, partirß la nuova campagna "una bandiera per il Tibet, per far si' che siano almeno 3.000 i sindaci nel mondo ad issare la bandiera tibetana sul pennone comunale il 9 e 10 marzo prossimo.

Molte cose ci attendono. Troppe? Saremo in grado di affrontare tutte queste scadenze e di sviluppare queste campagne? La formidabile risposta ai tre giorni di mobilitazione nonviolenta ben ci lascia credere di si'. A patto ovviamente che sia un segnale di un qualcosa che sta nascendo, che crescerß e che insieme e con nuove energie ancora dovremo far crescere. Intanto grazie a tutti coloro che hanno aderito all'iniziativa anche onorando, nel miglior modo possibile, l'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi.

Tashi delek

* La lista completa dei digiunatori disponibile su richiesta presso la sede PR di Bruxelles e inserita nel settore "Conferenza Partito Radicale" del sistema telematico multilingue Agorß (telnet: agora.stm.it).

* Il digiuno in numeri: - Persone in digiuno: 1.438; - In digiuno per 1 giorno: 877; - In digiuno per 2 giorni: 199; - In digiuno per 3 giorni: 362; - Cittß dove si svolto il digiuno: 337.

PREMIO SACHAROV A WEI

24 OTTOBRE '96

Su proposta del gruppo Alleanza Radicale e quello Liberale e Riformatore, il Parlamento Europeo ha assegnato il Premio Sacharov al dissidente WEI Jingsheng.

* Olivier DUPUIS, segretario del Partito Radicale transnazionale e deputato al Parlamento europeo ha rilasciato la seguente dichiarazione.

"L'attribuzione a WEI Jingsheng, simbolo della lotta per la democrazia in Cina e per il dialogo con i Tibetani, una grande vittoria per tutti coloro che nel mondo lottano in favore dell'instaurazione della democrazia in Cina e della libertß del Tibet. Il Premio Sakharov a WEI anche una grande vittoria per il Parlamento europeo, che dimostra cosø la sua capacitß di passare oltre le pressioni, ma soprattutto la sua capacitß di riconoscere l'importanza della lotta di WEI Jingsheng per un futuro fatto di democrazia per il miliardo e duecento milioni di Cinesi, per un futuro di libertß per i 6 milioni di Tibetani, per la pace dell'intera umanitß. E' ugualmente un grande giorno per il Partito Radicale transnazionale che ha lottato con gli amici della Federazione per la Democrazia in Cina per l'attribuzione del Premio Nobel per la Pace 1996 a WEI, e che ha giß ricominciato la lotta per l'attribuzione del Premio Nobel 1997 e per la sua liberazione."

* Ai microfoni di Radio Radicale (emittente radiofonica di informazione politica che trasmette su tutto il territorio italiano) WEI Shanshan, la sorella del dissidente cinese, ha rilasciato a Paolo PIETROSANTI una lunga intervista di cui riportiamo il seguente passo:

"Io sono stata contentissima quando ho sentito questa notizia. Voglio ringraziare qui il Parlamento europeo, tutte le persone del Parlamento europeo e tutte le persone del Partito Radicale che per molti anni hanno sostenuto la lotta di mio fratello. E il fatto che gli sia stato attribuito questo premio dimostra appunto che molte persone anche del Parlamento europeo sostengono la lotta per i diritti umani e per la democrazia. Io sono molto contenta per mio fratello e molto onorata. Ci stanno delle situazioni nuove in Cina, ma non sono cose che possono rallegrare. Recentemente so che tre dissidenti della provincia del Chan Chan sono stati arrestati, proprio perch sostenevano Wei Jingsheng. E uno di loro stato maltrattato al punto che si gettato da una finestra, tentando il suicidio e a tutt'ora ricoverato in ospedale. Inoltre si dice che sta per essere condannato a una pena piuttosto grave Wang Dang, un altro famoso dissidente. Ci sono stati molti arresti di dissidenti senza nessuna motivazione. Anche i

n Tibet la situazione si inasprita e anche persone sono scomparse."

IL DALAI LAMA AL PARLAMENTO EUROPEO

29 OTTOBRE '96

Il Dalai Lama il 23 e 24 ottobre tornato al Parlamento europeo dopo molti anni dalla sua precedente visita nel giugno 1988, dove ebbe modo di presentare di fronte agli eurodeputati un importante programma per l'apertura di trattative tra il popolo tibetano e il Governo cinese. In questa occasione Sua Santitß ha avuto modo di incontrare numerosi esponenti delle istituzioni europee tra cui Klaus HAENSCH, Presidente del parlamento europeo, Jacques SANTER, Presidente della Commissione europea ed Emma BONINO, commissario. Il Dalai Lama, nonostante le forti pressioni cinesi, ha tenuto anche un importante discorso in aula (che per motivi di spazio pubblicheremo integralmente nel prossimo numero di "Tibet-Cina Fax") ed stato ascoltato anche dalla Commissioni esteri, dalla Commissione sullo sviluppo e la cooperazione e dalla Sotto-commissione sui diritti dell'uomo nonch dai gruppi parlamentari PPE, PSE, Liberale, Radicale e Verde. Il programma stato organizzato dall'Intergruppo Tibet al PE di cui Presidente

James MOORHOUSE. A conclusione del programma al PE, Sua Santitß ha tenuto al Palazzo dei Congressi di Strasburgo una conferenza pubblica. Durante la visita a Strasburgo, il Dalai Lama si e' incontrato con Marco PANNELLA, leader del Partito Radicale transnazionale e con il Segretario Olivier DUPUIS. Il tema della discussione e' stato la preparazione del Satyagraha mondiale 1998 per la libertß del Tibet.

