Tornato di attualita' (almeno per me) perche' un procuratore della Repubblica di Arezzo ha mandato a due militanti leghisti l'avviso di garanzia che in novembre durante un tavolo fatto ad Arezzo distribuivano il libretto. Domani c'e' la convocazione in Procura e contemporaneamente la Lega fara' una manifestazione. L'on. Gnaga ha preannunciato che tutti presenti avranno in mano il famoso libretto verde ....L'accusa e': istigazione a disobbedire le leggi (art. 415 cp da 6 mesi a 5 anni) e concorso di persone nel reato (art. 110 cp).
Io ci saro' e con me ci saranno i microfoni di radio radicale :)
Stavolta sono ben 15 pagine .... buona lettura :)
MANUALE DI RESISTENZA FISCALE
Resistenza Fiscale: legittimi atti di disubbidienza civile finalizzati ad ottenere l'attuazione di diritti riconosciuti dalla Costituzione.
Il diritto dei cittadini a "resistere" alle pretese ingiuste di uno Stato, anche e soprattutto in tema di
fiscalita', viene riconosciuto in tutti gli ordinamenti "liberi".
Di fronte a comportamenti di uno Stato sostanzialmente "illeciti", come quello, per esempio, di
negare la possibilita' di effettuare compensazioni di crediti con debiti omogenei, liquidi ed esigibili,
quale atteggiamento puo' e deve assumere un cittadino "libero"?
Finora i cittadini della Padania si sono rassegnati ed hanno subito. Hanno pagato piu' di tutti, ed
hanno ricevuto, pro-capite, meno di tutti. (si veda Premessa - Allegato 1)
E questa scelta ha avuto l'effetto di incoraggiare lo Stato italiano a continuare sulla strada
dell'oppressione e della sopraffazione a danno dei cittadini-contribuenti.
Ma se molti cittadini avranno il coraggio di attuare forme concrete e trasparenti di "disubbidienza
civile", essi riusciranno a costringere lo Stato a ripristinare la legalita' sostanziale, ed a rinunciare a
comportamenti e pretese contrari ad ogni principio etico ed al comune buon senso.
E' bene ricordare quanto ci insegna la storia delle istituzioni parlamentari, e cioe' che i Parlamenti sono
nati proprio per aiutare e garantire i cittadini, in presenza di evidente "rapacita' impositiva" dei
governanti. Purtroppo nel Parlamento italiano, come ognuno puo' ben vedere, soltanto i Senatori e i
Deputati della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania sembrano ricordarsi di questo dovere
storicamente proprio di tutti i parlamentari.
Di recente, durante la discussione per la costituzione della Commissione Parlamentare per le riforme
(la cosiddetta "bicamerale") numerose proposte degli autori di questo manuale, finalizzate a limitare il
potere di politici, sindacati e burocrati, non sono state accolte. Qui di seguito, nel documento
"Premessa-allegato 3" potete leggere un elenco sintetico delle nostre proposte. Non siamo riusciti ad
inserirle nel "Programma di lavoro" della Commissione bicamerale per la riforma della Costituzione
italiana, ma questi principi faranno sicuramente parte della Costituzione della Repubblica Federale
Padana. Di questo i lettori possono essere certi.
A nostro giudizio la "resistenza fiscale" deve essere un atto limpido e chiaramente motivato di
protesta. E deve essere attuato in forma civile e pacifica.
Essa rappresenta una espressione piena delle prerogative dei cittadini, e discende dal diritto naturale
e inalienabile, che appartiene ad ogni individuo, di poter resistere a decisioni illegittime, quali
sicuramente sono tasse inique, il cui unico obiettivo e' quello di finanziare sprechi, clientele ed
interessi particolari dei soliti "amici degli amici".
Questo atto di alto valore morale e civico consente ai cittadini di evitare il pericolo, grave per ogni
democrazia, di adagiarsi nell'obbedienza passiva alle pretese di un fisco centralista, lontano dai
cittadini, ottuso, oppressivo, ingiusto, che non si pone al servizio della collettivita', ma che opera
esclusivamente come strumento dei detentori del potere.
Noi riteniamo che la virtu' civica consista non gia' nell'obbedire passivamente a leggi fiscali con queste
caratteristiche, ma, al contrario, pensiamo che la virtu' civica consista nell'attuare, con scelte di
coraggio e di amore per la liberta', forme di protesta limpide, chiare e sempre consapevoli delle
conseguenze. Anche e soprattutto nel rapporto tributario.
La resistenza fiscale dunque, particolarmente in questo momento, e' un diritto ed un dovere dei
cittadini della Padania, e noi speriamo che milioni di contribuenti effettueranno gli atti di coraggio e di
amore per la liberta' raccomandati in questo primo Manuale di Resistenza Fiscale.
