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Conferenza Danubio
Partito Radicale Angiolo - 3 ottobre 1994
Roma, 3 ottobre

Dunque, cercherò di esplicitare al meglio i problemi che mi affiorano dentro ogni volta che ritorna la questione Danubio: l'ultima volta, perciò, quando ho sfogliato il rapportone degli Amici della Terra: ottimo contributo di informazione, ma francamente povero di indicazioni, ed anche di uno "sforzo" di attenzione verso i risvolti politici della faccenda.

I problemi che avverto sono, in definitiva, gli stessi che cerco di smuovere da quando ho ripreso, non mi ricordo da chi, il tema della "federazione balcanica". E sono i problemi stessi della presenza radicale all'est. Se non sbaglio, questa presenza è partita con l'obiettivo di incuneare una scintilla di "rottura" rispetto alla situazione stagnante dell'Impero sovietico e dintorni. Quella stagnazione era il terreno di coltura perfetto per una ipotesi di penetrazione radicale: tanto è vero che a lungo Stango ha cercato di negare la stessa possibilità della perestroika di Gorbaciov, perché aveva avvertito il pericolo che una "democratizzazione" dell'impero potesse rendere meno necessaria la penetrazione radicale, nutritasi fino ad allora sugli oppositori interni, i refuznik e quant'altro. Una volta realizzata la "democratizzazione", con Gorbaciov e lo stesso Eltsin, le possibilità si sono, per noi, affievolite. E in tutti questi anni, a parte poche altre cose, la nostra presenza si è ridotta alla possibilità

di fare sottoscrivere a questo o quell'esponente locale un documento redatto a Roma, per la pena di morte o come avviene oggi per il Tribunale e New York. Non poco, perché queste firme costituiscono una buona carta da visita anche in USA, ma neppure molto, né - sopratutto - proiettato verso un futuro più ricco e valido politicamente. E difatto il partito è ancora...in fasce, e rischia ogni giorno, se abbandonato a se stesso, di crepare.

Io ho sempre pensato che, almeno per quanto riguarda i paesi balcanici, danubiani cioè, la chiave politica per creare invece una spinta forte, militante, culturalmente di alto livello, fosse l'idea-forza della Federazione balcanica. Ho scritto anche un paio di testi in qualche conferenza, e a questi rimando per gli specifici contenuti. Ma sono PROFONDAMENTE persuaso, nonostante gli scetticismi, anche di Olivier e di Boselli - il quale, ahimé, ha lasciato cadere la mia richiesta di poter intervenire in un dibattito in merito apertosi su un giornale bulgaro (mi pare) - che solo il progetto-federazione può - potrebbe, forse, ma almeno proviamoci! - aprire un fronte politico con l'innesto di a) militanti nonviolenti, b) intellettuali, ecc. La federazione balcanica è esattamente il polo opposto dell'attuale disgregazione anche infranazionale, etnica cui sono sottoposti quei paesi. E' dunque l'elemento-forza più potenzialmente esplosivo, perché può accendere conflitti e scontri politici di rilievo. Immaginate cosa

significherebbe la formazione di una associazione radicale DICHIARATAMENTE infranazionale, che comprenda cioè insieme bulgari e magiari, rom e serbi o slovacchi, la quale sostenga che le attuali divisioni nazionali, le guerre, ecc., sono cazzate, e che l'unico destino possibile per la rinascita complessiva della Balcania è, deve essere, la CONfederazione - non dico la federazione - dei popoli, delle etnie e delle religioni presenti nella regione, con la loro enorme storia fatta di guerre e lacerazioni, ma anche con la impossibilità di individuare confini e separazioni nette se non a prezzo (e la Jugoslavia insegni) di guerre e distruzioni, e dunque con una sorta di irrevocabile destino a "stare assieme o morire assieme". Immaginate che si trovino su questo tema dieci o cinquanta persone convinte - e proprio la nettezza del progetto, come opposto alla disgregazione attuale, oltre alla sua possibile risonanza internazionale, al PE ecc. potrebbe/dovrebbe creare una situazione di "convinzione" forte e decisa, a

nche se minoritaria - di poter/dover agire, con metodi non-violenti, ecc., e vedrete se non si scatenerebbe subito una dialettica politica di grande presa, di sicuro impatto pubblicitario/pubblicistico. Durante l'Assemblea di Sofia, un giornale riprese con evidenza, tra i tanti presenti nel Progetto di EEmma, proprio questo tema, e ci fece il titolo!

Vado per accenni. Ma adesso, immaginate anche che questa Associazione, o gruppo, radicale si formi non per studiare, o per riproporre sul piano tecnico, il tema del Danubio, connotandolo non tanto come un tema "ecologico", quale pure è e deve restare (ma dove incontreremmo altre realtà, altre presenze...), ma "IL" GRANDE PROGETTO UNIFICANTE, SIMBOLICO, EUROPEO, ECC. motore e fulcro di quel processo federativo. Dategli la carica delle iniziative nonviolente transconfinarie, transnazionali, con gente che sfida la polizia, e vedrete se questo approccio non farà immediatamente salire l'attenzione attorno al partito radicale, facendolo diventare punto di coagulo o almeno di riferimento anche per le "decine" di associazioni danubiane locali di cui parla Lensi (i cui testi mi sembra si avvicinino fortemente a questa impostazione, anche se non saltano l'ultimo necessario ostacolo...). La tematica dovrebbe ripercorrere per esempio anche la storia della nascita della Jugoslavia, la cui struttura federale venne pensata

proprio come "uscita democratica ed europea" dalla condizione balcanico-etnica in cui si trovavano Slovenia, Croazia e Serbia agli inizi del secolo: e non a caso si formò e strutturò ANCHE IN ITALIA, negli ambienti mazziniani che gli esuli e i patrioti croati (se non serbi) frequentavano e da cui si ispiravano...(uno dei primi documenti "federalisti" jugoslavi nacque proprio a Roma, in un congresso di patrioti, ecc., durante o alla fine della Ia Guerra Mondiale).

Questo, in estrema sintesi, il mio progetto, la mia indicazione: che certo ha bisogno di una forte carica culturale, di capacità di dibattito, di forza di penetrazione di materiale a stampa anche povero, di discussioni, su cui creare, fare coagulare il primo nucleo locale, che penso non potrà non formarsi alla fine, proprio come *statistica* conseguenza di una spinta che non può non incontrare qualche pazzo minoritario ma acceso, qualche intellettuale un po' moderno, qualche economista che non può non sapere come l'economia di mercato non decollerà in quei paesi se non dietro e dentro la cornice di una "confederatio" che crei un formidabile mercato, appetitoso per gli investitori, ecc. L'idea è talmente grossa e difficile che non potrà non trovare qualche adesione: non credo che possa passare inosservata, è IMPOSSIBILE.

Su questo progetto, ovviamente, mi getterei "a tempo pieno": e mi piacerebbe almeno che Marco Pannella lo conoscesse, ne venisse minimamente a conoscenza, prima di vederlo buttato nel cestino...

Ancora, ovviamente: se qui sono stato necessariamente sintetico, sono disposto a tornare sopra queste cose, per dettagliarle, magari facendone oggetto di una relazione in una riunione, o dove cazzo Emma vorrà: se lo vorrà :-((((

Saluti a tutti, Angiolo

 
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