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Conferenza droga
Pezzilli Dora - 10 marzo 1990
Caro Marco Taradash,qualche anno fa quando decisi di fare parte di quel gruppo di streghe che aiutavano le donne a non morire di aborto clandestino, ricordo che il mio atteggiamento iniziale davanti a questo problema era simile al tuo ,oggi sulla droga.Io, lottavo contro l'aborto clandestino e di massa, io, ci tenevo al fatto che lo Stato non fosse padrone del mio utero e della mia maternita' , io sostenevo che le donne dovevano avere il potere di decisione, ma io in fondo in fondo, mi consideravo in qualche modo "diversa" da loro, infatti non avevo ancora mai abortito.Fu solo dopo quando nelle sedi del CISA incontrai le "altr" quelle che il problema dell'aborto ce l'avevano davvero che compresi perche' notavo nei miei confronti da parte loro una certa diffidenza; quelle donne, casalinghe impiegate, gente comune insomma in qualche modo non mi riconoscevano, legg vano nei miei occhi la realta' che io per difesa, proponevo loro, di una presunta "differenza" di classe appunto.Caro Marco, ti sta succedendo la s
tessa cosa, questo tuo continuo ribadire che tu di droga non vuoi occuparti , mi ricorda il mio atteggiamento di allora;xcosa vuol dire per dio, tu di droga non ti occupi?sembra quasi che dietro questa tua affermazione ce ne sia un'altra "io sono diverso da voi" non sono un drogato, io, mi occupo di voi, vi assisto, faccio in modo che non siate perseguitati, ma attenzione, io sto da un'altra parte, dalla parte dei fedeli, di coloro che non ci sono cascati e non ci cascheranno mai, statene pur sicure; e da dove, di grazia ti proviene questa certezza, cosi' assoluta, che tu non appartieni alla specie di coloro che della droga non sono vittime dirette o non lo saranno, chi ti consente di poter fare queste distinzioni, che nel tuo ruolo di partecipe del sistema di informazioni italiano non dovresti poter attuare, stante la reasponsabilita' palese di tutti, tutti, coloro che nell'informazione lavorano, speculano, o vivono anche della e sulla droga?Non capivo tempo fa' perche' un certo tuo modo di porti rispetto a

l problema mi infastidiva, pur avendo rispetto e stima di te, ora lo capisco meglio. Credo, Marco, che per poter davvero rappresentare ed essere rappresentanti dei problemi altrui, sia necessario quantomeno mettere in ipotesi di rischio prima di tutto se stessi, ipotizzare fino in fondo che il problema di cui vogliamo essere rappresentanti esterni ci tocchi comunque personalmente, indipendentemente dal fatto di essere consumatori o meno di droghe o droga, penso sia necessario uno sforzo consapevole di immaginazione tale da farci comprendere come e perche' esistano o nascano certi bisogni, e guarda a non riuscirci e' un vero guaio perche' non si e' credibili piu' o meno come gli assistenti sociali.Non ti ho nascosto mi pare la mia irritazione, che non significa disistima, sia ben chiaro, ma questo modo di proporre le cose,mi svela un tuo modo di proporre te stesso, che come minimo non condivido. Per cio' che mi riguarda, e dopo aver anche vissuto di persona e purtroppo la battaglia contro l'aborto clandestino

, ti dico che questa "cosa" della droga, la posso capire oggi fino in fondo solo, solo, solo, perche' mi sono resa disponibile alla contaminazione, delle idee, o dei fumi della coscienza che per sua natura richiede conoscenza, gnosi, per poter arrivare alla diagnosi su come io stessa mi rapporto alla droga. Perche' delle due l'una o io della droga, ho paura e con la paura non si arriva da nessuna parte o io non ce l'ho, o perlomeno non a tal punto da demonizzarla, come qualunque altro elemento della conoscenza umana, di droga o tumore non solo si puo' morire ma si puo', Marco anche vivere.

 
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