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Conferenza Danubio
Stango Antonio - 18 ottobre 1994
AREA DANUBIANO-BALCANICA ED UNIONE EUROPEA
Apprezzo molte delle riflessioni di Massimo, ma vorrei sottolineare come, a mio avviso, non vi sia necessariamente conflittualità fra estensione della Unione Europea, intensificazione dei rapporti fra i suoi Stati componenti ed esistenza o nascita, al suo interno e con alcuni Stati terzi, di diversi patti di federazione, unione doganale e monetaria e simili.

Si possono citare diversi esempi in atto: il Benelux; il Consiglio degli Stati Nordici, dei quali fino a questo momento la sola Danimarca è membro dell'Unione Europea; il rapporto particolare di alcuni Stati membri con minuscoli Stati terzi, quali il principato di Monaco rispetto alla Francia o San Marino e la Santa Sede rispetto all'Italia. Se si desse vita a forme analoghe o nuove di federazione fra Stati danubiani e balcanici, questo non comporterebbe affatto particolari problemi di compatibilità con l'adesione all'Unione Europea di tutti o di alcuni di tali Stati.

Qualsiasi patto internazionale vincola le parti contraenti a determinati rapporti fra loro, ma non esclude solitamente la possibilità che le parti stesse scelgano di legarsi con patti diversi ad altri Stati; anzi, intese regionali forti possono rafforzare la coesione generale a livello più ampio.

Si tratterebbe, eventualmente, di stabilire alcune norme caso per caso: non disturba nessuno in Francia che fra San Marino e l'Italia si varchi il confine senza controllo di passaporti, ma potrebbe preoccupare un regime simile fra l'Austria e la Croazia. Questa, però, è materia di buona amministrazione più che di grande disegno politico continentale.

 
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