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Conferenza Arpa
Moretti Massimo - 29 luglio 1997
Scritto alle 18.00 e per una serie di contrattempi imbucato a tarda notte, dopo
una fiammata interlocutoria arpina, con lungo intervento donvitiano che non ho

ancora letto ma che quasi sicuramente (e' nel suo stile) mi precede nel

rispondermi.

Riflessioni

anch'io trovo l'enunciazione dell'art. 1 affatto inadeguata per una asso-

ciazione di persone animate da spirito rivoluzionario. per un circolo

dopolavoristico, (ma forse e' solo questo che cerchiamo? ) va invece benissimo!

Sbaglio o a Roma ci siamo impegnati a tentare di abbattere un regime! Vogliamo

concordare e mettere per iscritto un impegno forte che, mentre misura lo spessore

del coinvolgimento dei singoli nella lotta nonviolenta, ci leghi nello spirito

gli uni agli altri?

E poi gli indirizzi della lotta libertaria sono fondamentali

Quali: i locali o quelli nazionali?

Esempi

Vogliamo limitarci al problema delle liberta' delle persone nell'ambito locale?

la droga e la prostituzione, temi referendari, mi pare ci offrono un terreno

sterminato di lotta.

Vogliamo agire sui temi economici della liberalizzazione? Perche' non occuparsi

delle porcherie del mercato ecologico provinciale o di quello dei servizi

monopolizzato dalle municipalizzate targate PDS (sigh!)

E per la giustizia in Toscana? E l'assetto del territorio?

Bhe'. mi fermo qui. Credo siano ambiti di grande impegno a cui guardare con la

nostra consueta ottica liberale che ci rende unici, ma questa volta senza

gli autocompiacimenti intellettuali e agendo invece e rischiando anche

personalmente. E conoscere e studiare parecchio perche' i temi sono tosti.

Se scopriremo che questo non sappiamo o non vogliamo fare, mi pare inutile

sperare di far breccia in una opinione pubblica sempre piu' distante dalla

politica aggiungendo una fievole voce allo starnazzare dei vari soggetti

politici tradizionali. Forse e' meglio riaspettare Pannella che facilmente,

dopo uqualche riunione della sua celebratissima Direzione, ci convincera' che

occorre zavorra per ripartire. Qualcuno mi spieghi a che serve infatti una nuova

associazione: a trovare un nome per redigere l'intestazione dei soliti puntuali

quanto (ahime') ignorati faxcomunicati alla stampa?

Di nuovo: leggendo l'esperienza del Movimento mi sono convinto che occorra

cambiare la quantita' ma sopratutto la qualita' del nostro agire: questo e' per

me il messaggio "evangelico" dei 3150(?) partiti. Siamo noi pronti e disponibili

ad agire comunque e dovunque (indipendentemente dall'ora di cena che e' sempre

un buon momento per misurare la forza delle idee)?

L'organizzazione e la sua pur importante problematica sociale e finanziaria

per me possono aspettare.

Forse esagero: ma sono troppo suggestionato dal manifesto de Italia Libera

(potremmo chiamarci cosi': Associazione Italia Libera) dei ns padri fiorentini

Rossi, Salvemini e Calamandrei.

Sempre con voi (e dove altro potrei andare?)

massimo

 
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