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Conferenza Arpa
Poretti Donatella - 30 luglio 1997
Visto che si parla di tasse daro' un nuovo e "interessante" contributo: il manuale di resistenza fiscale fatto dalla lega nord a suo tempo.
Tornato di attualita' (almeno per me) perche' un procuratore della Repubblica di Arezzo ha mandato a due militanti leghisti l'avviso di garanzia che in novembre durante un tavolo fatto ad Arezzo distribuivano il libretto. Domani c'e' la convocazione in Procura e contemporaneamente la Lega fara' una manifestazione. L'on. Gnaga ha preannunciato che tutti presenti avranno in mano il famoso libretto verde ....

L'accusa e': istigazione a disobbedire le leggi (art. 415 cp da 6 mesi a 5 anni) e concorso di persone nel reato (art. 110 cp).

Io ci saro' e con me ci saranno i microfoni di radio radicale :)

Stavolta sono ben 15 pagine .... buona lettura :)

MANUALE DI RESISTENZA FISCALE

Resistenza Fiscale: legittimi atti di disubbidienza civile finalizzati ad ottenere l'attuazione di diritti riconosciuti dalla Costituzione.

Il diritto dei cittadini a "resistere" alle pretese ingiuste di uno Stato, anche e soprattutto in tema di

fiscalita', viene riconosciuto in tutti gli ordinamenti "liberi".

Di fronte a comportamenti di uno Stato sostanzialmente "illeciti", come quello, per esempio, di

negare la possibilita' di effettuare compensazioni di crediti con debiti omogenei, liquidi ed esigibili,

quale atteggiamento puo' e deve assumere un cittadino "libero"?

Finora i cittadini della Padania si sono rassegnati ed hanno subito. Hanno pagato piu' di tutti, ed

hanno ricevuto, pro-capite, meno di tutti. (si veda Premessa - Allegato 1)

E questa scelta ha avuto l'effetto di incoraggiare lo Stato italiano a continuare sulla strada

dell'oppressione e della sopraffazione a danno dei cittadini-contribuenti.

Ma se molti cittadini avranno il coraggio di attuare forme concrete e trasparenti di "disubbidienza

civile", essi riusciranno a costringere lo Stato a ripristinare la legalita' sostanziale, ed a rinunciare a

comportamenti e pretese contrari ad ogni principio etico ed al comune buon senso.

E' bene ricordare quanto ci insegna la storia delle istituzioni parlamentari, e cioe' che i Parlamenti sono

nati proprio per aiutare e garantire i cittadini, in presenza di evidente "rapacita' impositiva" dei

governanti. Purtroppo nel Parlamento italiano, come ognuno puo' ben vedere, soltanto i Senatori e i

Deputati della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania sembrano ricordarsi di questo dovere

storicamente proprio di tutti i parlamentari.

Di recente, durante la discussione per la costituzione della Commissione Parlamentare per le riforme

(la cosiddetta "bicamerale") numerose proposte degli autori di questo manuale, finalizzate a limitare il

potere di politici, sindacati e burocrati, non sono state accolte. Qui di seguito, nel documento

"Premessa-allegato 3" potete leggere un elenco sintetico delle nostre proposte. Non siamo riusciti ad

inserirle nel "Programma di lavoro" della Commissione bicamerale per la riforma della Costituzione

italiana, ma questi principi faranno sicuramente parte della Costituzione della Repubblica Federale

Padana. Di questo i lettori possono essere certi.

A nostro giudizio la "resistenza fiscale" deve essere un atto limpido e chiaramente motivato di

protesta. E deve essere attuato in forma civile e pacifica.

Essa rappresenta una espressione piena delle prerogative dei cittadini, e discende dal diritto naturale

e inalienabile, che appartiene ad ogni individuo, di poter resistere a decisioni illegittime, quali

sicuramente sono tasse inique, il cui unico obiettivo e' quello di finanziare sprechi, clientele ed

interessi particolari dei soliti "amici degli amici".

Questo atto di alto valore morale e civico consente ai cittadini di evitare il pericolo, grave per ogni

democrazia, di adagiarsi nell'obbedienza passiva alle pretese di un fisco centralista, lontano dai

cittadini, ottuso, oppressivo, ingiusto, che non si pone al servizio della collettivita', ma che opera

esclusivamente come strumento dei detentori del potere.

Noi riteniamo che la virtu' civica consista non gia' nell'obbedire passivamente a leggi fiscali con queste

caratteristiche, ma, al contrario, pensiamo che la virtu' civica consista nell'attuare, con scelte di

coraggio e di amore per la liberta', forme di protesta limpide, chiare e sempre consapevoli delle

conseguenze. Anche e soprattutto nel rapporto tributario.

La resistenza fiscale dunque, particolarmente in questo momento, e' un diritto ed un dovere dei

cittadini della Padania, e noi speriamo che milioni di contribuenti effettueranno gli atti di coraggio e di

amore per la liberta' raccomandati in questo primo Manuale di Resistenza Fiscale.

