ZAGABRIA 3-6 OTTOBRE 1987
III. Congresso Italo-Jugoslavo dei Club di Alcolisti in trattamento.
COMUNICAZIONE
DI ANDREA DEVOTO
L'ALCOLISTA COME MAESTRO DI STILE DI VITA
1.-Sono ormai otto anni che la Procedura Complessa di Hudolin per il
trattamento dell'alcolismo e` diffusa in Italia, e mi sembra che sia legittimo,
plausibile e fors'anche doveroso cominciare a trarre delle conclusioni circa i
significati e la portata di questa Metodologia.
In questo arco di tempo abbiamo assistito a tutta una gamma di
interventi e di trasformazioni: ogni regione, ogni zona, ogni USL ha dato la
sua impronta, piu` o meno caratteristica e caratterizzante, legata da un lato
alla cultura e subcultura locale; e, da un'altro lato, alla maggiore o minore
anzianita` di servizio delle varie èquipes alcologiche. Vi sono state le fasi
francamente pioneristiche, quelle di razionalizzazione della Procedura,
l'estensione a settori limitrofi (tipo terapia della famiglia e analisi
relazionale), una sempre maggiore attenzione alla formazione degli operatori e
alle loro problematiche, l'alba di una ricerca epidemiologica nelle differenti
aree, l'ansia di essere "scientifici" e quindi accettati dagli ambienti medici
tradizionali e tradizionalisti, una sempre maggiore collaborazione - dopo le
fasi di belligeranza piu` o meno larvata - con i reparti di gastroenterologia
ospedaliera e universitaria e con le sezioni regionali della Soceta` Italiana
di Alcologia.
2.-Tutte queste vicende si sono verificate, in primis, in Friuli-Venezia Giulia
e in Veneto, e poi, via via, in tutte le altre regioni. si sono costituite le
ACAT (*n.r. ACAT= Associazione Club Alcolisti in Trattamento) provinciali e
regionali, e si e` potuto verificare in continuazione la "tenuta" della
Metodologia Hudolin a tutti i livelli, anche se certe realta` regionali e certe
collocazioni professionali sono state piu` restíe all' accoglimento della
Procedura.
Di questa "resistenza al cambiamento" - nota soprattutto in Psicologia
aziendale e del lavoro - se ne e` parlato a piu` riprese, ma senza che questo
problema sia mai stato seriamente affrontato. Eppure Hudolin per anni ci ha
avvisato che non dovevamo esagerare con la dipendenza dal "modello medico" !
Nonostante cio`, la nostra formazione/deformazione professionale ha avuto la
meglio: medici e paramedici che si sia, il fascino dell'Establishment
ospedaliero/universitario ci prende ancora.
E non e` tutto. Ci siamo - mi sembra - dovuti un po` troppo spesso
piegare alle esigenze di un altro Establishment, quello politico/amministrativo
delle diverse USL, dei vari Enti Pubblici, delle Istituzioni d' ogni genere, di
tutti coloro che detengono un potere, minimo, medio o grande che sia. Forse
era, e` stato e continua ad essere necessario, ma ad un patto: che la nostra
mancanza di autonomia non ci condizioni ad una dipendenza passiva ed acritica
da chi puo` decidere se accedere alle nostre richieste, oppure irriderle, o
negarle, o accantonarle. Una dipendenza del genere comporterebbe due
eventualita` ugualmente sterili: o un abbandono di campo; oppure stare al gioco
dei burocrati, e cadere cosi nel piu` piatto immobilismo.
3.-Ho fatto queste osservazioni perche` mi sembra che sia necessario por mente
ad un altro avvertimento che Hudolin ci ha dato due anni fa, al tempo dei
Congressi di Abbazia dell'ottobre 85. A quell'epoca ha cominciato a parlare di
psichiatria ecologica o verde: a molti di noi credo sia sembrata quasi una
stranezza, una civetteria di uno studioso di fama internazionale. Chi mai in
Italia, prima di allora, aveva collegato la psichiatria all'ecologia? E poi,
che cosa c'entrava il colore verde?
Sappiamo tutti che noi italiani ci sentiamo al centro dell'universo,
forse per via di Roma e di tutta una serie di luoghi comuni: i poeti, i santi,
i navigatori, gli eroi e via discorrendo. I "verdi" esistevano in Germania, ma
non in Italia, non nel 1985. Se da noi non c'erano, vuol dire che il problema
non esisteva, per cui parlare di "psichiatria verde" non poteva essere che una
battuta, che poteva far ridere e basta.
