Seguito del libro di J.F. Couvrat e N.Pless
I GRANDI INTERMEDIARI: COSA NOSTRA E LA TRIAD
Le organizzazioni integrate non possono controllare la totalita' del traffico, nemmeno sul mercato americano. L'enormita' dei margini di profitto incita numerosi trafficanti di qualche importanza a mettersi per proprio conto e ad approviggionarsi direttamente nei mercati asiatici o messicani dell'ingrosso. Alcuni franchi tiratori si accontentano di operazioni precise, altri cadono, vittime della repressione o dei killer dei gruppi organizzati. La somma di questi tentativi rappresenta una parte non indifferente del traffico, che sfugge alla presa del crimine organizzato, ma anche a qualsiasi stima.
L''integrazione del traffico e' ancora meno spinta in Europa, dove "semi-grossisti" indipendenti hanno accesso ai mercati di Amsterdam o di Barcellona e possono stabilire contatti diretti con i fornitori del Vicino Oriente o dell'Asia.
Il crimine organizzato, che dispone di capitali rilevanti e di reti collaudata, si ritaglia comunque la parte del leone. Il circuito dell'oppio resta la fonte principale dei profitti dei due grandi intermediari: Cosa Nostra e la Triad di Hong Kong.
La Triad, come si comincia a vederla, cerca soprattutto di assicurarsi l'integrazione a valle delle sue basi asiatiche. La sua irruzione sui mercati occidentali ne ha dimostrato la forza.
Cosa Nostra ha una strategia simmetrica. Storicamente presente nei luoghi di distribuzione degli Stati Uniti, ha sempre cercato di integrare la serie dei passaggi dal semi ingrosso fino a risalire alla fonte.
Privilegiando le operazioni in paesi conosciuti, Cosa Nostra ha cercato di preferenza i suoi approviggionamenti nel Vicino Oriente, possibilmente via Sicilia, fino al 1950 in Italia non era proibito raffinare l'eroina, e comunque via Europa.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, che l'ha obbligata a rivolgersi momentaneamente al Messico, Cosa Nostra ha creato, negli anni Cinquanta, i collegamenti della "French Connection". La morfina-base viene importata dalla Turchia a Marsiglia, trasformata in eroina nei laboratori clandestini, poi spedita per nave a Montreal o a Palermo, da dove raggiunge direttamente gli Stati Uniti. Fino al 1972 Cosa Nostra ha il controllo, grazie a questo circuito, del 95% del mercato americano dell'eroina.
La proibizione della coltivazione dell'oppio in Turchia e lo smantellamento della "Frecn Connection" ravvivano la concorrenza. In Europa, Amsterdam rimpiazza Marsiglia come crocevia della droga. Negli Stati Uniti New York viene soppiantata da Los Angeles, Chicago e Miami. Il Messico torna ad essere il principale fornitore degli Stati Uniti.
LE "MAMME" DI PALERMO
Cosa Nostra, privata delle sue retrovie nel 1963, non ha mai abbandonato realmente la partita. Dal 1970, discretamente, rifornisce gia' di eroina e sorveglia strettamente il circuito nero di Nicky Barnes a New York. Costretta a ripiegare sulla distribuzione negli Stati Uniti, tenta, con diversa fortuna, di riconquistare i primi anelli della catena, in collaborazione con la Mafia siciliana. Le "mamme" di Palermo, vestite dei loro dignitosi abiti neri che nascondono busti speciali all'ultima moda, sono destinate al trasporto.
Nel giro di pochi anni, intorno al 1989, saranno esportati negli Stati Uniti in questo modo 1,6 miliardi di dollari di eroina, "la piu' grande operazione di importazione della storia", secondo la
Drug Enforcement Administration, nota sotto il nome di "pizza connection".
L'eroina, gia' raffinata, arriva indifferentemente dalla Mezzaluna o dal Triangolo d'Oro. Viene centralizzata a Palermo, viaggia in aereo e viene rivenduta nella catena di pizzerie acquistate dall'organizzazione diretta da Salvatore Catalano. Questo buon vecchio metodo avrebbe potuto proseguire all'infinito se la polizia non fosse stata messa in allerta dall'immensita' di trasferimenti di fondi operati dalle banche newyorchesi verso la Svizzera e l'Italia. Gia' dai tempi di Al Capone la finanza e' sempre stata il punto debole della Mafia.
