Sono quasi d'accordo con Marco Taradash, e ben volentieri lo scuso del ritardo ben sapendo quanti cinghiali ha sul fuoco e quanti menhir da portare!...Dove non sono d'accordo e dove sento una consapevolezza mancante, in Marco, che mi fa apparire monco il suo discorso e' presto detto. Marco scrive che la "narcocrazia" rischia di sostituirsi allo Stato. Cio' dicendo mi pare che dimentichi che il Proibizionismo e' da sempre "affare dello Stato", di Stato, e' una precisa politica attuata in funzione del controllo sociale. Non esistono stati di provata e incrollabile fede democratico-liberale: chi governa in Colombia? Con i centomila miliardi del traffico in Italia, la mafia puo' corrompere chiunque, e pochi dubbi che lo faccia effettivamente, in Italia e altrove. Nel 1972, la Commissione Knox del Senato americano accerto' che otto agenti su dieci della Narcotici di New York prendeva la bustarella, esattamente come ai tempi di Al Capone. Come spiegare altrimenti che le Polizie di tutto il mondo non riescano a fermare piu' del 10% del traffico?
Non tenendo presente questo dato, Taradash, tendenzialmente distante dal voler occuparsi di problemi terapeutici, finisce all'opposto piu' spesso di quanto egli stesso non voglia invischiato nelle polemiche terapeutiche. Che fine farebbero le comunità' di recupero quando non ci fosse piu' il proibizionismo? Tanti operatori, difendendo il proibizionismo difendono in realtà' ne' piu' ne meno che il loro posto di lavoro. E per un operatore inconsapevole, ce ne sono almeno 5 consapevoli, in malafede, "terapeuti con i baffi", mascherati cioe'. A Marco e a tutti, consiglio vivamente di vedere "dimenticare Palermo", il film di Rosi. Al di la' di meriti artistici, difficili da realizzare in un film che e' piuttosto un documentario, anche se la vicenda e' di fantasia, credo sia un buon sommario delle cose da non scordare mai, un buon vademecum di argomenti.
saluti e perdonate la prolissita', a volte non si ha il tempo di essere brevi.