Una cosa e' lo Statuto, un'altra il manifesto politico -come lo chiama Roberto.
E il "manifesto" (occorre anche cambiare il linguaggio, se non volgiamo essere fraintesi) scaturira' da quanto ho scritto nelle osservazioni e dai suggerimenti e integrazioni che mi perveranno coi tempi che abbiamo stabilito.
Lo statuto va depositato all'Ufficio del Registro ed e' un ordinamento interno che, proprio perche' tale, deve essere funzionale a cio' che si vuole fare, con alcuna pretesa che possa essere il manifesto. E' il piccolo foglio democratico di lavoro, non un masso sulla mobilita' e l'aggregazione delle persone.
Questo e' molto importante, perche' fa tutta la differenza tra partito e gruppo di lavoro e d'azione politica.
Riguardo all'egualitarismo della Poretti (lo dico senza acerbia) ... vogliamo fare un partito? Con i congressi in cui ci si scanna, le correnti? Bene se e' questo che si vuole la strada porettiana e' la migliore.
Abbiamo evitato che il Pr divenisse questo con lo scioglimento dei partiti regionali. Ci siamo ritrovati in altrettanta situazione con il movimento dei club, in una situazione dove tutto sapeva di partito, con gruppi contrapposti che cercavano di conquistarsi le maggioranze sul territorio rispetto alle medagliette che cercavano di ottenere dal capo, e gli spintoni e le gomitate nei consigli generali.
Tutta roba da partiti. A cui i cittadini hanno piu' volte fatto sapere (il calo degli iscritti ai partiti ne e' solo un sintomo ... a meno che non si voglia credere alle cifre che vengono fornite dalle segreterie della partitocrazia) ... hanno fatto sapere che non sono interessati.
A me interessa -e mi pareva di aver capito che c'era ampia disponibilita' nell'incontro di sabato- di fare un gruppo di lavoro politico che impieghi il suo tempo nell'elaborazione e messa in opera di cio' che ritiene necessario per la creazione dei soggetti rivoluzionari liberali e libertari. L'ipotesi del partito di massa -quella porettiana- serve solo a fare un bel partito, che consuma il suo tempo a far funzionare il suo apparato, perche' deve tener contenti tutti. Cose gia' viste e che combattiamo quotidianamente.
Quindi mi confronto con i compagni con cui riesco a concepire e creare qualcosa, e con loro mi organizzo in modo democratico, valutando se nuove persone possano venire con noi a fare altrettanto, e non aborrendo forme esterne di sostegno che non escludo si possano organizzare, anche dietro nostri suggerimenti.
Il mio scopo principale non e' quello di creare adepti per il mio gruppo politico, perche' divenga il soggetto rivoluzionario su cui si aggregano i cittadini, intorno a noi che siamo l'avanguardia rivoluzionaria e che dirigeremo il partito fino alla sua affermazione (perfetta concezione leninista del partito e della rivoluzione).
Il mio scopo e' di far nascere la coscienza rivoluzionaria negli individui, perche' anche loro facciano altrettanti gruppi piu' o meno come il mio, ma a partire dai loro interessi specifici e non come parte del partito che tutto raccoglie, e che, poi, per essere governato, ha bisogno di una gestione che non valorizza le differenze, ma le uniforma al fine della tenuta del potere.
E' quello che ci siamo detti in congresso. Ognuno per la sua strada, con le sue capacita' e le sue iniziative. Pannella ha la sua lista, col suo nome, che meglio interpreta e governa che non quando aveva prestato il nome al Movimento dei club. E la Lista Pannella non a caso non e' un partito come nell'evocazione porettiana.
Noi sabato abbiamo cominciato a ragionare su cosa sappiamo fare e come potremmo dare un contributo oltre Pannella, per arrivare a quel 95% che non conosce la nostra proposta.
Ritengo che la forma di associazione che ho proposto risponda a questa esigenza.