Il Governo della Padania

Venezia, 25 ottobre 1996

Capitolo 1

"Fare qualcosa", perche' votare, protestare e delegare non

basta piu'

1.1 Non e' piu' sufficiente votare ogni tanto, brontolare, arrabbiarsi e continuare a subire

E' ormai evidente che lo Stato italiano non vuole capire e non rispetta piu' i cittadini. Quindi, non e' piu'

sufficiente limitarsi a votare ogni tanto, brontolare ed arrabbiarsi.

Tra le tante cose da cambiare ne abbiamo individuate tre:

oggi lo Stato italiano non consente di compensare i crediti verso lo Stato con i debiti,

oggi lo Stato italiano spende in modo irrazionale i soldi dei cittadini (e anche quelli dei loro figli

non ancora nati),

oggi lo Stato italiano non fornisce, attraverso la RAI, le informazioni in modo professionale e

indipendente, ma le manipola o le omette per favorire i politici ed i potenti di turno.

In assenza di reazioni questo Stato si allontanera' sempre di piu' dai cittadini, perche' li considerera'

sempre piu' sudditi incapaci di reagire e di far sentire la loro voce. E l'incapacita' di reagire risulta

evidente se si considera che essi continuano a votare sempre per l'uno o per l'altro dei Poli gemelli

del potere centrale romano.

E' agevole prevedere che in Italia non ci sara' nessun vero cambiamento, perche' ogni cambiamento

modificherebbe la intoccabile Mappa del potere del Paese. E in assenza di cambiamenti e di reazioni

da parte dei cittadini e' altrettanto lecito prevedere che un giorno questo Stato si potra' sentire

autorizzato anche a non rimborsare il debito pubblico, oppure a pianificare cinicamente e a cercare

di gestire una inflazione sudamericana, mandando contemporaneamente sulla scena qualche uomo

forte e qualche generale.

Se i cittadini continueranno a non farsi sentire, a limitarsi a protestare in privato, gli attuali detentori

del potere, sindacati e politici in testa, pur di difendere i loro privilegi affonderanno il Paese e

continueranno ad impedire anche la piu' piccola delle riforme.

E il Paese sara' destinato al sottosviluppo, alla poverta' e alla perdita della liberta'.

1.2 La decisione del Consiglio dei Ministri del Governo della Padania sulla Resistenza

Fiscale.

Il 15 ottobre 1996 il Governo della Padania ha deliberato una Campagna di Resistenza Fiscale che

si articola nei seguenti tre progetti:

1.Possibilita' di compensare crediti verso lo Stato, e che lo Stato non paga con normale

tempestivita', con altre somme che i contribuenti devono versare allo Stato.

2.Obiezione morale e conseguente rifiuto, esplicito e motivato, di contribuire a spese

moralmente inaccettabili.

3.Disdetta del canone di abbonamento RAI, per ottenere una informazione indipendente. Le

caratteristiche dei progetti sono descritte nei capitoli successivi, ma e' opportuno sottolineare e

commentare immediatamente le seguenti caratteristiche, comuni a tutti e tre i progetti:

Nessun progetto ha come scopo l'evasione fiscale.

I tre i progetti hanno l'obiettivo di restituire ai cittadini della Padania i seguenti loro diritti

naturali, dei quali sono stati privati dallo Stato italiano:

1.Il diritto di poter compensare i loro crediti verso lo Stato con i loro debiti verso lo

Stato.

2.Il diritto ad un serio ed onesto utilizzo delle risorse finanziarie che i cittadini della

Padania trasferiscono allo Stato pagando le imposte, le tasse ed i contributi sociali.

3.Infine, il diritto ad un servizio pubblico che sappia garantire una informazione

indipendente, mai di parte, non gestita direttamente o indirettamente dai partiti politici,

ma gestita da professionisti in modo veramente indipendente.

I cittadini della Padania dovranno avere coraggio: il coraggio di smettere di subire

passivamente, e di cominciare a fare qualcosa, consapevoli degli effetti e delle conseguenze

dei loro atti.

Capitolo 2

Il principio della compensazione tra crediti e debiti verso lo

Stato

2.1 Il comune buon senso e il canone per l'affitto al signor Romano Bisco.

Supponete di essere un commerciante. Avete un negozio di elettrodomestici nel quale vendete

televisori, lettori di compact disc, lavatrici ed altri prodotti.

I muri del negozio non sono vostri. Il vostro padrone di casa si chiama Romano Bisco, e ogni tre

mesi gli pagate cinque milioni di affitto.

Adesso supponete che all'inizio di gennaio il signor Romano Bisco viene a trovarvi, e voi gli

consegnate l'assegno per l'affitto. Una settimana dopo Romano Bisco torna nel vostro negozio

assieme al figlio, che sta per sposarsi, e compera un televisore, una lavatrice, una lavapiatti ed alcuni

altri prodotti. Il conto e' di sei milioni. I due vi dicono che hanno dimenticato il libretto degli assegni, e

che torneranno la settimana successiva.

