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Conferenza droga
Ruiz-Portella Xavier - 27 maggio 1990
L'ECONOMIA DELLA DROGA (8)

Seguito del libro di J.F. Couvrat e di N.Pless

LA DROGA DAI CENTO VOLTI: I MERCATI DELLA CANNABIS

Ed ecco la parente povera. Una droga? a malapena. Una "droga dolce", dicono: la cannabis. Un altro po' e verrà dimenticata. Al prezzo di un "joint"... Errore. I mercati della cannabis, o canapa indiana, coinvolgono più dollari di quello della cocaina. Una trentina di miliardi nel 1986 solo negli Stati Uniti, il prezzo di 1.100 tonnellate di marijuana venduta a circa 3.000$ al kg al dettaglio. A prezzo di ingrosso, una quindicina di miliardi di dollari.

Ma nessuna rete di trafficanti può sperare di accaparrarsi da sola questa manna. Le quantità consumate sono troppo grandi, troppo disperse, e l'investimento del trafficante è troppo basso: bastano 10.000$ a lanciarsi. La cannabis, droga della massa, è oggetto di una massa di traffici.

E' il mercato meno standardizzato, tanto sono numerose le varietà. I rischi sono limitati e i profitti anche. La marijuana non è diluita al dettaglio, come l'eroina o la cocaina. Non c'è bisogno di chimici per la sua trasformazione: i coltivatori consegnano un prodotto finito. E' anche il mercato più equilibrato: si esce e si entra facilmente nel traffico e l'offerta e la domanda si equilibrano con facilità.

Però, essendo molto basso il valore aggiunto, nessun traffico sarà veramente redditizio se non riguarda quantità molto grandi. In questo caso il trasporto e lo stoccaggio per tonnellate richiedono solidi investimenti.

SIDRO E VODKA

La prima farmacopea che cita la cannabis è quella dell'imperatore cinese Shen Nung, nel 2737 a.C.

Le foglie e i fiori della canapa indiata sono fumate da secoli, col nome di marijuana nell'America del Nord e in Europa, di Kif nell'Africa settentrionale, di bhang o ganja in India. Da secoli se ne ingerisce la resina, chiamata haschish, oppure l'olio estratto dai grani della canapa. Fino al 1964 medicamenti a base di cannabis hanno fatto parte della farmacopea francese. Negli Stati Uniti vengono nuovamente usati dal 1986, come trattamento anti-vomito associato alla chemioterapia per il cancro.

Cannabis è un nome generico che indica una molteplice varietà di piante da cui si traggono vari prodotti, a seconda delle tradizioni locali.

I fiori e le foglie della cannabis, seccati, vengono setacciati, ridotti in polvere che sarà fumata dentro sigarette: è la marijuana.

I fiori vengono bolliti insieme a un corpo grasso, poi il decotto viene pressato per ottenere un residuo solido, della consistenza del "Bouillon Kub": è la resina, o haschish, che può essere ingerita oppure, polverizzata, mescolata al tabacco nelle sigarette.

Il liquido raccolto al momento del pressaggio, molto concentrato nel principio attivo, è l'olio di cannabis, sempre più commercializzato.

L'euforia che se ne ottiene dipende dal contenuto di prodotto in transdelta-9-tetra-idrocannabinolo, il T.H.C., il suo principio attivo, rilevato da Mechoulam nel 1967. Va dallo 0,1% delle varietà coltivate negli Stati Uniti al 4% dei prodotti correnti coltivati nell'America Centrale, nel Medio Oriente o in Africa.

La "sinsemilla", una varietà messa a punto grazie a tecniche agricole sofisticate, contiene quasi l'8% di T.H.C. L'olio può contenerne fino al 30%. Parlare di cannabis, senza maggior precisione, è come confondere il sidro e la vodka quando si parla di alcool.

Grosso modo si distinguono due filoni: quello della marijuana, centrato sull'America (sia del Nord che del Sud) e quello dell'haschish, centrato sul Medio Oriente.

