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Conferenza Danubio
Partito Radicale Paolo - 3 novembre 1994
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Dobbiamo; dobbiamo arrivare ad una conclusione di questo dibattito, e raggiungere un punto politico. Una conclusione.

Quel che ci ha messi qui a discutere è la necessità di dare corpo alla iniziativa ambientalista del Partito. Ottimo è stato l'avere avuto un così ampio sostegno per tutti provenuto dagli Amici della Terra e da Caggiano, ad onta delle sovente scherzose - tracimanti troppo spesso in apparente quanto ingiustificato astio - bacchettate che qui abbiamo registrato.

Una cosa va però detta, a correzione di una erratta interpretazione cui ci siamo trovati davanti, e che ha provocato in questo dibattito delle sterzate rispetto al suo asse necessario.

Gli studi che sono stati commissionati erano notoriamente un lavoro provvisorio. Talvolta ce ne siamo dimenticati, ed è bene invece rammentarlo. Lavori comunque utili, e anzi necessari.

Ora...

Ci dividiamo, qui nel discorrere, sul punto se debba essere una federazione danubiana e balcanica a portare quei paesi nella UE, insieme, o se deba promuoversi invece il più rapido ingresso nella UE dei vari paesi, senza passare per una entità federale nuova.

A mio parere noi dimentichiamo o non teniamo nel giusto conto una questione. Che è qulla per cui tra 5 anni è assolutamente probabile, se non certo, che buona parte dei paesi dell'Europa centrale entreranno nella UE.

Ho paura che noi si trascuri il fatto che le cose vanno da sole più veloci di noi, e ci spiazzano. Come ci hanno in parte spiazzati in questi anni, in cui la storia, per usare una frase fatta, è andata spesso più veloce di noi.

Al di fuori della UE ci sono vari paesi che già sono associati alla Unione. Ed è solo questione di tempo che l'associazione di trasformi in ingresso a pieno titolo.

Va da sé, andrà da se.

Noi dovremmo piuttosto recuperare un altro dato politico, che è quello rlativo alla parte occidentale e ricca della Europa. Che non avrà, non conquisterà un assetto federale o tendenzialmente federale se non sulla base e in conseguenza della pressione degli stati esterni.

Quello che impedisce alla UE di oggi di trasformarsi velocemente in entità federale, realmente federale, e quindi dotata di governo e parlamento effettivamente federale è in sostanza il fatto che le disparità economiche reali tra i vari paesi è relativa. E infatti per i nuovi ingressi nella UE si attende che quei paesi candidati, dopo un limbo di rapporto di associazione, raggiungano dei livelli economici talida non essere del tutto sperequati rispetto alla media del i paesi dell'Unione.

I costi dell'adeguamento dei paesi ex comunisti ai livelli ecdonomici dell'occidente sono elevatissimi, e li paghamo noi in occidente in termini ambientali - oltre al resto.

Non so se questo sia del tutto vero, non so se siano del tutto veri i presupporti di questo ragionamento. Ma io procedo e ve lo sottopongo ugualmente.

Conosciamo la quetione CFC in Cina. I Cinesi dicono: non ce ne frega niente di non fare frigoriferi senza CFC. Prima diamo a tutti i Cinesi un frigorifero, come li avete avuti voi occidentali; e poi, quando li avremo tutti, ci porremo il problema di farli più costosi e meno pericolosi per l'ambiente: non possiamo essere noi cinesi a pagare il costo dello sviluppo che a costo del nostro ambiente e dell'ozono di tutti voi già avete avuto.

E' evidente che una parte del costo di quei frigoriferi per i cinesi debba pagarli quella parte dle mondo che frigoriferi in ogni casa ha da decenni.

Logico, perché l'atmosfera è una.

Allo stesso modo, i costi ambientali che oggi paga l'est, e che l'ovesti si preoccupa di limitare, devono essere pagati anche dall'occidente, che non ha più centrali nucleari pericolosissime, perché le ha già sostituite, ma dopo avere comunque fatto pagare costi ambientali anche al resto del mondo.

C'è, se vogliamo, un problema di risarcimento.

A mio parere il punto ambientale è lì, in senso politico.

E' per questo che mi sembra che la nostra politica debba essere quella dell'ingresso nella UE dei paesi che ne sono fuori, proprio in chiave ambientale.

La sensibilità ambientalista in occidente è sorta soltanto dopo che l'occidente aveva già fatto i suoi danni, a tutti, anche al di fuori dell'occidente. La conversione costa, e se non vogliamo che l'est continui a mantenere le bombe ad orologeria che ha l'est, deve contriuire alle spese, perHè già si è preso, già si è rubato in passato qul che voleva in termini ambientali.