Invece non si fanno piu' vedere, e alla fine di marzo voi ricevete dalla banca l'avviso di pagamento

per l'affitto da aprile alla fine di giugno.

Voi cosa fate? Diciamo che la meta' dei lettori paga lo stesso i cinque milioni dell'affitto, e

contemporaneamente scrive al padrone di casa per ricordargli il suo debito. Probabilmente l'altra

meta' dei lettori non paga e manda una lettera piu' o meno di questo tenore: "caro signor Romano

Bisco, oggi dovrei pagarle il canone di affitto di cinque milioni. Mi permetto ricordarle che all'inizio di

gennaio lei, nel mio negozio, ha fatto degli acquisti per il matrimonio di suo figlio per sei milioni.

Cinque li trattengo dall'affitto, e mi permetto di ricordarle di passare in negozio, appena le sara'

possibile, per saldare il suo conto, che adesso e' di un milione".

Passano altri tre mesi. Romano Bisco continua ad ignorare il suo debito, e a questo punto siamo

ragionevolmente certi che alla fine di giugno, quando arrivera' l'avviso di pagamento dalla banca per

l'affitto da luglio a settembre, anche quella meta' dei lettori che tre mesi prima aveva pagato tutto

l'affitto si comportera' in modo diverso, e tratterra' i cinque milioni in conto del credito per la merce

venduta al padrone di casa all'inizio di gennaio.

2.2 I rapporti fiscali con lo Stato italiano.

L'esempio che abbiamo appena fatto vale anche per i rapporti con lo Stato italiano, che e' molto

peggio del signor Romano Bisco.

Pensate che al 31 dicembre 1995 i crediti di imposta dei contribuenti italiani verso lo Stato

ammontavano a poco meno di 60 mila miliardi. In massima parte questi sono soldi che lo Stato deve

restituire alle aziende della Padania, che per molti anni hanno tentato inutilmente di recuperare i loro

crediti, ed in molti casi sono state costrette a chiudere a motivo della inadempienza dello Stato

italiano.

2.3 Il Codice Civile vale per tutti, ma non per lo Stato italiano.

La compensazione tra debiti e crediti e' certamente un fatto che, prima ancora di essere stabilito dalla

legge, risponde ad evidenti principi di buon senso e di equita'.

Se una persona, fisica o giuridica, vanta sia un credito che un debito nei confronti di un'altra persona,

appare normale che non possa pretendere, come invece fa lo Stato italiano, la riscossione del

proprio credito e che contemporaneamente si rifiuti di pagare il proprio debito. Il debito e il credito

devono essere compensati, ed e' solo per l'eventuale differenza che potra' essere richiesto il

pagamento.

Questo principio e' stato recepito nel Codice civile italiano, che all'articolo 1241 stabilisce che

quando due parti sono obbligate l'una verso l'altra, i due debiti si estinguono per le quantita'

corrispondenti. Aggiunge, il successivo articolo 1242, che la compensazione estingue i due debiti, a

partire dal giorno della loro coesistenza.

Anche se il principio della compensazione e' stato recepito dal Codice civile, esso non ha mai trovato

piena applicazione quando una delle parti e' lo Stato o altro ente pubblico.Salvo alcune eccezioni

recentemente introdotte, il principio adottato sinora dallo Stato italiano e da altri enti pubblici e'

sempre stato quello di esigere puntualmente i propri crediti, pena gravissime sanzioni (sia di carattere

amministrativo, sia, in qualche caso, di carattere penale) e di dimenticarsi i propri debiti.

In altri termini lo Stato italiano e' sempre stato inflessibile nel recupero dei crediti verso i contribuenti

e largamente inadempiente nel pagamento dei propri debiti. Si tratta di una situazione che si e' creata

in Italia, e che non trova nessun riscontro negli altri Paesi dell'Occidente industrializzato. Di fatto e'

avvenuto che il principio della compensazione, soprattutto nel settore fiscale, e' stato rovesciato, nel

senso che esso si ritiene applicabile non come regola generale ma soltanto in presenza di specifiche

norme che di volta in volta ne consentono l'applicazione. La non compensabilita' di debiti e crediti

derivanti da imposte diverse e' diventata la regola, e solo in alcuni limitati casi e' possibile utilizzare il

principio della compensazione tra imposte a debito e a credito.

Gli unici casi di compensazione che sinora sono stati ammessi riguardano la possibilita' di calcolare in

diminuzione dell'IRPEF, dell'IRPEG e dell'ILOR dovute sulla base di una medesima dichiarazione,

l'ammontare di eventuali crediti di imposta che risultano per le imposte citate. Altri rari casi di

compensazioni riguardano la possibilita' di compensare debiti e crediti di IVA nell'ambito di gruppi di

societa' controllate e controllanti (cosiddetta IVA di gruppo), ovvero il credito di imposta concesso

per chi incrementa l'occupazione, che puo' essere compensato indifferentemente con debiti di

IRPEF, IRPEG o IVA.

