OLIVIER RALET
Organizzazione: Infor-Drogue
Titolo:Divieto, regolamentazione, "normalizzazione"
Riassunto del progetto di comunicazione di O.Ralet, Infor-Drogues, 302 chausée de Waterloo, 1060 Bruxelles
Se si accetta la corrente di pensiero, probabilmente minoritaria, esistente tra gli antiproibizionisti, che sostiene una posizione "ultraliberale" di integrazione pura e semplice delle droghe nell'economia di mercato, il dibattito proibizionismo/antiproibizionismo si sovrappone a un dibattito tra interdizione e regolamentazione delle droghe. Il governo olandese, invece, usa per la sua politica una terza espressione: la "normalisatie". Ho lasciato la parola in olandese per evitarne le connotazioni sinistre, evocatrici dei carri armati sovietici a Praga e della volonta' di far "rientrare nei ranghi" che "normalizzazione" assume in italiano. La "normalisatie" si caratterizza per un doppio movimento (dialettico) che lega un sottogruppo sociale "diverso" e la societa' nel suo insieme: il sottogruppo produce delle proprie "norme" di comportamento, e l'esistenza del sottogruppo diventa "normale" per l'insieme della societa'. Pero', definita cosi', la "normalisatie" resta comunque un paradosso come connotazione di
una politica di Stato, dato che designa un processo di auto-organizzazione della societa' civile, e non una scelta politica governativa. Inoltre, i responsabili olandesi annunciano che la "salute pubblica" e' l'obiettivo della loro politica. L'intenzione dei responsabili olandesi e' quindi di influenzare la "normalisatie" proveniente dalla societa' civile nel senso della salute pubblica. Lo scambio di siringhe usate con sirignhe sterili allo scopo di prevenire l'AIDS tra i consumatori di droga per via endovenosa e' un esempio tra gli altri di questa politica: questa inziativa delle "associazioni dei tossici (junkienbonden) e' stata ripresa dai comuni di Amsterdam e di altre citta' e tende molto chiaramente a influire sulle modalita' del consumo nella direzione di una minore pericolosita'.
La tesi che vorrei sostenere e' che la "normalisatie" come processo di auto-organizzazione della societa' civile sta operando in tutti i paesi, ma che, fino ad oggi, solo gli olandesi hanno reso la volonta' di influire su questta "normalisatie" un obiettivo politico della loro politica rispetto alla droga. Nei fatti, quando il governo francese abolisce la prescrizione medica per avere delle siringhe, cerca di influire sulle modalita' di consumo dei tossicodipendenti che usano droga per via endovenosa in modo da limitarne la pericolosita' e attua quindi una politica di "normalisatie". Ma si tratta di una "normalisatie" di cui ci si vergogna, e che non si ha il coraggio di chiamare col suo nome. Perche'? Perche' appare ai responsabili francesi come una contraddizione rispetto all'imperativo morale che e' alla base della loro politica: "non bisogna drogarsi".
Se la "normalisatie" dipende dalla societa' civile, invece i divieti e le regolamentazioni, che sono responsabilita' del politico, sono degli ingredienti indispensabili del processo di "normalisatie" ed e' a questo livello che si trovano in rapposto la questione della gestione di una societa' e quella del suo sviluppo. Una politica esplicita di "normalisatie" presuppone l'abbandono della vuota metafora della "guerra alla droga" e la sua sostituzione con un processo di "addomesticamento" delle droghe. Essa presuppone inoltre il riconoscimento esplicito che lo Stato ha a che fare con un processo che non padroneggia, ma che ha il dovere di controllare poiche', in qualsiasi situazione, ne e' parte ricevente. Non si puo' impedire alla gente di drogarsi piu' di quanto si possa impedire alle maree di spostarsi: questa e' la verita' a cui gli olandesi hanno scelto di far fronte, e non si tratta ne' di comportarsi "come se" una legge fosse onnipotente, ne' di rispettare la "normalisatie" nella sua ineffabile spontane
ita', poiche' ci sono "normalisaties" che, come le maree, possono provocare catastrofi.
Il progetto esplicito di "normalisatie" anticipa e suggerisce un dinamismo della storia e della cultura: societa' aperta, storia in movimento e cultura che si crea. La proibizione, invece, anticipa e suggerisce una societa' statica e chiusa.
La "normalisatie" olandese e la proibizione praticamente dappertutto sono politiche che hanno il merito di esistere, a differenza del progetto antiproibizionista. Se l'antiproibizionismo predica la regolamentazione dell'uso di droga, che articolazione prevede tra questa regolamentazione e il processo di "normalisatie"? E' proprio approfondendo questo interrogativo che intendo concludere una mia eventuale comunicazione all'incontro "Prohibition and anti-prohibition on drugs".