Se lo smantellamento della French Connection non ha annientato Cosa Nostra, ha radicalmente cambiato il traffico internazionale dell'eroina. Prima del 1973 i paesi asiati fornivano solo un prodotto semi-lavorato: la morfina-base, la cui concentrazione, pari a quella dell'eroina, ne facilitava il trasporto verso i laboratori di trasformazioni finale, situati in Occidente. Dal
opo il 1973 questi paesi producono sul luogo stesso del raccolto, proprio come i paesi produttori di petrolio adesso raffinano il grezzo a casa loro.
Unica costante: il peso delle multinazionali del crimine ad ogni stadio del processo. Esattamente come avviene per le grandi compagnie petrolifere, questa integrazione garantisce margini di profitto giganteschi qualunque siano la congiuntura, i circuiti, gli imprevisti climatici, geopolitici o, all'occorenza, polizieschi. A condizione, ovviamente, che la domanda si mantenga uguale: la dipendenza dei drogati per l'eroina mette queste organizzazioni al riparo dal rischio di fallimento.
IL MERCATO DEGLI OPPIACEI
Nei paesi industrializzati l'eroina e' molto cara. I suoi consumatori sono tossicodipendenti, emarginati e improduttivi. L'eroinomane, per comprare le sue dosi - oltre 20.000 franchi al mese - deve rubare o diventare spacciatore. La popolazione degli eroinomani, criminalizzata, avrebbe quindi dei contorni un po' piu' precisi di quelle dei consumatori di altre droghe, anche se non vuol dire che se ne conosca il numero con molta piu' sicurezza.
Il numero degli eroinomani negli Stati Uniti sembra essersi stabilizzato intorno al mezzo milione, con una leggera tendenza alla regressione dovuta allo sviluppo dell'AIDS. Ma grazie alla dipendenza dei tossici il mercato dell'eroina e' stato a lungo il piu' costante per i trafficanti, lo "zoccolo duro" dei traffici illegali.
I trafficanti e i loro chimici, d'altronde, si sono adattati al mercato. L'eroina n.4, la piu' pura, destinata ad essere iniettata in vena, ha subito la ripercussione dell'AIDS. Cosi' adesso viene abbondantemente fabbricata l'eroina n.3, pura al 20 o al 40% soltanto, tagliata con caffeina o altri stimolanti di sintesi, che lascia la scelta al consumatore: puo' iniettarla, sciolta nel succo di limone, ma se ha paura dei pericoli della siringa, puo' anche fumarla.
E' anche il mercato i cui vari passaggi sono a compartimenti stagni, sicuri, molto meglio garantiti di quelli della cocaina: negli Stati Uniti viene sequestrato solo il 6,5% del consumo stimato.
Contemporaneamente l'eroina e' anche un prodotto che e' possibile sostituire in vari modi: con il metadone o i barbiturici, presi in mancanza di eroina o per paura dell'AIDS. Quindi e' possibile avere idee piu' chiare sul numero degli eroinomani che non sul loro reale consumo.
500.000 "tossici" negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti ci sarebbero 500.000 "tossici", di cui 200.000 solo a New York: tutti affezionati della siringa, il cui numero e' prima regredito poi risalito dopo il 1979 a dispetto dell'AIDS. La meta' di loro e' sieropositiva. Il crescente ricorso all'inalazione dell'eroina n.3, meno pura, spiegherebbe in parte la ripresa del consumo, dalle 4 tonnellate del 1981 alle 6 del 1984, secondo quanto riportano le stime ufficiali.
Ma qual'e' il significato di queste cifre? Divise tra mezzo milione di eroinomani queste 6 tonnellate farebbero un grammo al mese per ciascuno di loro. Questo s'inquadra male col ritratto tipico del "tossico", pronto a tutto per ottenere la sua, o le sue, dosi quotidiane. A meno che l'amministrazione americana non adotti da un lato una definizione relativamente ampia del drogato "abituale" - il cui elevato numero impressiona l'opinione pubblica - e dall'altro sottostimi il consumo in tonnellaggio per non ridicolizzare gli sforzi repressivi. Del resto Washington ha smesso di pubblicare delle stime ufficiali dal 1985.