Il Governo della Padania
Venezia, 25 ottobre 1996
Capitolo 1
"Fare qualcosa", perche' votare, protestare e delegare non
basta piu'
1.1 Non e' piu' sufficiente votare ogni tanto, brontolare, arrabbiarsi e continuare a subire
E' ormai evidente che lo Stato italiano non vuole capire e non rispetta piu' i cittadini. Quindi, non e' piu'
sufficiente limitarsi a votare ogni tanto, brontolare ed arrabbiarsi.
Tra le tante cose da cambiare ne abbiamo individuate tre:
oggi lo Stato italiano non consente di compensare i crediti verso lo Stato con i debiti,
oggi lo Stato italiano spende in modo irrazionale i soldi dei cittadini (e anche quelli dei loro figli
non ancora nati),
oggi lo Stato italiano non fornisce, attraverso la RAI, le informazioni in modo professionale e
indipendente, ma le manipola o le omette per favorire i politici ed i potenti di turno.
In assenza di reazioni questo Stato si allontanera' sempre di piu' dai cittadini, perche' li considerera'
sempre piu' sudditi incapaci di reagire e di far sentire la loro voce. E l'incapacita' di reagire risulta
evidente se si considera che essi continuano a votare sempre per l'uno o per l'altro dei Poli gemelli
del potere centrale romano.
E' agevole prevedere che in Italia non ci sara' nessun vero cambiamento, perche' ogni cambiamento
modificherebbe la intoccabile Mappa del potere del Paese. E in assenza di cambiamenti e di reazioni
da parte dei cittadini e' altrettanto lecito prevedere che un giorno questo Stato si potra' sentire
autorizzato anche a non rimborsare il debito pubblico, oppure a pianificare cinicamente e a cercare
di gestire una inflazione sudamericana, mandando contemporaneamente sulla scena qualche uomo
forte e qualche generale.
Se i cittadini continueranno a non farsi sentire, a limitarsi a protestare in privato, gli attuali detentori
del potere, sindacati e politici in testa, pur di difendere i loro privilegi affonderanno il Paese e
continueranno ad impedire anche la piu' piccola delle riforme.
E il Paese sara' destinato al sottosviluppo, alla poverta' e alla perdita della liberta'.
1.2 La decisione del Consiglio dei Ministri del Governo della Padania sulla Resistenza
Fiscale.
Il 15 ottobre 1996 il Governo della Padania ha deliberato una Campagna di Resistenza Fiscale che
si articola nei seguenti tre progetti:
1.Possibilita' di compensare crediti verso lo Stato, e che lo Stato non paga con normale
tempestivita', con altre somme che i contribuenti devono versare allo Stato.
2.Obiezione morale e conseguente rifiuto, esplicito e motivato, di contribuire a spese
moralmente inaccettabili.
3.Disdetta del canone di abbonamento RAI, per ottenere una informazione indipendente. Le
caratteristiche dei progetti sono descritte nei capitoli successivi, ma e' opportuno sottolineare e
commentare immediatamente le seguenti caratteristiche, comuni a tutti e tre i progetti:
Nessun progetto ha come scopo l'evasione fiscale.
I tre i progetti hanno l'obiettivo di restituire ai cittadini della Padania i seguenti loro diritti
naturali, dei quali sono stati privati dallo Stato italiano:
1.Il diritto di poter compensare i loro crediti verso lo Stato con i loro debiti verso lo
Stato.
2.Il diritto ad un serio ed onesto utilizzo delle risorse finanziarie che i cittadini della
Padania trasferiscono allo Stato pagando le imposte, le tasse ed i contributi sociali.
3.Infine, il diritto ad un servizio pubblico che sappia garantire una informazione
indipendente, mai di parte, non gestita direttamente o indirettamente dai partiti politici,
ma gestita da professionisti in modo veramente indipendente.
I cittadini della Padania dovranno avere coraggio: il coraggio di smettere di subire
passivamente, e di cominciare a fare qualcosa, consapevoli degli effetti e delle conseguenze
dei loro atti.
Capitolo 2
Il principio della compensazione tra crediti e debiti verso lo
Stato
2.1 Il comune buon senso e il canone per l'affitto al signor Romano Bisco.
Supponete di essere un commerciante. Avete un negozio di elettrodomestici nel quale vendete
televisori, lettori di compact disc, lavatrici ed altri prodotti.
I muri del negozio non sono vostri. Il vostro padrone di casa si chiama Romano Bisco, e ogni tre
mesi gli pagate cinque milioni di affitto.
Adesso supponete che all'inizio di gennaio il signor Romano Bisco viene a trovarvi, e voi gli
consegnate l'assegno per l'affitto. Una settimana dopo Romano Bisco torna nel vostro negozio
assieme al figlio, che sta per sposarsi, e compera un televisore, una lavatrice, una lavapiatti ed alcuni
altri prodotti. Il conto e' di sei milioni. I due vi dicono che hanno dimenticato il libretto degli assegni, e
che torneranno la settimana successiva.
