come al solito non ho capito moltissimo degli ultimi 15-20 interventi, non per mancanza di chiarezza da parte vostra, ne' per la imbecillita' mia (assestata sui suoi valori standard), ma perche' e' il momento a rendere difficile il dialogo.Le parole di Marco Perduca, di Dario Russo, un po' meno quelle di Vincenzo, hanno il sapore dell'incompiutezza, come se l'amarezza togliesse la facolta' di "chiudere" i ragionamenti.
Vorrei sapere da Marco, cosa intenda al 100% con i suoi riferimenti al vacillare, al far festa, al, e questo lo metto io, non voler piu' agire col partito radicale.
Vorrei sapere da Dario, cosa intenda quando ci parla della sua sfasatura tra il trovarsi a quattrocchi e il parlare alla radio, raccontando del tavolo.
Vorrei sapere da Matteo Mecacci se, secondo lui, al centro dei pensieri di Vincenzo Donvito, ci siano le azioni del Matteo medesimo, o il suo modo d'essere, la persona.
Mi fermo qua con l'appello, ma e' chiaro che chiunque, Roberto Rogai come Donatella Poretti, lascia trapelare nelle non-azioni o nelle non-parole, un modo di reagire alle botte dell'ultimo anno.
La mia voglia di capire e' alimentata, oltre che da una innata lentezza, dal non aver mai pensato,neanche per un istante, di proiettare la mia vita in questo movimento, fino ad apparire agli occhi di decine di persone ( che non dicono, ma che, appunto, non-dicono) una specie di bestia da soma per i tavoli voluti dal Donvito.