In realta' non e' affatto irragionevole valutare in 12 tonnellate, il doppio, il consumo americano di eroina. I rapporti ufficiali non valutano forse intorno al 40% la parte messicana nel mercato americano? Dato che la produzione messicana si aggira sulle 5 tonnellate ci si chiede quali potrebbero essere gli altri mercati.
La polizia e le dogane statunitensi mettono le mani su non piu' di 400 kg di eroina all'anno, come la Spagna, meno dei Paesi Bassi, cinque volte meno che in Europa.
Venduta nelle strade a un prezzo di 2,37 $ al milligrammo, l'eroina venduta al dettaglio sul mercato americano darebbe una cifra di 20 miliardi di dollari, a cui bisognerebbe aggiungere le spese, molto meno forti, degli oppiomani e dei morfinomani.
L'EUROPA, IL PRIMO MERCATO MONDIALE
La reputazione europea dell'eroina e' bell'e fatta. Da quando ha preso lo slancio, verso la meta' degli anni Settanta, ogni giorno la stampa ne descrive gli effetti devastanti.
Misurarne la vastita' pero' e' tutta un'altra cosa. Circolano talmente tante cifre contraddittorie, aureolate tutte da referenze ufficiali, che il mistero si infittisce via via che si avanza nel dedalo delle indicazioni.
Sulla popolazione degli eroinomani europei lo "zoccolo duro" viene misurato secondo delle stime che ogni nazione fornisce all'ONU in base a criteri assai variabili: sarebbero piu' di 3.000 in Austria, 75.000 in Francia, 20.000 in Italia, 15 o 20.000 nei Paesi Bassi, da 80 a 120.000 in Spagna, 12.300 in Germania, 10.000 in Svizzera...
E allora i tossicomani sarebbero un iceberg la cui massa e' quasi interamente sommersa? "La parte immersa dell'iceberg," scrive il dottor F.R. Ingold, "non e' che il nome dato a un insieme di ignoranze".
L'unico paese che abbia mai condotto un'inchiesta approfondita e' stato l'Italia, nel 1980 e nel 1982. L'Istituto Superiore della Sanita' e il CNR hanno analizzato per ogni ricerca un campione molto vasto di persone, 17.000 nel 1980 e 36.000 nel 1982, sottoposte ad analisi chimiche cliniche di depistaggio del consumo di oppiacei. Secondo i promotori dell'inchiesta questo sarebbe l'unico modo per valutare il numero dei drogati che non entrano mai in contatto ne' con i centri di disintossicazione ne' con in commissariati di polizia. Il risultao e' abbastanza spettacolare. Su 1.000 giovani tra i 17 e i 29 anni, il 15,4% consumava oppiacei, essenzialmente eroina.
Quindi in Italia per ottenere la dimensione esatta di tutto l'iceberg bisognerebbe moltiplicare per quattro la parte emergente. Va supposto anche che questa rappresentazione, variabile da un paese all'altro, abbia un senso: la popolazione dei tossicodipendeti e' in costante evoluzione. Molti muoiono, e non solo di overdose. I novellini e i consumatori saltuari formano una frangia in movimento, e l'eta' media di tutto l'insieme sembra salire, come se si trattasse di un fenomeno generazionale.
Comunque sia la misura dello "zoccolo duro" e' da prendere con le pinze. In Francia e in Spagna il tasso di morte per overdose degli eroinomani sarebbe tra l'1,5 e il 2 per mille, cifre verosimili. Al contrario, gli "zoccoli duri" dichiarati ufficialmente da olandesi e tedeschi sembrano eccessivamente bassi: presupporrebbero infatti un tasso di mortalita' per overdose rispettivamente tra il 7 e 10 per mille e del 12 per mille.
