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Conferenza droga
Ruiz-Portella Xavier - 24 maggio 1990
L'ECONOMIA DELLA DROGA (7)

Seguito del libro di J.F. Couvrat e di N.Pless

LE SFIDE DELLA SOVRAPRODUZIONE

I padrini di Medellin hanno avuto il loro momento d'oro. Tra il 1983 e il 1988 sono comparsi trafficanti esterni al cartello, la produzione andina e' raddoppiata e il prezzo della cocaina e' crollato.

A livello di ingrosso la caduta e' stata spettacolare: 60.000 $ nel 1982, 26.000$ nel 1987, 12.000$ nel 1988. I profitti del circuiti si sono divisi per cinque e adesso il cartello deve spartirli con concorrenti sempre piu' numerosi che organizzano reti indipendenti di produzione e esportazione.

Riflesso logico: il cartello all'inizio ha cercato di esportare di piu', ma questo non ha fatto che accelerare i prezzi. ha dovuto cercare nuovi sbocchi in Europa e rinnovare la produzione.

Per penetrare in Europa gli uomini di Medellin devono risolversi a dei compromessi.

Dal 1985 itercorrono accordi con la mafia italiana, un passaporto per l'Europa. Lo stesso "lavandaio", Eduardo Orozco, ricicla i soldi della coca colombiana e quelli dell'eroina siciliana. Allo stesso modo sono stati gettati dei ponti verso la camorra napoletana. Durante l'estate del 1988 la polizia ha arrestato dei trafficanti in pieno negoziato mentre scambiavano eroina contro cocaina in proporzione di un chilo per quattro. Un "deal" significativo: la cocaina e' due volte piu' cara in Europa che in Stati Uniti.

E' stato anche necessario trovare mezzi di traporto piu' economici dell'aereo. Dalla Colombia in Europa, dove penetra soprattutto attraverso la Spagna, l'Olanda e la Francia, la cocaina viaggia in quantita' enormi, interi containers su navi mercantili o nascosta in scatole di conserva che saranno conservate in magazzino. Una parte di questo stock riattraversa l'Atlantico verso gli Stati Uniti, tappa finale di un complicato giro che tende a sfuggire alla sorveglianza della dogana e della polizia: secondo l'amministrazione la quinta parte della cocaina che arriva negli Stati Uniti passa per l'Europa.

Anche sul mercato europeo la concorrenza e' molto forte. Per i piccoli trafficanti tutti i mezzi sono buoni. Al centro di smistamento postale della Gare Montparnasse di Parigi la posta spedita dalla Colombia viene esaminata sistematicamente: ogni giorno si trovano fino a trenta lettere con della cocaina, 14 kg sequestrati in sei mesi. Se ne e' trovata perfino in sospensione dentro delle lenzuola umide, con un recupero di 6 kg dopo l'asciugatura.

Diversificazione e prodotti di richiamo

Gli uomini di Medellin hanno rivelato la loro conoscenza di marketing offrendo nuovi prodotti sui tre continenti. A fianco della cocaina da sniffare sempre piu' pura, per una clientela d'elite, sono apparsi due pericolosissimi succedanei destinati a giovani squattrinati.

In America Latina c'e' il "bazuko". Il nome e' evocativo, e mantiene le promesse: un miscuglio di cocaina, etere e soprattutto di solfato, con cui si riempiono le sigarette svuotate del tabacco. Venduto a prezzi molto bassi, ha un effetto folgorante, ma abbastanza breve da tentare il consumatore. Non fosse che per scacciare la tremenda crisi di ansia che prende poco dopo la prima assunzione, il "bazuko" finisce per costare assai caro. Questo era lo scopo dei suoi inventori, che diversificano cosi' sul mercato locale del dettaglio una parte dei prodotti semi-trasformati. Il cartello di Medellin gestisce le sue eccedenze.