Questo è il punto di interesse dei paesi centroorientali. Altrimenti nn capisco qule interesse quei paesi possano avere. Non capisco bene a quel scopo i paesi centroeuropei possano avere a farsi federazione in funzione i dun ingresso in blocco nella UE.

Noi abbiamo - sia detto in maniera estremamente grossolana, s'intende - un concorso di interessi, che è il seguente.

L'Europa centro orientale ha intereswse ad entrare nella UE, con tutte le doppie o triple velocità necessarie; l'Europa ricca ha interesse a non farsi distruggere da nuove chernobil. E noi aggiungiamo che ha interesse a far sì che l'assetto istituzionale della UE sia tale da superare il deficit democratico di oggi - ma questo lo diciamo in pochi.

Il Danubio è, da queto punto di vista, non soltanto il simbolo della interdipendenza ecologica, ma ne è la rappresentazione drammaticamente concreta, nei fatti, nella orografia dell'Europa.

Ma guardiamo anche al nostro essere PR, a quello che siamo.

Noi siamo una lobby interna

A ben guardare, poi, non sono così inconciliabili le nostre posizioni, perché se soltanto cambiassimo nome alla federazione balcanica, ma la ciamassimo poniamo coordinamento in fuzione dell'allargamento della UE, le cose tornerebbero meglio.

Ripeto, guardiamo e teniamo presente il fatto ch el'ingresso di quei paesi nella UE è solo questione di tempo, e di MODALITA': non è in discussione il fatto in sé.

Cosideriamo che Senza pressione esterna alla UE, funzionale all'ingresso di altri paesi, la UE stessa non supererà il suo gap democratico.

Cosideriamo che, poi, il PR non è in grado di promuovere una iniziativa per la federazione balcanica, a meno di programmare quelcosa che realisticamente riusciremo a concludere in un momento in cui la questione sarà superata dai fatti.

Invece, noi possiamo, ne abbiamo la possibilità e la crediilità, coalizzare forze ad est sul punto della lotta per l'ingresso nella UE, visto che possiamo offrire una posizione forte in occidente; e possiamo offrire all'occidente una prospettiva di protezione dell'ambiente che guardi con ampiezza, che sappia porsi il problema delle centrali lontane dal territorio della UE medesima.

Scusate, ripeto, la rozzezza. Ma creso comunque che ci capiamoo.

Noi possiamo concepire una campagna che A PARTIRE DAI DATI AMBIENTALI, DALLE EMERGENZE AMBIENTALI AD EST, DALLA CAPACITà O POSSIBILITà DI COORDINAMENTO DI QUANTO AD EST C'è, possa trovare sponde ad ovest, in nome non di un solidarismo d'accatto, ma della protezione del comune ambiente.

Non possiamo, noi occidentali, porre una barriera che blocchi le zozzerie dell'est, e dobbiamo proteggerci. Non abbiamo, noi ad est, da pagare uno sviluppo più pulito dopo che la merda in giro l'hanno messa per primi gli occidentali.

Noi radicali su questo abbiamo strumenti; su altro temo di no.

Indomma, una campagna per l'ingresso nella UE, a partire da ragioni ambientali, di necessità di gestione comune dell'ambiente, per l'ingresso nella >UE dei paesi associati e poi degli altri, può essere forte, perché noi ad est siamo credibili, oggi, come soggetto capace di agire in occidente, e di far valere questa causa.

Rozzo, e ro0zzamente detto. Lo so. Ma pensiamoci.

Il punto di riferimento è la UE. Però subito possiamo e dobbiamo lanciare una campagna che a partire dalle emergenze ambientali, che sono nei fatti, coordini forze politiche e entità dell'altra europa in fuzione dell'ingresso dei nuovi paesi nella UE.

E su questo possiamo orgnaizzarci in campagna transnazionale, ambientalista e danubiana...

E il costo della non europa, le altre cose nostre e eurofederaliste sono in re ipsa.

Diamo uno sguardo a quanto potrebbe servirci quel che di grande abbiamo ad est per una cosa di questo genere...

E a quanto può servirci quento abbiamo ad ovest...

Ok. Ma andiamo verso una conclusione.

Su questo punto, poi, per essere in esso primari i dati e i fattori politici e istituzionali, dobbiamo innestare la grande questione delle nazionalità, di cui abbiamo accennato e parlato.

Ma io credo che in questo quadro noi possiamo trovare risorse, finanziamenti dall'occidente e anche da est, a certe condizioni. Purché noi si sia monopolisti o quadi sul piano dell'offerta. E possiamo esserlo selo in certe condizioni che sono precise e note.

 
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