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Conferenza droga
Ruiz-Portella Xavier - 20 maggio 1990
L'ECONOMIA DELLA DROGA (6)

Seguito del libro di J.F. Couvrat e N.Pless

70 MILIARDI DI DOLLARI

La tabella riepilogativa (Tabella 2.4) e' il risultato di un lungo periplo nel dedalo di innumerevoli rapporti. La presentiamo con una certa cautela: le cifre indicate non comportano necessariamente un rimescolamento delle conclusioni ufficiali dei rapporti citati, ma sono coerenti tra di loro, che si tratti di quantita' prodotte, di prezzi al dettaglio e di parti del mercato.

Dato che questo quadro cerca di riflettere gli ordini di grandezza di una realta' molto mobile, puo' invecchiare rapidamente.

Fatte queste riserve, il mercato mondiale degli oppiacei al dettaglio raggiungerebbe i 70 miliardi di dollari, di cui 40 miliardi in Europa e 28 negli Stati Uniti.

Tabella 2.4

IL MERCATO MONDIALE DEGLI OPPIACEI

I Produzione I Consumo di eroina

(consum. in migliaia)

------------------------------------------------------------------

I Oppio I Eroina I U.S.A. I Europa I Altri paesi I Tot.

I I I--------I--------I-------------I-----

I I I 500 I 700 I 2.500 I 3.700

I I I I I I

I I I--------I--------I-------I-----I---

Messico I 50 I 5 I 5 I -- I I -- I

Triang. I 1.500 I 44 I 2,5 I 5 I nd I

Mezzaluna I 1.400 I 50 I 3,5 I 10 I nd I

Libano I 60 I 6 I 1,5 I 4,5 I nd I

I ----- I --- I ---- I ---- I -- I

Totale 3.010 I 105 I 12,5 I 19,5 I 73 I 105

(ton)

- seque-

strate I I I -0,5 I -2,5 I-13 I -16

I I I ---- I ---- I --- I

Disponibile I I 12 I 17 I 60 I 89

-------------------------------------------------------------------------------

Valore

al dettaglio

(miliardi di $) 28 39 4* 71

Valore

all'ingrosso 2,8 4,5 1* 8,3

------------------------------------------------------------------

* compreso l'oppio base fumato.

------------------------------------------------------------------

Una parte di queste somme rappresenta l'autoconsumo degli spacciatori che prelevano al passaggio la loro dose.

Il mercato all'ingrosso, ai prezzi d'importazione, non supererebbe gli 8 miliardi di $, di cui 4,5 in Europa e 2,8 negli Stati Uniti. Di questa cifra i coltivatori di papavero non riceverebbero molto piu' di 300 milioni di dollari.

Il crimine organizzato preleva una parte della differenza, a seconda del grado di integrazione del circuito e della sua parte di mercato nei paesi indutrializzati: circa 10 miliardi di dollari? E' rischioso avventurarsi in ipotesi. Una cosa e' certa: la manna degli ero-dollari probabilmente finanzia anche, o ha finanziato, guerre costose in Libano e in Afghanistan.

DALLE ANDE AGLI YUPPIES: IL MERCATO DELLA COCAINA

La cocaina e' anzitutto una leggenda. Quella di popolazioni allo stremo delle forze, gettate sugli altipiani andini da un dio incollerito e salvate dalla masticazione delle foglie verdi di un arbusto: la coca. Grazie a lei chi ne mastica dimenticava la fame e le privazioni, grazie a lei le dimentica ancora in Colombia, in Bolivia, in Peru', in Brasile.

Nel 1857 Albert Nieman penetra il mistero della foglia sacra degli Incas. Isola dalla coca un potente alcaloide, la cocaina, di cui von Arap, Karlo Koper e poi Sigmund Freud scoprono successivamente le proprieta' anestetiche locali. Ma i piccoli cristalli bianchi, introdotti nel sangue, stimolano anche lo psichismo e l'attenzione, e i loro effetti stupefacenti e la loro tossicita' li fanno eliminare ben presto dalla farmacopea.