Invece non si fanno piu' vedere, e alla fine di marzo voi ricevete dalla banca l'avviso di pagamento
per l'affitto da aprile alla fine di giugno.
Voi cosa fate? Diciamo che la meta' dei lettori paga lo stesso i cinque milioni dell'affitto, e
contemporaneamente scrive al padrone di casa per ricordargli il suo debito. Probabilmente l'altra
meta' dei lettori non paga e manda una lettera piu' o meno di questo tenore: "caro signor Romano
Bisco, oggi dovrei pagarle il canone di affitto di cinque milioni. Mi permetto ricordarle che all'inizio di
gennaio lei, nel mio negozio, ha fatto degli acquisti per il matrimonio di suo figlio per sei milioni.
Cinque li trattengo dall'affitto, e mi permetto di ricordarle di passare in negozio, appena le sara'
possibile, per saldare il suo conto, che adesso e' di un milione".
Passano altri tre mesi. Romano Bisco continua ad ignorare il suo debito, e a questo punto siamo
ragionevolmente certi che alla fine di giugno, quando arrivera' l'avviso di pagamento dalla banca per
l'affitto da luglio a settembre, anche quella meta' dei lettori che tre mesi prima aveva pagato tutto
l'affitto si comportera' in modo diverso, e tratterra' i cinque milioni in conto del credito per la merce
venduta al padrone di casa all'inizio di gennaio.
2.2 I rapporti fiscali con lo Stato italiano.
L'esempio che abbiamo appena fatto vale anche per i rapporti con lo Stato italiano, che e' molto
peggio del signor Romano Bisco.
Pensate che al 31 dicembre 1995 i crediti di imposta dei contribuenti italiani verso lo Stato
ammontavano a poco meno di 60 mila miliardi. In massima parte questi sono soldi che lo Stato deve
restituire alle aziende della Padania, che per molti anni hanno tentato inutilmente di recuperare i loro
crediti, ed in molti casi sono state costrette a chiudere a motivo della inadempienza dello Stato
italiano.
2.3 Il Codice Civile vale per tutti, ma non per lo Stato italiano.
La compensazione tra debiti e crediti e' certamente un fatto che, prima ancora di essere stabilito dalla
legge, risponde ad evidenti principi di buon senso e di equita'.
Se una persona, fisica o giuridica, vanta sia un credito che un debito nei confronti di un'altra persona,
appare normale che non possa pretendere, come invece fa lo Stato italiano, la riscossione del
proprio credito e che contemporaneamente si rifiuti di pagare il proprio debito. Il debito e il credito
devono essere compensati, ed e' solo per l'eventuale differenza che potra' essere richiesto il
pagamento.
Questo principio e' stato recepito nel Codice civile italiano, che all'articolo 1241 stabilisce che
quando due parti sono obbligate l'una verso l'altra, i due debiti si estinguono per le quantita'
corrispondenti. Aggiunge, il successivo articolo 1242, che la compensazione estingue i due debiti, a
partire dal giorno della loro coesistenza.
Anche se il principio della compensazione e' stato recepito dal Codice civile, esso non ha mai trovato
piena applicazione quando una delle parti e' lo Stato o altro ente pubblico.Salvo alcune eccezioni
recentemente introdotte, il principio adottato sinora dallo Stato italiano e da altri enti pubblici e'
sempre stato quello di esigere puntualmente i propri crediti, pena gravissime sanzioni (sia di carattere
amministrativo, sia, in qualche caso, di carattere penale) e di dimenticarsi i propri debiti.
In altri termini lo Stato italiano e' sempre stato inflessibile nel recupero dei crediti verso i contribuenti
e largamente inadempiente nel pagamento dei propri debiti. Si tratta di una situazione che si e' creata
in Italia, e che non trova nessun riscontro negli altri Paesi dell'Occidente industrializzato. Di fatto e'
avvenuto che il principio della compensazione, soprattutto nel settore fiscale, e' stato rovesciato, nel
senso che esso si ritiene applicabile non come regola generale ma soltanto in presenza di specifiche
norme che di volta in volta ne consentono l'applicazione. La non compensabilita' di debiti e crediti
derivanti da imposte diverse e' diventata la regola, e solo in alcuni limitati casi e' possibile utilizzare il
principio della compensazione tra imposte a debito e a credito.
Gli unici casi di compensazione che sinora sono stati ammessi riguardano la possibilita' di calcolare in
diminuzione dell'IRPEF, dell'IRPEG e dell'ILOR dovute sulla base di una medesima dichiarazione,
l'ammontare di eventuali crediti di imposta che risultano per le imposte citate. Altri rari casi di
compensazioni riguardano la possibilita' di compensare debiti e crediti di IVA nell'ambito di gruppi di
societa' controllate e controllanti (cosiddetta IVA di gruppo), ovvero il credito di imposta concesso
per chi incrementa l'occupazione, che puo' essere compensato indifferentemente con debiti di
IRPEF, IRPEG o IVA.