MANIFESTAZIONE A ROMA PER LA VISITA DI LI PENG

19 NOVEMBRE '96

Il Primo Ministro cinese LI Peng stato "ospite" dei lavori della Conferenza Mondiale della FAO ("Food and Agriculture Organization": organizzazione delle Nazioni Unite) svoltasi questo fine settimana nella capitale italiana. Successivamente il Premier cinese stato ricevuto dal Presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi SCALFARO. Il Partito Radicale insieme ad esponenti del Centro buddista tibetano di Roma "Samantabadhra" e di Pomaia (Pisa) ha organizzato il 16 novembre alcune manifestazioni di dialogo per invitare il Presidente Scalfaro a rammentare al Premier cinese le decine di migliaia di detenuti politici come il Premio Sacharov 96 Wei Jinghseng e Wang Dan o come Gedhun Cheokyi Nyima, XI.mo Panchen Lama. Di fronte al palazzo dove si stava svolgendo la Conferenza FAO sono state fatte sventolare le bandiere tibetane per rinnovare la denuncia contro l'occupazione del Tetto del Mondo. Alle manifestazioni hanno partecipato oltre che numerosi militanti del PR, Sun Li Ming della Federazione per la dem

ocrazia in Cina ed il Lama del Centro buddista di Pomaia. Le manifestazioni sono state riprese da numerosi organi di informazione italiani.

UN NUOVO APPUNTAMENTO

GINEVRA 9 E 10 MARZO '97

Si svolta a Bruxelles una riunione di rappresentanti di numerosi i Tibet Support Group europei, delle comunitß tibetane in Europa e del Partito Radicale Transnazionale e dell'Intergruppo Tibet al Parlamento Europeo. La riunione, convocata dal Comitato Europeo di Coordinamento 1996 alla presenza dei rappresentanti del Dalai Lama di Ginevra e Parigi, ha definito le tappe di lavoro, politico ed organizzativo, in vista dell'appuntamento europeo di Ginevra per i prossimi 9 e 10 marzo. A partire dalla Risoluzione della II. Conferenza Internazionale dei TSG di Bonn, si sviluppato un ampio ed importante dibattito con lo scopo di analizzare ed individuare la strategia politica di azione per la libertß in Tibet per il 1997, non solo nella prospettiva della Manifestazione di Ginevra del 9 e 10 marzo.

Per il momento l'appuntamento per tutti noi tra 110 giorni a Ginevra, il 9 e 10 marzo prossimi, per una grande "due giorni" per la libertß in Tibet.

WALK AROUND PER LA LIBERTA'

10 DICEMBRE '96

Il 10 dicembre e' stata la giornata internazionale dei diritti della persona. Non si voluto trasformarlo come consueto in un goffo e balordo rituale di vuote parole di condanna, subito dopo dimenticate. Deve essere ricordata la responsabilita' dei paesi "democratici", occidentali, ricchi, nei confronti delle violazioni dei diritti della persona. Non piu' parole o slogan, ma fatti, concreti e visibili da parte dei Governi democratici nella direzione anche di una ingerenza nei fatti interni dello stato che non rispetti e tuteli tali inviolabili diritti. E la richiesta di liberazione del Panchen Lama e di Wei Jingsheng e' un fatto concreto.

Per questo si sono tenuti Walk Around di 24 ore attorno ai Ministeri degli Esteri di numerose capitali.

* BRUXELLES: Pi· di 100 persone hanno partecipato a Bruxelles al Walk Around organizzato da "Les Amis du Tibet" e dal Partito Radicale. Nel tardo pomeriggio stato dato il via anche ad una fiaccolata alla presenza di un centinaio di persone. Alla conclusione stata consegnata la lettera indirizzata al Ministro degli Esteri belga. Tra i numerosi partecipanti Fran ois Roelant Du Vivier, deputato regionale FDF-PRL.L'iniziativa stata quasi totalmente ignorata dai media nazionali.

* NEW YORK: Numerose persone hanno partecipato alla fiaccolata conclusiva dell'iniziativa a New York. Alcuni oratori, tra cui il rappresentante di Sua Santitß a New York, Kusur Dawa Tsering, in rappresentanza delle varie organizzazioni aderenti all'iniziativa si sono alternati sul palco predisposto in Ralphe Bunche Park prima della marcia che li ha condotti a Times Square. Al presidio conclusivo ha partecipato tra gli altri il deputato democratico Benjamin A. Gilman.

* ROMA: Una sessantina di persone si sono alternate a Roma di fronte al palazzo della Farnesina, sede del Ministero degli Esteri italiano. A conclusione del WA una delegazione composta da tutti i senatori della Lega Nord, guidati dal capogruppo Speroni, e da Paolo Pietrosanti del PR stata ricevuta dal Ministro Plenipotenziario Sardo al quale sono state esposte le ragioni dell'iniziativa.