La scoperta di Nieman fa epoca. Si comincia a trasformare la foglia di coca in pasta, come si trasformava gia' da secoli il succo del papavero in oppio. Poi si estrae la cocaina, essenzialmente in Europa, in un piccolo gruppo di iniziati. La cocaina e' di moda nel mondo dello spettacolo e dei facili piaceri. La Bella Otero prende il gusto della "gioisa eccitazione" procurata dalle sniffate. Freud si appassiona alla cocaina, nei suoi romanzi Conan Doyle la fa prendere a Sherlock Holmes. Edison, Gounod, Rodin, Jules Verne si dilettano del "vino Mariani", la "bevanda dei lavoratori della mente" - 30 grammi di foglia di coca per ogni litro, lanciata nel 1863 e proibita nel 1914. L'invenzione di Angelo Mariani provoca delle imitazioni: la piu' celebre e' quella di John Smyth Pemberton, che la presenta a Atlanta (Georgia) nel 1886 col nome di "Coca Cola". In seguito a un clamoro processo dei primi del secolo, ora la Coca Cola Corporation non ha piu' il diritto di usare degli alcaloidi nella composizione del suo p

rodotto, per la fabbricazione del quale, pero', continua a importare foglie di coca peruviana, a fini di aromatizzazione.

DALLA PIANTA ALLA POLVERE: DA TRE A CINQUE QUINTALI DI FOGLIE PER UN CHILO.

La fabbricazione della cocaina non richiede una tecnica costosa o complicata. Nelle alte vallate andine la coca cresce come la gramigna. E' un arbusto alto circa 80 cm, molto robusto, di cui si raccoglie la foglia ovale quattro volte all'anno. Il primo raccolto si puo' fare diciotto mesi dopo la piantagione, per i vent'anni successivi.

Una volta seccate le foglie, i "pisadores", i battitori, entrano in gioco, Per notti intere battono con i piedi un miscuglio di foglie, erosene e acido, che forma ben presto una pasta che brucia le membra, il solfato di cocaina. Notti d'inferno a 10 dollari e qualche sigaretta drogata per scordare il dolore.

Rimane solo da estrarre da questa pasta la cocaina, in una proporzione da tre a nove per mille a seconda delle regioni... e delle valutazioni contrastanti degli esperti.

I rendimenti sono da considerare con cautela, il fatto che ci siano vari raccolti ogni anno non facilita il lavoro degli esperti.

Il National Narcotics Intelligence Consumer Committee (NNICC) colloca le sue stime su rendimenti annuali molto bassi: una tonnellata di foglie all'ettaro in Peru e Equador, 800 kg in Colombia, 1,4 tonn. in Bolivia. Il NNIC considera un tasso medio di trasformazione di 500 kg di foglie secche per un kg di cocaina.

Da parte sua la Commissione Narcotici dell'ONU ha valutato la produzione di coca in Bolivia nel 1986 in 86.234 tonnellate di foglie su 30.663 ettari, per un rendimento di 2,8 tonnellate all'ettaro: il doppio.

Anche se l'ONU non valuta la concentrazione delle foglie in cocaina HCI, sembra, a sentire fonti locali, che la Bolivia si distingua per la qualita' della sua produzione: 300 kg, addirittura 200 kg di foglie, sarebbero sufficienti a produrre un kg di cocaina HCI invece di 500.

Anche i rendimenti piu' bassi tra quelli citati permettevano ai contadini andini, qualche anno fa, di beneficiare di un'entrata per ettaro doppia di quella dei contadini birmani che coltivano il papavero: 3000 $ (4000 in Bolivia). Questo stabilirebbe sui 1.500 $ circa l'equivalente in fogli di un kg di cocaina raffinata. Ma ci sono due caratteristiche che distinguono nettamente l'agricoltura della coca da quella del papavero. Anzitutto le foglie di coca sono molto ingombranti, e tra la raccolta della foglia e la cocaina, il prodotto della coca perde 500 volte il suo peso (solo 10 volte tra l'oppio e l'eroina).