Ma al di fuori di questi casi in Italia vige il principio della non compensabilita'. In particolare non

esiste, attualmente, la possibilita' di compensare crediti IVA con debiti derivanti da IRPEF, IRPEG o

ILOR, o viceversa. Sono noti i tempi lunghissimi necessari per ottenere i rimborsi dei crediti IVA o

dei crediti derivanti da imposte dirette.

I contribuenti sono costretti ad attendere oltre due anni quegli stessi rimborsi che in altri Paesi

dell'Unione Europea vengono effettuati nel giro di poche settimane. La possibilita' di utilizzare il

credito di IVA per la compensazione con altre imposte dirette o viceversa, potrebbe quindi

attenuare il problema della lentezza dei rimborsi. Se questo e' uno degli esempi piu' rilevanti non e'

certamente l'unico caso di impossibilita di compensazione tra debiti e crediti nei confronti dello Stato

o di suoi enti. Si pensi in particolare al caso dei versamenti di contributi sociali, per i quali dovrebbe

anche essere ammessa la facolta' di compensazione con eventuali crediti di imposta derivanti da IVA

o da imposte dirette.

2.4 Esempi

Chiariamo meglio l'ultimo punto del paragrafo precedente:

Una societa' per azioni ha un credito IVA, ma a meta' mese e' obbligata a versare i contributi sociali a

suo carico all'INPS. Se lo Stato non gli rimborsa l'IVA, in un Paese civile la societa' dovrebbe poter

evitare questo versamento mandando due copie di una semplice lettera: una all'ufficio IVA,

chiedendo di versare una parte del suo credito all'INPS e fornendo i necessari dettagli, ed una, per

conoscenza, all'INPS.

Infatti basta pensare allo Stato come a una giacca: in una tasca ci sono dei soldi, che lo Stato deve

rimborsare alla societa' per il suo credito IVA, e nell'altra tasca c'e' un pezzetto di carta che

rappresenta il credito dell'INPS verso la societa' per i contributi sociali. e' sufficiente che lo Stato

prenda dei soldi dalla prima tasca, li metta nella seconda, e butti via il pezzettino di carta che

rappresenta il credito dell'INPS verso la societa' per i contributi sociali.

Nella Repubblica Federale Padana la prima tasca sara' sempre vuota, perche' lo Stato regolera' in

tempo reale i suoi debiti verso i cittadini. Ma eventualmente, in presenza di situazioni eccezionali,

sara' sicuramente possibile compensare i crediti con i debiti. Siamo convinti che questa, tra alcuni

anni, sara' anche la prassi dell'Unione Europea, dove i sistemi fiscali, pensionistici, sanitari eccetera

saranno sicuramente armonizzati.

Naturalmente si possono immaginare tante altre situazioni:

Pensate ad un professionista che fattura ai clienti tutto il suo lavoro, e che subisce la ritenuta

del 19% su tutte le sue fatture. Quando prepara le dichiarazione dei redditi quel professionista

puo' trovarsi ad avere un credito IRPEF, perche' a conti fatti e' possibile che le ritenute

effettuate sulle sue fatture superino le imposte che deve versare, dopo aver considerato tutte

le spese che ha sostenuto. Accade, pero', che sullo stesso reddito il professionista dovra'

calcolare e versare anche la tassa salute. Si puo' verificare l'assurda situazione che sulla stessa

dichiarazione dei redditi il professionista sia a credito di IRPEF, e sappiamo che lo Stato

italiano paghera' il suo debito dopo molti anni, mentre dovra' versare allo Stato saldo e

acconto della tassa salute, senza poter effettuare alcuna compensazione.

Oppure pensate ad una societa' che si trova a credito di IRPEG e/o di ILOR perche' ha

sbagliato le previsioni e ha versato acconti, quando, al contrario, attraversa uno stato di crisi

ed in realta' e' in perdita. Supponete che la perdita sia di un milione, e che gli acconti versati

superino i 100 milioni. E supponete che la societa' abbia un patrimonio proprio investito

(capitale sociale piu' riserve) di 10 miliardi.

Bene, questa societa' deve versare l'imposta sul patrimonio netto delle imprese pari al 7,5 per

mille (cioe' 75 milioni). L'attuale norma le consente di detrarre dal patrimonio la perdita (in

questo esempio la base di calcolo diminuisce da 10 miliardi a 9 miliardi e

novecentonovantanove milioni), ma non le consente di compensare il credito IRPEG/ILOR

generato dagli acconti versati con l'imposta patrimoniale, di cui, come se non bastasse, deve

versare anche gli acconti.

