Stante l'impossibilita' di arginare lo strapotere dei
trafficanti, nonche' il mercato determinato dai consumatori, i
presupposti che sono alla base delle proposte di liberalizzazione
mi appaiono essere i seguenti:
1) Sanatoria di un rapporto "zoppo" all'interno del quale
costituisce reato vendere una merce che e', parimenti, permesso
comperare.
2) Prevedibile riduzione della incidenza statistica degli episodi
criminosi connessi, direttamente od indirettamente, con il
traffico e/o il consumo di stupefacenti. A queste premesse non
posso che opporre la mia perplessita'.
Se, infatti, puo' essere ipotizzato, in prima istanza, che la
liberalizzazione auspicata possa contribuire a far crollare i
prezzi e ridurre cosi' l'aliquota di criminalita' "necessaria" al
reperimento della dose quotidiana, altre considerazioni mi
inducono a valutare con una certa perplessita' la questione.
1) L'adozione di una liberalizzazione limitata ad un solo paese
non solo non risolverebbe nulla, ma anzi aggraverebbe, a parer
mio la situazione. Assisteremmo, cioe', alla formazione di flussi
di traffico orientati versi i paesi dalla legislazione piu'
liberale, come per es. l'Olanda od, in altri tempi,
l'Afghanistan.
Con ampie possibilita' di rifornimento estese al piccolo spaccio.
2) La liberalizzazione estesa a tutte sostanze psicotrope anche
di sintesi, come l'LSD, PCP od il CRACK, aggraverebbe il panorama
sanitario fino a chiedersi se il rimedio non sia peggiore del
male.
Se lo stato deve cedere le armi, infatti, lo faccia limitando il
male al minore possibile.
Se repressione significa possibilita' teorica di limitare un
fenomeno...
Se liberalizzazione significa prospettiva di minimizzazione della
criminalita' da droga...
Ottimizzazione potrebbe significare liberalizzazione delle droghe
meno pericolose.
A cominciare dalla marijuana.
Per arrivare, al massimo, all'eroina. (Oppio e derivati, naturali
e semi-sintetici).
Ben cosciente dei gravissimi problemi psicologici e sociali che
possono condurre sulla strada della droga, mi chiedo se la
liberalizzazione degli oppiacei non possa costituire misura
sufficiente a contenere la criminalita' da droga, pur consentendo
il mantenimento del regime repressivo nei confronti di droghe
quali le amfetamine, squallide protagoniste di storie di efferata
violenza, e gli allucinogeni.
Questo dico, in quanto, se il criterio ispiratore della
liberalizzazione dovesse essere SOLO la impotenza dello stato a
mantenere un assetto costante, tanto varrebbe allora
liberalizzare i divieti di sosta, l'evasione fiscale, la mafia e
lo stupro.
Perche' liberalizzare i crimini equivale OVVIAMENTE a diminuire
la criminalita'.
Di recente, il ministero (minuscolo) della sanita' ha elevato i
limiti di tolleranza per l'atrazina (diserbante tossico) nelle
acque potabili.
Il risultato e' stato la - miracolosa - potabilizzazione delle
acque piemontesi con clamorosa riduzione del tasso medio di
inquinamento delle falde idriche del paese (minuscolo).
Per concludere:
Liberalizzazione? Forse, ma con criterio...con molto criterio...
Senno' diventa solo il gioco delle tre carte!
In questo caso, perche' tentare di toglierlo di mano ai politici
"tradizionali"?
Sono gia' bravissimi e non hanno nulla da imparare!
giancarlo