* MARSIGLIA: Un buon successo sia sotto l'aspetto delle partecipazioni che di quello dei passaggi sulla stampa il risultato del WA a Marsiglia organizzato dal CSPTC e da "Tibet Liberte Solidarite" attorno alla Prefettura. I manifestanti hanno esposto quattro striscioni di 8 metri di lunghezza e due immense fotografie di Wej e del Panchen Lama. Uno stand con depliant informativi, petizioni ed altro materiale stato tenuto aperto per tutte le 24 ore.

* MOSCA: A Mosca il WA stato interrotto alle 16.30 quando due guardie della Milizia hanno arrestato Vladimir Parfenov e Viktor Doludenko, entrambi militanti del PR. Solo dopo 4 ore i due radicali sono stati rilasciati.

* SOFIA: Il dissidente cubano Luis Ramon Miranda Valdes, il rifugiato liberiano Kortis Orsbound, e diversi scrittori, poeti, musicisti e artisti vari, esponenti del mondo culturale bulgaro hanno partecipato al WA nella capitale bulgara. Molto rilevante il passaggio sulla stampa e sulle Tv.

* FIRENZE: A Firenze pi· di 30 persone si sono alternate, giorno e notte, di fronte alla Prefettura del capoluogo toscano. Hanno partecipato anche alcuni militanti di Alleanza Nazionale. Nello stesso giorno sono state depositate mozioni sul Panchen Lama e Wei al Consiglio Provinciale (primo firmatario Pallanti) e al Consiglio Regionale della Toscana (primo firmatario Franci).

Altri Walk Around si sono tenuti a Parigi, Lione, Budapest, Torino, Bordeaux,

Vienna.

PIATTAFORMA PER LA MANIFESTAZIONE DEL 10 MARZO '97 A GINEVRA

21 GENNAIO '97

I cittadini d'Europa, del Tibet e di altri paesi del mondo, che partecipano a Ginevra alle manifestazioni del 9 e 10 marzo 1997 per la libertß del Tibet;- considerando che in Tibet si sta giocando una pagina essenziale per l'avvenire dell'umanitß, per la sopravvivenza di un popolo che lotta con le sole armi della nonviolenza;- considerando che un dovere dei cittadini del mondo intero di sostenere, in nome dei principi della responsabilitß universale e della nonviolenza, questa lotta che riguarda l'intera umanitß.

rivolgono un pressante appello:

- all'Assemblea Generale della Nazioni Unite; - al suo Segretario Generale

- al suo Consiglio di Sicurezza; - ai membri della Commissione ONU dei Diritti dell'Uomo

- ai Capi di Stato e di Governo di tutto il mondo ;- alle Assemblee parlamentari di tutto il mondo ; - ai rappresentanti della comunitß economica internazionale

affinch siano esperiti tutti gli sforzi politici e diplomatici possibili per aprire al pi· presto - sotto l'egida delle Nazioni Unite - un negoziato tra il governo della Repubblica Popolare di Cina e il governo tibetano in esilio per la pacifica risoluzione della questione tibetana, cosi come il Dalai Lama non ha mai cessato di proporre.

I manifestanti chiedono inoltre che:

1. venga da subito posto fine alle violazioni dei diritti della persona nel Tibet e vengano rilasciati tutti i prigionieri di opinione detenuti in Tibet con particolare riferimento a Ngawang Choephel e Ngawang Sangdrol;

2. la libertß di religione venga effettivamente garantita e, in particolare, che sia liberato Gedhun Choeky Nyima, il giovane Panchen Lama, e la sua famiglia;

3. vengano interrotti immediatamente i trasferimenti di popolazione cinese in Tibet e venga iniziato il processo di decolonizzazione restituendo ai Tibetani le terre e le proprietß espropriate durante i 40 anni di occupazione cinese.

4. la questione della decolonizzazione del Tibet venga urgentemente affrontata dal Comitato sulla Decolonizzazione dell'ONU;

5. siano liberati tutti i prigionieri di coscienza in Cina a cominciare da Wei Jingsheng, leader del Muro della Democrazia e Premio Sacharov 1996 del Parlamento europeo, e Wang Dan, uno degli ispiratori del Movimento studentesco cinese del 1989;

6. siano chiusi i campi di concentramento, i famigerati "laogai", dove sono attualmente tenuti in disumane condizioni di detenzione decine di migliaia di prigionieri politici;

7. siano prese misure immediate da parte dei Governi di tutto il mondo affinch non siano pi· importati i generi di consumo prodotti nei campi di lavoro cinesi;

8. venga dato seguito, da parte dell'Unione europea e dei governi degli Stati membri, alle risoluzioni adottate dal Parlamento europeo e dai Parlamenti tedesco, belga e lussemburghese.

I manifestanti:

- esprimono il loro sostegno al popolo tibetano, al movimento democratico cinese, a tutte le vittime dell'occupazione cinese in Tibet e del regime totalitario cinese;

- sostengono i coraggiosi e costanti sforzi del Dalai Lama per ripristinare pacificamente le libertß politiche, culturali e religiose del popolo tibetano;

- si appellano al popolo cinese ed al suo governo perch sia iniziato un processo di pace, fondato sul dialogo e sul negoziato, unica soluzione in grado di mettere termine alla tragedia in corso nel Tibet.