LA MARIJUANA, UNA PRODUZIONE ROTATORIA

Per quarantacinque anni, dal 1930 al 1975, gli Stati Uniti hanno avuto in pratica un unico fornitore di marijuana: il Messico.

La droga passava la frontiera dentro camion o automobili, in quantitativi sempre più grandi via via che cresceva la domanda.

L'affare del paraquat o il volo colombiano

Poi la Casa Bianca si è arrabbiata. Ha concluso un accordo con il governo messicano, che ha mostrato oltre ogni speranza la propria intenzione di farla finita con la coltivazione della cannabis. Nel 1975 i campi sospetti furono abbondantemente irrigati con un potente erbicida, il paraquat, pericolosamente tossico per gli esseri umani. Una parte del raccolto trattata col paraquat fu tuttavia commercializzata nei consueti circuiti, in modo che moltissimi americani fumatori di marijuana messicana restarono gravemente intossicati.

Dall'oggi al domani la marijuana messicana perse la sua reputazione. La domanda si riversò sulla marijuana colombiana, opportunamente offerta sul mercato. Si tratta di un avvenimento decisivo: indirettamente, l'affare del paraquat, dava ai trafficanti colombiani, verso la fine degli anni Settanta, i messi finanziari per sviluppare il commercio della cocaina. La coca e la marijuana cominciarono a viaggiare di concerto. Secondo una Commissione del Congresso non meno di 15.000 tonnellate di marijuana colombiana vennero esportate verso gli Stati Uniti ogni anno. La Colombia diventò il principale fornitore di marijuana sul mercato americano, dove la "sinsemilla" era particolarmente ricercata.

Il trasporto era assicurato talvolta da aerei quadrimotori, ma soprattutto da navi appositamente noleggiate, capaci di contenere fino a 100 tonnellate di droga e caricate in alto mare grazie a una miriade di piccole imbarcazioni.

High-tech alla messicana.

Nel 1986 il governo messicano decise a sua volta di "sradicare" la coltivazione della cannabis, il che significò dare un premio ai produttori del Belize, della Giamaica e ... del Messico, dove la coltivazione e il traffico, che le autorità americane credevano di aver annientato, non si erano mai fermati.

Apparentemente il disgraziato affare del paraquat aveva fatto più danno alla denominazione "messicana" che alla marijuana stessa. Un bel giorno del novembre 1984, la polizia messicana scopre le piantagioni di Caro Quintero, nel Chihuahua: centinai di ettari di marijuana divisi in cinque settori ben disegnati, opportunamente irrigati e fertilizzati, un modello di agricoltura "high-tech". Sul posto vengono sequestrate 10.000 tonnellate di cannabis grezza, equivalenti da 1.900 a 2.400 tonnellate di marijuana commerciabile, otto volte la produzione messicana secondo le stime fatte dalle autorità all'epoca... La statistica in materia è delle più fragili.

In America Centrale e nei Caraibi la marijuana sembra un po' come una coltivazione a rotazione, in cui la produzione di un paese compensa immancabilmente la mancanza di un'altra, dopo l'eliminazione. La Colombia e il Messico si disputano cos' il ruolo di primo produttore mondiale, fornendo tra tutte e de da 5.000 a 8.000 tonnellate, ridotte a 3.000 dopo gli sradicamenti. Oggi la marijuana viene coltivata quasi in tutti gli Stati.

Sono comparsi nuovi produttori, come la Thailandia e il Kenya. Non è disponibile alcuna stima della produzione asiatica di marijuana, ma è possibile pensare che sia intensa. Il governo thailandese si rallegra ogni anno di aver sradicato tra i 2.500 e i 3.000 ettari di cannabis. I loro sequestri di marijuana proveniente dal Triangolo d'Oro, nota per il suo alto tenore di T.H.C. e il suo alto costo, restano piuttosto importanti.

HASCHISH O LENTICCHIE?

