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Conferenza Arpa
Donvito Vincenzo - 24 giugno 1997
Maria', che succede?
Questa la domanda che ho rivolto al ferreo Giustino.

E la risposta e' stata: abbiamo sospeso la riunione di direzione per riconvocarla sabato prossimo. E domenica Pannella e' probabile che ci presenti la procedura di scioglimento del movimento. Il congresso non si terra' prima del 15 luglio, ma e' tutto da decidere, puo' darsi anche che slitti a chissa' quando. Non c'e' un cazzo di nessuno che fa qualcosa, a parte te in Toscana e a Firenze. Le armi sono li' e non fanno nulla.

.............. e giu' con varie consiederazioni piu' o meno sconsolanti e demoralizzanti.

Vorrei fermarmi qui.

Ma non ci riesco, anche perche', a parte qualche stronzo/a, qui dentro siete tutti un po' parte di me stesso, e quindi faccio riflessioni a cervello aperto.

Mi appare evidente una sorta di remake, gia' visto l'anno scorso dopo la sconfitta alle elezioni politiche.

Ma nooooo, mi dira' qualcuno: Pannella ha chiamato alle armi e ci sono i 35/34 referendum.

Infatti: il remake non e' quello di Pannella, ma quello mio, vostro e non so di quanti altri. Ed e' il remake dell'azione concentrata su qualcosa che non e' affatto interessata alla tua azione.

Mi spiego.

L'anno scorso, dopo la mazzata di aprile, abbiamo creduto di fare qualcosa di utile alla nostra causa (avevamo anche i 20 referendum in attesa delle sentenze di Cassazione e Costituzionale ... e un regime che non era ancora dittatura), mentre abbiamo fatto qualcosa di utile solo per noi stessi.

I nostri Arezzo Wave, Pelago on the road, Venezia di Livorno, iniziative antiproibizioniste e digiuni con centinaia di noi rispetto al quasi zero di tutti gli altri luoghi ....... ci fossero stati o meno, non hanno inciso alcunche' sulla capacita' politica e d'azione del Movimento, non sono serviti a smuovere neanche di un millimetro (nella direzione azionista da noi auspicata e indicata con la costante presenza e iniziativa) la politica del Movimento, che ha continuato nella sua assenza per un periodo, e poi con dinamiche in cui la nostra azione non era neanche considerata come un eventuale rossetto. Ricordate la sfilata dei referendum dopo la prima settimana di maratona? Ricordate il fastidio per quanti eravamo ai digiuni o per quanti tavoli facevamo in questa o quella occasione?

Attenzione! Non sto parlando di mancato riconoscimento della nostra presunta bravura da parte del capo. So che in molti di voi il meccanismo di merda che scatta e' anche questo, anche se siete convinti di sapermi leggere e prevedere. Sto invece valutando come non essere le controfigure di noi stessi, e sto dicendo che la nostra strategia, cosi' com'e' stata combinata fino ad oggi, non e' servita a quello che credevamo, perche' quello che chiamiamo Movimento andava altrove: cioe', Pannella andava altrove, e la nostra azione non era ne' funzionale ne' fastidiosa. La prova di quanto dico e' anche nel fatto che in un momento decisionale e riflessivo come questo, il nostro essere non serve per capire e confrontarsi, ma solo ogni tanto come ciccia da tavolo. Un lamento perche' nessuno di noi e' in direzione?

Anche qui ... meccanismo di merda ..... come sopra ...........

Se qualcuno di noi fosse in quel luogo, gli chiederei di non esserci, perche' non e' una direzione del movimento, ma un gruppo esecutivo del capo, la sua segreteria, ma non la mia e la nostra.

Il luogo deputato dove il nostro essere avrebbe senso, e' il consiglio generale: questo, si', rappresentativo. Ma il consiglio generale e' come se non esistesse: il capo non ha la necessita di consigliarsi, ma solo di farsi ascoltare da chi sicuramente dira' yes, peche' ha anche uno stipendio da difendere (non tutti, per carita', ma la maggiorparte).

Questa constatazione e' inoppugnabile.

Ovviamente sono curioso di altre interpretazioni.

Tutto questo per dire che non credo valga la pena ripartire con lo stesso metodo dell'anno scorso, perche' -anche se ci sono i 35/34- otterremmo risultati peggiori, restando giustamente sempre in meno, NONOSTANTE sia evidente -dopo il 15 giugno- che siamo l'unica forza politica (e qui si' che e' giusto il termine "forza") che combatte questo regime/dittatura.

Non fare iniziative?

Usare la perduchiana allocuzione che trasforma il nostro Arpa in Arpp (pensiero e azione / pensiero e pensiero)?

No! Proprio il contrario.

Non mollo sul pensiero che nasce dall'azione e sulla lotta al viceversa.

Come non mollo stile Matteo (Mallardi) o Francesco (Scatragli) o Stefano (Bartali) o Antonio (Bacchi) o Piero (Zazzetta) o come altri che non nomino per rispetto delle nostre sigle, delle nostre storie e delle nostre idee.

Credo che dobbiamo partire da un presupposto: non esiste il riferimento che abbiamo creduto di rafforzare e stimolare fino ad oggi. Esistiamo solo noi con le nostre capacita', di aggregare, disaggregare, anche oltre la gabbia territoraile che ci siamo e ci viene disegnata addosso (positive solo le esperienze di coordinamento e scambio che ho fatto con Salerno, Genova, Torino, Padova, Bergamo, Brescia, Pordenone, Pescara, Avellino, Sassari ... che sono tra le poche citta' -oltre alle toscane- che avrete scorto essere presenti nelle ultime mobilitazioni ....).

Facciamo un altro partito? Magari contrapposto a Roma?

E chi se ne frega?

Dico semplicemente, facciamo cio' che crediamo possa essere rivoluzionante della situazione, anche a partire da cio' che c'e' gia', ma mai fidando che esista un coordinamento o un'organizzazione con cui compenetrarci. Ma sapendo -e lavorando in amore e d'accordo- che esistono altre persone (ALTRE) che stanno cercando di fare altrettanto, ma con metodo diverso. Diverso, non migliore o vincente (?).

L'importante, di questa impostazione, e' che non dobbiamo sempre aspettare le riunioni di direzione, i manifesti che non ci sono, le "direttive" per la mobilitazione in duemila che arrivano solo il giorno prima, le pagine del Corsera che vengono lette solo da noi, etc. etc..

E' un ipotesi.

 
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