- si appellano alle responsabilitß dei Governi democratici affinch , con tutti gli strumenti a loro disposizione, tutelino i diritti fondamentali della persona, politici, civili, religiosi e sindacali in Tibet, nel Turchestan Orientale, nella Mongolia interna ed in tutta la Cina;

- chiedono alle forze economiche del mondo di esercitare le loro responsabilitß e capacitß di indirizzo politico, affinch gli investimenti e tutte le transazioni economiche siano subordinati al rispetto dei diritti dell'uomo e dei diritti dei popoli;

- sottolineano con forza la loro comune volontß di perseguire al di lß della presente manifestazione, la mobilitazione in favore della libertß del Tibet e dei principi di responsabilitß universale e della nonviolenza.

RAGGIUNTO L'OBIETTIVO

CONSEGNATE LE ADESIONI PER WEI NOBEL PER LA PACE

31 GENNAIO '97

Sono state consegnate oggi al Comitato Nobel per la Pace di Oslo, dal Segretario del PR Olivier Dupuis, le 1.084 adesioni di parlamentari, professori universitari, premi Nobel per la Pace e membri di Governo, a sostegno della candidatura del dissidente cinese Wei Jinghseng, che sconta in preoccupanti condizioni di salute una pena di 15 anni di detenzione nel campo di concentramento di Tangshan.La campagna ha raccolto le adesioni di centinaia di deputati di tutto il mondo, dal parlamento di Taiwan all'intero parlamento tibetano in esilio, da tutti i gruppi rappresentati al Parlamento europeo ai numerosi parlamenti dell'Europa centro-orientale fino al Congresso americano. Hanno aderito alla campagna anche decine di professori universitari delle pi· prestigiose cattedre del mondo ed i Premi Nobel per la Pace Desmond TUTU, Mairead MAGUIRE CORRIGAN e Adolfo PEREZ ESQUIVEL.

La grande stagione di lotta nonviolenta per la democrazia in Cina non si fermerß con l'atto formale della consegna delle firme al Comitato Nobel. Giß in numerosi consigli comunali di cittß europee si stanno attivando le procedure per mettere in votazione mozioni di sostegno alla candidatura di Wei ed il 9 e 10 marzo il PR insieme ai Tibet Support Group di tutta Europa ed alle comunitß tibetane europee organizzeranno delle grandi manifestazioni a Ginevra, di fronte al palazzo delle Nazioni Unite, per la libertß del Tibet occupato e per il rispetto dei diritti politici e civili in tutto il territorio governato dai mandarini rossi della Republica Popolare Cinese.

Olivier Dupuis, segretario del PR e deputato al Parlamento europeo, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Con il deposito delle adesioni da tutto il mondo a sostegno della candidatura di Wei Jingsheng al Nobel per la Pace si conclude una fase di un'iniziativa, certamente non la campagna che ci vede impegnati insieme a Human Rights in China, alla Federazione per la Democrazia in Cina e a tanti cittadini perch la democrazia possa finalmente giungere in Cina, perch il miliardo e duecento milioni di cinesi possano anche loro esercitare i fondamentali diritti umani e civili, a cominciare dalla libertß di opinione e di espressione.

Wei Jingsheng ovviamente un "personagio", una personalitß ed una persona che ha saputo dimostrare, nelle peggiori condizioni possibili, la forza delle sue convinzioni e la forza delle sue speranze in un futuro democratico per il suo grande paese, cosi ricco di storia e tradizioni.

Ma Wei Jingsheng anche un simbolo, il simbolo della resistenza, della lotta per la libertß e la democrazia. Un simbolo per le centinaia di milioni di cinesi. Un simbolo per i milioni di turchestani, di mongoli, di tibetani che resistono all'implacabile colonizzazione e alla feroce oppressione dei Mandarini rossi di Pechino. Un simbolo, infine, per tutti quelli che, ovunque nel mondo, lottano, giorno per giorno, per lo pi· nell'indifferenza dei mass media e spesso dei loro concittadini, per un futuro di democrazia, di diritto e di libertß per TUTTI i cittadini del mondo. Non dubitiamo che i membri del prestigioso Comitato Nobel sapranno riconoscerlo."

FREEDOM FOR NGAWANG CHOEPHEL

5 FEBBRAIO '97

Ngawang CHOEPHEL, musicologo tibetano, rientrato in Tibet per girare un documentario sulle musiche e danze tradizionali del suo popolo, stato condannato dalle autoritß cinesi a 18 anni di carcere per attivitß spionistiche a favore degli USA. La "The International Campaign for Tibet" ha iniziato a lavorare subito ad una risoluzione di condanna della Cina alla prossima riunione della Commissione ONU sui Diritti Umani. Nel frattempo stata depositata durante la prima sessione del Senato americano una risoluzione sul caso del musicista tibetano. Il documento chiede tra l'altro, che "il Governo degli Stati Uniti debba prontamente reagire per sponsorizzare e promuovere una risoluzione presso la Commissione UN sui Diritti Umani riguardante Cina e Tibet indirizzata specificamente alla situazione dei prigionieri politici e alla richiesta di negoziati con il Dalai Lama".

Postfazione

LA CAUSA TIBETANA NON E' LA CAUSA DEL PR.

L'URGENZA DI UN "MANIFESTO" E DI UNO "STATO DEL PARTITO"

(Mi scuso per potere qui e altrove proporre soltanto la versione in Italiano di queste non poche righe. Attendo almeno la versione in Inglese entro breve.)