E' per questo che la trasformazione della coca avviene tradizionalmente nelle regioni di produzione, mentra la trasformazione dell'oppio in eroina in loco e' recente. Questa e' una delle ragioni per cui il traffico illegale della cocaina, un po' come quello dell'eroina messicana, e' tradizionalmente organizzato nel paese di produzione, e non nel paese di consumo o di trasformazione.

Seconda caratteristica della coca, che e' un arbusto perenne: la sua coltivazione e' molto meno flessibile di quella del papavero.

LA PRODUZIONE ILLECITA: 400 VOLTE QUELLA LEGALE.

La cocaina e' usata molto poco a fini leciti: meno di una tonnellata all'anno, tanto da preparare qualche preparato medicinale. In questo caso il principio attivo viene estratto dalle foglie di coca con tecniche sperimentate grazie a cui si ottiene un kg di cocaina da soli 60 kg di foglie.

Un chilo di cocaina nel mercato legale all'ingrosso vale circa 3000 $. Arrivato all'industriale farmaceutico, che l'acquista in grammi, costa circa 4000$.

La produzione illegale, infinitamente piu' redditizia, e' su tutt'altra scala. Secondo le stime piuttosto alte dell'ufficio internazionale narcotici del Dipartimento di Stato, nel 1985 la Bolivia, la Colombia, il Peru e l'Equador avrebbero raccolto tra tutti e quattro 162.700 tonnellate di foglie e fino a 223.650 tonnellate nel 1988, quanto basta per fabbricare, secondo le stesse stime medie, 428 tonnellate di cocaina pura nel 1988, oltre 400 volte il consumo mondiale legale! E si tratta solo di stime pubblicate a Washington: nei luoghi di produzione fanno sorridere.

Quello che e' certo e' che attualmente le superfici coltivabili a coca nei paesi andini sono utilizzate solo per un terzo. Come per l'oppio, ci sono ampi margini.

PREZZI IN CADUTA LIBERA

Quello che minaccia i trafficanti non e' la scarsita' di approvigionamenti, ma la caduta dei prezzi. Essi hanno raggiunto il tetto massimo nel 1984, in quattro anni si sono divisi per 10 a livello della produzione e per 5 a livello di ingrosso e dettaglio.

Questa vertiginosa caduta dei prezzi ne ricorda un'altra: quella del petrolio. Il paragone non e' casuale. Dopo lo sviluppo del mercato illegale della cocaina, la sua trasformazione e la distrubuzione erano dominate dal cartello di Medellin, proprio come la produzione del petrolio lo era dall'OPEC.

In partenza: una produzione limitata di cocaina, una domanda potenziale enorme, margini giganteschi e un gruppo di trafficanti che controlla il 95% del mercato. Ma il cartello di Medellin, come l'OPEC, non aveva i mezzi per limitare la produzione e mantenere i prezzi. I contadini hanno moltiplicato le piantagioni, i benefici sperati dal traffico hanno fatto nascere delle propensioni, si e' installata la concorrenza selvaggia.

All'arrivo: crisi di sovrapproduzione, guerra dei prezzi e indebolimento della posizione dominante del cartello, che non ha altre strategie possibili che consumare il surplus con nuovi prodotti e soprattutto investire in Europa, a condizione di accordarsi con i trafficanti degli altri circuiti. I legami che sono stati recentemente annodati tra il cartello di Medellin e la Mafia europea, e la diffusione del "crack" nel mercato al dettaglio sono la testimonianza di queste iniziative.

I "PADRINI" DI MEDELLIN

Situata nel cuore della Colombia, Medellin e' un po' la Ryad della coca, il centro nevralgico del traffico mondiale. E' la', o al massimo nel Sud, ad Armenia, che risiedono, o risiedevano, i "Padrini" della coca.

Jorge Luis Ochoa Vazquez, il cui patrimonio, 3 miliardi di dollari, e' classificato dalla rivista americana "Forbes" al 14 posto tra le maggiori fortune mondiali, davanti ai Rockfeller: condannato a venti mesi di prigione nel 1986 per... contrabbando di tori, nuovamente arrestato alla fine del 1987 e rilasciato "per caso".