Ma al di fuori di questi casi in Italia vige il principio della non compensabilita'. In particolare non
esiste, attualmente, la possibilita' di compensare crediti IVA con debiti derivanti da IRPEF, IRPEG o
ILOR, o viceversa. Sono noti i tempi lunghissimi necessari per ottenere i rimborsi dei crediti IVA o
dei crediti derivanti da imposte dirette.
I contribuenti sono costretti ad attendere oltre due anni quegli stessi rimborsi che in altri Paesi
dell'Unione Europea vengono effettuati nel giro di poche settimane. La possibilita' di utilizzare il
credito di IVA per la compensazione con altre imposte dirette o viceversa, potrebbe quindi
attenuare il problema della lentezza dei rimborsi. Se questo e' uno degli esempi piu' rilevanti non e'
certamente l'unico caso di impossibilita di compensazione tra debiti e crediti nei confronti dello Stato
o di suoi enti. Si pensi in particolare al caso dei versamenti di contributi sociali, per i quali dovrebbe
anche essere ammessa la facolta' di compensazione con eventuali crediti di imposta derivanti da IVA
o da imposte dirette.
2.4 Esempi
Chiariamo meglio l'ultimo punto del paragrafo precedente:
Una societa' per azioni ha un credito IVA, ma a meta' mese e' obbligata a versare i contributi sociali a
suo carico all'INPS. Se lo Stato non gli rimborsa l'IVA, in un Paese civile la societa' dovrebbe poter
evitare questo versamento mandando due copie di una semplice lettera: una all'ufficio IVA,
chiedendo di versare una parte del suo credito all'INPS e fornendo i necessari dettagli, ed una, per
conoscenza, all'INPS.
Infatti basta pensare allo Stato come a una giacca: in una tasca ci sono dei soldi, che lo Stato deve
rimborsare alla societa' per il suo credito IVA, e nell'altra tasca c'e' un pezzetto di carta che
rappresenta il credito dell'INPS verso la societa' per i contributi sociali. e' sufficiente che lo Stato
prenda dei soldi dalla prima tasca, li metta nella seconda, e butti via il pezzettino di carta che
rappresenta il credito dell'INPS verso la societa' per i contributi sociali.
Nella Repubblica Federale Padana la prima tasca sara' sempre vuota, perche' lo Stato regolera' in
tempo reale i suoi debiti verso i cittadini. Ma eventualmente, in presenza di situazioni eccezionali,
sara' sicuramente possibile compensare i crediti con i debiti. Siamo convinti che questa, tra alcuni
anni, sara' anche la prassi dell'Unione Europea, dove i sistemi fiscali, pensionistici, sanitari eccetera
saranno sicuramente armonizzati.
Naturalmente si possono immaginare tante altre situazioni:
Pensate ad un professionista che fattura ai clienti tutto il suo lavoro, e che subisce la ritenuta
del 19% su tutte le sue fatture. Quando prepara le dichiarazione dei redditi quel professionista
puo' trovarsi ad avere un credito IRPEF, perche' a conti fatti e' possibile che le ritenute
effettuate sulle sue fatture superino le imposte che deve versare, dopo aver considerato tutte
le spese che ha sostenuto. Accade, pero', che sullo stesso reddito il professionista dovra'
calcolare e versare anche la tassa salute. Si puo' verificare l'assurda situazione che sulla stessa
dichiarazione dei redditi il professionista sia a credito di IRPEF, e sappiamo che lo Stato
italiano paghera' il suo debito dopo molti anni, mentre dovra' versare allo Stato saldo e
acconto della tassa salute, senza poter effettuare alcuna compensazione.
Oppure pensate ad una societa' che si trova a credito di IRPEG e/o di ILOR perche' ha
sbagliato le previsioni e ha versato acconti, quando, al contrario, attraversa uno stato di crisi
ed in realta' e' in perdita. Supponete che la perdita sia di un milione, e che gli acconti versati
superino i 100 milioni. E supponete che la societa' abbia un patrimonio proprio investito
(capitale sociale piu' riserve) di 10 miliardi.
Bene, questa societa' deve versare l'imposta sul patrimonio netto delle imprese pari al 7,5 per
mille (cioe' 75 milioni). L'attuale norma le consente di detrarre dal patrimonio la perdita (in
questo esempio la base di calcolo diminuisce da 10 miliardi a 9 miliardi e
novecentonovantanove milioni), ma non le consente di compensare il credito IRPEG/ILOR
generato dagli acconti versati con l'imposta patrimoniale, di cui, come se non bastasse, deve
versare anche gli acconti.
Infine, pensate ad un imprenditore (societa' di capitali, o un artigiano, o un commerciante) che
vince un appalto con un ente statale.
