Brevemente.
Mi sembra che la "questione" Danubio non sia di facile soluzione. Nel senso che trovare il punto di partenza per una nostra iniziativa che non abbia un gia' qualche precedente ideatore e' veramente difficile.
In questo giorni in sede a Budapest ho letto, oltre che il rapporto Amici della Terra - Caggiano anche una serie di documenti, articoli che in questi due-tre anni ho raccolto.
Come certamente saprete esistono gia' al lavoro sui vari problemi concernenti il Danubio (ecologici-ambientali, commerciali, ecc.) decine di Associazioni ambientaliste locali (almeno in Ungheria ed Austria), internazionali (Fondazione Cousteau), commissioni parlamentari, commissioni speciali (Austria ed Ungheria) che hanno esaminato in lungo ed in largo tutti i problemi del Danubio e della sua area.
Ci sono gia' proposte di creare un "Supreme Council of Danube" (Fondazione Cousteau), di interventi ecologisti precisi sui tre principali problemi del corso del fiume: la diga tra Ungheria e Slovacchia (Nagymaros-Gabcikovo); la centrale nucleare di Kozloduy in Bulgaria; il delta.
Ci sono stati tentativi di mediazione politica internazionale per il primo, interventi statali per le emergenze ecologiche, la richiesta sempre di Cousteu diretta all'UNESCO di dichiarare "bene naturale" del genere umano il delta.
Ci sono decine di associazioni ambientaliste che fanno del Danubio la loro principale fonte di iniziativa politica, come i budapestini "Duna Kor" con cui sono in contatto.
C'e' in Ungheria una Associazione dei comuni rivieraschi.
C'e' anche una fondazione statunitense "Save the Danube", con sede a Stanford di cui presidente e' l'ennesimo miliardario di origine ungherese che finanzia varie iniziative.
L'aspetto incredibile, pero', e' che nonostante questo incredibile spiegamento di forze internazionali, locali, finanziamenti, niente cambia anzi sembra che non ci si avvicini nemmeno a risolvere una delle problematiche sollevate.
Come poterci inserire in questo contesto ed essere (tentare) di essere risolutivi (su cosa?) non e' un secondario problema.
Cerchero', dopo questa premessa, di tentare di affrontare la questione dividendo il mio intervento in tre momenti: il metodo, l'iniziativa, i finanziamenti.
* Metodo
Dopo aver letto il documento "Signorino-Caggiano" mi sembra di poter individuare, come approccio alla questione, ma anche come primo tentativo di emergere nel mare dell'anonimato, l'aspetto ecologico-ambientalista come quello piu' opportuno.
Mi spiego meglio.
Siamo in questo momento capaci di poter imporre ai governi dell'area un progetto di nuovo trattato, di poter imporre una discussione ad alto livello? Forse si, ma secondo me, solo anche dopo precise iniziative politiche, di sensibilizzazione sul territorio, di modifiche (proposte di leggi nazionali) alle legislazioni nazionali attuali dei paesi dell'aerea danubiana.
Un problema di "riconoscibilita'": da inventarsi completamente.
E credo di poter francamente dire che le nostre forze (e finanze) ci consentono uno spazio di iniziativa ben ridotto.
Molto semplicemente ritengo che l'individuazione di una tematica di lotta ecologista su UNO degli aspetti emblematici del Danubio potrebbe essere un corretto inizio di lavoro.
La riflessione successiva sugli aspetti giuridici, dovrebbe essere una logica conseguenza se nel frattempo saremo capaci di raccogliere al nostro interno "cervelli" che operano da decenni nel settore.
Mi ripeto, quindi, per esigenza di chiarezza: credo che a livello di metodo sia preferibile attualmente, perche' piu' legato alla logica dell'inizio-campagna, perche' piu' mediatico, perche' meno costoso, perche' piu' militante e capace di aggregare le militanze delle altre associazioni gia' esistenti, l'approccio ecologista.
* Iniziativa
Eccoci quindi al secondo momento. Quale tra le iniziative ecologiste-ambientaliste scegliere. Come ho scritto nella premessa tre sono le "emergenze" riconosciute a livello internazionale: la diga tra Ungheria e Slovacchia (che non e' solo una emergenza ambientale ovviamente), la centrale in Bulgaria e il delta.
Questione a parte e' poi quella relativa al canale Reno-Meno-Danubio, che offre, secondo me, approcci differenti alla questione Danubio: non solamente ecologici, non solamente commerciali, non solamente giuridici, non solamente "area danubiana".
Ma l'elenco potrebbe essere lunghissimo, considerando tutte le questioni legate al corso del fiume non ultima quella del confine romeno-serbo del fiume.
Riporto solo per esigenze di dibattito e di chiarificiazione una parte del Documento della Fondazione Cousteu:
"Per quanto concerne la lista incompleta dei conflitti, il gruppo Costeu ed i suoi collaboratori, propongono le seguenti soluzioni costruttive e pratiche:
- lo sfruttamento ottimale delle fonti d'energia rinnovabili e la massima efficacia d'utilizzo.
- la protezione dei depositi alluvionali ed anche del delta considerato parte dei beni nautrali mondiali.
- un management realistico del trasporto via fiume.
- un miglioramento della qualita' delle acque del fiume.
Tutte queste misure si possono ottenere nel medio-lungo termine"
Non sto qui, almeno in questo momento del dibattito, a prediligere questa o quella: per fare questo ulteriore passo occorre, veramente, mettersi di fronte ad un tavolo e riflettere necessariamente con gli occhi al portafogli ed individuare le scadenze della battaglia politica - certamente non brevi.
Credo, comunque, che la questione "diga" sia quella che piu' potrebbe consentirci di applicare il metodo "radicale" con meno difficolta' che le altre. Ma e' solo una intuizione, forse legata anche ad una, come dire, romantica visione del fiume, che ormai considero parte della mia quotidianeita'.
* Finanziamenti
Forse la parte piu' difficile. In questo momento posso ben poco avere idee, se non che esistono, anche su questo punto, fondazioni, finanziamenti statali, credo anche a livello di organismi internazionali.
C'e' da studiare, e molto, per capire le possibilita' tecnico-legali per l'ottenimento di fondi, anche creando per conto nostro una "Lega per la Salvezza del Danubio" per esempio, federata al PR, con sede - perche' no - a Budapest (la capitale piu' danubiana, forse, tra quelle che il fiume tocca). Potrebbe essere uno strumento politico piu' agile per l'ottenimento dei fondi.
Per il momento mi fermo qui.
Scusatemi le imprecisioni, gli errori