Roma- Un gruppo di ricerca europeo guidato dall'italiano Paolo
Rossi dell'Università Romana di Tor Vergata ha messo a punto il
primo test in grado di predire se il figlio di una donna
sieropositiva o malata di Aids sarà a sua volta sieropositivo o
no.
Il test,che entro pochi mesi dovrebbe essere messo a disposizione
dei laboratori e dei centri clinici, le uniche strutture che
potranno eseguirlo. E' stato presentato oggi da Rossi al Convegno
internazionale per le diagnosi e le terapie immunologiche, al
Ciocco ( Lucca ).
Le ricerche sono state sviluppate da scienziati fra cui Luigi
Chieco Bianchi ( Padova ),Hans Wigzell(Karolinska Institut di
Stoccolma),Britta Wahren(Stoccolma) e il gruppo del prof.Aiuti.
Il test può essere eseguito su donne incinte o che vogliano avere
un figlio e che siano sieropositive o malate di Aids.
Si basa sulla identificazione nel siero della madre di un
particolare anticorpo prodotto dall'organismo materno in presenza
dell'infezione da Hiv, e che è diretto verso una parte del virus
dell'Aids.
Se l'anticorpo è presente, la trasmissione dell'infezione da
madre a figlio viene impedita;Se invece è assente,la trasmissione
del virus si verifica.
Secondo gli autori del test il margine di errore di risultato è
intorno al 1%. La trasmissione madre-figlio dell'infezione è
attualmente responsabile del 90% dei nei casi dei bambini
sieropositivi.
Al febbraio scorso in Italia i bambini sieropositivi erano in
tutto 822;di questi, 730 avevano ricevuto l'infezione dalla
madre;gli altri erano stati infettati da trasfusioni.
Il figlio di una madre sieropositiva o malata di Aids ha circa
una probabilità su tre di nascere infettato dal virus,che la
madre gli trasmette attraverso il sangue durante las gestazione.
Estratto da IL TEMPO del 27/ott/90