Qualche anno fa, un ingegnere agronomo francese in visita in Libano si interessò in modo particolare della piana della Bekaa.

Tornato a Parigi, espose la sua diagnosi in vari rapporti che trasmise ben presto ai suoi corrispondenti libanesi. A suo avviso la piana della Bekaa si prestava meravigliosamente alla coltivazione delle lenticchie. Non ebbe alcuna risposta e se stupì...

La piana della Bekaa è l'aristocrazia mondiale della coltivazione della cannabis - che ne occupa 25.000 ettari secondo l'ONU - e della sua trasformazione in haschish: una produzione molto più redditizia di quella delle lenticchie.

Il Libano: 900 tonnellate di resina

Il Libano è il primo produttore mondiale di haschish. Ma le stime sono contrastanti. A parità di rendimento per ettaro - 36 kg di resina - le stime locali danno 576 tonnellate e quelle dell'ONU 900 per il 1987. Il dipartimento di Stato americano si situa a mezza strada: 700 tonnellate nel 1988, molto più del Pakistan, dell'Afghanistan e del Marocco che ne produrrebbero a malapena altrettante tra tutti quanti. I prodotti afgani e pakistani sono ampiamente consumati in loco. Il Marocco esporta quasi tutta la sua produzione, una trentina di tonnellate ridotte di un quarto dopo il 1984 quando il governo di Rabat intensificò gli sradicamenti. La produzione dei quattro "grandi" dell'haschish però non è diminuita globalmente: secondo le previsioni del dipartimento di Stato americano sarebbe stata tra le 1160 e le 1360 tonnellate nel 1988. I prodotti dell'India e del Nepal, in parte esportati, non sono stimati.

L'haschish libanese viene esportato soprattutto verso l'Egitto e in minor quantità verso l'Europa e gli Stati Uniti. L'haschish marocchino viene spedito in Europa. Il trasporto è per tre quarti fornito da imbarcazioni appositamente noleggiate.

I MERCATI DELLA CANNABIS

Il mercato di un "prodotto" tanto diversificato è per sua stessa natura molto fluido. Ancora una volta gli Stati Uniti forniscono la documentazione più ricca... e anche la più contraddittoria. L'Europa è relativamente muta... ma anche più prudente.

Oltre 30 miliardi di dollari negli Stati Uniti

Tra il 1972 e il 1984 il numero di consumatori di marijuana si sarebbe quasi triplicato negli Stati Uniti: da 24 a 50 milioni, compresi i "saltuari". Il numero di consumatori "abituali" (almeno una volta al mese) sarebbe passato da 8 a 20 milioni, con un picco di 25 milioni nel 1980-81. A quali quantità consumate corrisponderebbero queste cifre? Tra le 8.000 e le 9.000 tonnellate secondo le vecchie stime, tra le 13.000 e le 21.000 secondo delle stime più recenti e più realistiche.

Secondo dei rapporti ci sarebbe una relativa disaffezione verso la marijuana negli Stati Uniti, che coincide curiosamente con la sua banalizzazione: "Ora la si trova il venerdì pomeriggio nelle riunioni dei creativi della pubblicità a New York, nelle cabine dei camion, nell'ufficio del presidente di una ditta di cosmetici. E, si dice, dai dirigenti delle grandi banche americane", scrive Peggy Mann.

I prezzi al dettaglio variano a seconda della qualità del prodotto; 5 o 6 $ per un grammo di "sinsemilla", circa 3$ per la marijuana di media qualità, un po' meno per quella prodotta negli Stati Uniti, una parte delle quale viene auto-consumata.

In totale, il mercato americano al dettaglio non può essere inferiore ai 30 miliardi di dollari, forse più vicino ai 40, e il valore delle importazioni toccherebbe i 12 miliardi.

In Europa: l'opacità.

In Europa, dove non sono stati fatti sondaggi ripetuti, il mercato della cannabis è particolarmente opaco e verosimilmente abbastanza omogeneo. L'haschish proveniente dal Medio Oriente o dall'Africa del Nord è più diffuso qui che negli Stati Uniti. La vendita della cannabis è legalizzata di fatto in Olanda e in Spagna, che sono diventati dei veri "supermercati" delle droghe dolci... e delle altre. Inoltre la separazione tra droghe dolci e droghe pesanti è molto meno netta in Europa che negli Stati Uniti. La poli-tossicomania sembra essere una caratteristica europea. Nel 1979-80 un'inchiesta tra 662 drogati noti ai servizi sanitari di Amsterdam ha rivelato che il 48% di loro consumava haschish, ma che molti usavano anche altre droghe: il totale delle risposte alla domanda sul tipo di droghe usate era del 179%.

In realtà disponiamo di pochissime cifre affidabili, solo di qualche punto di riferimento. L'Italia, ad esempio, stima a 500.000 i consumatori "abusivi" di cannabis. Ma come si può definire l'uso abusivo di uno stupefacente proibito per principio? Questo concetto non è uguale a quello di uso regolare degli Stati Uniti, senno', in proporzione, esisterebbero in Italia dieci volte meno consumatori di cannabis che negli Stati Uniti, un rapporto poco verosimile. Quanto alla Germania Federale, essa dichiara all'ONU, con molta precisione, 20.100 consumatori di cannabis, una cifra risibile.

Le inchieste olandesi sono le più precise. Il 21% dei giovani tra i 19 e i 24 anni avrebbero provato della cannabis nel 1983, il doppio che nel 1979-80, ma la metà che negli Stati Uniti nel 1985. Tra i giovani dai 15 ai 24 anni, il 12% l'avrebbero provata nel 1983, con un 5% di consumatori "regolari". Il che significherebbe, estrapolando la cifra dall'insieme della popolazione, che circa l'1,6% di olandesi sarebbero consumatori regolari - almeno una volta alla settimana - di cannabis.

Ciò che si può vedere ad Amsterdam è un'indicazione che vale delle cifre contestabili. Nel 1985 il Parquet della città ha richiamato all'ordine un centinaio di caffé dove si vendevano più haschish e marijuana che pasticcini, con l'aiuto di una pubblicità a tappeto sui muri, nelle guide turistiche e per radio. Nel lindo retrobottega di uno di questi negozi, un addetto riempiva coscienziosamente dei piccoli sacchetti di plastica con qualche grammo di haschish, del "Libano rosso" a 25 fiorini ogni 4,5 grammi, varietà e prezzo che i consumatori potevano leggere su un "menu' del giorno" distribuito nella fila di attesa.

La domanda di cannabis, ancor meno di quella di altre droghe, non e' quantificabile e non guadagna ad essere quantificata. Sarebbe come misurare il consumo di alcool negli Stati Uniti durante il proibizionismo.

E' innegabile che il fenomeno sia meno rilevante in Europa che negli Stati Uniti, ma questa situazione può rapidamente evolversi "alla spagnola" o "all'olandese". Attualmente sembra ragionevole una stima tra i 4 e gli 8 milioni di consumatori "regolari", che corrisponderebbe a un quarto o un quinto del tonnellaggio americano.

Anche il traffico è differente, ancora più frantumato, artigianale, fonte di redditi aggiuntivi per i lavoratori immigrati o i turisti occasionali: un kg di haschish portato dal Marocco ripaga il viaggio.

Ma questa situazione sta cambiano. Durante l'estate del 1988 la polizia ha scoperto in Spagna un nascondiglio sotterraneo organizzato come la Linea Maginot, un tunnel che poteva contenere tonnellate di cannabis, con un'uscita sul mare. Questo non è più artigianato, ma una grande impresa del crimine organizzato.

In totale, è possibile stimare il mercato al dettaglio della cannabis in Europa intorno ai 10 miliardi di dollari, e il valore delle importazioni a circa 3 miliardi.

 
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