Gli ordini di grandezza dei francesi, degli spagnoli e degli italiani suggeriscono che il numero degli eroinomani europei abbia superato il mezzo milione all'inizio degli anni Ottanta, e tutto indica che sia fortemente aumentato, superando i 700.000.
L'Europa e' il primo mercato mondiale dell'eroina. Una stima ragionevole e' di 17 tonnellate all'anno circa.
Ufficialmente l'URRS e' stata toccata dal traffico di stupefacenti solo da pochissimo tempo. Sicuramente e' stato il circuito afgano che ha conquistato questo mercato attraverso le truppe sovietiche di occupazione, come il circuito del Triangolo d'Oro aveva fatto 15 anni prima con le truppe americane in Vietnam.
I prezzi dell'eroina al dettaglio sembrano essere un po' piu' alti in Europa che negli Stati Uniti, e soprattutto molto variabili.
Anzitutto e' un problema di purezza. All'arrivo della nave o del trasportatore la polvere e' praticamente pura. Ogni anello della catena di distribuzione, piu' o meno lunga che sia - e generalmente in Europa e' piu' lunga che negli Stati Uniti - in seguito fa la sua miscela. In media nelle strade si trova l'eroina diluita dal 5 al 10% a Roma, al 25% a Amburgo e a Parigi, al 40% o al 50% di recente a Londra, dove la polvere comprata in dosi da 20 grammi o piu' costa la meta' che acquistata per strada gia' divisa in dosi.
In tutti i casi, anche se i trafficanti non hanno aspettato il 1993 per ignorare le frontiere europee, il prezzo di una dose e la sua diluizione sono molto disomogenei tra una capitale e l'altra. La tabella 2.2. e' eloquente, anche se non tiene conto della diluizione.
Tabella 2.2
PREZZI AL DETTAGLIO DELLE DROGHE ILLEGALI AL GRAMMO (1985)
(in ECU)
Eroina Cocaina Hashish
Amsterdam 30-60 50-70 1.9-3.0
Dublino 260-400 260-340 3.7-4.8
Amburgo 160-190 120 9.2
Londra 120-140 70-90 3.6-5.8
Parigi 70-170 60-90 3.6-8.7
Roma 100-400
Fonte: Consiglio d'Europa. Studio multi-citta' sull'abuso di droghe, Strasburgo, 1987, Allegati, p.45.
Nota: Le cifre si riferiscono ai prezzi dell'eroina diluita.
Applicando alle quantita su riferite il prezzo americano al dettaglio, e supponendo che il consumo del singolo drogato sia lo stesso da ogni lato dell'Atlantico, si arriva quindi ad una stima plausibile del mercato europeo dell'eroina di circa 40 miliardi di dollari.
NEL TERZO MONDO: INGENTI QUANTITA', MINIMI PREZZI
Oltre all'America del Nord e all'Europa esistono vari altri mercati dell'eroina, mercati di minor peso economico, sia perche' vi sono pochi consumatori (come in Oceania o in certi paesi arabi) sia che i prezzi praticati siano molto bassi, come in Thailandia.
Tabella 2.3
CONSUMATORI DI OPPIACEI NEL TERZO MONDO
Eroina Oppio
Pakistan 500.000 30.000
India 500.000 numerosissimi
Iran 10.000 500.000
Afghanistan scarsi 125.000
Egitto numerosissimi scarsi
Thailandia 500.000 numerosissimi
Birmania 40.000 drogati "registrati"
Malesia 350.000 n.d.
Hong Kong 5.000 n.d.
Fonte: rapporto NNICC 1985-1986
La tabella 2.3 da' un'idea di questi mercati: da due a due milioni e mezzo di eroinomani, piu' che in tutti i paesi sviluppati messi insieme, tanto da assorbire una sessantina di tonnellate di eroina.
Il numero degli oppiomani potrebbe essere simile, ma essi si trovano soprattutto in paesi asiatici per i quali non esiste alcuna stima. Sono loro, comunque, che assorbono la maggior parte della produzione di oppio di base: verosimilmente i due terzi delle 3.000 tonnellate prodotte nel Triangolo d'Oro e nella Mezzaluna d'Oro, senza contare la produzione indiana.