Dapprima non crede ai suoi occhi: senza pagare una lira di tangente riesce a procurarsi del lavoro
semplicemente perche' e' bravo e i suoi prezzi sono davvero i migliori. Effettua regolarmente e nei
termini convenuti la fornitura ed attende con pazienza il pagamento a saldo. Dopo 120 giorni i soldi
non arrivano, telefona e gli rispondono che manca la firma del dirigente, dopo altri 30 giorni manca
un timbro, ecc. Intanto il tempo passa e l'imprenditore al momento di compilare la dichiarazione dei
redditi deve pagare le imposte anche su quello che non ha incassato dallo Stato. Non gli e' consentito
rivalersi sulle tasse da versare, con l'unica eccezione dell'IVA, per la quale e' possibile emettere una
fattura cosiddetta in sospeso senza dover versare un'IVA che l'imprenditore non ha mai incassato.
2.5 ... nella Repubblica federale della Padania le cose funzioneranno cosi'
In realta' le leggi non dovrebbero prevedere nessuna limitazione alla piena applicazione del principio
della compensazione, cosi' come e' previsto dal codice civile, e senza alcuna interpretazione
restrittiva.
Dovrebbe, in altri termini, esistere un vero e proprio conto corrente del contribuente con lo Stato e
con i suoi enti, in base al quale i debiti e i crediti si compensano senza limitazione. A date periodiche
prestabilite dovrebbe essere rilevato e chiuso il saldo di questo conto corrente con il pagamento dei
debiti risultanti dopo le compensazioni effettuate. Cio' eviterebbe, oltre tutto, la necessita di effettuare
tanti versamenti quante sono le varie imposte e tasse, concentrando in un unico versamento
periodico il pagamento del solo saldo a favore dello Stato o del contribuente. A parte quindi la
rapidita' dei rimborsi, in questo modo si otterrebbe una notevole semplificazione di tutto il sistema
fiscale-contributivo.
2.6 Vediamo quale e' il costo di questo atto di coraggio
Qualora un cittadino-contribuente decidesse di attuare fin da oggi la compensazione tra crediti e
debiti nei confronti dello Stato, quasi sicuramente dovra' pagare alcune penali, il cui ammontare
varierebbe a seconda delle imposte il cui versamento fosse ridotto in relazione alla compensazione
con un credito derivante da un'altra imposta. Nella scheda "Capitolo 2 - Allegato 1", trovate una
sintesi delle varie sanzioni amministrative. La riduzione derivante dalla compensazione con altre
imposte o contributi non deve peraltro comportare alcuna modifica nella dichiarazione relativa alle
singole imposte o contributi, altrimenti sarebbero applicabili ulteriori sanzioni.
In altri termini, tutta la dichiarazione dovrebbe essere effettuata in modo corretto pervenendo ad una
precisa indicazione dell'imposta o dei contributi dovuti. La compensazione dara' luogo solo ad un
minore versamento, e cio' dovra' essere spiegato nelle righe relative alle annotazioni che i vari moduli
delle dichiarazioni riportano. Naturalmente e' opportuno che il contribuente dichiari in modo chiaro ai
vari uffici statali (ad esempio Ufficio IVA, Ufficio Imposte Dirette, INPS, ecc.) l'effettuazione della
compensazione. Nella scheda "Capitolo 2 - Allegato 2", trovate un facsimile della lettera che potete
usare per avvisare i vari uffici statali che, come e' vostro diritto, avete effettuato la compensazione.
Cio' significa, in conclusione, che le dichiarazioni delle varie imposte dovranno essere assolutamente
regolari, e che lo Stato dovra' limitarsi a multare un presunto mancato versamento. Ma tale pretesa
dello Stato potra' essere discussa davanti alla Corte Costituzionale, se necessario anche con il nostro
aiuto, dato che il diritto alla compensazione e' sicuramente garantito, a nostro giudizio, dalla
Costituzione.
2.7 Un buon suggerimento: la compensazione parziale
Per evitare di dover pagare penalita' troppo salate, i cittadini o le imprese che si trovano a credito di
imposta e che desiderano impegnarsi personalmente per vedere riconosciuto, a loro ed ai loro
concittadini, il diritto a compensare i debiti ed i crediti di imposta, potrebbero effettuare
compensazioni parziali.
Esempio: una societa' ha un credito IVA di 100 milioni, che lo Stato colpevolmente tarda a
rimborsare, e deve versare 20 milioni all'INPS.
Gli amministratori possono decidere di fare la compensazione solo per una parte del loro credito.
Ad esempio solo per un milione, oppure per 100.000 lire, in modo da dare il loro contributo
all'affermazione di un principio, senza rischiare nel contempo di dover pagare penalita' per importi
significativi. Lo Stato sara' obbligato ad impugnare la compensazione parziale, e la societa', se lo
desidera con il nostro aiuto, potra' ricorrere contro questo autentico sopruso alla Corte
Costituzionale, ed eventualmente in altre sedi.
