Il messaggio di Taradash ha un pregio insospettatoe i difetti scontati ed immaginabili. Il primo e`
che ammette, in contraddizione con Laura Terni e
Caterina Caravaggi stesse, la nocivita` in se' delle
droghe e l'esplicito obiettivo di voler ridurre il
consumo di esse. Gli obiettivi sono infatti seri
ed accettabili da chiunque, nella forma esposta nel
messaggio, non cosi` in quelli precedenti a firma di
altre persone. I difetti risiedono nei modi di
raggiungere tali scopi, e nelle previsioni che avvalorerebbero tali modi.
Ammettiamo in via ipotetica che alcuni degli
obiettivi vengano raggiunti, ed in particolare quelli
concernenti la soppressione del narcotraffico e la
diminuzione di tutte le attivita` criminali ad esso
legate, nonche' la liberta` dello Stato dal prendere
provvedimenti inefficaci, o dannosi, e costosi.
In una prospettiva realistica, la legalizzazione della
droga potrebbe realizzare questi obiettivi.
Io credo che pero` una teoria vada accettata nei suoi
risultati unificati, nel bilancio delle conseguenze
positive e negative. Il problema droga e` un problema
qualitativamente unificato, seppure analizzabile in
vari aspetti, e va affrontato con delle soluzioni che
lo investano nella sua interezza.
La legalizzazione lascerebbe fuori un obiettivo che
pure Taradash enumera: la diminuzione dei consumatori
di droga. Poiche' il consumare droghe sara` solo un
fatto di volonta`, senza alcun tipo di minaccia
giuridica e medica (puo` sembrare crudele che Io
consideri l'aids come un disincentivo, ma di fatto
lo e` nella fattispecie) ne' quelle prevenzioni di
ordine psicologico o morale che possono sorgere in
chi sa che fare uso di droghe significa entrare in
contatto con la criminalita`, ed alimentarla, e`
PRESUMIBILE che il numero dei drogati aumentera`.
D'altronde, alcolici e superalcolici, sui quali
non v'e` alcun proibizionismo, sono usati molto e
troppo, lo stesso per sigarette e simili. Lo stesso
potrebbe probabilisticamente accadere con le droghe.
Ora e` indubbiamente vero che ci sarebbero, in un
momento temporale prossimo all'entrata in vigore
dell'ipotetico antiproibizionismo, una riduzione
delle morti per droga. Niente miscele velenose da
parte degli spacciatori, quindi solo morti collegate
all'uso normale di una droga pesante. Queste sarebbero
da principio rade, ma e` evidente che aumentando il
numero dei consumatori, aumentera` anche il loro
numero, e quindi il tasso di mortalita` raggiungerebbe
livelli egualmente allarmanti come adesso. Ancora,
l'uso di droghe non deve preoccupare solo per la
sua velenosita` letale. Come si sa, danneggia lo
stato psicofisico in modo spesso menomante e
definitivo, determina gravi conseguenze, talvolta
fatali, ai feti, segnando cosi` le generazioni
future anche qualora non facessero loro stesso
un uso diretto di ýûdroghe. A cio` si potrebbe
rimediare con un uso davvero gratuito dell'aborto,
e a molte donne sarebbe negata una maternita`
volontaria. Tutto questo va assolutamente considerato
nel valutare i pro e i contro della teoria anti-
proibizionistica, che pur molto circostanziata dal
punto di vista economico, commerciale, affronta
il problema della droga come una questione di
concorrenza senza dare molto valore a fattori
psicologici, biologici, sociali di estrema importanza.
L'obiezione di Alessandra poi e` fuori luogo. E`
di fatto vero che categorie di handicappati, di
psicolabili, di malati, sono di fatto al di fuori di
una piena realizzazione della tensione sociale.
Possiamo mentire ad libitum su cio`, possiamo prodigarci in elogi alle olimpiadi degli handicappati
ed alle comunita` di recupero, ma sono tutte forme
che surrogano quella che tutti considerano la vera
societa`, sono microsocializzazioni isolate e
marcate da un unico vero sentimento, quello legato
alla deficienza fisica o psichica di chi ne fa
parte, ed alla compassione di esso. Nulla di simile
alla societa` reale. Puo` essere triste o cinico
dirlo, ma nessuno mi venga a dire che un minorato
(segue)