Negli Stati Uniti e in Europa i trafficanti hanno lanciato il "crack". Stessi obiettivi, diverse le tecniche. Si tratta di cocaina pure - meno ingombrante da trasportare - che viene trasformata nel paese destinatario in una specie di coca-base, aggiungendo una mescolanza di acqua e bicarbonato di sodio o di ammoniaca, meno volatili dell'etere usato nei paesi andini. Il miscuglio ha l'aspetto di un sapone biancastro e viene venduto in fialette di plastica trasparente: 10$ alla dose nel 1987, 5$ nel 1988 a New York. Un veleno e una trappola per liceali.

Il commercio internazionale della cocaina, dunque, e' in piena espansione, almeno a livello di tonnellaggio. Dopo l'Europa, che prende il posto dello stagnante mercato americano, si comincia a trovare cocaina nei continenti africano e asiatico, dove sono segnalate piccole coltivazioni di coca.

I MERCATI DELLA COCAINA

La marijuana fa giovane. L'eroina fa squallido. La cocaina fa pulito. Negli ambienti dello spettacolo, della pubblicita', c'e' chi crede che aiuti a essere creativi, e scappa un momento dalle riunioni di lavoro per andare a sniffare nelle toilettes il "rail", la "linea" che trasforma in superuomini. A Wall Street e' stata considerata l'arma assoluta dei "golden boys" che passano 18 ore al giorno con le pupille inchiodate allo schermo dei calcolatori. In certe serate mondane gli habitués sanno la strada per la cucina, dove li attende la loro dose favorita. A volte non ci si preoccupa di inutili sotterfugi: le "linee" gia' preparate passano da un gruppo all'altro tra due vassoi di cioccolatini.

Nei paesi industrializzati la cocaina e' la droga dei giri di lusso, consegnata a domicilio piuttosto che per strada, dove la sua recente comparsa e' considerata il segno dell'esplosione del mercato. Da questo discende che la sua distribuzione e' meno rischiosa di quella dell'eroina.

Nei paesi di produzione il consumo della cocaine e della pasta di coca e' diventata un flagello.

Gli Stati Uniti: mercato numero uno

Gli Stati Uniti e il Canada sono senza dubbio il primo mercato mondiale della cocaina, ma le cifre ufficiali sono col beneficio d'inventario.

Il consumo americano e' stato valutato tra le 33 e le 60 tonnellate nel 1983, fino a 72 nel 1985, per 4,5 milioni di consumatori circa. Da allora il NNICCC (National Narcotics Intelligence Consumers Committee) non ha piu' pubblicato cifre. Tra le cifre ufficiali relative all'importazione e al consumo c'e' uno scarto notevole: 61 tonnellate nel 1984, 35 nel 1985. I sequestri, 11 tonnellate nel 1984 e 26 nel 1985, non bastano a spiegare la differenza: e' chiaro che esiste uno stoccaggio volontario o involontario.

In realta' queste stime sono il risultato di un circolo vizioso, dato che le cifre pubblicate non sfuggono agli imperativi politici: l'amministrazione americana non puo' affermare di stare vincendo la sua guerra alla droga e fornire gli strumenti per misurare il proprio scacco.

La valutazione del consumo si basa su quella delle importazioni, a sua volta tributaria di quella della produzione. Ora, il Dipartimento di Stato americano ha la tandenza a sottostimare la produzione dei paesi fornitori. Parallelamente, l'ascesa on

esponenziale dei sequestri - 11 tonnellate nel 1984, 26 nel 1985, 45 nel 1986 e 56 nel 1987 - puo' essere presentata come un trionfo della guerra alla droga, purche' ci si riferisca ad una relativa stagnazione delle importazioni e del consumo.

Rimettiamo a posto le cifre. Tra il 1983 e il 1988 la capacita' di produzione dei principali paesi fornitori sarebbe passata da 307 a 575 tonnellate, se il rendimento della Bolivia e' di 5,6 kg do cocaina HCL all'ettaro come indicato dall'ONU e non di 2,8 kg come dice l'amministrazione americana. I sequestri mondiali di cocaina sono passati da 41 tonnellate nel 1983 a 128 nel 1986. Il volume massimo di cocaina disponibile sul mercato sarebbe quindi passato da 266 tonnellate nel 1983 a 447 tonnellate nel 1988, supponendo che i sequestri siano rimasti stabili dopo il 1986. Questa crescita dell'offerta e' assolutamente coerente con la caduta dei prezzi registrata in quel periodo.

