Noi abbiamo formulato, durante la campagna elettorale, una serie di proposte che ricalcano l'esperienza di Amsterdam e quella di Liverpool. Ovvero attivazione di una politica sanitaria che si affianchi e integri con quella di repressione del traffico. Una proposta gradualista, riformista, insomma.
In pratica 1) trasformare i Sat, Not, Got o come si chiamino i centri di assistenza ai tossicodipendenti da uffici della burocrazia uslina in centri aperti 24 ore su 24, dotati di mezzi mobili che vadano alla ricerca dei tossicodipendenti per aiutarli, per offrire alternative oltre che metadone; 2) distribuire siringhe sterili e preservativi; 3) distribuire gratuitamente stupefacenti sotto controllo medico; 4) stanziare fondi per day hospital e assistenza domiciliare per i malati di Aids; 5) creare osservatori regionali sulle tossicodipendenze e sull'Aids, dove non esistano.
Insomma, fare una politica sul territorio, di informazione e servizio versi tossicodipendenti da considerare più come clienti che come pazienti.
E' possibile all'interno delle leggi vigenti?
Sì, e anche della nuova legge, che continua a tutelare il segreto professionale del medico. E la volontà politica di una Regione o di un Sindaco può indurre interpretazioni della legge molto elastiche. Naturalmente tutto ciò se fossimo nella maggioranza.
Altrimenti gli eletti antiproibizionisti dienteranno una sorta di Difensore civico della società contro la violenza delle leggi proibizioniste e le violenze derivate della mafia della droga, della corruzione politica, eccetera. Grazie a strumenti che stiamo creando, come, primo fra tutti, il Cora-Old, l'Osservatorio delle Leggi sulla Droga, che misurerà i costi sociali delle leggi in vigore o di prossima attivazione.