Vi sono, nel mondo, popolazioni pi· vessate e massacrate di quella tibetana; e che hanno meno voce, meno attenzione sollevano e catalizzano. il nostro partito ha invece e da anni individuato la questione tibetana come centrale.

Occorre che se ne recuperino le ragioni, e che queste entrino nella nostra consapevolezza anche collettiva.

Non vi altra ragione per battersi in favore del Tibet e della sua gente se non quella di affermare con il Tibet la necessitß di un nuovo ordine istituzionale sul pianeta, fondato sul Diritto, e su una nuova, del tutto nuova articolazione istituzionale. Nuova per natura, per capacitß vincolante, per poteri che vi agiscono.

La tragedia tibetana una rappresentazione tragicamente fedele della assenza di punti di equilibrio sul pianeta, della perdita di punti di equilibrio su un pianeta che ne ha conosciuti di tragici, ma funzionanti per decenni.

Non possibile, quindi, intervenire sulla questione tibetana senza la esplicita e politica consapevolezza della sua funzionalitß e utilitß rispetto al problema complessivo della organizzazione istituzionale del mondo intero, dei rapporti cosiddetti internazionali. Per quanto riguarda noi, noi PR.

Il Partito Radicale non pu avere posto a se stesso la prioritß della battaglia per la libertß del Tibet quale iniziativa per la indipendenza di un popolo; se ci fosse, il Partito Radicale non sarebbe la organizzazione pi· adeguata e utile in funzione di un tale obiettivo; e sarebbe assai meglio, probabilmente, dare vita o favorire la nascita di un soggetto ad hoc, che recherebbe il vantaggio indubbio di potere catalizzare e riunire energie e risorse diverse e nuove, comprese quelle che esplicitano ritrosie riguardo al nostro essere Partito e radicale.

Perch il Partito Radicale e non una associazione mondiale per la salvezza del Tibet e del suo ecosistema a battersi per la libertß dei Tibetani? perch non un "Peoplepeace"?

Se il Partito Radicale operasse in supporto di una causa di indipendenza nazionale non avrebbe legittimazione alcuna; se non quella di impegno caritativo fine a poco pi· che a se stesso.

E' questione di legittimazione ad agire: se per la liberazione del Tibet, foss'anche in funzione di un processo di democratizzazione in Cina, nessuna legittimazione potrebbe rivendicare il Partito Radicale, che non conta tra i propri iscritti se non pochissime unitß di Tibetani - e se possibile ancor meno numerosi Cinesi.

La legittimazione sorge o deve sorgere da altro. Dalla strumentalitß esplicita che il Partito Radicale attribuisce alla causa tibetana. Strumentalitß rispetto ad altro, ad un altro da concepire, o almeno da rendere compiuto e politico. Senza il quale caduca permarrß la legittimazione stessa del PR rispetto al suo agire in posizione centrale nella causa e nella questione tibetana.

In termini tattici non pu sfuggire che se da parte radicale si insiste in una immagine e in una pratica di complementarietß rispetto alle legittime istituzioni tibetane in esilio, questo approccio si scontrerß e cozzerß presto o tardi nel difetto - evidente e naturale - di legittimazione di un soggetto quale il nostro rispetto alla rivendicazione di indipendenza e autonomia di un popolo.

Noi transpartito transnazionale - come insistiamo o non insistiamo a definirci - saremmo legittimati ad agire sul Tibet soltanto nell'ambito della esplicita e praticata consapevolezza della strumentalitß della causa tibetana rispetto alla potenzialitß di un nuovo assetto istituzionale del pianeta.

Altrimenti il difetto di legittimazione presto farß pagare a noi prezzi troppo elevati e financo - vista la situazione nostra di oggi - definitivi.

Sembra che invece noi si stia lottando proprio per una legittimazione nostra, nell'occuparci della questione tibetana. E non ha senso. La nostra legittimazione non pu giungere come conseguenza di cautele, o come contropartita. Ancor meno pu giungere da una pratica politica che prescinda da quel che siamo e dalle ragioni concrete e vere per le quali abbiamo individuato nella contraddizione tibetana una crepa in cui inserire una leva. Deve invece questa legittimazione sorgere dalla limpida chiarezza delle diversitß e dei diversi interessi in gioco, compreso il nostro.

Nella contingenza di questi mesi ci rendiamo conto di come a noi talvolta o spesso non giungano informazioni di importanza cruciale per la valutazione della situazione e del suo evolversi. Ed questo non il prodotto di politiche o comportamenti politicanti da parte altrui, quanto piuttosto della non chiarezza sul ruolo nostro e sugli interessi nostri.

Il Partito deve agire da soggetto politico che prefigura, nel suo stesso essere e nel modo in cui si organizza, l'ambito istituzionale in cui intende agire, e che intende creare.

La alleanza operativa con le istituzioni governative in esilio del Tibet, e quella conseguente con i gruppi di vario genere e natura che operano come possono e vogliono in favore di quel popolo non pu ispirarsi a logiche di "intergruppo", che sovente o sempre tendono per propria natura a smussare le diversitß in senso tattico, piuttosto che valorizzare le diversitß anche profonde con nette utilitß strategiche.

Patiamo spesso la tendenza a privilegiare la prudenza rispetto alla saggezza. Ma molto spesso ci che ci appare prudente non saggio.

