purtroppo, per motivi tecnici (ogni volta che ci clicco sopra, mi butta fuori da Agora') non posso rileggere quello che hai scritto, per cui spero di ricordarmelo bene.Il nome e' sicuramente quello giusto, ed ha un certo fascino. Ma, ma, ma ... lo si deve spiegare quasi a tutti i non-dotti come noi :-), e questo, di per se', rappresenta un ostacolo non secondario. Se gia' il nome e' un primo intoppo, figuriamoci il resto.
Ribadisco quanto gia' detto: il linguaggio e' tutto. E visto che il nostro tutto, con un pezzo da novanta come Pannella in avanscoperta, riusciva a parlare si' e no al 5%, perche' continuare? Dobbiamo rivoluzionare noi stessi, semplificandoci con metodo Usa piu' che britannico. Dove, per metodo Usa, intendo quello di dare un nome alle cose che si fanno partendo dal presupposto che chi ci deve leggere ed ascoltare non sa nulla se non quello che ascolta o legge in quel momento.
Mi duole il cuore citare Indro Montanelli, ma ci sta proprio bene. In non so quale "scuola di giornalismo" ricordava che -per fare un esempio attuale. quando si cita Oscar Luigi Scalfaro, accanto di deve essere sempre scritto "Presidente della Repubblica italiana".
Habeas corpus non e' in questa impostazione.
E poi, te l'immagini, Marco P., parlare agli italiani emigrati che dell'Italia sanno solo di Arbore e Venier?