L'obbligatorietà dell'azione penaleUna delle conseguenze più gravi che deriveranno dalla introduzione della nuova disciplina sugli stupefacenti è che gli uffici giudiziari saranno investiti da un incontenibile numero di procedimenti penali che si aggiungeranno a quelli che già attendono di essere celebrati. Ciò produrrà un ulteriore allungamento dei tempi della giustizia penale con l'effetto di dimunuire la deterrenza delle pene (è noto a tutti, salve che a Forlani ed a qualche altro, che l'unica deterrenza al compimento di crimini è quella che deriva dalla rapidità della cattura e della condanna e non dalla misura della pena,quando anche fosse la pena di morte). Ma soprattutto produrrà,DI FATTO, una assoluta discrezionalità nel promuovimento dell'azione penale poichè occorrerà stabilire,nella impossibilità di smaltire tutto il carico, quali processi si dovranno fare e quali no. A questo punto che fine farà l'art.112 della Costituzione? O si preferirà lasciare intatto il principio della obbligatorietà dell'azione penale e regalare ai magistra
ti un nuovo potere discrezionale fuori da ogni regola? Personalmente da anni sostengo che l'obbligatorietà dell'azione va cancellata dal nostro ordinamento e che insieme va modificata la collocazione del Pubblico ministero nell'ambito della magistratura con la netta distinzione tra magistratura giudicante e magistratura requirente. Resta però aperto il problema iniziale. Cosa si vuole ottenere con la nuova disciplina sulla droga? Si dice di volere una normativa più efficace, punitiva e dall'effetto deterrente: si otterrà di attribuire ai magistrati l'enorme potere di decidere se processare lo spacciatore o l'omicida, il sequestratore o il fumatore di hashish. Un bel risultato davvero.