vi posto alcuni interventi interessanti sul matrimonio religioso di Paolo Pietrosanti. Siccome tutti gli vogliamo bene, e abbiamo avuto modo di apprezzarlo ancor di piu' nel recente viaggio che io e Paolino abbiamo fatto in Toscana per presentare il dossier Tibet, credo sia opportuno che tutti noi si conosca anche questi aspetti.
Io gli rispondero' solo che confermo la mia opinione e il mio rifiuto di esserci in quelle condizioni. Chi ha orecchie per intendere, le usi.
787, 29-Mar-97, 12:04, I-----, 1760, S.Manzi, IT, Roma
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MATRIMONIO RELIGIOSO PER IL RADICALE PIETROSANTI
Roma, 29 marzo 1996
Paolo Pietrosanti, dirigente del Partito radicale transnazionale, e Ursula Kirchmayer, si sono sposati oggi, sabato 29 marzo, a Roma in Campidoglio nella mattinata; seguirà nel pomeriggio la cerimonia religiosa nella chiesa luterana Christuskirche (Via Toscana 7).
La cerimonia estremamente commovente ha visto l'assessore Piva (PPI) esprimere i suoi più fervidi auguri per l'attività politica di Pietrosanti. Il buon gusto cattolico dell'assessore ha fatto sì che omettesse accenni al precedente matrimonio del Pietrosanti stesso.
Ma la giornata non finisce qui. Il radicale Pietrosanti non contento della cerimonia laica (commentata baritonalmente dall'ex Segretario Stanzani: "è ovvio che vince la Chiesa se i matrimoni laici sono così .. mavaffanculo!") ha deciso di replicare in .. chiesa! L'integrità morale, civile e politica del Pietrosanti è però salva trattandosi di una cerimonia luterana, durante la quale sono previsti canti di tutti gli invitati.
Il Presidente dell'ArcigayLazio, Gianni Betto, ha così dichiarato: "Il dolore per il matrimonio del mio Paolino è secondo solo all'esonero di Zeman. Mi rendo conto però che questa mossa rientra nella nostra strategia di conquistare una parvenza di Normalità".
Il sempre verde leader radicale, Marco Pannella, pur non potendo partecipare al rinfresco ha rilasciato la seguente benedizione: "Male non fare, paura non avere; fai quel che devi, accada quel che può. Parola d'Onore!".
Unica nota amara della giornata l'assenza dei compagni transnazionali dello sposo, oramai definitivamente confinati oltre Chiasso piuttosto che a Zagabria piuttosto che a Budapest e quant'altro.
(Seguirà la cronaca della seconda cerimonia)
788, 29-Mar-97, 12:31, I-----, 153, V.Donvito, IT, Firenze
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matrimonio di Paolino
con tutta l'amicizia che mi lega a Paolo, anche se calorosmante invitato non mi sono fatto vedere proprio per questa religiosita'.
792, 29-Mar-97, 17:26, I-----, 1740, S.Manzi, IT, Roma
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MATRIMONIO PIETROSANTI: SECONDA PARTE
Roma, 29 marzo 1997 (data corretta)
Come tutte le cerimonie che si rispettino la sposa ha fatto tardi....
Alla presenza del Leader il rito comincia alle 14,30 con il primo canto, al termine del quale sparisce (solo dopo un sommesso commento "uguali ai cattolici 'sti protestanti").
Il rito viene celebrato da un giovane e simpatico prete che, tra un coro e l'altro, traduce in sussutage la cerimonia per agevolare i sette invitati tedeschi. L'origine germanica del prete si fa sentire quando chiede agli sposi di scambiarsi gli 'agnelli', quando ricorda che l'unione del matrimonio ' la s_la che dura in eterno', e in varie altre occasioni. Quando formula la domanda di rito lo sposo risponde "Sø, lo prometto" alcuni invitati capiscono "Sø, probabilmente" (forse Bandinelli).
Dopo un'altra decina di canti (a cappella, con violino, con piano, con organo) il prete congeda gli ospiti, giß pronti a rispettare il tradizionale bagno di riso - appena comprato -, invitandoli a non lanciare riso agli sposi.