Ora io devo dirvi una cosa, forse un po` personale, ma che non mi
vergogno a esprimere. Io devo molto a Hudolin, perche` - forse senza neppure
accorgersene, con i fatti piu` che non con le parole - mi ha insegnato, fra
l'altro, che non ci si deve trastullare, non si deve perdere tempo in cose
inutili, che la vita non e` poi cosi lunga come vorremmo, e che bisogna
affrettarsi a fare cio` in cui crediamo. E` come se Hudolin lanciasse dei semi,
degli ami: sta a noi coglierli, seguire la traccia che lui indica. Se non ne
siamo capaci, non c'e` da stupirsi oltremisura, perche` rientra nell'ordine
delle cose: l'essere umano e` lento, vuole vedere, vuole constatare, toccare
con mano, essere persuaso. Ma se arriva a cogliere l'essenza del messaggio,
allora deve muoversi, deve correre, deve diventare a sua volta seminatore di
idee e di azioni.
Che cosa vuol dire, allora, essere psichiatri verdi?
Avere a cuore le sorti dell'uomo. Ma chi e` l'uomo? E` semplice: siamo noi,
alcolisti e operatori, familiari degli uni e degli altri, membri della
comunita` locale, lavoratori e pensionati, ragazzi e adulti, dipendenti da
sostanze o da ideologie o credenze o produzioni patologiche fisiche e
psichiche.
E perche` proprio psichiatria ecologica, e non - come eravamo abituati-
psichiatria sociale o delle comunita`? Perche si occupa di dove viviamo, del
nostro habitat "vero", non di un'astrazione, come ci accade quando parliamo
di "territorio", che non sappiamo mai cosa sia, dove arrivi, chi ci sta, che vi
succede. Questa e` la "comunita` locale" - altra espressione tipicamente
Hudoliniana - che non si identifica con il quartiere, il paese, la cittadina,
ma forse con la frazione, il sobborgo, un insieme di caseggiati. Un'area dove
la gente vive e lavora, dove e` triste e felice, dove e` malata e sana,
emarginata e integrata, dove nasce e muore.
4.-Vorrei aggiungere qualcos'altro. Perche` la Procedura Complessa e` cosi
importante? Ce lo siamo mai chiesto? A volte penso che nessuno di noi lo sappia
con esattezza. Non perche` da` il 70% di successi; non perche` e` una
metodologia che privilegia il medio/grande gruppo; non perche` da` il massimo
di risultati col minimo costo: queste sono cose importanti, essenziali,
certamente. Ma non e` tutto. La Metodologia Hudolin vale perche` e` nata per
coloro che non si possono difendere, per gli ultimi, per i poveri, per coloro
che vivono nel disagio, per quelli che sono istituzionalmente emarginati, da
sempre, dalla nostra societa` nord-occidentale. Lo sappiamo tutti anche se non
ci pice riconoscerlo - che e` una societa` tutta protesa alla produzione e al
consumo di beni inutili, allo spreco delle risorse umane, alla fuga dai valori
reali, alla ricerca di paradisi artificiali, all'induzione della violenza in
tutte le fasce d'eta`. In sintesi, una societa` dove non pensare, non amare,
non essere sembra piu` facile, comodo e divertente che non farsi carico del
disagio di chi vive accanto.
Nel corso della sua vita Hudolin ha messo a punto la Procedura
Complessa per trattare l'alcolismo, tipica punta dell'iceberg delle dipendenze
umane. Ma e` evidente a tutti che se si arrestasse qui non realizzerebbe il suo
compito storico: liberare l'uomo da vincoli inutili, dare dignita` alla
sofferenza, all'handicap fisico e psichico. E` noto come, in Jugoslavia, venga
impiegata per i tossicodipendenti, per gli ipertesi, per gli psicotici, per gli
anziani. Questa Metodologia e` riuscita a riportare l'alcolista, la sua
famiglia, il suo entourage ad una posizione che non e` di semplice
integrazione nel tessuto sociale, ma di esempio per tutti coloro che soffrono.
Si potrebbe anche dire che e` arrivata alla radice delle cose,
indipendentemente dall'esito finale. Si pensi, ad esempio, alle storie di vita
che molti di noi hanno conosciuto nel corso del 1º seminario di terapia
familiare di S. Daniele del Friuli. In quella occasione, come in infinite
altre, e` emerso un modo di agire dove l'impegno ad approfondire diventa,
appunto, un diverso modo di essere.
Non mi sembra di esagerare nel dire che l'alcolista diviene cosi
interprete e maestro di un nuovo, autentico stile di vita per se`, per
l'ambiente dove vive e lavora, e per tutti noi: e con il termine "noi" alludo a
noi operatori, cosi orgogliosi di quello che facciamo, al punto da crederci
sempre al di sopra delle parti, quasi degli intoccabili.
Quando accetteremo di andare a scuola degli alcolisti, forse anche per
noi operatori si aprira` finalmente una strada di speranza.
Autore:
Prof. Andrea Devoto
Via di Monteloro 17
50060 MOLINO DEL PIANO (Firenze)
F.Nunzi (astemio dal 1985)
ie di luoghi comuni: i poeti, i santi,
i navigatori, gli eroi e via discorrendo. I "verdi" esistevano in Germania, m