Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 01 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza droga
Nunzi Francesco - 9 febbraio 1990
DOCUMENTO: L'ALCOLISTA COME MAESTRO DI STILE DI VITA

ZAGABRIA 3-6 OTTOBRE 1987

III. Congresso Italo-Jugoslavo dei Club di Alcolisti in trattamento.

COMUNICAZIONE

DI ANDREA DEVOTO

L'ALCOLISTA COME MAESTRO DI STILE DI VITA

1.-Sono ormai otto anni che la Procedura Complessa di Hudolin per il

trattamento dell'alcolismo e` diffusa in Italia, e mi sembra che sia legittimo,

plausibile e fors'anche doveroso cominciare a trarre delle conclusioni circa i

significati e la portata di questa Metodologia.

In questo arco di tempo abbiamo assistito a tutta una gamma di

interventi e di trasformazioni: ogni regione, ogni zona, ogni USL ha dato la

sua impronta, piu` o meno caratteristica e caratterizzante, legata da un lato

alla cultura e subcultura locale; e, da un'altro lato, alla maggiore o minore

anzianita` di servizio delle varie èquipes alcologiche. Vi sono state le fasi

francamente pioneristiche, quelle di razionalizzazione della Procedura,

l'estensione a settori limitrofi (tipo terapia della famiglia e analisi

relazionale), una sempre maggiore attenzione alla formazione degli operatori e

alle loro problematiche, l'alba di una ricerca epidemiologica nelle differenti

aree, l'ansia di essere "scientifici" e quindi accettati dagli ambienti medici

tradizionali e tradizionalisti, una sempre maggiore collaborazione - dopo le

fasi di belligeranza piu` o meno larvata - con i reparti di gastroenterologia

ospedaliera e universitaria e con le sezioni regionali della Soceta` Italiana

di Alcologia.

2.-Tutte queste vicende si sono verificate, in primis, in Friuli-Venezia Giulia

e in Veneto, e poi, via via, in tutte le altre regioni. si sono costituite le

ACAT (*n.r. ACAT= Associazione Club Alcolisti in Trattamento) provinciali e

regionali, e si e` potuto verificare in continuazione la "tenuta" della

Metodologia Hudolin a tutti i livelli, anche se certe realta` regionali e certe

collocazioni professionali sono state piu` restíe all' accoglimento della

Procedura.

Di questa "resistenza al cambiamento" - nota soprattutto in Psicologia

aziendale e del lavoro - se ne e` parlato a piu` riprese, ma senza che questo

problema sia mai stato seriamente affrontato. Eppure Hudolin per anni ci ha

avvisato che non dovevamo esagerare con la dipendenza dal "modello medico" !

Nonostante cio`, la nostra formazione/deformazione professionale ha avuto la

meglio: medici e paramedici che si sia, il fascino dell'Establishment

ospedaliero/universitario ci prende ancora.

E non e` tutto. Ci siamo - mi sembra - dovuti un po` troppo spesso

piegare alle esigenze di un altro Establishment, quello politico/amministrativo

delle diverse USL, dei vari Enti Pubblici, delle Istituzioni d' ogni genere, di

tutti coloro che detengono un potere, minimo, medio o grande che sia. Forse

era, e` stato e continua ad essere necessario, ma ad un patto: che la nostra

mancanza di autonomia non ci condizioni ad una dipendenza passiva ed acritica

da chi puo` decidere se accedere alle nostre richieste, oppure irriderle, o

negarle, o accantonarle. Una dipendenza del genere comporterebbe due

eventualita` ugualmente sterili: o un abbandono di campo; oppure stare al gioco

dei burocrati, e cadere cosi nel piu` piatto immobilismo.

3.-Ho fatto queste osservazioni perche` mi sembra che sia necessario por mente

ad un altro avvertimento che Hudolin ci ha dato due anni fa, al tempo dei

Congressi di Abbazia dell'ottobre 85. A quell'epoca ha cominciato a parlare di

psichiatria ecologica o verde: a molti di noi credo sia sembrata quasi una

stranezza, una civetteria di uno studioso di fama internazionale. Chi mai in

Italia, prima di allora, aveva collegato la psichiatria all'ecologia? E poi,

che cosa c'entrava il colore verde?

Sappiamo tutti che noi italiani ci sentiamo al centro dell'universo,

forse per via di Roma e di tutta una serie di luoghi comuni: i poeti, i santi,

i navigatori, gli eroi e via discorrendo. I "verdi" esistevano in Germania, ma

non in Italia, non nel 1985. Se da noi non c'erano, vuol dire che il problema

non esisteva, per cui parlare di "psichiatria verde" non poteva essere che una

battuta, che poteva far ridere e basta.

