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Conferenza Arpa
Donvito Vincenzo - 17 luglio 1997
Nonviolenza
intendo rileggermi con meno fretta le valutazioni di Dario.

A gettito, ricordo che la nonviolenza ha diversi canali d'espressione. Quella gandhiana -a cui fanno riferimento i radicali del partito radicale- e' quasi-zero di teoria e molta pratica.

Dario, tu stesso hai presenziato di recente ad un convegno pisano in cui c'era il gotha della nonviolenza "alla Capitini", che sono, per l'appunto, quelli della "teoria e prassi del metodo nonviolento": tante discussioni, tanti convegni e tanti compromessi e pacifismo a tutto spiano, non a caso approdando ai modelli dell'esercito popolare nonviolento e ai riferimenti della resistenza norvegese all'invasione nazista della seconda guerra mondiale.

Questo filone e' oggi espresso dal Movimento Nonviolento, con sede centrale a Perugia, giornale "Azione nonviolenta", attivita' pressocche' vicino allo zero e in prima fila nell'organizzazione di iniziative -tipo la marcia Perugia-Assisi- completamente fagocitate dal regime e dal Pds in particolare nel macinificio del "pace, pace, pace, pace".

E non e' un caso che questa forma di nonviolenza sia finita in questo modo. Il participio passato "finito" e' proprio giusto in questo contesto.

Infatti, con afflato religioso piu' che politico, si e' sempre posto essenzialmente l'obiettivo del cambiamento delle coscienze, piu' che della politica, arrivando, quindi, ad essere assente dall'agone politico e a praticare solo forme di proselitismo teorico.

E mi sembra di cogliere questa ricerca anche in quello che dice Dario.

Io credo che noi non possiamo porci come maestri della nonviolenza. Sarebbe come dire che ci poniamo come maestri della fede, cioe' di "cio' che e' giusto che combatte cio' che e' sbagliato" (il principio base di tutte le religioni).

La nonviolenza e' uno strumento di lotta politica, che degli individui scelgono perche' e' -rispetto alle loro scelte ideali- il migliore per ottenere risultati che non siano poi stravolti, affermati e mantenuti con l'imposizione.

Il contesto in cui la nonviolenza riesce a dare i migliori risultati e' certamente quello democratico (paleo, proto, semi ... fate voi) (vedi Gandhi e l'India degli inglesi, non il Tibet della Cina), altrimenti puo' essere solo pressione esterna, come stiamo facendo, per l'appunto, con il Tibet.

Due cose, buttate li'. Scusate ma la conferenza stampa e i suoi preparativi incombono.

 
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