Infine, pensate ad un imprenditore (societa' di capitali, o un artigiano, o un commerciante) che

vince un appalto con un ente statale.

Dapprima non crede ai suoi occhi: senza pagare una lira di tangente riesce a procurarsi del lavoro

semplicemente perche' e' bravo e i suoi prezzi sono davvero i migliori. Effettua regolarmente e nei

termini convenuti la fornitura ed attende con pazienza il pagamento a saldo. Dopo 120 giorni i soldi

non arrivano, telefona e gli rispondono che manca la firma del dirigente, dopo altri 30 giorni manca

un timbro, ecc. Intanto il tempo passa e l'imprenditore al momento di compilare la dichiarazione dei

redditi deve pagare le imposte anche su quello che non ha incassato dallo Stato. Non gli e' consentito

rivalersi sulle tasse da versare, con l'unica eccezione dell'IVA, per la quale e' possibile emettere una

fattura cosiddetta in sospeso senza dover versare un'IVA che l'imprenditore non ha mai incassato.

2.5 ... nella Repubblica federale della Padania le cose funzioneranno cosi'

In realta' le leggi non dovrebbero prevedere nessuna limitazione alla piena applicazione del principio

della compensazione, cosi' come e' previsto dal codice civile, e senza alcuna interpretazione

restrittiva.

Dovrebbe, in altri termini, esistere un vero e proprio conto corrente del contribuente con lo Stato e

con i suoi enti, in base al quale i debiti e i crediti si compensano senza limitazione. A date periodiche

prestabilite dovrebbe essere rilevato e chiuso il saldo di questo conto corrente con il pagamento dei

debiti risultanti dopo le compensazioni effettuate. Cio' eviterebbe, oltre tutto, la necessita di effettuare

tanti versamenti quante sono le varie imposte e tasse, concentrando in un unico versamento

periodico il pagamento del solo saldo a favore dello Stato o del contribuente. A parte quindi la

rapidita' dei rimborsi, in questo modo si otterrebbe una notevole semplificazione di tutto il sistema

fiscale-contributivo.

2.6 Vediamo quale e' il costo di questo atto di coraggio

Qualora un cittadino-contribuente decidesse di attuare fin da oggi la compensazione tra crediti e

debiti nei confronti dello Stato, quasi sicuramente dovra' pagare alcune penali, il cui ammontare

varierebbe a seconda delle imposte il cui versamento fosse ridotto in relazione alla compensazione

con un credito derivante da un'altra imposta. Nella scheda "Capitolo 2 - Allegato 1", trovate una

sintesi delle varie sanzioni amministrative. La riduzione derivante dalla compensazione con altre

imposte o contributi non deve peraltro comportare alcuna modifica nella dichiarazione relativa alle

singole imposte o contributi, altrimenti sarebbero applicabili ulteriori sanzioni.

In altri termini, tutta la dichiarazione dovrebbe essere effettuata in modo corretto pervenendo ad una

precisa indicazione dell'imposta o dei contributi dovuti. La compensazione dara' luogo solo ad un

minore versamento, e cio' dovra' essere spiegato nelle righe relative alle annotazioni che i vari moduli

delle dichiarazioni riportano. Naturalmente e' opportuno che il contribuente dichiari in modo chiaro ai

vari uffici statali (ad esempio Ufficio IVA, Ufficio Imposte Dirette, INPS, ecc.) l'effettuazione della

compensazione. Nella scheda "Capitolo 2 - Allegato 2", trovate un facsimile della lettera che potete

usare per avvisare i vari uffici statali che, come e' vostro diritto, avete effettuato la compensazione.

Cio' significa, in conclusione, che le dichiarazioni delle varie imposte dovranno essere assolutamente

regolari, e che lo Stato dovra' limitarsi a multare un presunto mancato versamento. Ma tale pretesa

dello Stato potra' essere discussa davanti alla Corte Costituzionale, se necessario anche con il nostro

aiuto, dato che il diritto alla compensazione e' sicuramente garantito, a nostro giudizio, dalla

Costituzione.

2.7 Un buon suggerimento: la compensazione parziale

Per evitare di dover pagare penalita' troppo salate, i cittadini o le imprese che si trovano a credito di

imposta e che desiderano impegnarsi personalmente per vedere riconosciuto, a loro ed ai loro

concittadini, il diritto a compensare i debiti ed i crediti di imposta, potrebbero effettuare

compensazioni parziali.

Esempio: una societa' ha un credito IVA di 100 milioni, che lo Stato colpevolmente tarda a

rimborsare, e deve versare 20 milioni all'INPS.

Gli amministratori possono decidere di fare la compensazione solo per una parte del loro credito.

Ad esempio solo per un milione, oppure per 100.000 lire, in modo da dare il loro contributo

all'affermazione di un principio, senza rischiare nel contempo di dover pagare penalita' per importi

significativi. Lo Stato sara' obbligato ad impugnare la compensazione parziale, e la societa', se lo

desidera con il nostro aiuto, potra' ricorrere contro questo autentico sopruso alla Corte

Costituzionale, ed eventualmente in altre sedi.