Pablo Escobar Gavira, un patrimonio valutato sui 2 miliardi $, con la reputazione di tiratore scelto, finanziatore del partito liberale e benefattore di Medellin, dove ha pagato l'illuminazione dello stadio e offerto 1200 case ai poveri della citta'.

Roberto Suarez, il Robin Hood della cocaina colombiana, 400 milioni di $ di entrate annue, molto popolare per aver fatto costruire a sue spese strade, ospedali e scuole.

Roberto Vesco, il "lavandaio", lo specialista della finanza, proprietario di una banca alle Bahamas, la Colombus Trust, che ha offerto nel 1972 200.000$ dollari al comitato per la rielezione di Richard Nixon... che li ha accettati. Espulso dalle Bahamas, si sarebbe riconvertito a Cuba nel traffico di componenti elettronici con l'Est.

Infine Carlos Lehder, ex killer a pagamento della mafia cubana, proprietario alle Bahamas di un'isola per il transito della cocaina, Norma's Cay, proprietario del giornale "Quindio Libre", 600.000 copie al giorno, fondatore di un partito neonazista che lotta contro... l'estradizione negli Stati Uniti dei narcotrafficanti, finanziatore della campagna elettorale del presidente conservatore Betancur nel 1982. E' stato arrestato il 4 febbraio 1987 e subito estradato negli Stati Uniti.

Questi personaggi hanno rivelato la loro potenza alla luce del giorno: proponendo molto ufficialmente al governo di Bogota' di riacquistare il debito colombiano presso le banche occidentali - 14 miliardi di $ in valore nominale, molto meno in valore reale - in cambio della garanzia di non essere mai estradati negli Stati Uniti.

LA SPARTIZIONE DEL VALORE AGGIUNTO

La spartizione del valore aggiunto nel circuito della cocaina e' radicalmente differente da quella dell'eroina. Le poste in gioco non sono le stesse, almeno fino al crollo del prezzo della coca.

Nel 984 il mercato dell'eroina e' gia' contesa vari gruppi importanti, una multitudine di piccoli e quattro regioni di produzione. Integrare al massimo un circuito e' una tentazione. Il prezzo dell'eroina si decuplica tra il commercio all'ingrosso e la distribuzione al dettaglio: i profitti si fanno a valle.

Il mercato della cocaina, invece, supera gia' il centinaio di tonnellate solo negli Stati Uniti. La produzione e' ugualmente concentrata in una sola regione e il cartello di Medellin e' il vero centro nervoso del traffico. Certo, tra il mercato all'ingrosso e la distribuzione al dettaglio il valore di queste 100 tonnellate e' moltiplicato per 5, passando da 6 a 30 miliardi di dollari. Ma a che scopo correre grossi rischi nel paese di consumazione quando ci si puo' dividere tra pochi 6 miliardi di dollari?

Il cartello di Medellin sceglie la prudenza e si organizza come esportatore, integrando il circuito della trasformazione alla consegna negli Stati Uniti. Dedotte le spese di produzione, trasformazione e trasporto, al massimo 10.000 $ al kg, ogni chilo rende al cartello 50.000$ netti. Se esso fornisce da solo i tre quarti delle importazioni americane, come afferma la Drug Enforcement Administration, le sue entrate raggiungono i 3 o 4 miliardi di $ all'anno.

I SEGRETI DEL CARTELLO

Il segreto del cartello sta nella sua organizzazione, salutata come "la piu' grande, la piu' ricca, la piu' sofisticata" dall'amministrazione americana, ancora meravigliata chje i trafficanti colombiani siano riusciti ad accaparrarsi a loro esclusivo profitto un'agricoltura e un processo di trasformazione tradizionali in Bolivia e soprattutto in Peru'.

L'imperialismo

La storia e la geografia spiegano l'imperialismo colombiano sugli altri paesi andini.