Capitolo 2 - Allegato 1
Informazioni sulle sanzioni amministrative (multe) che saranno richieste dallo Stato a chi
effettua la compensazione
Imposta/Tassa
Multe per il versamento non
effettuato a motivo della
compensazione
Interessi
tempo indicativo
normalmente impiegato
dallo Stato italiano per
dare le multe
IVA
100 %
3 % al
semestre
3-4 anni
Tassa di
concessione
governativa
da 2 a 6 volte
come sopra
3 anni
Bollo
da 2 a 6 volte
come sopra
2-3 anni
Successione e
donazioni
20 % (se ci sono beni culturali,
da 2 a 5 volte
come sopra
3 anni
INVIM
10 %
come sopra
3 anni
Registro
l'ufficio non effettua la
registrazione, pertanto diventa
omissione sanzionata da 1 a 3
volte l'mporto da versare
come sopra
3 anni
Irpeg-Irpef-Ilor
40 %
come sopra
3 anni
Tassa salute
40 %
come sopra
4-5 anni
Imposta patrimonio
netto imprese
40 %
come sopra
4-5 anni
Ritenute Irpef
50 % anche conseguenze penali
come sopra
5 anni
Contributi INPS
fino al 200% per versamento
omesso totalmente
23% (tasso
ufficiale di
sconto +
15%)
5-6 mesi
Esempio pratico: una societa' fa i conti e vede che ha un vecchio credito IVA di 100 milioni e che
dovrebbe versare 20 milioni all'INPS.
Decide di effettuare una parziale compensazione del suo debito contributivo con il vecchio credito
IVA, che lo Stato tarda a rimborsargli. Poiche', come abbiamo detto nella pagina precedente, il
suo e' un atto dimostrativo, per evitare di pagare una penale troppo salata, la societa'
potrebbe non compensare (come a nostro parere sarebbe suo diritto) tutto il debito di 20
milioni, ma solo una parte di esso: per esempio centomila lire, oppure un milione.
Capitolo 2 - Allegato 2
FACSIMILE DEL MODULO DA INVIARE AGLI UFFICI FISCALI
INTERESSATI ALLA COMPENSAZIONE
All'Ufficio I.V.A. (ovvero all'Ufficio delle imposte dirette, oppure all'INPS, all'INAIL, eccetera)
di.......................................................................
Il sottoscritto ........................................................................................ , nato a
...........................................................
residente in ........................................................................................... , codice fiscale
.............................................
PREMESSO
A. che dalla dichiarazione IVA (ovvero dalla dichiarazione dei redditi mod. 740 - mod. 750 - mod.
760, eccetera) dell'anno .............................. risulta un credito IVA (ovvero
IRPEF-SSN-ILOR-IRPEG.......................................) di Lire.......................................
B. che dalla dichiarazione dei redditi mod. 740 (mod. 750 - mod. 760 - dichiarazione I.V.A.
-..............................................................................) dell'anno..............................
(ovvero, che dalla posizione contributiva INPS-INAIL
n ............................................................................................)
risulta un debito IRPEF
(SSN-ILOR-IRPEG-IVA-Contributivo.................................................................................)
di
Lire.....................................................................................................................................................................................
CHIEDE
che ai sensi degli articoli 1241,1242 e 1243 del Codice civile, sia effettuata una compensazione tra
gli importi a debito e gli importi a credito relativi alle dette imposte/contributi/premi assicurativi
................................................................................. per un importo di Lire
...............................................................
(indicare l'ammontare della cifra che si vuole compensare. Ricordiamo che tale cifra potra' essere
anche molto inferiore al totale dei debiti e dei crediti)
RITIENE
pertanto che dopo l'effettuata compensazione, il suo credito ed il suo debito saranno come segue:
- credito IVA (ovvero IRPEF-SSN-ILOR-IRPEG .................................... ) Lire
............................................................
- debito IRPEF (SSN-ILOR-IRPEG-IVA-Contributivo ............................) Lire
............................................................
data ....................................... firma .......................................