Segue un simpatico rinfreddo nel giardino della chiesa; la tramontana tale che i vassoi vengono immediatamente puliti (forse dal vento, forse da qualche digiunatore).
Il tradizionale lancio del bouquet viene sostituito da un innovativo lancio del cappello della sposa, peraltro involontario a causa del vento, che colpisce prima un rustico e poi Cavalieri (il quale comincia a guardarsi intorno per scegliere la futura sposa, e subito individua Mihai).
Non passa inosservata la presenza di Spadaccia e l'assenza di Stanzani, convinto - dal momento che nessuno lo informa - che il matrimonio si celebri alle 17,00... forse in un'altra chiesa.
Mai cerimonia stata cosø rapida.
797, 1-Apr-97, 12:55, I-----, 166, A.Bandinelli, IT, Roma
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Beh, a proposito di matrimoni in confe, non mi è affatto piaciuto lo spirito dei due volantini fatti circolare per il matrimonio di Paolino. Proprio per nulla.
Sorry
808, 8-Apr-97, 11:03, I-----, 6591, S.Manzi, IT, Roma
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3738, 8-Apr-97, 10:24, I-----, 6495, P.Pietrosanti, IT, Roma
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In ritardo a Vincenzo Donvito
Mi interessa dire alcune parole su un piccolo intervento di Vincenzo Donvito in Conferenza Direzione, cui non ho peraltro accesso.
Vincenzo, nel motivare le ragioni per cui non è intervenuto al mio matrimonio, si riferisce a elementi tratti da un divertentissimo - questo come il secondo - pseudo-comunicato stampa ironico preparato da carissime compagne buontempone e facete. Comunicati che io, come Ursula, ho gradito e goduto moltissimo.
Questo va detto in primo luogo: la fonte di Vincenzo e che reca Vincenzo a dire che vi era nell'evento "troppa religiosità" è un testo comico concepito e assai ben fatto in funzione di ridere e sorridere.
A volere proprio dirla tutta, può pure rammentarsi che chi ha officiato il rito civile - mi sono sposato sia al Comune che in chiesa - è stato il cattolicissimo Amedeo Piva, assessore ai servizi sociali del Comune di Roma. Piva doveva sposare qualcuno dopo di noi, e io non avevo chiesto a nessuno in particolare di sposarci. Piva mi vede e mi chiede di potere lui sposarci. Non solo non ho avuto nulla in contrario, ma ne sono stato contento. Anche se talvolta su posizioni diverse nel merito di alcune questioni, ho sempre avuto rapporti cordiali e cortesi con lui.
I malevoli possono comunque concentrarsi pure sul fatto che un cattolico, e un assessore della giunta capitolina, abbia sposato Ursula e me.
Nel primo pomeriggio ci si è sposati in chiesa. In una chiesa luterana, nonostante né ursula né io si sia luterani. Io sono un religiosissimo miscredente e ateo; Ursula è praticante della chiesa riformata tedesca, che è chiesa protestante come quella luterana, anche se vi è in quella molto più Calvino e Zwingli che Lutero.
Il prete era invece il pastore luterano tedesco di Roma, unico protestante a Roma (come è noto Valdesi e Battisti non sono protestanti). Il pastore Uhl è tra l'altro molto simpatico, per il poco che lo conosco. Non c'entra nulla, ma mi piace dirlo, come mi piace dire che Uhl è sposato con una signora francese molto cattolica.
La situazione era dunque molto interessante, dal mio punto di vista, proprio dal punto di vista di uno laico e miscredente ateo e religioso come me: prete luterano, ma in tonaca con bavaglino calvinista; coniuge 1 della chiesa riformata tedesca, coniuge 2 come detto e battezzato cattolico; testimone 1 battista; testimone 2 induista; luogo di celebrazione la chiesa luterana tedesca a Roma.
Trovo una situazione del genere molto stimolante, confesso.