Capitolo 2 - Allegato 1

Informazioni sulle sanzioni amministrative (multe) che saranno richieste dallo Stato a chi

effettua la compensazione

Imposta/Tassa

Multe per il versamento non

effettuato a motivo della

compensazione

Interessi

tempo indicativo

normalmente impiegato

dallo Stato italiano per

dare le multe

IVA

100 %

3 % al

semestre

3-4 anni

Tassa di

concessione

governativa

da 2 a 6 volte

come sopra

3 anni

Bollo

da 2 a 6 volte

come sopra

2-3 anni

Successione e

donazioni

20 % (se ci sono beni culturali,

da 2 a 5 volte

come sopra

3 anni

INVIM

10 %

come sopra

3 anni

Registro

l'ufficio non effettua la

registrazione, pertanto diventa

omissione sanzionata da 1 a 3

volte l'mporto da versare

come sopra

3 anni

Irpeg-Irpef-Ilor

40 %

come sopra

3 anni

Tassa salute

40 %

come sopra

4-5 anni

Imposta patrimonio

netto imprese

40 %

come sopra

4-5 anni

Ritenute Irpef

50 % anche conseguenze penali

come sopra

5 anni

Contributi INPS

fino al 200% per versamento

omesso totalmente

23% (tasso

ufficiale di

sconto +

15%)

5-6 mesi

Esempio pratico: una societa' fa i conti e vede che ha un vecchio credito IVA di 100 milioni e che

dovrebbe versare 20 milioni all'INPS.

Decide di effettuare una parziale compensazione del suo debito contributivo con il vecchio credito

IVA, che lo Stato tarda a rimborsargli. Poiche', come abbiamo detto nella pagina precedente, il

suo e' un atto dimostrativo, per evitare di pagare una penale troppo salata, la societa'

potrebbe non compensare (come a nostro parere sarebbe suo diritto) tutto il debito di 20

milioni, ma solo una parte di esso: per esempio centomila lire, oppure un milione.

Capitolo 2 - Allegato 2

FACSIMILE DEL MODULO DA INVIARE AGLI UFFICI FISCALI

INTERESSATI ALLA COMPENSAZIONE

All'Ufficio I.V.A. (ovvero all'Ufficio delle imposte dirette, oppure all'INPS, all'INAIL, eccetera)

di.......................................................................

Il sottoscritto ........................................................................................ , nato a

...........................................................

residente in ........................................................................................... , codice fiscale

.............................................

PREMESSO

A. che dalla dichiarazione IVA (ovvero dalla dichiarazione dei redditi mod. 740 - mod. 750 - mod.

760, eccetera) dell'anno .............................. risulta un credito IVA (ovvero

IRPEF-SSN-ILOR-IRPEG.......................................) di Lire.......................................

B. che dalla dichiarazione dei redditi mod. 740 (mod. 750 - mod. 760 - dichiarazione I.V.A.

-..............................................................................) dell'anno..............................

(ovvero, che dalla posizione contributiva INPS-INAIL

n ............................................................................................)

risulta un debito IRPEF

(SSN-ILOR-IRPEG-IVA-Contributivo.................................................................................)

di

Lire.....................................................................................................................................................................................

CHIEDE

che ai sensi degli articoli 1241,1242 e 1243 del Codice civile, sia effettuata una compensazione tra

gli importi a debito e gli importi a credito relativi alle dette imposte/contributi/premi assicurativi

................................................................................. per un importo di Lire

...............................................................

(indicare l'ammontare della cifra che si vuole compensare. Ricordiamo che tale cifra potra' essere

anche molto inferiore al totale dei debiti e dei crediti)

RITIENE

pertanto che dopo l'effettuata compensazione, il suo credito ed il suo debito saranno come segue:

- credito IVA (ovvero IRPEF-SSN-ILOR-IRPEG .................................... ) Lire

............................................................

- debito IRPEF (SSN-ILOR-IRPEG-IVA-Contributivo ............................) Lire

............................................................

data ....................................... firma .......................................

Capitolo 3 - Allegato 1

Informazioni sulle sanzioni amministrative (multe) che saranno richieste a chi effettua

l'obiezione fiscale esplicita

Imposta/Tassa

Multe

Interessi

Tempo

IVA

100 %

3 % al semestre

3-4 anni

Tassa di concessione

governativa

da 2 a 6 volte

come sopra

3 anni

Bollo

da 2 a 6 volte

come sopra

2-3 anni

Successione e donazioni

20 % (se ci sono beni culturali, da 2 a 5

volte

come sopra

3 anni

INVIM

10 %

come sopra

3 anni

Registro

l'ufficio non effettua la registrazione,

pertanto diventa omissione sanzionata da

1 a 3 volte l'mporto da versare

come sopra

3 anni

Irpeg-Irpef-Ilor

40 %

come sopra

3 anni

Tassa salute

40 %

come sopra

4-5 anni

Imposta patrimonio netto

imprese

40 %

come sopra

4-5 anni

Ritenute Irpef

50 % anche conseguenze penali

come sopra

5 anni

Contributi INPS

fino al 200% per versamento omesso

totalmente

23% (tasso ufficiale

di sconto + 15%)