Capitolo 3 - Allegato 1
Informazioni sulle sanzioni amministrative (multe) che saranno richieste a chi effettua
l'obiezione fiscale esplicita
Imposta/Tassa
Multe
Interessi
Tempo
IVA
100 %
3 % al semestre
3-4 anni
Tassa di concessione
governativa
da 2 a 6 volte
come sopra
3 anni
Bollo
da 2 a 6 volte
come sopra
2-3 anni
Successione e donazioni
20 % (se ci sono beni culturali, da 2 a 5
volte
come sopra
3 anni
INVIM
10 %
come sopra
3 anni
Registro
l'ufficio non effettua la registrazione,
pertanto diventa omissione sanzionata da
1 a 3 volte l'mporto da versare
come sopra
3 anni
Irpeg-Irpef-Ilor
40 %
come sopra
3 anni
Tassa salute
40 %
come sopra
4-5 anni
Imposta patrimonio netto
imprese
40 %
come sopra
4-5 anni
Ritenute Irpef
50 % anche conseguenze penali
come sopra
5 anni
Contributi INPS
fino al 200% per versamento omesso
totalmente
23% (tasso ufficiale
di sconto + 15%)
5-6 mesi
Esempio: un cittadino fa i conti e vede che dovrebbe versare 5 milioni di IRPEF. Decide di
protestare perche' non ritiene giusto che con i suoi soldi si aumenti il capitale sociale del Banco
Napoli. Ritiene che piuttosto bisognerebbe processare gli amministratori, e che il Banco dovrebbe
essere venduto, o liquidato, vendendo gli sportelli. Di conseguenza, invece di 5 milioni versa solo
4.935.000, dichiara il motivo dell'obiezione e non versa allo Stato le sue 65.000 lire che lo Stato
italiano ha intenzione di dare al Banco. Dopo qualche anno questo cittadino avra' la soddisfazione di
obbligare lo Stato a chiedergli i soldi per l'aumento del Capitale del Banco di Napoli (le 65.000 lire
trattenute esplicitamente che dovra' pagare assieme ad una multa di circa 26.000 lire e agli interessi
legali).
Noi pensiamo che valga la pena spendere questi soldi per prendersi questa soddisfazione e per far
capire ai detentori del potere che i cittadini non sono piu' disposti a subire senza reagire ogni sorta di
soprusi.
Capitolo 3 - Allegato 2
FACSIMILE DEL MODULO DA INVIARE AGLI UFFICI FISCALI
INTERESSATI ALLA DETRAZIONE
Persone Fisiche
All'Ufficio I.V.A. (ovvero all'Ufficio delle imposte dirette, oppure all'INPS, all'INAIL, eccetera)
di.......................................................................
Il sottoscritto ...................................................... , nato a
.....................................................................
residente in ......................................................... , codice fiscale
......................................................
PREMESSO
1.che dalla dichiarazione dei redditi mod. 740 (mod. 750 - mod. 760 - dichiarazione I.V.A.,
eccetera) dell'anno.......................................risulta un debito IRPEF di
Lire...........................................................................................
2.che dai provvedimenti del Governo e del Parlamento risulta che con i soldi delle mie tasse
saranno effettuate le seguenti spese che io ritengo moralmente non accettabili: Auto blu dello
Stato Lire 35.000
Spese per il Giubileo Lire 115.000
Finanziamento dell'aumento di Capitale del Banco di Napoli Lire 65.000
Copertura di altre perdite del Banco di Napoli Lire 410.000
Spese per pensioni di invalidita' che, secondo le notizie della stampa,
possono e devono essere considerate non corrette Lire 545.000
RITIENE
che il suddetto debito debba essere rideterminato nella misura di Lire.......................................
deducendo lire..............................dalla cifra indicata nel punto 1 della premessa, in quanto non
ritengo moralmente accettabile finanziare con le mie tasse la seguente spesa (oppure le seguenti
spese):
Auto blu Lire 35.000
Giubileo Lire 115.000
Banco di Napoli - aumento del capitale Lire 65.000
Banco di Napoli - Altre perdite Lire 410.000
Falsi invalidi Lire 545.000
data ...................................................... firma .....................................................
Capitolo 3 - Allegato 3
FACSIMILE DEL MODULO DA INVIARE AGLI UFFICI FISCALI
INTERESSATI ALLA DETRAZIONE
Persone Giuridiche
All'Ufficio I.V.A. (ovvero all'Ufficio delle imposte dirette, oppure all'INPS, all'INAIL, eccetera) di
.....................................................
la sottoscritta Ditta .............................................................................. in persona del proprio
rappresentante legale ......................................................
con sede in .............................................................................. Partita IVA
..............................................................................
PREMESSO
1.che dalla dichiarazione I.V.A. dell'anno.............risulta un debito IRPEF di Lire
.......................................
2.che dai provvedimenti del Governo e del Parlamento risulta che con i soldi delle mie tasse
saranno effettuate le seguenti spese che io ritengo moralmente non accettabili:
Auto blu dello Stato 35.000
Spese per il Giubileo 115.000
Finanziamento dell'aumento di Capitale del Banco di Napoli 65.000
Copertura di altre perdite del Banco di Napoli 410.000
Spese per pensioni di invalidita' che, secondo le notizie della stampa possono e devono
essere considerate non corrette 545.000
RITIENE
che il suddetto debito debba essere rideterminato nella misura di Lire .......................................
deducendo lire .......................... dalla cifra indicata nel punto 1 della premessa, in quanto non
ritengo moralmente accettabile finanziare con le mie tasse la seguente spesa (le seguenti spese):
Auto blu Lire 35.000
Giubileo Lire 115.000
Banco di Napoli- Aumento del capitale Lire 65.000
Banco di Napoli - Altre perdite Lire 410.000
Falsi invalidi Lire 545.000
data ....................................... firma .......................................