E' il momento, per noi radicali, di dire e praticare, affermare e testimoniare la realtß per cui la causa della indipendenza tibetana non la nostra causa. Non la causa tibetana pi· urgente e tragica di altre. Di conseguenza, non pu esistere alleanza strategica con il Governo Tibetano in esilio, o con i tanti gruppi filo-tibetani. Deve esservi e deve rafforzarsi la esistente opera comune. Nella nettezza della e delle diversitß. In primo luogo perch a noi radicali i Tibetani e la loro storia, il loro oggi e il loro credo servono. Servono a noi, servono a quel che dobbiamo fare.

Quel che dobbiamo fare ci che ci manca. Ci manca in termini di riflessione e dibattito.

Non diversamente le cose stanno se si guarda alla nostra politica, o alla politica che alcuni iscritti al Partito conducono, in tema di pena di morte, o su altri terreni.

Va detto che manca - magari per la insipienza di chi scrive... - la consapevolezza del motivo e della ragione per cui siamo contrari alla sanzione capitale. forse non lo abbiamo mai detto; o almeno non lo diciamo da anni.

Perch no alla pena di morte? E allo stesso modo, perch la libertß del Tibet? Le prudenze recano ad automatismi e ad enfatizzare ragioni umanitarie, o quasi-umanitarie come connotati immediati del messaggio, nella presunzione che queste siano pi· direttamente comprensibili e assimilabili quali componenti di un messaggio politico. La saggezza lo sconsiglierebbe.

Se vero, come empiricamente vero - empiricamente, e non perch lo abbia detto il Mahatma o King o Pannella - che i mezzi sono in veritß fini, che i mezzi prefigurano e non soltanto interpretano i fini, e li condizionano, sembra indubbio che almeno in termini di soggettivitß politica l'avere demandato la iniziativa in gran parte ad un soggetto specificamente impegnato per l'abolizione nel mondo della pena di morte potrß portare a null'altro che alla abolizione della pena di morte attraverso la statuizione di una istituzione che tra l'altro non ha legittimazione alcuna ad esprimere decisioni legislative vincolanti, cogenti. Il mezzo, lo strumento politico non pu che produrre quel fine, prefigurarlo e quindi produrlo.

Sembra difficile sfuggire ad una considerazione, che ragionevole molto prima e pi· che conseguenza di un punto di vista teorico gandhiano: cruciale nella cultura politica di cui siamo interpreti il punto del diritto, e il punto - che si interseca con questo - della strumentalitß della organizzazione della politica rispetto agli obiettivi che ci si pone. un soggetto che afferma la propria strumentalitß (per le ragioni note di efficacia, e pure di laicitß liberale...) sembra difficile possa dare vita ad altri soggetti politici diversi da s senza negare la necessitß della sua propria esistenza.

Si consenta una considerazione, anche se con questa chi scrive rischia di essere male interpretato in una apparente durezza e sprezzanza che per lontanissima dalla sua volontß. Si tratta di un parallelo lontano, che nella consapevolezza del rischio di essere male interpretato e questo rischio sottolineando per forse utile esporre.

Chi scrive un portatore di handicap, e ha appreso con poca sorpresa, ma con un certo comprensibile dolore, che il vero ostacolo a che in Italia un portatore di handicap possa girare con relativa libertß nella congerie di entitß ed associazioni alleate che organizzano e gestiscono a suon di quattrini l'assistenza e l'accompagnamento di gente come noi. E la peggiore jattura per quelle entitß e quelle associazioni sarebbe la trasformazione degli ambienti urbani in senso accessibile - per noi e quindi per tutti. Un handicappato un tesoro per chi vi mette le mani sopra; se quell'handicappato libero di muoversi e di girare, di pagare le tasse. Ogni entitß che si occupa di portatori di handicap ha l'obiettivo interesse, che quasi automatico e magari nemmeno troppo colpevole, a che la condizione di difficoltß dell'handicappato permanga il pi· a lungo possibile.

Il parallelo poco calzante, forse, e certo non riguarda i compagni. Ma di certo utile riflettere in proposito.

Diversissimamente da quanto appena detto, ma non troppo diversamente da quanto detto pi· sopra pu guardarsi alla decisione assunta dal recente Congresso europeo del Cora, che ha scelto la prospettiva della federazione al PR, abbandonando quella sua di associazione interna al PR.

Beninteso, non pu intravvedersi in questo nulla di male, nulla di criticabile, al di fuori delle considerazioni esposte. Ed anzi commendevole che compagni la cui sensibilitß li porta a concentrare energie su temi e campagne specifiche decidano di organizzarsi e di dare vita a soggetti funzionali al perseguimento degli obiettivi che scuotono le loro intelligenze.

E non c' dubbio, pure, che nessuno e nulla pu o deve impedire ad alcun compagno di decidere come organizzarsi. Il problema piuttosto in alcune inadeguatezze, che non in volontß di impegno di compagni.

Ma certo questa realtß mette in causa la natura del Partito, e la sua politica.