5-6 mesi

Esempio: un cittadino fa i conti e vede che dovrebbe versare 5 milioni di IRPEF. Decide di

protestare perche' non ritiene giusto che con i suoi soldi si aumenti il capitale sociale del Banco

Napoli. Ritiene che piuttosto bisognerebbe processare gli amministratori, e che il Banco dovrebbe

essere venduto, o liquidato, vendendo gli sportelli. Di conseguenza, invece di 5 milioni versa solo

4.935.000, dichiara il motivo dell'obiezione e non versa allo Stato le sue 65.000 lire che lo Stato

italiano ha intenzione di dare al Banco. Dopo qualche anno questo cittadino avra' la soddisfazione di

obbligare lo Stato a chiedergli i soldi per l'aumento del Capitale del Banco di Napoli (le 65.000 lire

trattenute esplicitamente che dovra' pagare assieme ad una multa di circa 26.000 lire e agli interessi

legali).

Noi pensiamo che valga la pena spendere questi soldi per prendersi questa soddisfazione e per far

capire ai detentori del potere che i cittadini non sono piu' disposti a subire senza reagire ogni sorta di

soprusi.

Capitolo 3 - Allegato 2

FACSIMILE DEL MODULO DA INVIARE AGLI UFFICI FISCALI

INTERESSATI ALLA DETRAZIONE

Persone Fisiche

All'Ufficio I.V.A. (ovvero all'Ufficio delle imposte dirette, oppure all'INPS, all'INAIL, eccetera)

di.......................................................................

Il sottoscritto ...................................................... , nato a

.....................................................................

residente in ......................................................... , codice fiscale

......................................................

PREMESSO

1.che dalla dichiarazione dei redditi mod. 740 (mod. 750 - mod. 760 - dichiarazione I.V.A.,

eccetera) dell'anno.......................................risulta un debito IRPEF di

Lire...........................................................................................

2.che dai provvedimenti del Governo e del Parlamento risulta che con i soldi delle mie tasse

saranno effettuate le seguenti spese che io ritengo moralmente non accettabili: Auto blu dello

Stato Lire 35.000

Spese per il Giubileo Lire 115.000

Finanziamento dell'aumento di Capitale del Banco di Napoli Lire 65.000

Copertura di altre perdite del Banco di Napoli Lire 410.000

Spese per pensioni di invalidita' che, secondo le notizie della stampa,

possono e devono essere considerate non corrette Lire 545.000

RITIENE

che il suddetto debito debba essere rideterminato nella misura di Lire.......................................

deducendo lire..............................dalla cifra indicata nel punto 1 della premessa, in quanto non

ritengo moralmente accettabile finanziare con le mie tasse la seguente spesa (oppure le seguenti

spese):

Auto blu Lire 35.000

Giubileo Lire 115.000

Banco di Napoli - aumento del capitale Lire 65.000

Banco di Napoli - Altre perdite Lire 410.000

Falsi invalidi Lire 545.000

data ...................................................... firma .....................................................

Capitolo 3 - Allegato 3

FACSIMILE DEL MODULO DA INVIARE AGLI UFFICI FISCALI

INTERESSATI ALLA DETRAZIONE

Persone Giuridiche

All'Ufficio I.V.A. (ovvero all'Ufficio delle imposte dirette, oppure all'INPS, all'INAIL, eccetera) di

.....................................................

la sottoscritta Ditta .............................................................................. in persona del proprio

rappresentante legale ......................................................

con sede in .............................................................................. Partita IVA

..............................................................................

PREMESSO

1.che dalla dichiarazione I.V.A. dell'anno.............risulta un debito IRPEF di Lire

.......................................

2.che dai provvedimenti del Governo e del Parlamento risulta che con i soldi delle mie tasse

saranno effettuate le seguenti spese che io ritengo moralmente non accettabili:

Auto blu dello Stato 35.000

Spese per il Giubileo 115.000

Finanziamento dell'aumento di Capitale del Banco di Napoli 65.000

Copertura di altre perdite del Banco di Napoli 410.000

Spese per pensioni di invalidita' che, secondo le notizie della stampa possono e devono

essere considerate non corrette 545.000

RITIENE

che il suddetto debito debba essere rideterminato nella misura di Lire .......................................

deducendo lire .......................... dalla cifra indicata nel punto 1 della premessa, in quanto non

ritengo moralmente accettabile finanziare con le mie tasse la seguente spesa (le seguenti spese):

Auto blu Lire 35.000

Giubileo Lire 115.000

Banco di Napoli- Aumento del capitale Lire 65.000

Banco di Napoli - Altre perdite Lire 410.000

Falsi invalidi Lire 545.000

data ....................................... firma .......................................