Quando Fidel Castro prende il potere all'Avana, nel 1960, la mafia cubana, espatriata a Miami, cerca di soddisfare la clientela americana che aveva intossicato a Cuba. Quindi importa un po' di cocaina dalla Colombia, poi sempre di piu'. Si fa un accordo tra i fornitori colombiani che raffinano e i cubani che trafficano e distribuiscono. Ma i colombiani sono in posizione di forza, grazie ai capitali parallelamente ottenuti dal traffico di marijuana. Nel 1978 essi si impadroniscono di tutto il circuito della cocaina, da cui eliminano i cubani, e ammassano benefici sufficienti a passare alla velocita' superiore. Quando la domanda americana esplode negli anni 80, le reti dei trafficanti colombiani sono gia' organizzate come delle multinazionali.

La geografia? Tra tutti i paesi produttori di coca la Colombia e' l'unico che dispone di uno sbocco marittimo a Nord, sul mar dei Caraibi, a una minima distanza aerea dalle coste della Florida.

Nella fitta foresta colombiana un canale e' un comodissimo campo d'atterraggio clandestino, sia per importare la pasta di coca dal Peru' e dalla Bolivia, al Sud, che per esportare il prodotto finito al Nord, agli Stati Uniti.

L'organizzazione

Nel suo genere, l'organizzazione e' un modello. I coltivatori, in gruppi indipendenti, sono protetti dal cartello. La pasta di coca viene trasportata per via aerea ai laboratori, dove il prodotto finito viene confezionato in pacchetti da un kg, doverosamente etichettati a seconda della destinazione, raggruppati in lotti, pronti per il grande viaggio, che sara' in aereo per il 60% di essi. Arrivato negli Stati Uniti il carico potra' essere rapidamente scambiato in dollari, sotto l'alta sorveglianza di uno degli esperti finanziari dell'organizzazione. Questi sorvegliera' il riciclaggio del denaro in una banca e non manchera' di farne rientrare una parte in Colombia, dove gli uomini di mano del cartello costano molto cari.

All'inizio degli anni 80 Pablo Escobar e Jorge Ochoa riuscirono perfino a fondere le loro due imprese, una "joint venture" nella migliore tradizione finanziaria. Escobar, aiutato da Gustavo Rivera, importava la cocaina base, dirigeva i laboratori, organizzava trasporti e distribuzione, mentre Ochoa supervisionava la protezione, la corruzione e le finanze. In pratica, un direttore generale e un presidente.

Il trasporto

Il trasporto della cocaina, che avviene principalmente su aerei privati, e' un'attivita' ad alto rischio. E' interamente trattata da pilotir americani, che ci guadagnano da 3000 a 5000 dollari per ogni chilo consegnato.

Gli apparecchi sono comprati usati. Basta consulatare regolarmente il giornale "Trade-a-plane", che pubblica tre volte al mese migliaia di piccoli annunci di vendite: particolarmente quelle dell'amministrazione americana, dopo che ha preso un aereo che trasportava droga...

Per entrare nello spazio aereo colombiano in genere basta pagare da 10.000 a 25.000 $ a volo agli ufficiali della navigazione aerea, e accordarsi con loro per una "finestra" aerea di passaggio, ad un orario stabilito. Al ritorno non c'e' modo di corrompere le autorita' americane, ma il traffico nel golfo petrolifero del Messico e' talmente intenso che basta ridurre la velocita' e scendere a 500 o 1000 piedi: i radar confondono l'aereo che trasporta coca con un elicottero di servizio delle piattaforme petrolifere. Infine negli Stati Uniti si trova tutto l'equipaggiamento elettronico e radio per assicurare ai trafficanti un viaggio tranquillo. Uno di essi ha offerto 200.000$ per del materiale. Ha pagato in contanti, tirando fuori le banconote da una ventiquattrore: nessuno se ne e' stupito.

I trafficanti usano alternativamente tutti i mezzi di trasporto, cercando di sfuggire alla sorveglianza dei guardiacoste americani. La loro ultima trovata e' un sottomarino tascabile senza equipaggio, trainato da una nave di superficie da cui viene sganciato con un telecomando nei pressi delle sorvegliatissime coste della Florida.

 
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