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Conferenza Arpa
Donvito Vincenzo - 26 maggio 1997
... un obiettivo comune insieme a gente che ci crede e che ci mette del suo invece di prendersi dell'altro .....
questo argomenta Dario.

E' impossibile Dario. Nel momento in cui c'e' la scissione tra pubblico e privato, quello che tu auspichi e' impossibile. Quando la propria dimensione diventa centrale e tutto viene fatto in sua funzione (per chi se ne rende conto, anche perche' c'e' -la maggiorparte- che si lascia trascinare e maciullare nel fisico -cazzo/figa soprattutto- e nella testa dagli eventi), il resto e' secondario.

C'e' una sorta di "delirio di onnipotenza" che prende molti individualisti, e che si manifesta nella mediocrita' (copiare sempre qualche modello che a sua volta e' schiavo e mediocre, sperando di arrivare al suo livello, concedendosi a qualunque mezzo corporale e mentale, autoconvincendosi di fare qualcosa di diverso da quello che tutti conosciamo come prostituzione), e si manifesta nel non-amore, nel disprezzo, nella fuga, nell'incapacita' di autodeterminazione e autosufficienza, sfruttando fino alla lacerazione chi ha osato concedere qualcosa (compagni, parenti, amici).

Persone, Dario, che sono delle bombe umane e che, quando ti si manifestano -magari in piccole e apparentemente insignificanti cose- ti creano quello sconforto che tu hai ben descritto, e da cui non bisogna farsi fregare.

Questa visuale credo sia la lettura di una delle ragioni per cui siamo sempre a questi numeri minimi, e per cui quando qualcuno riesce a conciliare il suo pubblico con il suo privato, scappa invece di costruire: si rende conto che non si puo' costruire oltre l'immediatezza, il contingente. Scopre un altro che prima gli sembrava secondario. A meno che -e credo sia il mio caso- la voglia di lottare, di dare e di essere in questo, non faccia parte del tuo Dna, dell'aria che respira.

 
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