Non su questo necessario altro che una piena consapevolezza dello strumento partito. Null'altro. E a questa consapevolezza necessario giungere. La diligenza del buon padre di famiglia consiglierebbe e consiglia sempre di fare i conti con le risorse esistenti e possibili, tenendo presenti gli obiettivi che ci si pone. E se gli obiettivi sono molteplici, occorre al soggetto politico una forma adeguata. Con ogni probabilitß il permanere di questa situazione renderebbe necessaria una responsabilitß politica divisa per settori, e congiunta nemmeno collegialmente, ma in sola sede di coordinamento. Probabilmente la direzione monocratica o diarchica quale oggi quella che regge formalmente il Partito non ha pi· ragione di esistere, stando cosø le cose.

Certo, se su questo opportuno soffermarsi ancora, la impostazione attuale pu consentire alcuni vantaggi, segnatamente ad alcune individualitß delle nostre. Che non vi ragione di discutere, se non in sede di opportunitß e utilitß per le ragioni per cui il Partito esiste.

Che il Partito debba esistere non sta scritto da nessuna parte, insomma. Difettandone le ragioni, nulla di pi· opportuno che convertire il tutto, per chi lo vorrß o ne intravvedrß l'utilitß.

Pur con la differenza quanto meno formale per cui la iniziativa sul Tibet condotta dal Partito Radicale in prima persona, il rischio che si corre non diversissimo, ed espresso sopra. In questo caso il rischio costituito dall'essere palesemente svincolata la attualitß tattica delle iniziative dalla consapevolezza - almeno - strategica di chi vi partecipa.

E' necessario che il Satyagraha sia una invasione nonviolenta e non pacifica del Tibet.

Questa parola composta da anni nel nostro lessico familiare. Familiare e spesso troppo privato.

Dobbiamo proporlo al di fuori del mondo tibetano e di quello connesso.

Ma in primo luogo occorre raggiungere una intelligenza, una capacitß di intelligenza collettiva rispetto a quel che intendiamo fare. Affinch quella parola astrusa e tratta da idiomi remoti possa non essere o ridursi a totem E alibi.

Se Satyagraha non soltanto un logo, occorre concepirlo noi. E condividerlo. Ma saggio condividere quanto si domina, mentre al massimo prudente attendere tatticamente una condivisione che patirebbe necessariamente una perdita di ricchezza nella potenzialitß di elaborazione anche teorica.

Cosa deve essere il Satyagraha?

La domanda insensata se non ci si pone lo scopo e l'obiettivo.

Se vi una cosa relativamente indubbia nella teoria della nonviolenza politica e nella sua storia, questa che i connotati della politica e della azione nonviolenta si evincono e misurano dai fini, piuttosto che dai mezzi che si dispiegano - ed difficile smentirlo.

Dunque, occorrerß pure determinare gli obiettivi che ci poniamo; che ci poniamo noi. Per poi coniugare con chiunque il dispiegamento di mezzi adatti e adeguati.

L'obiettivo deve essere l'imposizione non alla comunitß degli stati, ma alle nuove Nazioni Unite della questione tibetana, anche attraverso l'emergere di una nuova classe dirigente in Cina. Detta cosø rozzissima. E rimane certamente rozza pure se la si dice in altro modo.

Ma non c' dubbio che se vi un problema di conquista di legittimazione da parte tibetana quale soggetto di diritto internazionale, vi assolutamente parallela la necessitß di conseguire anche attraverso quella legittimazione, la legittimazione delle Nazioni Unite quale luogo sempre pi· esclusivo delle vertenze internazionali. Cio la necessitß della affermazione del diritto quale punto di equilibrio progressivo nei rapporti tra le persone e i gruppi sociali, etnici, nazionali.

Se non siamo fermi su questo molto probabile che quella del Tibet si rivelerß peggiore - per le sue conseguenze - della esperienza dell'Europa centrale e orientale. Che stata esperienza sø di speranze sgonfiatesi come neve al sole, ma soprattutto di occasioni perse per l'occidente ricco e retto da regimi di democrazia politica.

Dipende insomma dagli obiettivi che ci poniamo il conformare in un modo o in un altro il soggetto politico; che non c' dubbio sarß fedele rappresentazione degli obiettivi.

E' in questo senso che cruciale la soggettivitß dello strumento Partito Radicale - purch il Partito sappia mutare e radicalmente la sua natura di oggi, e non soltanto i suoi connotati.

Liberare il Tibet, o affermare la necessitß di istituzioni politiche sovraordinate alla contingente e anacronistica forma degli stati?

La domanda questa.

Nel percorso possono aversi tutti gli alleati immaginabili.

Ma il timone su questo punto per noi ineludibile. Non per ragioni esclusivamente ideali; ma per le evidenti e progressivamente pi· accentuate inadeguatezze nostre.

Non sembra dubbio che le cose sul pianeta vadano pi· rapide di quanto non vada la nostra politica.

Queste righe sono lontane anni luce financo dalla pretesa illusoria di "summare" alcunch . Va detto per chiarezza, prima che per umiltß.

E dunque, oggi occorre scrivere, oggi, il grande manifesto della necessitß del diritto e di istituzioni internazionali nel mondo.

Il grande Manifesto programmatico dell'assetto istituzionale del Pianeta, in relazione alle necessitß e alle urgenze del mondo di oggi. Quella del Tibet rappresentativa di molte di queste, o di alcune di quelle pi· suggestive, oltre che pi· drammatiche.

Ma occorre concepire il Manifesto del Diritto planetario, e del nuovo punto di equilibrio di cui il mondo abbisogna.