Nel frattempo, e' verosimile che il mercato degli Stati Uniti abbia assorbito nel 1985 a malapena un terzo di questa capacita' disponibile - in un'annata in cui il mercato europeo era ancora molto poco sviluppato? E' un interrogativo legittimo. Inoltre, sembra poco plausibile che il consumo americano sia regredito del 5% tra il 1984 e il 1985.

Quale che sia il suo valore, comunque, il mercato americano al dettaglio non ha certamente eguagliato mai il suo record del 1984: 24 miliardi secondo le stime ufficiali, ma puo' drasi ancora di piu'. Nel 1988 si aggirerebbe tra i 15 e i 20 miliardi di dollari, se il consumo non supera le 200 tonnellate, cioe' circa il 40% del volume mondiale disponibile dopo i sequestri.

L'Europa: un mercato ancora secondario

Il mercato europeo della cocaina, benche' sia in piena espansione, e' ancora un mercato secondario. Si puo' quantificarlo grazie alle stime della produzione. Le quantita' sequestrate danno una prima idea: nel 1985, una tonnellata su 26 negli Stati Uniti, nel 1986, due su 45, nel 1987, 4 su 56.

Gli Europei consumerebbero venti volte meno cocaina degli americani? Niente di meno certo. I sequestri danno un'idea molto fluida dell'evoluzione del traffico e dell'efficacia della repressione. Poliziotti e doganieri francesi valutano intorno al 10% del traffico quello che riesce a restare nelle maglie della loro rete. Questa e' umilta'. Se i loro colleghi americani rivendicassero la stessa media di successi, significherebbe che nel 1987 sarebbero entrate nel loro territorio 560 tonnellate di eroina, molto di piu' della produzione mondiale stimata!

Dunque non e' possibile trarre alcuna conclusione basandosi sull'evoluzione delle quantita' sequestrate. In realta', in un mercato "nuovo", poliziotti e trafficanti vanno a scuola insieme.

Altro inconveniente: le statistiche dei sequestri non distinguono sempre con chiarezza le merci in transito da quelle arrivate a destinazione. Ora, sia la Spagna che l'Olanda sono delle importanti zone di transito in Europa, come la Francia, a causa della particolare situazione delle Antille, e' il punto d'appoggio dell'America Latina verso l'Europa.

Nemmeno i trattamenti terapeutici o gli arresti dei consumatori rappresentano degli strumenti di misura affidabili. "I drogati occasionali si fanno prendere piu' facilmente," spiega Bernard Gravet, direttore dell'Ufficio Centrale di Repressione del Traffico Illegale di Stupefacenti (OCRTIS). "A volte arrestiamo qualche scalognato, beccato in una retata con una dose addosso, e che magari non ne avrebbe consumata altra per tutto l'anno."

La cocaina e' apparsa in Europa di recente. Secondo l'inchiesta multi-citta' del Consiglio d'Europa, nel 1985-86 la cocaina era commercializzata in maniera rilevante solo a Madrid, Londra, Amsterdam e Parigi.

In Europa, dove questa droga e' ancora riservata a qualche giro di iniziati, non si puo' ancora parlare di una "cultura" della cocaina come quella degli Stati Uniti. Il mercato pero' si evolve rapidamente, come dimostrano le enormi quantita' sequestrate in un colpo solo. Non si sa dove va l'Europa. La cocaina, come ben altre abitudini, prendera' piede con dieci anni ritardo sugli Stati Uniti?

In totale, accettando l'ipotesi che gli Stati Uniti assorbano 200 tonnellate e l'Europa 50, il mercato mondiale della cocaina senza dubbio oggi non supera i 24 miliardi di dollari al dettaglio, e cioe' 4 miliardi di dollari ai prezzi all'ingrosso.

 
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