Ora io devo dirvi una cosa, forse un po` personale, ma che non mi

vergogno a esprimere. Io devo molto a Hudolin, perche` - forse senza neppure

accorgersene, con i fatti piu` che non con le parole - mi ha insegnato, fra

l'altro, che non ci si deve trastullare, non si deve perdere tempo in cose

inutili, che la vita non e` poi cosi lunga come vorremmo, e che bisogna

affrettarsi a fare cio` in cui crediamo. E` come se Hudolin lanciasse dei semi,

degli ami: sta a noi coglierli, seguire la traccia che lui indica. Se non ne

siamo capaci, non c'e` da stupirsi oltremisura, perche` rientra nell'ordine

delle cose: l'essere umano e` lento, vuole vedere, vuole constatare, toccare

con mano, essere persuaso. Ma se arriva a cogliere l'essenza del messaggio,

allora deve muoversi, deve correre, deve diventare a sua volta seminatore di

idee e di azioni.

Che cosa vuol dire, allora, essere psichiatri verdi?

Avere a cuore le sorti dell'uomo. Ma chi e` l'uomo? E` semplice: siamo noi,

alcolisti e operatori, familiari degli uni e degli altri, membri della

comunita` locale, lavoratori e pensionati, ragazzi e adulti, dipendenti da

sostanze o da ideologie o credenze o produzioni patologiche fisiche e

psichiche.

E perche` proprio psichiatria ecologica, e non - come eravamo abituati-

psichiatria sociale o delle comunita`? Perche si occupa di dove viviamo, del

nostro habitat "vero", non di un'astrazione, come ci accade quando parliamo

di "territorio", che non sappiamo mai cosa sia, dove arrivi, chi ci sta, che vi

succede. Questa e` la "comunita` locale" - altra espressione tipicamente

Hudoliniana - che non si identifica con il quartiere, il paese, la cittadina,

ma forse con la frazione, il sobborgo, un insieme di caseggiati. Un'area dove

la gente vive e lavora, dove e` triste e felice, dove e` malata e sana,

emarginata e integrata, dove nasce e muore.

4.-Vorrei aggiungere qualcos'altro. Perche` la Procedura Complessa e` cosi

importante? Ce lo siamo mai chiesto? A volte penso che nessuno di noi lo sappia

con esattezza. Non perche` da` il 70% di successi; non perche` e` una

metodologia che privilegia il medio/grande gruppo; non perche` da` il massimo

di risultati col minimo costo: queste sono cose importanti, essenziali,

certamente. Ma non e` tutto. La Metodologia Hudolin vale perche` e` nata per

coloro che non si possono difendere, per gli ultimi, per i poveri, per coloro

che vivono nel disagio, per quelli che sono istituzionalmente emarginati, da

sempre, dalla nostra societa` nord-occidentale. Lo sappiamo tutti anche se non

ci pice riconoscerlo - che e` una societa` tutta protesa alla produzione e al

consumo di beni inutili, allo spreco delle risorse umane, alla fuga dai valori

reali, alla ricerca di paradisi artificiali, all'induzione della violenza in

tutte le fasce d'eta`. In sintesi, una societa` dove non pensare, non amare,

non essere sembra piu` facile, comodo e divertente che non farsi carico del

disagio di chi vive accanto.

Nel corso della sua vita Hudolin ha messo a punto la Procedura

Complessa per trattare l'alcolismo, tipica punta dell'iceberg delle dipendenze

umane. Ma e` evidente a tutti che se si arrestasse qui non realizzerebbe il suo

compito storico: liberare l'uomo da vincoli inutili, dare dignita` alla

sofferenza, all'handicap fisico e psichico. E` noto come, in Jugoslavia, venga

impiegata per i tossicodipendenti, per gli ipertesi, per gli psicotici, per gli

anziani. Questa Metodologia e` riuscita a riportare l'alcolista, la sua

famiglia, il suo entourage ad una posizione che non e` di semplice

integrazione nel tessuto sociale, ma di esempio per tutti coloro che soffrono.

Si potrebbe anche dire che e` arrivata alla radice delle cose,

indipendentemente dall'esito finale. Si pensi, ad esempio, alle storie di vita

che molti di noi hanno conosciuto nel corso del 1º seminario di terapia

familiare di S. Daniele del Friuli. In quella occasione, come in infinite

altre, e` emerso un modo di agire dove l'impegno ad approfondire diventa,

appunto, un diverso modo di essere.

Non mi sembra di esagerare nel dire che l'alcolista diviene cosi

interprete e maestro di un nuovo, autentico stile di vita per se`, per

l'ambiente dove vive e lavora, e per tutti noi: e con il termine "noi" alludo a

noi operatori, cosi orgogliosi di quello che facciamo, al punto da crederci

sempre al di sopra delle parti, quasi degli intoccabili.

Quando accetteremo di andare a scuola degli alcolisti, forse anche per

noi operatori si aprira` finalmente una strada di speranza.

Autore:

Prof. Andrea Devoto

Via di Monteloro 17

50060 MOLINO DEL PIANO (Firenze)

F.Nunzi (astemio dal 1985)

ie di luoghi comuni: i poeti, i santi,

i navigatori, gli eroi e via discorrendo. I "verdi" esistevano in Germania, m

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail