antiproibizionismo sulla droga per rifiutarlo intoto, ma ho molti dubbi e forti riserve. Laura Terni
asserisce che la "proposta antiproibizionista ha il
pregio di essere logica, documentata e convincente."
Per quanto ho capito non la trovo ne' logica ne'
convincente, e documentata in modo conseguente. Ma
poiche' ho ammesso di non saperne quanto sarebbe
appropriato, chiedo a Laura se vuole spiegarmi dove
e per quali motivi l'antiproibizionismo sarebbe una
soluzione logica ed efficace alla tossicodipendenza.
In attesa di una sua cortese risposta, spiego
perche' alcuni argomenti a favore dello
antiproibizionismo non mi convincono, e non perche'
reputi fondamentale dirvi come la penso, quanto per
creare materiale di discussione generale. Uno degli
argomenti a favore si fonda su esperienze passate
di proibizionismo, grazie al quale le organizzazioni
criminali speculavano, come accadde tra il '19 e il
'33 negli Stati Uniti per gli alcolici. Ma se e` vero
che in quel determinato periodo la criminalita`
approfitto` del proibizionismo questo non significa
che quella nacque a causa di questo. Semplicemente
trovo` un appiglio adatto per produrre e vendere
illegalmente un prodotto, ma la sua origine in quanto
criminalita` e` legata ad altri fattori. Mi sembra
pertanto che si confonda un effetto con una causa.
Inoltre, l'alcolismo e` un problema allarmante anche
piu` della droga, quantitativamente, in paesi dove il
proibizionismo alcolico non c'e` mai stato. Lo
antiproibizionismo, nel caso preso come argomento a
favore, non ha portato alcun risultato positivo al
consumo smoderato di alcolici.
Ancora, si dice che la vendita legale e controllata
di stupefacenti farebbe diminuire i consumatori,
perche' farebbe perdere loro il gusto proibito
dell'illegale, e tutto rientrerebbe in una normalita`
assai poco attraente. Di esempi che confutino questo
argomento ce ne sono molti, ma tutti derivano da un
principio di base. Il gusto del proibito non sta nel
fatto che una cosa sia legale o illegale, ma dal
giudizio etico generale su di essa. In altre parole,
se e` "bene" o se e` "male." Che sia legale o illegale
e` un riflesso giuridico di tale giudizio di senso
comune. Cosi` ad esempio le sigarette sono legali, ma
un dodicenne iniziera` a fumarle perche' e` "male",
ossia e` una cosa che non si dovrebbe fare perche' il
giudizio comune del suo ambiente sociale pensa che non
sia opportuno. Non si puo` far coincidere il gusto del
male con il gusto dell'illegalita`. Cio` che e` male
non sempre e` illegale, sono due cose distinte,
infatti il rendere illegale qualcosa e` la conseguenza
del fatto che essa e` male, il male non sta nella
illegalita` di per se'. Ragionando cosi`, ogni cosa
dovrebbe essere legale, cosi` nulla sarebbe male nel
senso di "proibito." Tutto cio` e` evidentemente
assurdo. Il gusto del proibito si fonda sull'etica,
non sulla legge. Se nell'etica generale si continuera`
a pensare che consumare droga e` male il legalizzarla
non sara` un deterrente da un punto di vista
psicologico. D'altronde, non si puo` manipolare la
etica e forzarla a sostenere ad hoc cio` che e` bene
e male. Un altro punto per cui non reputo l'argomento
del "gusto del proibito" accettabile e` che le cose
proibite si consumano non solo in quanto proibite, ma
anche in quanto piacciono davvero. La pornografia ha
il gusto del proibito, tanto per un minorenne quanto
per un maggiorenne, ma c'e` da star sicuri che e`
anche una cosa che piace di per se'. Non capisco che
gusto del proibito possa indurre un sessantenne ad
andare per la milionesima volta a vedere un film
porno. Ne' si puo` parlare di assuefazione biologica,
come nel caso di droghe e sigarette. C'e` solo il
fatto che si traggono delle soddisfazioni. Lo stesso
discorso per la masturbazione. Sono anni ormai che
non e` piu` demonizzata, che e` considerata un atto
normale ed innocuo, eppure posso confermare per
esperienza diretta che gli adolescenti attuali si
masturbano anche di piu`, ora che c'e` maggiore
liberta` etica su di essa. Ma la masturbazione e`
vero che e` innocua, ma questo non si puo` dire per
la droga.
Tutto cio` significa che la domanda di droga c'e`
indipendentemente dal fornitore, se sia legale o
illegale, Stato o criminalita`. Io non vedo come
cambiando il produttore possa diminuire il consumo
di droga. Ne' terminerebbe la criminalita`, come si
dice. Semplicemente si incarnerebbe in un'altra cosa,
lo Stato. Si e` criminali per cio` che si fa, non
perche' si e` criminali in se'.
Che senso ha dire: la criminalita` spaccia droga,
allora soffochiamola facendo vendere queste sostanze
dallo Stato. E` un po' come dire, il ladro ruba,
allora leviamogli il mestiere sottraendo oggetti noi.
Non posso proprio pensare che questo modo di pensare
sia logico, come dice Laura. Se l'obiettivo e` quello
di strangolare l'ATTUALE criminalita` che gestisce il
narcotraffico, ottimo, la soluzione e` perfetta,
escludendo che tale criminalita` non riesca ad
inserirsi negli apparati statali che dovrebbero
gestire la vendita legale. Ma sara` lo Stato a
divenire criminale, ed e` anche peggio che lasciare
che criminali lo siano coloro che lo sono
esplicitamente.
Se l'obiettivo e` quello di eliminare OGNI
criminalita` possibile sulla droga, ed insieme
diminuirne la domanda ed il consumo, non vedo come lo
antiproibizionismo possa essere una soluzione. In
tutte queste considerazioni sono partito dal
postulato che drogarsi e` giustificatamente "male."
Se poi parlo a persone che sono convinte che anzi
faccia bene, rinvigorisca e faccia vivere piu` a
lungo, mi ritiro immediatamente da ogni eventuale
dibattito e invito a leggere i risultati delle
ricerche scientifiche.