Premessa - Allegato 1

Totale delle

imposte

dirette e

indirette

Totale

delle

imposte

dirette e

indirette

Abitanti

Abitanti

Pro-capite

Pro-capite

Milioni

%

numero

%

Lire

chi paga

(*)

Repubblica

Federale Padana

Lombardia

79.162.311

21,2 %

8.899.032

15,6 %

8.895.609

239 %

Emilia

33.368.308

8,9 %

3.924.124

6,9 %

8.503.378

228 %

Piemonte

33.368.295

8,9 %

4.307.429

7,5 %

7.746.685

208 %

Veneto

32.000.097

8,6 %

4.413.729

7,7 %

7.250.127

195 %

Toscana

26.622.304

7,1 %

3.528.331

6,2 %

7.545.297

203 %

Liguria

13.172.919

3,5 %

1.662.713

2,9 %

7.922.545

213 %

Marche

9.205.154

2,5 %

1.439.178

2,5 %

6.396.119

172 %

Friuli

8.798.307

2,4 %

1.193.045

2,1 %

7.374.665

198 %

Trentino AA

6.543.126

1,7 %

905.067

1,6 %

7.229.438

194 %

Umbria

4.931.164

1,3 %

819.038

1,4 %

6.020.678

162 %

Valle d'Aosta

1.016.715

0,3 %

118.251

0,2 %

8.597.940

231 %

Totale

248.188.700

66,3 %

31.209.937

54,6 %

7.952.233

214 %

Italia

propriamente

detta

Campania

24.084.004

6,4 %

5.708.968

10,0 %

4.218.627

113 %

Sicilia

21.028.863

5,6 %

5.023.744

8,8 %

4.185.895

112 %

Puglia

17.151.813

4,6 %

4.084.128

7,1 %

4.199.627

113 %

Sardegna

7.824.343

2,1 %

1.656.931

2,9 %

4.722.190

127 %

Calabria

7.738.922

2,1 %

2.079.427

3,6 %

3.721.661

100 %

Abruzzo

6.711.536

1,8 %

1.263.032

2,2 %

5.313.829

143 %

Basilicata

2.361.367

0,6 %

611.317

1,1 %

3.862.754

104 %

Molise

1.398.788

0,4 %

311.930

0,6 %

4.214.105

113 %

Totale

88.299.636

23,6 %

20.759.477

36,3 %

4.253.461

114 %

Libero territorio

del Lazio

Lazio

37.762.443

10,1 %

5.165.524

9,0 %

7.310.477

196 %

Totale

Regionalizzato

374.250.779

100 %

57.134.938

100 %

6.550.296

176 %

Fonte: Elaborazione da "Le entrate dello Stato regionalizzate. Una stima del carico Fiscale

del 1992". Pubblicazione della Ragioneria Generale dello Stato.

Nota: e' appena il caso di ricordare che una parte molto significativa delle tasse pagate nel

Lazio ... non son altro che le tasse pagate dalle Regioni della Padania, con le quali vengono

pagati gli stipendi e le tasse dei dipendenti dello Stato italiano che lavorano nei ministeri e

negli enti di Roma.

(*) Nella colonna "chi paga" la Calabria e' stata posta =100

Premessa - Allegato 3

Qui di seguito trovate elencati alcuni dei principi che abbiamo tentato di inserire nel

programma di lavoro della Commissione parlamentare per le riforme (cd "bicamerale").

Come vedete, sono tutti principi finalizzati a togliere potere ai "detentori del potere" (politici,

membri del Governo, sindacati, boiardi di Stato, ecc. ).

1.Inserire nella Costituzione un principio che dia tutela costituzionale all'impresa

2.Regolamentare nella Costituzione i confini del diritto di sciopero nei servizi di

pubblica utilita'

3.Fissare nella Costituzione un tetto massimo alla pressione fiscale

4.Inserire nella Costituzione il principio di "tutela delle generazioni future", per cui con il

debito pubblico si possono fare solo investimenti, ma non si possono finanziare le

spese correnti

5.Invertire i flussi fiscali, cioe' i Comuni si tengono i soldi delle tasse senza mandarli a

Roma, aspettando poi gli insufficienti (almeno in Padania) trasferimenti dalla capitale.

6.Limitare la presenza dello Stato nell'economia

7.Sancire nella Costituzione il principio della assoluta uguaglianza tra pubblico e

privato. Sono due sfere parimenti sovrane e se tra queste due sfere sorgono gravi

conflitti, a decidere deve essere la volonta' popolare, attraverso un referendum. E'

necessario sancire nella Costituzione che una societa' libera aperta e' sempre dualistica.

Poggia cioe' su una assoluta uguaglianza tra privato e pubblico.

 
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