1. Perché parliamo di Droga e non di Droghe? Perché 'droga' è oggi un sistema organizzato di violenza prodotto da una particolare strategia politica. Le 'droghe', centinaia e centinaia, non producono mafia, guerre, delinquenza comune, prostituzione, Aids, corruzione politica, terrorismo, economie informali, mercati finanziari paralleli. La 'droga' si'. Personalmente non sono interessato alle droghe, sotto nessun profilo, né politico né morale. Politicamente e moralmente penso che bisogna occuparsi delle persone e delle sofferenze sociali provocate da politiche sbagliate. Percio' mi spaventa la droga. La droga proibita. La proibizione. E' cosi' difficile capire questo concetto?
2. Perché sono cosi' poco interessato alla sola legalizzazione delle droghe leggere? Cerco di spiegarmi. Negli ultimi anni il problema droga ha assunto delle caratteristiche completamente diverse dal passato. Non è più questione di tossicodipendenza e di piccola delinquenza comune. E' diventato un affare di Stato e degli Stati, in virtù del fallimento di tutte le leggi proibizioniste, che hanno creato un mercato economico cosi' spaventosamente redditizio da generare una forma di criminalità organizzata che oramai minaccia di farsi essa stessa Stato. Da qualche tempo personalmente parlo e scrivo su giornali internazionali sulla minaccia della 'narcocrazia' per le istituzioni legali di tutti i paesi e per la democrazia laddove esiste.
E d'altra parte mi preoccupa molto il progressivo rafforzamento degli apparati polizieschi dello Stato, che, anche nei paesi di più provata lealtà democratico-liberale, rischiano di mettere in questione i diritti fondamentali dei cittadini. Figuriamoci l'uso che di questi poteri eccezionali, e talvolta abnormi, si puo' fare nei paesi di minore o nessuna esperienza democratica.
E' evidente che noi dobbiamo pensare soluzioni nuove e più efficaci di quelle del passato (quando, consentitemi di aggiungerlo, non si profilava neppure la minaccia dell'Aids come maggiore pericolo di morte per i consumatori di eroina, e di questi come principale veicolo di trasmissione dentro la società).
Sono queste, immagino, le ragioni di fondo che hanno spinto uomini come l'ex segretario di Stato Usa George Schultz e giornali autorevoli e non certo 'permissivi' come L'Economist ha chiedere alla comunità internazionale di abbandonare la strada del Proibizionismo. Forse potrebbero indurre anche qualcuno di noi a non restare abbarbicato in modo massimalista ai vecchi dogmi minimalisti.