Il rito del pomeriggio è stato un rito religioso. A qualcuno la predica, il sermone del sacerdote non è piaciuto molto; a me e ad altri è piaciuto, salvo in alcuni passaggi - forse perché non mi attendevo altro che un sermone di un pastore luterano. Mi è piaciuto molto, ma molto, il fatto che la massima parte del tempo trascorso in chiesa sia stata dedicata a cori, all'organo, e a un duetto di eccellente livello di un pianista e di un violinista professionisti amici nostri. Mi è piaciuto moltissimo il giardino annesso alla chiesa.
Ora, passando ad altre cose serie:
rispetto profondamente il credo di chiunque, compreso quello di Ursula. Non è il mio; ma non mi infastidisce affatto - anzi. Ho sempre annesso una grande importanza al senso e allo spirito religioso di chiunque, sia nei suoi aspetti terrificanti, che negli altri. Comunque sia è cosa, elemento importante e quanto incidente nella e nelle società in cui viviamo. Credo nelle libertà civili, comprese quelle di vivere in libertà il proprio culto, se se ne ha, e di vivere il proprio non essere credenti in senso stretto o ampio che sia.
Il rito che ha sposato Ursula e me nella chiesa protestante non ha alcun valore nell'ambito di alcun ordinamento giuridico vigente.
Non ho nulla contro la religione altrui, così come combatto - dialogando con lui - chiunque attenti alla mia religiosità laica, ai miei non-culti. La minaccia della religione insiste sul suo rapporto con lo stato e il potere temporale. Non temo uno sstato confessionale più di quanto tema uno stato ateo.
Sono in generale molto attento al fenomeno della pratica religiosa, che mi sembra decisamente centrale in quasi tutte le parti del mondo. E sono convinto che uno dei grandi problemi della nostra società di oggi - di quella italiana - sia proprio nella assenza di una ritualità laica, e della sacralità laica delle istituzioni e della vita istituzionale del paese; ed è questo, questa assenza, che favorisce alcuni fenomeni molto evidenti e pure pericolosi di questi tempi.
Mi permetto pure di annotare una breve considerazione, personale e privata, anche. Ed è quella per cui il mio vivere di oggi senza dio, e senza religione è scelta tutt'altro che assoluta, e si scontra molto spesso con domande di un certo rilievo. Almeno da qualche anno. (Nessuno si preoccupi: sono lontanissimo da conversioni di sorta. Soltanto, affronto la questione, senza aggirarla esorcizzandola).
Mi sembra difficile un mondo a-religioso. Ma questo è un altro discorso. Voglio invece qui dire che le convinzioni sono convinzioni di oggi, sperimentali. E sperimentali sono pure gli imperativi categorici a me e a noi pure - e proprio per questo - assai cari.
Sono pure convinto che se io mi fossi sposato con una buddista, magari Tibetana, con un rito buddista, oppure con rito di una per noi remota religione seguita in qualche zona dell'Africa, nessuno avrebbe obiettato alcunché. Perché siamo tutti un po' razzisti, e il remoto o l'estraneo non sappiamo vivere con naturalezza, pianamente: o ci entusiasma, o lo respingiamo - che poi è la stessa cosa.
Sono convinto che dire che sposarsi in chiesa non va bene valga come il dire che sposarsi tout-cour non va bene: ed entrambe le affermazioni valgono di per sé poco. Per almeno due ragioni: si decade nella categoria del politically correct, che è pericolosa; e si annette troppa importanza ad eventi ai quali si dà meno importanza proprio vivendoli, magari, soltanto con attenzione e cura, diligenza e pazienza nei confronti di se stessi e della propria coscienza. Anche o soprattutto mettendosi alla prova; e mettendo alla prova la propria tolleranza e capacità di libertà.
Paolo P. 8 aprile 1997
P.S.: All'ottimo Vincenzo voglio un enorme bene, e ancor più gliene voglio dopo quella sua annotazione. Che è segno e segnale di cura.
P.P.S.: Prego qualcuno degli abilitati alla Conferenza Segreteria PR di essere così cortese da trasferire queste righe in Conferenza Direzione. Grazie