Premessa - Allegato 1
Totale delle
imposte
dirette e
indirette
Totale
delle
imposte
dirette e
indirette
Abitanti
Abitanti
Pro-capite
Pro-capite
Milioni
%
numero
%
Lire
chi paga
(*)
Repubblica
Federale Padana
Lombardia
79.162.311
21,2 %
8.899.032
15,6 %
8.895.609
239 %
Emilia
33.368.308
8,9 %
3.924.124
6,9 %
8.503.378
228 %
Piemonte
33.368.295
8,9 %
4.307.429
7,5 %
7.746.685
208 %
Veneto
32.000.097
8,6 %
4.413.729
7,7 %
7.250.127
195 %
Toscana
26.622.304
7,1 %
3.528.331
6,2 %
7.545.297
203 %
Liguria
13.172.919
3,5 %
1.662.713
2,9 %
7.922.545
213 %
Marche
9.205.154
2,5 %
1.439.178
2,5 %
6.396.119
172 %
Friuli
8.798.307
2,4 %
1.193.045
2,1 %
7.374.665
198 %
Trentino AA
6.543.126
1,7 %
905.067
1,6 %
7.229.438
194 %
Umbria
4.931.164
1,3 %
819.038
1,4 %
6.020.678
162 %
Valle d'Aosta
1.016.715
0,3 %
118.251
0,2 %
8.597.940
231 %
Totale
248.188.700
66,3 %
31.209.937
54,6 %
7.952.233
214 %
Italia
propriamente
detta
Campania
24.084.004
6,4 %
5.708.968
10,0 %
4.218.627
113 %
Sicilia
21.028.863
5,6 %
5.023.744
8,8 %
4.185.895
112 %
Puglia
17.151.813
4,6 %
4.084.128
7,1 %
4.199.627
113 %
Sardegna
7.824.343
2,1 %
1.656.931
2,9 %
4.722.190
127 %
Calabria
7.738.922
2,1 %
2.079.427
3,6 %
3.721.661
100 %
Abruzzo
6.711.536
1,8 %
1.263.032
2,2 %
5.313.829
143 %
Basilicata
2.361.367
0,6 %
611.317
1,1 %
3.862.754
104 %
Molise
1.398.788
0,4 %
311.930
0,6 %
4.214.105
113 %
Totale
88.299.636
23,6 %
20.759.477
36,3 %
4.253.461
114 %
Libero territorio
del Lazio
Lazio
37.762.443
10,1 %
5.165.524
9,0 %
7.310.477
196 %
Totale
Regionalizzato
374.250.779
100 %
57.134.938
100 %
6.550.296
176 %
Fonte: Elaborazione da "Le entrate dello Stato regionalizzate. Una stima del carico Fiscale
del 1992". Pubblicazione della Ragioneria Generale dello Stato.
Nota: e' appena il caso di ricordare che una parte molto significativa delle tasse pagate nel
Lazio ... non son altro che le tasse pagate dalle Regioni della Padania, con le quali vengono
pagati gli stipendi e le tasse dei dipendenti dello Stato italiano che lavorano nei ministeri e
negli enti di Roma.
(*) Nella colonna "chi paga" la Calabria e' stata posta =100
Premessa - Allegato 3
Qui di seguito trovate elencati alcuni dei principi che abbiamo tentato di inserire nel
programma di lavoro della Commissione parlamentare per le riforme (cd "bicamerale").
Come vedete, sono tutti principi finalizzati a togliere potere ai "detentori del potere" (politici,
membri del Governo, sindacati, boiardi di Stato, ecc. ).
1.Inserire nella Costituzione un principio che dia tutela costituzionale all'impresa
2.Regolamentare nella Costituzione i confini del diritto di sciopero nei servizi di
pubblica utilita'
3.Fissare nella Costituzione un tetto massimo alla pressione fiscale
4.Inserire nella Costituzione il principio di "tutela delle generazioni future", per cui con il
debito pubblico si possono fare solo investimenti, ma non si possono finanziare le
spese correnti
5.Invertire i flussi fiscali, cioe' i Comuni si tengono i soldi delle tasse senza mandarli a
Roma, aspettando poi gli insufficienti (almeno in Padania) trasferimenti dalla capitale.
6.Limitare la presenza dello Stato nell'economia
7.Sancire nella Costituzione il principio della assoluta uguaglianza tra pubblico e
privato. Sono due sfere parimenti sovrane e se tra queste due sfere sorgono gravi
conflitti, a decidere deve essere la volonta' popolare, attraverso un referendum. E'
necessario sancire nella Costituzione che una societa' libera aperta e' sempre dualistica.
Poggia cioe' su una assoluta uguaglianza tra privato e pubblico.