Concependo una progressione di azioni e interventi, da illustrare, e sui quali catalizzare il consenso.

Che sarß il Manifesto della invasione nonviolenta e non pacifica del Tibet.

Dobbiamo aprire il processo di preparazione politica e anche di azione sul campo di questo.

Il Satyagraha non pu essere che questo: la preficurazione civile delle capacitß di intervento della comunitß delle persone rispetto alle emergenze e alle questioni globali. Nella richiesta e nella volontß di dare vita a istituzioni globali.

Molto sarebbe necessario aggiungere sullo specifico di questo, che qui appena viene evocato. Meglio predisporre, anche con il dir questo, sedi e continuitß di dibattito e riflessioni, aprendo per ci stesso una fase nuova.

Non questione di nonviolenza, gandhismo o altro del genere: solo e semplicemente saggio scegliere di operare, per un gruppo organizzato come il nostro, su terreni sui quali non si sia destinati ad essere battuti. E magari su terreni nuovi.

Occorre andare lß; e portarci un milione di persone. Anche i rapporti e gli equilibri interni alla dirigenza tibetana - peraltro a noi non ancora noti a sufficienza, e proprio per questo - e alcune riflessioni che giungono da lø lo consigliano; tra l'altro, tra il molto altro.

Che alcune e fondamentalissime urgenze possano e debbano portarci a responsabilmente prorogare e procrastinare alcune iniziative, e la attivitß stessa di alcuni soggetti dei "nostri", certo fuor di dubbio, utile, necessario. Ben altro omettere di governare, con l'oggi, il possibile o eventuale dopo. E allo stesso modo non vi dubbio sul fatto che il dibattito e la riflessione sulla forma del partito, e sulla forma della cosiddetta area non procrastinabile. Per nessuna altra ragione che quella della sua utilitß, della utilitß dell'attrezzarsi anche teoricamente oggi; recuperando e colmando ritardi ormai quasi non pi· recuperabili.

Soprattutto per quanto riguarda il soggetto Partito Radicale in senso stretto; i cui connotati non potranno prescindere dal pi· ampio e ampiamente pubblico dei dibattiti.

Nell'operare, prefigurando intanto e subito anche le forme dell'operare.

In questo senso la prospettiva del Satyagraha quale iniziativa direttamente funzionale a percorrere strade pi· ampie e chiare, non solo necessaria, ma indispensabile.

Possiamo e dobbiamo praticare questa possibilitß, che comporta una scelta. Anche sulla allocazione delle risorse. A partire dal patrimonio del Partito, dalla sede, da quel che ha. Occorre intanto e almeno un computo di quel che c' , di quel che potrebbe per esempio vendersi.

Non sembra dubbio che oggi, qui e ora, sia necessario compilare quel che da tempo e da parte di tanti e quanto prestigiosi compagni si invoca, quel nuovo "Stato del Partito" che riprenda la felicissima decisione che i responsabili del Partito oltre otto anni fa assunsero, di rendere pubblico quanto disponibile, quanto non lo , quanto dei beni del Partito e della famiglia radicale pu essere investito e speso e come.

Con il Manifesto, per il quale occorre che subito si costituisca un gruppo di redazione e studio, con il compito primario di allargarsi a nuove e altre e alte risorse intellettuali e culturali, occorre subito che si rediga lo Stato del Partito di oggi, la fotografia di quello che ed ha - essere e avere la cui identitß e coincidenza hanno sempre e quasi esclusivamente assicurato la credibilitß laica del soggetto che formiamo.

Occorre almeno rompere la continuitß abitudinaria dei nostri compiti, e concepire questa possibilitß, in funzione di quel che dobbiamo essere capaci, dotandoci di competenze e intelligenze forse soprattutto esterne, di concepire la risposta e la proposta.

Paolo Pietrosanti

ARRIVEDERCI A GINEVRA!Domenica 9 marzo- Ore 11.00: raduno dei dei manifestanti di fronte alla Missione cinese di Ginevra- Ore 11.35: lettura e consegna del Memorandum alla Missione cinese alle Nazioni Unite

INIZIO DELLA MARCIA DALLA MISSIONE CINESE ALLE NAZIONI UNITE

Percorso richiesto: missione cinese, Universitß di Ginevra (Bastions), Planpalais, Quai du Mt. Blanc, Avenue du France, Palais des Nations.

- Ore 13.10: brevi interventi a Bastions

- Ore 15.00: arrivo previsto al Palais des Nations

- Ore 15.30: interventi

- Ore 17.30: conclusione del programma

- Ore 18.00: partenza per Quai du Mt. Blanc

FIACCOLATA DI VIGILIA DAL FARO (BAINS DE PAQUIS) ALLA FONTANA (JET D'EAU). DA QUAI DU MT. BLANC A QUAI GUSTAVE ADOR.

- Ore 21.00: conclusione della fiaccolata

Lunedi 10 marzo

- Ore 10.00: raduno dei partecipanti al Palais des Nations

- Ore 11.00: inizio del programma degli interventi

- Ore 12.30: conclusione del programma

- Ore 12.30: consegna del Memorandum al Presidente della Commissione NU sui diritti dell'uomo.

- Ore 13.00: consegna della petizione dei bambini all'Alto Commissario NU per i diritti umani per la liberazione del giovane Panchen Lama.

 
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